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29 ottobre, 2021

Pensiero del 29 ottobre 2021

 Meditazione sul Vangelo di Lc 14,1-6

Chi si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.

Il Vangelo presenta, all’interno della cornice del banchetto, il motivo del rapporto tra umiliazione ed esaltazione: nell’ottica di Dio, le categorie vengono rovesciate. Il banchetto è immagine del paradiso, della condizione di pienezza in cui verranno a trovarsi i salvati. Per accedere al banchetto è necessario assumere la prospettiva di Dio, il suo punto di vista. E Dio possiede una prospettiva rovesciata rispetto alla nostra, che è terrena ed effimera: umilia chi si è esaltato, ed esalta chi si è umiliato. Qual è il significato profondo del banchetto? La comunione. Quando mangio, entro in comunione con il creato, con il Creatore, e con le persone che hanno pro curato il cibo e l’hanno trasformato per renderlo commestibile. Il cibo crea comunione. Per la mentalità biblica il condividere il medesimo cibo in un pasto comune, indica che si è parte di un’unica famiglia. Ecco perché il banchetto è il modo migliore per esprimere la realtà del paradiso: il paradiso è comunione. E la forma più alta di  comunione è data dalle nozze. Infatti, nel nostro testo si parla di un banchetto nuziale. Con le nozze mi “nutro”, simbolicamente, dell’altro, lo interiorizzo. Il criterio di accesso al banchetto è dato dall’assumere l’umiltà come atteggiamento fondamentale. Cosa significa essere umile? Perché è così importante? Il termine italiano deriva dal latino humus, terra. L’umile non è chi rinuncia ai propri diritti, alla propria dignità. Umile è chi riconosce da dove viene, dalla terra. Adam, il primo uomo, è colui che è tratto dalla terra, la adamah. La radice del peccato consiste nel non accettare di venire dalla terra, non accettare di essere una creatura limitata, fragile, e voler essere Dio. L’umiltà non è, dunque, una caratteristica opzionale del credente; è la carta di identità del cristiano. Solo l’umile può accogliere la salvezza donatagli gratuitamente da Dio.

29 Ottobre 

Celebra il Signore, Gerusalemme

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, ed io le conosco ed esse mi seguono.

(Giovanni 10,27)

Salmo responsoriale (Salmo 93)

Celebra il Signore, Gerusalemme

Il Signore non respinge il suo popolo.
Beato l’uomo che tu castighi, Signore,
e a cui insegni la tua legge,
per dargli riposo nei giorni di sventura.
Poiché il Signore non respinge il suo popolo
e non abbandona la sua eredità,
il giudizio ritornerà a essere giusto
e lo seguiranno tutti i retti di cuore.
Se il Signore non fosse stato il mio aiuto,
in breve avrei abitato nel regno del silenzio.
Quando dicevo: «Il mio piede vacilla»,
la tua fedeltà, Signore, mi ha sostenuto.

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, ed io le conosco ed esse mi seguono.

(Giovanni 10,27)

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