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31 dicembre, 2021

31 dicembre, il canto del Te Deum, l’inno di ringraziamento

 

31 dicembre, il canto del Te Deum, l’inno di ringraziamento

La tradizione del canto del Te Deum il 31 dicembre.




Così nella versione in Latino

Te Deum laudámus: * te Dóminum confitémur.
Te ætérnum Patrem, * omnis terra venerátur.

Tibi omnes ángeli, *

tibi cæli et univérsæ potestátes:
tibi chérubim et séraphim *

incessábili voce proclamant:


Sanctus, * Sanctus, * Sanctus *

Dóminus Deus Sábaoth.

Pleni sunt cæli et terra * maiestátis glóriæ tuae.

Te gloriósus * Apostolórum chorus,

te prophetárum * laudábilis númerus,

te mártyrum candidátus * laudat exércitus.

Te per orbem terrárum *
sancta confitétur Ecclésia,
Patrem * imménsæ maiestátis;

venerándum tuum verum * et únicum Fílium;

Sanctum quoque * Paráclitum Spíritum.


Tu rex glóriæ, * Christe.

Tu Patris * sempitérnus es Filius.

Tu, ad liberándum susceptúrus hóminem, *

non horruísti Virginis úterum.

Tu, devícto mortis acúleo, *

aperuísti credéntibus regna cælórum.

Tu ad déxteram Dei sedes, * in glória Patris.
Iudex créderis * esse ventúrus.
Te ergo, quæsumus, tuis fámulis súbveni, *

quos pretióso sánguine redemísti.

ætérna fac cum sanctis tuis * in glória numerári.
 
Salvum fac pópulum tuum, Dómine, *
et bénedic hereditáti tuæ.
Et rege eos, * et extólle illos usque in ætérnum.
Per síngulos dies * benedícimus te;
et laudámus nomen tuum in sæculum, *

et in sæculum sæculi.

Dignáre, Dómine, die isto *

sine peccáto nos custodíre.

Miserére nostri, Dómine, * miserére nostri.
Fiat misericórdia tua, Dómine, super nos, *
quemádmodum sperávimus in te.
In te, Dómine, sperávi: *

non confúndar in ætérnum.

Così nella versione tradotta in italiano

Noi ti lodiamo, Dio *
ti proclamiamo  Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.
 
A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo *
il Signore Dio dell’universo.
 
I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;
 
le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.
 
O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell’uomo.
 
Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.
 
Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell’assemblea dei santi.
 
Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.
 
Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.
 
Pietà di noi, Signore, *
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza, *
non saremo confusi in eterno.

Verso la fine di questo canto possiamo leggere strofe di grande attualità. Riflettendo, capiamo come noi, pellegrini su questa terra, siamo alla ricerca di una protezione e di una guida, oggi più che mai. Traslato ai nostri giorni, il Te Deum vuol darci la forza per camminare nel nuovo anno. Non perdiamo mai la speranza.

A tutti voi l’augurio di un sereno 2022!



A solis ortus - gregorian hymn for Christmas - inno gregoriano di Natale


HYMNUS AD LAUDES
(Tempore Nativitatis)
A solis ortus cárdine
Ad usque terræ límitem,
Christum canámus Príncipem,
Natum María Vírgine.
Beátus auctor sǽculi
Servíle corpus índuit:
Ut carne carnem líberans,
Ne pérderet quos cóndidit.
Castæ (1) Paréntis víscera
Cæléstis intrat grátia:
Venter Puéllæ bájulat
Secréta, quæ non nóverat.
Domus pudíci péctoris
Templum repénte fit Dei:
Intácta nésciens virum,
Concépit alvo Fílium (2).
Enítitur (3) puérpera,
Quem Gábriel prædíxerat,
Quem ventre Matris géstiens,
Baptísta clausum sénserat (4).
Fœno jacére pértulit:
Præsépe non abhórruit:
Et lacte módico pastus est (5),
Per quem nec ales ésurit.
Gaudet chorus cæléstium,
Et Angeli canunt Deo;
Palámque fit pastóribus
Pastor, Creátor ómnium.
Jesu, tibi sit glória,
Qui natus es de Vírgine,
Cum Patre, et almo Spíritu,
In sempitérna sæcula. Amen.
* Espressioni del testo originale sostituite da Papa Urbano VIII nel 1632 nel Breviario Romano:
(1) Clausae
(2) verbo concepit Filium.
(3) Enixa est
(4) quem matris alvo gestiens / clausus Ioannes senserat.
(5) parvoque lacte pastus est
Dai confini dell'oriente
fino all' estremo occidente,
cantiamo Cristo Principe
nato da Maria Vergine.
Il beato autore dei secoli
in servil corpo si ascose,
per liberare, uomo, l'uomo,
e per non perdere quelli che ha creato.
Nel seno di casta Madre
entra la grazia celeste:
ed il seno d'una Vergine
porta segreti ch'ella non conosceva.
La dimora d'un seno purissimo
all'istante diviene tempio di Dio:
intatta, senza conoscere uomo,
concepì nel seno un figlio.
La giovane madre dà alla luce
colui che Gabriel avea predetto:
colui che, ancor chiuso nel sen della Madre,
il Battista con giubilo avea sentito.
Soffrì giacere su fieno,
non abborrì il presepio:
di poco latte si nutrì
lui che sazia ancor gli uccelli.
Gioisce il coro dei celesti,
e gli Angeli cantano a Dio;
e si rivela ai pastori, lui.
Pastore e Creatore di tutti.
O Gesù, sia gloria a te,
che sei nato dalla Vergine,
insiem col Padre e collo Spirito Santo,
per i secoli eterni. Amen.

Santa Caterina Labouré

 Santa Caterina Labouré


Nome: Santa Caterina Labouré
Titolo: Veggente
Nascita: 2 maggio 1806, Fain-les-Moutiers, Borgogna
Morte: 31 dicembre 1876, Parigi, Francia
Ricorrenza: 31 dicembre
Tipologia: Commemorazione


Zoe Labouré nacque a Fain-les-Moutiers in Borgogna. Era una ricca contadina bretone, non molto istruita, e si prese cura della sua casa e dei suoi dieci fratelli fin dall'infanzia a causa della morte di sua madre. Si trasferì a Châtillon-sur-Seine, per acquisire alcune istruzioni sulla casa di riposo che gestiva una sua cugina Lì un prete lo aiutò a discernere la sua vocazione. Nel 1828, a 22 anni, voleva entrare tra le Figlie della Carità. Suo padre si trasferì a Parigi per distrarsi e la mise a lavorare come domestica e cameriera nel caffè di uno dei suoi figli. Alla fine, due anni dopo, con il permesso di suo padre, entrò come postulante a Châtillon-sur Seiney nel 1830, nel noviziato di Parigi, e nel 1831 emise i voti e prese il nome di Caterina. Nel periodo successivo ebbe le apparizioni del cuore di San Vincenzo de Paoli.

Visione di Santa Caterina Labouré


Il 27 novembre 1830, durante una preghiera con la comunità nella cappella del convento di Parigi e mentre era intenta a contemplare la SS. Vergine quest’ultima abbassò gli occhi verso la suora e una voce si fece intendere con queste parole:

"Questo globo che vedi rappresenta il mondo intero; in particolare la Francia e ogni singola persona"

Caterina non seppe se ridire ciò che provò e ciò che vide, la bellezza e lo splendore dei raggi così sfolgoranti! E la Vergine aggiunse:

"I raggi sono il simbolo delle grazie che Io spargo sulle persone che me le domandano"

Facendo così comprendere alla Suora quanto è dolce pregare la SS. Vergine e quanto Ella è generosa verso le persone che la pregano, quante grazie Ella accorda alle persone che gliele domandano e quale gioia Ella prova nel concederle. Ed ecco formarsi attorno alla figura della SS. Vergine un quadro alquanto ovale, sul quale in alto, a modo di semicerchio dalla mano destra alla mano sinistra di Maria, si leggevano queste parole scritte a lettere d'oro:

"O MARIA, CONCEPITA SENZA PECCATO, PREGA PER NOI CHE RICORRIAMO A TE."

A questo punto della visione il globo che la Madonna aveva offerto a Dio scomparve; le sue mani, cariche di grazie, si piegano verso il globo sul quale Ella poggiava i piedi, calpestando il capo di un serpente verdastro con chiazze gialle. Improvvisamente il quadro si volta e alla Veggente si presentava il "rovescio della medaglia", cioè il monogramma di Maria sormontato dalla Croce; nel piano inferiore dell'ovale, separati da una sbarra, due Cuori: quello di Gesù coronato di spine, quello di Maria trafitto dalla spada. Attorno, come cornice, una regale corona di 12 stelle. La Veggente, allora, udì una voce che le disse:

"Fa' coniare una medaglia su questo modello. Tutte le persone che la porteranno benedetta, specialmente al collo, e reciteranno la breve preghiera, godranno di una specialissima protezione della Madre di Dio e riceveranno grandi grazie. Le grazie saranno abbondanti per chi la porterà con fiducia".

Poi tutto disparve come qualcosa che si spegne, e la suora rimase ripiena di gioia e di consolazione. Nel dicembre del 1830 suor Caterina rivide la stessa visione, cioè il disegno della Medaglia dal dritto e dal rovescio, e le fu ripetuto l'ordine di far coniare la Medaglia. La visione si ripeté almeno due volte nel 1831. Al termine, la Vergine prese congedo dalla sua figlia prediletta dicendo:

"Figlia mia, d'ora innanzi non mi vedrai più, ma sentirai la mia voce nelle tue orazioni".

Nel 1832, padre Aladel, suo confessore (che inizialmente era molto duro e severo con lei) visitò monsignor Quelen, arcivescovo di Parigi, e ottenne il permesso di coniare la medaglia, come aveva detto la Vergine a Caterina. Lo stesso arcivescovo di Parigi fu in grado di controllare più volte i frutti spirituali della medaglia. La medaglia si diffuse molto rapidamente.

La gente definiva la medaglia miracolosa per i molti prodigi. La più famosa fu la conversione dell'ebreo Alfonso de Regensburg che accettò una medaglia della Vergine Miracolosa con la raccomandazione della preghiera quotidiana di "Memorare" di San Bernardo. Costui visitò la chiesa di Sant'Andrea delle Fratte a Roma e si avvicinò alla cappella di Maria che gli apparve mentre era incisa sulla medaglia. Si inginocchiò e si convertì. Fu battezzato, ordinato sacerdote e convertì molti ebrei fondando l’istituto le Suore di Sion.
Nel frattempo, Catherine viveva in umiltà e anonimato. Si trasferì nel 1835 all'Hospice Enghien di Reuilly, a 5 km da Parigi. Frequentava gli anziani, lavorava in cucina, nel pollaio, in infermeria, in portineria. Soffriva in silenzio la mancanza di comprensione del nuovo confessore. Riuscì ad erigere una statua sull'altare che perpetuava le apparizioni nella cappella dove aveva ricevuto le confidenze di Maria. Caterina morì a Parigi, il 31 dicembre, 46 anni dopo l'apparizione e fino alla sua morte non fu mai rivelato che era stata la veggente di questo grande fatto. Fu canonizzata nel 1947 da Pio XII.

MARTIROLOGIO ROMANO. Parigi in Francia, santa Caterina Labouré, vergine delle Figlie della Carità, che venerò in modo speciale la Madre di Dio Immacolata e rifulse per semplicità, carità e pazienza.

San Silvestro I

 San Silvestro I

autore: Giovanni Maria Viani anno: secolo XVII titolo: San Silvestro papa luogo: Chiesa di San Silvestro, Crevalcore

Nome: San Silvestro I
Titolo: Papa
Nascita: III secolo , Roma
Morte: 31 dicembre 335, Roma
Ricorrenza: 31 dicembre
Tipologia: Commemorazione
Protettore:muratoritagliapietre


San Silvestro nacque a Roma da Rufino e Giusta.

Morto il padre, Giusta si prese una cura speciale della sua educazione, ponendolo sotto la guida di Canzio, prete romano, affinchè lo formasse lla pietà e alle scienze.
Finiti gli studi, fu dal Papa San Marcellino ordinato sarcerdote e fu salda colonna nella Chiesa e faro luminoso per quei tempi di superstizioni e di pratiche ancora pagane.

Nel giro di pochi anni morirono i Papi S. Marcellino, S. Marcello, S. Eusebio e S. Melchiade, a cui Silvestro succedette. La Sede Romana aveva bisogno di un Papa di salda tempra e di grandi vedute per usufruire di quella pace che Costantino il Grande aveva dato alla Chiesa.

Sotto il suo pontificato furono combattute le due grandi eresie dei Donatisti col concilio di Arles e degli Ariani col concilio di Nicea.

Silvestro avrebbe ardentemente desiderato recarvisi personalmente, ma data la vecchiaia e le infermità dovette mandarvi i suoi legati. Provvide ai bisogni di tutto l'orbe cattolico, ma Roma era la città che attirava in special modo le sue cure. La cristianità, uscita allora dalle Catacombe, abbisognava di chiese pei Divini Misteri, e Silvestro fece edificare otto basiliche.

Stabilì regolamenti per le ordinazioni dei chierici, per l'amministrazione dei Sacramenti e per il soccorso ai poveri.

Viveva parcamente per avere di che dotare le chiese ed aprire ricoveri di beneficenza.

Tra le opere di questo grande Papa è celebre l'appello che indirizzò agli Ebrei: « Ebrei, il tempo delle figure è passato ed è subentrato quello della realtà. Il Messia da voi atteso è venuto; il suo regno è stato costituito, si dilata, s'innalza e si sostiene. Negate ora se volete la luce del sole; ma certo non negherete la verità di questi fatti che splendono come il sole e che ogni giorno giganteggiano sempre più ».

Esausto di forze per le continue infermità, dopo 22 anni di glorioso pontificato passò all'eterno riposo il 31 dicembre dell'anno 335.

PRATICA. Ringraziamo Dio del tempo datoci, chiediamogli perdono dei peccati commessi e proponiamo una vita migliore.

PREGHIERA. Fa', te ne preghiamo, Dio onnipotente, che la solennità del tuo beato confessore e Pontefice Silvestro ci aumenti la devozione e ci assicuri la salvezza.

MARTIROLOGIO ROMANO. ARoma il natale di san Silvèstro primo. Papa e Confessore, il quale battezzò l'Imperatore Costantino Magno, e confermò il Concilio di Nicèa, e dopo molte altre santissime opere si riposò in pace.

Approfondimento


Tradizionalmente la sera di San Silvestro per ringraziare il Signore dell'anno appena trascorso viene recitato il Te Deum (estesamente Te Deum laudamus, "Dio ti lodiamo") un inno cristiano per ringraziare dell'anno appena trascorso durante i primi vespri della solennità di Maria Ss. Madre di Dio.

Te Deum



Noi ti lodiamo, Dio *
Ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra Ti adora.

A Te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
con i Cherubini e con i Serafini
non cessano di dire:

I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il glorioso coro degli Apostoli *
e la candida schiera dei martiri;
le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la Santa Chiesa, ovunque proclama la tua gloria:
Padre di infinita maestà;

O Cristo, Re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
Tu nascesti dalla Vergine Madre
per la salvezza dell'uomo.

Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei Cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Crediamo che

(Il seguente versetto si canta in ginocchio)

Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell'assemblea dei Santi.

Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno Ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.

Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Abbi pietà di noi, Signore, *
abbi pietà.

Tu sei la nostra speranza, *
non saremo confusi in eterno.

V) Benediciamo il Padre, e il Figlio con lo Spirito Santo.
R) Lodiamolo e glorifichiamolo nei secoli.
V) Benedetto sei, o Signore, nel firmamento dei cieli.
R) Lodevole e glorioso e sommamente esaltato nei secoli.


Pensiero del 31 dicembre 2021

S. T. D. E DELLA B. V. M.

G. R. A. Livatino e S. R. M. Rivi_Beati

Gesù, è venuto ad abitare, la nostra storia e quindi qualsiasi, cosa affronteremo Lui, sarà sempre con noi.

Meditazione sul Vangelo di Gv 1,1-18

Un giorno nuovo per ringraziare.

La liturgia ci ripropone ancora – nell’ultimo giorno del calendario civile – il prologo del Vangelo di Giovanni, come a Natale. Si tratta dei primi versetti del Vangelo, ma i tempi dei verbi sono tutti al passato. È scritto, infatti, che la salvezza ci è stata donata, che l’abbiamo accolto, e siamo diventati figli di Dio, che abbiamo ricevuto grazia su grazia, e che Dio ci ha rivelato il Figlio unigenito. La salvezza c’è stata. Lui è stato tra noi.

Oggi è l’ultimo giorno dell’anno civile celebrato con feste che si dilungano fino al mattino del giorno dopo. A questa ricorrenza sono legati innumerevoli usi e abitudini. Sicuramente pochi riescono a non cedere alla “tentazione” di ripercorrere l’anno appena concluso seguendo le trasmissioni TV, le notizie dei giornali o semplicemente attraverso celebrazioni create appositamente nelle parrocchie. E altrettanti poi saranno tentati di dire: “da domani…”. Prendere degli impegni, fare dei propositi per il nuovo anno è, infatti, un’abitudine molto diffusa. Ma il cristiano? Sembra che il rivedere il passato sia tipico anche per noi. Abbiamo notato che l’inizio del Vangelo di Giovanni è scritto al passato. L’inizio è al passato! La salvezza ci è già stata donata, la grazia l’abbiamo già ricevuta, noi abbiamo già “visto” il Figlio di Dio. Allora che cosa significa un nuovo anno? Per noi cristiani non può essere altro che un giorno qualsiasi in cui dire: ho avuto, mi è stato dato, ho visto, ho creduto… C’è già tutto: Lui c’è già e la nostra vita è già in Lui, e noi già abbiamo avuto grazia su grazia. E’ questo il mistero cristiano che celebriamo ogni giorno: la salvezza che già abbiamo avuto. Rileggendola, ricelebrandola, ripetendola, rivivendola, riscoprendola… nulla di nuovo nonostante lo sia. Per noi cristiani ogni giorno è un giorno nuovo. Un giorno nel quale semplicemente dire sì a Colui che il Signore ci ha donato. Un altro giorno in cui accettare la salvezza – che abbiamo già avuto – e vivere il nostro battesimo. Questo è un impegno continuo. Non uno di quelli che iniziano il primo giorno di gennaio per perdersi appena qualche giorno dopo. Dio conosce i nostri propositi: non riusciamo a rimanere fedeli. L’Antico Testamento non è solo la storia di Dio e del suo popolo, Israele, ma è la storia di questi continui fallimenti umani. Inviando suo Figlio, Dio ci ha liberato da questo impegno troppo gravoso. Ora non si tratta di fare qualcosa, ma di ricevere… il Signore stesso, che già ha fatto tutto per noi. Il nuovo anno non è quindi una “tabula rasa”, ma ancora un’occasione per dire a Dio il nostro “sì, grazie”.

31 Dicembre 

S. Silvestro I (mf); S. Caterina di Labouré
Ottava di Natale – P
Gloria nei cieli e gioia sulla terra
1Gv 2,18-21; Sal 95; Gv 1,1-18

Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. A quanti lo hanno accolto dato il potere di diventare figli di Dio.

(Giovanni 1,14.12)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 95)
Rit: Gloria nei cieli e gioia sulla terra.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.

Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. A quanti lo hanno accolto dato il potere di diventare figli di Dio.

(Giovanni 1,14.12)

30 dicembre, 2021

Pensiero del 30 dicembre 2021

 ✝

S. T. D. E DELLA B. V. M.

G. R. A. Livatino e S. R. M. Rivi_Beati

Oggi, contempliamo Anna, che non abbandona il tempio. In lei, si rispecchia la paziente perseveranza, necessaria per ciascuno di noi.

Meditazione sul Vangelo di Mt 2,36-40

Seguire la legge del Signore.

Dopo Simeone, anche una donna, la profetessa Anna, riconosce nel bambino Gesù, il Redentore. Di lei sappiamo che è molto anziana, che non si allontanava mai dal tempio e che serviva Dio con digiuni e preghiere. Della Sacra Famiglia, invece, ci viene narrato da Luca che, compiuti gli «obblighi di legge», tornarono in Galilea, a Nazareth.

 “La Chiesa può anche dirlo, ma io non lo faccio!”. Tutti noi abbiamo sentito questa o simili affermazioni molte volte. Talvolta c’è chi, pur credente e praticante, ritiene di poter fare a modo suo, di non dover seguire quanto la Chiesa insegna, perché ha idee differenti. Nessuno ci obbliga a essere d’accordo su tutto. Ci sono, però, alcune cose che sono “legge del Signore”. Esempi classici sono l’aborto e l’eutanasia, o più semplicemente quando c’è un intervento che mira a togliere la vita a una persona. Tali situazioni sono chiaramente vietate da una legge del Signore. Ma anche su questi due esempi, che sembrano chiari, ci sono cristiani che teorizzano possibili eccezioni. È molto interessante notare come Maria e Giuseppe, pur essendo una famiglia “eccezionale”, non rinunciarono al loro dovere. Loro potevano ritenersi esonerati dal lungo viaggio, e rimanere a casa! Invece vengono al Tempio. Lì trovano un’anziana donna che ha avuto un marito solo per poco tempo e ha trascorso settantasette anni della sua vita come vedova. Si poteva forse ritenere così sfortunata da potersi “regalare” qualche piccolo piacere – oggi sentiremmo dire: “ho avuto tanta sfortuna nella vita, ora me la godo un po’. Non fu così per Anna che fece più di quello che la legge imponeva, pregando e digiunando per servire il Signore praticamente ininterrottamente. Se il nostro mondo nell’andare contro “la legge del Signore” fosse realmente felice, potrebbe darci da pensare che a non saper vivere siamo noi cristiani, cosa che ci viene smentita da Anna e la Sacra Famiglia il cui esempio ci dimostra come una vita pienamente vissuta, e vissuta con uno scopo, non si esime dal seguire la legge del Signore.

30 dicembre

S. Felice I; S. Giocondo; B. Eugenia Ravasco
Ottava di Natale – P
Gloria nei cieli e gioia sulla terra
1Gv 2,12-17; Sal 95; Lc 2,36-40

Un giorno santo è spuntato per noi: «Venite, popoli, adorate il Signore, oggi una grande luce è discesa sulla terra».

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 95)
Rit: Gloria nei cieli e gioia sulla terra.

Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.

Portate offerte ed entrate nei suoi atri,
prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.

Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine.

Un giorno santo è spuntato per noi: «Venite, popoli, adorate il Signore, oggi una grande luce è discesa sulla terra».

29 dicembre, 2021

Pensiero del 29 dicembre 2021

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.

G. R. A. Livatino e S. R. M. Rivi_Beati

Meditazione sul Vangelo di Mt 2,22-35

La salvezza in un bimbo.
È verosimile che Maria e Giuseppe non siano stati gli unici genitori a portare il loro maschio primogenito a Gerusalemme. Era una prescrizione, come tale era il sacrificio di una coppia di tortore o di giovani colombi. Ma là, tra tanti genitori, il vecchio Simeone riconosce, tra le braccia di una giovane mamma, il Messia di Dio, colui che Israele aspetta da tanto. Lo prende quindi tra le sue braccia e benedice Dio.
«I miei occhi hanno visto la tua salvezza», sono queste le parole di Simeone che colpiscono di più. Poiché i suoi occhi, ad un’analisi più attenta hanno visto un bimbo di quaranta giorni, primo figlio di gente semplice del nord del Paese. Gesù non aveva segni particolari – almeno nessuno ce ne dà testimonianza – e anche i suoi genitori non erano certamente delle persone appariscenti. Eppure, Simeone vede la salvezza in questo bimbo di pochi giorni. Riconosce in lui non solo “un grande uomo” – dono di profezia, come – forse – poteva dirsi di qualche anziano di paese, ma vi riconosce il Messia. Lui riconosce in quel bimbo la luce per illuminare le genti, e la gloria del popolo di Israele. E con queste parole stupisce anche i genitori stessi di quel piccolino che tiene tra le braccia. Eppure almeno loro due avrebbero dovuto sapere. Forse Simeone è stato solo il primo a prendere con le sue mani, a vedere con i suoi occhi, a stringere a sé la salvezza che Dio ci dona. Eppure – se non altro la domenica – lo facciamo anche noi: teniamo nelle mani per qualche istante la comunione che ci viene distribuita, vediamo con gli occhi Gesù, e così stringiamo più forte a noi la salvezza che ci è stata donata. Anche noi, come Simeone, non vediamo altro che quello che ci mostrano i nostri occhi: un pezzo di pane. Pane qualunque, potremmo pensare, null’altro se non semplice pane. Ma come Dio aveva preparato quel bimbo per la salvezza del suo popolo, la luce per illuminare le genti e la gloria di Israele, così in quel pane Dio ci ha preparato la salvezza, la luce che ci illumina per rendere gloria a Lui. Simeone ha atteso una vita intera per poter vedere, vedere un’unica volta. La sua preghiera riassume la sua fede, che deve diventare anche la nostra. In quel bimbo, come nell’Eucaristia, chi crede vede la salvezza. Basterebbe forse una volta sola, recitando con fede la preghiera di Simeone.

Mercoledì 29 Dicembre 

S. Tommaso Becket; S. Davide
Ottava di Natale – P
Gloria nei cieli e gioia sulla terra
1Gv 2,3-11; Sal 95; Lc 2,22-35

Luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele.
(Luca 2,32)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 95)
Rit: Gloria nei cieli e gioia sulla terra.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Il Signore ha fatto i cieli;
maestà e onore sono davanti a lui,
forza e splendore nel suo santuario.

Luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele.
(Luca 2,32)