Meditazione sul Vangelo di Lc 12,49-53
Il fuoco e l’acqua.
L’Apostolo usa tre metafore per indicare il destino della persona che vive nel peccato, o in Cristo. Il contadino e il frutto, il viaggiatore e la strada, il lavoratore e il salario. Il peccato è una promessa di felicità non mantenuta. Il dono di Dio, invece, conduce a una pienezza al di là di ogni immaginazione. Il Vangelo ci ricorda che la via di Cristo non è facile: ci “immerge” (battesimo) nella divisione, nella battaglia, ma l’esito è un mondo animato dal “fuoco” dello Spirito.
Il fuoco evoca lo Spirito (Lc 3,16). La missione di Gesù consiste nell’inondare l’umanità con un oceano di Spirito Santo, nell’“immergerla” (“battesimo” = “immersione”) nell’Amore stesso di Dio, che è lo Spirito. Questo si realizzerà con la Pentecoste (At 2,1-13). Lo Spirito è fuoco perché trascende le nostre categorie, ci muta nell’intimo, ci fa essere cibo per il mondo, pane spezzato, lampade che ardono e risplendono (Gv 5,35) nelle tenebre della storia. Grazie a lui siamo elaboratori di senso, focolari, dimore per ospitare gli uomini, donatori di fecondità, indicatori verso ciò che veramente conta. Egli ci rende forgiatori di uomini, maniscalchi dell’educazione, fabbri della maieutica; purificatori e disboscatori, incaricati di rammentare all’umanità l’essenziale. Solo in lui, fuoco che arde nei nostri cuori e nelle nostre ossa, possiamo parlare le innumerevoli lingue degli uomini, che si esprimono nelle culture, nelle religioni, nei sistemi di pensiero, nelle organizzazioni del vivere civile. Lo Spirito è il fuoco che prepara l’alba di un mondo nuovo. Il fuoco che Gesù viene a gettare si compie solo mediante la croce. Il “battesimo” indica l’“immersione” nell’abisso di sofferenza della croce. Se possiamo aspirare a vivere nella dimensione dello Spirito, è solo in virtù della croce di Cristo. E la sua croce è anche la nostra. Siamo misteriosamente associati alle sue sofferenze. Allora nessuna sofferenza del cristiano è priva di senso, nessuna lacrima è orfana di significato profondo e salvifico. Tutto quello che viviamo è inserito nell’orizzonte di Cristo. Le potenzialità di salvezza della sua croce sono disponibili per noi, e le ritroviamo nelle nostre esistenze. Il credente, così, non solo è consapevole che alla fine è destinato a un avvenire di pienezza, ma anche che il dolore del suo presente, il suo apparente non-senso, è gravido di una ricchezza inimmaginabile di significati.
21 Ottobre
Beato l’uomo che confida nel Signore
Tutto ho lasciato perdere e considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui.
(Filippesi 3,8)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 1)
Rit: Beato l’uomo che confida nel Signore.
Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.
È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.
Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.
Tutto ho lasciato perdere e considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui.
(Filippesi 3,8)
Nessun commento:
Posta un commento