«Una casa di persone dedicate a Dio indica al mondo intero che vale la pena donare la vita a Gesù perché lui l’ha donata a noi» ha detto Camisasca nella sua omelia. «È innanzitutto un grande richiamo attraverso cui Dio raggiunge e provoca le nostre vite». Il vescovo ha ripercorso la vicenda di Rolando, soffermandosi sul fatto che «non ha fatto grandi ragionamenti nella sua mente da bambino. Semplicemente ha guardato le persone e i fatti che costituivano la sua vita. E così, guardando il suo parroco, don Olinto Marzocchini, ha capito che voleva diventare prete, per essere come lui. Guardando i suoi amici e le persone che aveva intorno aveva poi capito che la talare, che indossava da quando era entrato in seminario, era per tutti il segno distintivo della sua appartenenza a Gesù. Per questo l’amava. “Io sono di Gesù” e desidero che tutti lo sappiano e lo vedano. Senza tante parole. Con la gioia della mia vita. Con la fedeltà che il Signore mi ha donato di vivere».
✝ Massimo Camisasca FSCB
Mons. Vescovo Reggio Emilia - Guastalla
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