Non siamo orfani, siamo figli amatissimi. La libertà, grande è chiamare Dio, Padre.
Meditazione sul Vangelo di Lc 11,1-4
Signore, insegnaci a pregare!
Il brano evangelico di oggi ci mostra Gesù maestro di preghiera. Che cosa dobbiamo chiedere ce lo ha insegnato nel “Padre nostro”: la glorificazione del Padre, la venuta del suo regno, il compimento del suo disegno, il pane di ogni giorno, il perdono dei peccati e la liberazione dal male. Non basta, però, pregare: è necessaria la perseveranza, quasi importuna, che si affida al cuore di Dio, più tenero e accondiscendente del cuore di un padre. Dobbiamo pregare senza timore, con assoluto abbandono. La questione decisiva è quella di comprendere la paternità di Dio. Da qui derivano tutto il tono e il clima della nostra vita.
È molto bella l’immagine del discepolo che l’evangelista sta delineando. Intende presentarcelo come l’uomo della preghiera; è chiaro che Gesù vuole che il suo discepolo sia un uomo di preghiera, una persona che, inviata ad evangelizzare, sa tendere le mani al cielo. I discepoli si sono accorti che Gesù ha un suo modo particolare di mettersi in relazione con Dio. Infatti, lo chiama Padre mio (10,21.22). Se lo chiama così, Egli deve necessariamente vivere la preghiera in un modo tutto suo. Per questo gli chiedono di insegnare loro la preghiera dei figli, la preghiera del Figlio. E Gesù accetta. La preghiera che Lui insegna è la preghiera che ci caratterizza come cristiani e figli di Dio. Se gli ebrei, tre volte al giorno, dicono: “Ascolta Israele, il Signore, il nostro Dio, è l’unico Signore” (Dt 6,5), noi cristiani, per tre volte al giorno, almeno al mattino e alla sera e durante l’Eucaristia, diciamo: “Abba”, “Papà”. Messi così in comunione figliale con Dio, convinti che il Padre ci conosce e ci ama come conosce e ama il Figlio suo (10,22), ci sentiamo con il Figlio, desiderosi di rivelare il Padre, di annunziarlo e farlo conoscere a tutti come Padre. Dopo questo, chiediamo a Dio di esercitare la sua autorità paterna, affinché possiamo essere sempre più coscienti di essere chiamati a vivere come suoi figli, e ci sentiamo anche sempre più impegnati a esprimere, nell’agire, il nostro amore filiale e anche nella sofferenza, sentiamo davvero Dio come Padre. Ed ecco il passaggio obbligato anche nella preghiera. Non possiamo rivolgerci a Dio senza pensare e vedere attorno a noi i nostri simili. La preghiera che Gesù ci ha insegnato è la preghiera che i figli, i fratelli, rivolgono insieme al Padre.
06 Ottobre
Signore, tu sei misericordioso e pietoso
Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
(Romani 8,15)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 85)
Rit: Signore, tu sei misericordioso e pietoso.
Pietà di me, Signore,
a te grido tutto il giorno.
Rallegra la vita del tuo servo,
perché a te, Signore, rivolgo l’anima mia.
Tu sei buono, Signore, e perdoni,
sei pieno di misericordia con chi t’invoca.
Porgi l’orecchio, Signore, alla mia preghiera
e sii attento alla voce delle mie suppliche.
Tutte le genti che hai creato verranno
e si prostreranno davanti a te, Signore,
per dare gloria al tuo nome.
Grande tu sei e compi meraviglie:
tu solo sei Dio.
Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
(Romani 8,15)
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