Translate

22 aprile, 2017

Omelia per l’anniversario del martirio del beato Rolando Rivi

Omelia per l’anniversario del martirio del beato Rolando Rivi

San Valentino
22-04-2017


Cari fratelli e sorelle, 

sono molto contento di trovarmi con voi anche quest’anno per godere assieme di ciò che il beato Rolando sta generando in questi luoghi e in tantissime vite. Guardando a questa bellissima Pieve, alle strutture di accoglienza che sono sorte e che stanno sorgendo, ai pellegrinaggi che stanno via via crescendo, comprendiamo che l’uccisione di Rolando non è stata la vittoria del male, dell’ingiustizia, della morte. Il suo martirio è in realtà il trionfo della vita. La sua giovane esistenza infatti non è stata strappata via dalla terra, ma vi è stata deposta come un seme silenzioso. E ora, a distanza di tanti anni, non smette di crescere e benedirci con tanti frutti. Ecco dunque il primo motivo di gioia per essere qui assieme.

 

Questa seconda domenica del tempo pasquale è chiamata dalla tradizione della Chiesa domenica in albis. Perché questo nome? Anticamente, i fedeli che ricevevano il battesimo nella notte di Pasqua indossavano una tunica bianca per i successivi otto giorni, fino alla domenica seguente. La veste rappresentava la loro vita rinata dalle acque del peccato, la loro anima ripulita dai peccati precedenti, i loro corpi rivestiti dalla luce di Cristo. Essa era il simbolo di un passaggio a una vita nuova e più vera, di un’appartenenza definitiva a Cristo. Ritengo che anche questo fatto sia significativo oggi. Conosciamo bene l’attaccamento di Rolando alla sua veste talare. Anche per lui, la tunica ha rappresentato il passaggio a una nuova vita. Un passaggio cruento, feroce, brutale. Eppure un passaggio a una vita di luce. Il martirio è stato il momento in cui la sua veste è stata lavata con il sangue dell’agnello ed è diventata candida e splendente (cfr. Ap 7,14).

 

Questa seconda domenica di Pasqua, inoltre, è significativa anche perché Giovanni Paolo II ha voluto che fosse dedicata alla Divina Misericordia. Vorrei leggere assieme a voi le parole con cui Gesù stesso descrive a suor Faustina le grazie che elargirà in questa festa: «In quel giorno sono aperte le viscere della mia Misericordia, riverserò tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della mia Misericordia. L’anima che si accosta alla confessione e alla santa comunione riceve il perdono totale delle colpe e delle pene. In quel giorno sono aperti tutti i canali attraverso i quali scorrono le grazie divine» (Diario di santa Maria Faustina Kowalska, 699). Sotto le usuali condizioni, oggi è dunque possibile ottenere l’indulgenza plenaria. In questa giornata, pertanto, ci sono poste innanzi un’infinità di grazie, segno dell’inesauribile abbondanza che sprigiona dall’evento pasquale.

 

E ora uno sguardo alle letture che abbiamo appena ascoltato. Tutte ci parlano del sorgere di una nuova vita dopo la resurrezione di Cristo. Gli Atti ci raccontano la vita di comunione della prima comunità. Nella lettera di san Pietro i fedeli sono confermati nella speranza viva e incorruttibile della partecipazione alla resurrezione di Cristo. Nel brano di Giovanni, Gesù dona agli apostoli il suo Spirito e li invia nel mondo a portare il suo perdono. Ma quali sono le caratteristiche della nuova vita inaugurata dalla resurrezione di Cristo?

 

Ritengo che ci siano due tratti che scaturiscono l’uno dall’altro vicendevolmente: la pace e la gioia. Pace a voi (Gv 20,19) sono le prime parole di Gesù agli apostoli dopo essere risorto. E dopo avere ripetuto lo stesso saluto una seconda volta, soffia lo Spirito su di loro (cfr. Gv 20,22). È lo stesso soffio che Dio ha insufflato nella terra per dare vita ad Adamo (cfr. Gen 2,7); lo stesso soffio che rigenera e infonde vita alle ossa inaridite della distesa di Ezechiele (cfr. Ez 37). La prima creazione è stata separata da Dio per il peccato, è stata dispersa, ridotta in polvere, dilaniata dalle divisioni del male.

 

Ora il Cristo risorto inaugura una creazione nuova che è riconciliata nell’unità. Tale unità si fonda sulla presenza viva di Cristo in mezzo ai suoi – stette nel mezzo (Gv 20,19) – ed è ottenuta e continuamente rinvigorita dal Suo perdono. La potenza di Cristo risorto distrugge il nostro male, il nostro peccato, le nostre divisioni, ci riavvicina a sé e così ci ristabilisce in unità con gli altri e con l’universo. La comunione pertanto è definitivamente ristabilita e diventa la sorgente della pace che Cristo aveva promesso. Una pace che il mondo non può costruire né offrire. Essa può solo essere ricevuta come grazia dall’azione di Cristo: Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi (Gv 14,26-27).

Cari amici, invochiamo l’intercessione del beato Rolando. Possa rendere i nostri cuori sempre disponibili a ricevere la pace di Cristo risorto; possa condurre le nostre comunità alla scoperta dell’unità che Gesù ha inaugurato e della misericordia con cui continuamente le rigenera; possa mostrarci la gioia e il giubilo che si sperimentano nella comunione vissuta. Gli affidiamo inoltre gli ordinandi della nostra Diocesi che saranno consacrati il 27 maggio, nella prossimità della sua festa liturgica.

 

Amen.

 ✝ Massimo Camisasca FSCB

Mons. Vescovo Reggio Emilia - Guastalla




18 aprile, 2017

La gioia della Pasqua nell’omelia del Vescovo

 Carissimi fratelli e sorelle,

è una grande gioia celebrare la santa Pasqua con voi in questa splendida e rinnovata Concattedrale. Essere oggi assieme in questo luogo, ricostruito e riaperto dopo il terribile sisma del 2012, è già un segno eloquente che ci introduce al significato della Resurrezione: la rinascita, la vittoria sui sepolcri delle nostre fragilità, delle nostre ferite, dei nostri peccati, il risollevarsi dalle macerie.

Tutta la liturgia oggi è circonfusa di luce, meraviglia, potenza, canto, vita. Realmente il cielo ha invaso la terra, la luce ha dissolto ogni tenebra, Dio si è inscindibilmente legato all’uomo e l’ha portato con sé nella vita eterna, scardinando con il suo amore le porte dell’inferno.

Ora è il tempo del giubilo. Ora si è compiuto il lieto annuncio, la buona novella che l’angelo ha portato a Maria: Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te (Lc 1,28). Ora quella gioia annunciata nella casa di Nazaret è realizzata e manifesta. Questo giorno ci annuncia che le promesse di Dio sono irrevocabili. L’alleanza tra Dio e l’uomo è stata sigillata in un nuovo patto inscindibile. Oggi la morte, il nemico invincibile, ha subito la sconfitta definitiva.


Cari fratelli e sorelle, la resurrezione è un evento che non smetterà mai di stupirci, un evento in cui non termineremo mai di immergerci, un evento che sempre ci sovrasterà. Lasciamoci guidare dal vangelo appena ascoltato per comprendere un raggio di questa infinita luce. Cosa ci indica san Giovanni in questo breve racconto? Quale accento, quale prospettiva ci suggerisce per contemplare il mistero della Resurrezione?

L’evangelista introduce l’evento della resurrezione con queste parole: il primo giorno della settimana (Gv 20,1). Questa collocazione temporale è fondamentale. Appare infatti anche negli altri tre vangeli (cfr. Mt 28,1;Mc 16,2; Lc 23,56). Quale significato assume? Perché tutti i racconti della resurrezione ne fanno cenno? Evidentemente si trova qui un’indicazione importante. San Giovanni ci dice inoltre che era mattino presto, quando il cielo è ancora buio (cfr. Gv 20,1). C’è qualcosa che si sta preparando all’alba del primo giorno. Una luce sta per nascere. Una luce da tanto tempo attesa eppure nuova.


Siamo così rimandati a un altro momento saliente della storia dell’uomo. Quando nel primo giorno era ancora tutto buio e ricoperto dalle tenebre. Quando la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque (Gen 1,2). Fu proprio nel primo giorno che Dio creò con la sua parola la luce e la separò dalle tenebre (cfr. Gen 1,3-4).

Scopriamo così che l’evento della resurrezione è stato a lungo predisposto. Si pone oggi il compimento di un disegno che Dio ha desiderato dall’inizio dei tempi. Oggi le figure cedono il posto alle realtà. Il primo giorno della creazione ci introduce nel primo e ultimo giorno definitivo, quello della resurrezione, della nuova creazione, della creazione restaurata, redenta e glorificata. La luce dell’universo creata nel primo giorno richiama la manifestazione dello splendore di Cristo risorto, l’instaurazione nel mondo della luce di Dio. Io sono la luce del mondo aveva detto Gesù (Gv 8,12). Ecco il sole che non conosce tramonto, il sole invincibile, il sole di fronte al quale ogni male si dilegua.

Quindi la resurrezione inaugura una nuova creazione, un nuovo ordine. Un nuovo Adamo è generato dalle mani del creatore. In Cristo si compiono tutte le promesse della storia della salvezza: il tempio definitivo è stabilito tra gli uomini; un nuovo popolo prende vita: oggi «mirabilmente nasce e si edifica la Chiesa», recita la preghiera sulle offerte (Preghiera sulle offerte della domenica di Pasqua). Nella resurrezione di Cristo, le tenebre sono definitivamente separate dalla luce (cfr. Gen 1,4). Dio ha distrutto il giogo di Satana, l’uomo è ricostituito nel suo rapporto confidente con il Signore.

Come siamo resi partecipi di questa nuova creazione? Ce lo suggerisce san Paolo nella seconda lettura: attraverso il battesimo (cfr. Col 3,1-4). Nel battesimo siamo stati definitivamente incorporati a Cristo, siamo morti e risorti con lui. La nostra vita già partecipa della vittoria sulla morte e sul peccato, della luce del Risorto. Certo, rimane ancora il tempo della lotta terrena, il tempo perché la vittoria di Cristo si estenda ai nostri cuori, il tempo che ci divide dalla manifestazione definitiva di Gesù. Tuttavia la vittoria di Dio sul male è già stata sancita.

Non lasciamo perciò che la paura e la sfiducia guidino i nostri giorni. Fissiamo lo sguardo sulle cose di lassù (Col 3,1), sulla luce che nel silenzio di quel mattino ha smosso il macigno del sepolcro. Lasciamo che i raggi luminosi di quell’aurora scaldino i nostri cuori. Lasciamo che il seme piantato nel profondo del nostro essere il giorno del battesimo cresca e porti il frutto di santità e felicità che Dio ci ha promesso. Nutriamoci continuamente dei sacramenti, della preghiera, della comunione fraterna. È questa la fonte della vera letizia, della vera gioia e della baldanza che caratterizzano questa festa.

Infine, affidiamo la nostra speranza alla Madonna. Oggi si ricorda santa Bernadette Soubirous, una figura che nella sua semplicità ci rimanda all’abbandono tenero e filiale alla Madre. Se i nostri occhi e il nostro animo possono subire il peso delle fatiche, dei dolori e dell’insicurezza, quelli di Maria non si staccano mai dalla gloria di suo Figlio risorto. Chiediamo dunque a lei di introdurci continuamente nella nuova creazione che Cristo ha inaugurato per noi.

Un saluto particolare a tutti coloro che non hanno potuto partecipare a questo momento. Portate la mia benedizione e il mio augurio a quanti sono costretti a casa a causa della malattia e della solitudine.

Buona Pasqua!

 


✝ Massimo Camisasca FSCB

Mons. Vescovo Reggio Emilia - Guastalla



04 aprile, 2017

Muore a 89 anni Guido Rivi Era fratello del Beato Rolando

 Muore a 89 anni Guido Rivi Era fratello del Beato Rolando



CASTELLARANO. È morto ad 89 anni, dopo una lunga malattia, Guido Rivi. Era nato nel 1928 a San Valentino di Castellarano ed era il fratello maggiore del Beato Rolando Rivi, il giovane seminarista...

CASTELLARANO. È morto ad 89 anni, dopo una lunga malattia, Guido Rivi. Era nato nel 1928 a San Valentino di Castellarano ed era il fratello maggiore del Beato Rolando Rivi, il giovane seminarista rapito ed ucciso a pochi giorni dalla fine della seconda guerra mondiale.

I funerali di Guido si terranno oggi, mercoledì 5 aprile, alle ore 15,00 partendo dalla camera ardente dell’ospedale di Sassuolo per la chiesa parrocchiale di Rometta, dove alle 15,30 sarà celebrata la Santa Messa. Il corpo sarà tumulato nel cimitero Nuovo Urbano. Guido lascia oltre alla sorella Rossana, la moglie Maria Parisi, i figli Lina , Pia, Rolando, Daniela e Luca. Cordoglio anche tra i tantissimi amici che lo ricordano come una persona molto colta e disponibile sempre pronta al dialogo.

Prima di raggiungere la pensione per una vita intera ha lavorato come tecnico alla ceramica Marazzi di Sassuolo. La figlia Lina lo ricorda per il suo grande impegno nel sorreggere il padre Roberto nella ricerca della verità per la morta di suo fratello quando era ancora un ragazzino. «La morte di Rolando quando erano ancora giovani lo aveva molto segnato – ricorda Lina –. Per questo ne parlava poco e, quando lo faceva, con molta sofferenza. Noi lo ricordiamo come un grandissimo papà che ha sempre dato il massimo alla sua famiglia».

Ora ad aver vissuto quei tristi eventi storici restano ancora in vita la sorella e alcuni cugini. Rolando venne ucciso da un gruppo di partigiani comunisti che poi furono processati e condannati per l’uccisione di un ragazzino di 14 anni che era un seminarista e sognava di fare da grande il parroco.

Quando avvenne l’omicidio Guido non aveva neanche 18 anni e, secondo le testimonianze di alcuni amici, ha sempre cercato di rimuovere quel tragico evento che lo aveva segnato profondamente nonostante le differenze caratteriali col fratello. Rolando, dichiarato Beato dalla chiesa il 5 ottobre del 2013, era molto vivace mentre Guido era molto riflessivo e calmo. Sicuramente dentro di sé ha portato per tanti anni la tragedia che ha vissuto senza voler coinvolgere i suoi cari.