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13 ottobre, 2018

GIGI PROIETTI Recita : C’è un paio di scarpette rosse di Joyce Lussu



UN PAIO DI SCARPETTE ROSSE 
di Joyce Lussu 

C’è un paio di scarpette rosse numero ventiquattro quasi nuove: sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica ‘Schulze Monaco’. C’è un paio di scarpette rosse in cima a un mucchio di scarpette infantili a Buckenwald erano di un bambino di tre anni e mezzo chi sa di che colore erano gli occhi bruciati nei forni ma il suo pianto lo possiamo immaginare si sa come piangono i bambini anche i suoi piedini li possiamo immaginare scarpa numero ventiquattro per l’ eternità perché i piedini dei bambini morti non crescono. C’è un paio di scarpette rosse a Buckenwald quasi nuove perché i piedini dei bambini morti non consumano le suole.

Interpretazione di Gigi Proietti

05 ottobre, 2018

SCUOLA E TERRITORIO - DOMENICA 14/10 A TERRAZZANO DI RHO COMMEMORAZIONE DELL' EROICO SANTE ZENNARO

SANTE ZENNARO (Grignano Polesine, 24 ottobre 1933 – Terrazzano, 10 ottobre 1956) E' STATO UN OPERAIO ITALIANO, MEDAGLIA D' ORO AL VALOR CIVILE CONFERITAGLI IL 19 OTTOBRE 1956.



Il 10 ottobre 1956 i fratelli polesani Egidio e Arturo Santato (quest'ultimo da poco dimesso da un manicomio giudiziario[1]) sequestrarono novantadue bambini e tre maestre della scuola elementare di Terrazzano, frazione di Rho, chiedendo come riscatto la cifra di duecento milioni di lire. Dopo sei ore una delle insegnanti tentò di disarmare uno dei malviventi e il trambusto che ne seguì allarmò la folla e la polizia, che si erano raccolte attorno alla scuola, spingendo gli agenti ad agire. Anche Zennaro volle intervenire e, assieme all'investigatore Tom Ponzi, raggiunse il luogo del sequestro entrando da una finestra tramite una scala a pioli. Ponzi riuscì così a disarmare i malviventi senza spargimento di sangue, ma Zennaro rimase vittima dei proiettili dei poliziotti che lo avevano colpito per errore. In un primo momento la dinamica dell'accaduto fu poco chiara e sembrò che le stesse forze dell'ordine avessero tentato di manomettere la scena della tragedia per incolpare i criminali dell'accaduto. L'intervento di Ponzi, personaggio controverso e "scomodo" non venne nemmeno considerato.

Sante Zennaro


  

08 settembre, 2018

Un nuovo anno pastorale nel segno di Maria


Sabato 8 settembre, nella basilica della Ghiara a Reggio Emilia, il Vescovo Massimo Camisasca ha aperto il nuovo anno pastorale della Diocesi di Reggio Emilia - Guastalla. La Messa è stata trasmessa da Telereggio in collaborazione con il Centro diocesano Comunicazioni sociali.


05 settembre, 2018

La prima delle leggi razziali fasciste

 Ottant'anni fa un decreto deciso da Benito Mussolini e dal re ordinò l’esclusione delle persone ebree da scuole e università, perché «non appartengono alla razza italiana»



10 agosto, 2018

Vescovo Reggio Emilia ricoverato Indisposizione causata da un'infezione, in via di miglioramento

 Vescovo Reggio Emilia ricoverato

Indisposizione causata da un'infezione, in via di miglioramento



 Ricovero in ospedale per il vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, mons. Massimo Camisasca. Ieri - si legge sul sito della Diocesi della città emiliana - mentre si trovava in soggiorno a Giandeto di Casina, sull'Appennino reggiano, "Ha accusato un malessere in conseguenza del quale, in serata, è stato ricoverato, in osservazione, all'Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia.

In base ai primi accertamenti - viene sottolineato - la causa dell'indisposizione è da ricercare in un'infezione", ma "dopo le prime cure risulta in via di miglioramento. Al momento - viene evidenziato - sono previsti alcuni giorni supplementari di ricovero ospedaliero, cui seguirà un periodo di convalescenza di un paio di settimane".
    Alla luce di quanto accaduto, monsignor Camisasca annullerà gli impegni che aveva in programma, "in particolare la Messa mattutina di sabato 11 agosto a Roma con un gruppo di giovani reggiani diretti all'incontro con Papa Francesco e la celebrazione in Cattedrale nella solennità dell'Assunta".



15 aprile, 2018

"Una stretta di mano per una giusta espiazione"

 "Ho sempre pensato a mio padre come ogni figlia dovrebbe pensare a un padre: una forza, un pilastro, un punto di riferimento. Da piccola mi faceva ballare. Ma è impegnativo per me essere qui ora, quello che ha stravolto la vita di mio padre e ha travolto la vita di Rolando è l’odio che cresce tra gli uomini e si trasforma nella guerra. Siamo tutti fratelli e nella guerra tutti perdiamo. Avete perso Rolando e si è perduto mio padre, ma Cristo ha salvato tutti gli uomini. La mia missione era fare ritrovare la pace a mio padre e tentare di riconciliare i nostri cuori". La lettera integrale di Meris Corghi durante il gesto di riconciliazione con i famigliari del beato Rolando Rivi, ucciso proprio dal padre partigiano.



Giuseppe Corghi era mio padre. Io sono Meris, Meris Corghi e sono onorata di essere qui. Durante un percorso che mi ha trasformato profondamente nell’animo, ho sentito che c’era qualcosa che dovevo fare, ma non sapevo cosa. Non sapevo praticamente nulla di questa vicenda, perché io non ero nata all’epoca e dopo ero troppo piccola per capire i discorsi. Ma, piano piano hanno cominciato ad affiorare dei tasselli, ho cominciato a pormi delle domande e ho iniziato un cammino che mi ha portato fino a qui oggi. Non ho quasi idea di come sia successo, so soltanto che è stato come essere guidata. Sì, sono stata guidata, forse dalla presenza di mio padre nel cercare una risoluzione per poter ritrovare la pace. Forse dalla luce divina che ognuno di noi porta nel cuore, forse dallo stesso beato Rolando che desidera più di ogni altro in questo momento storico e decisivo per il mondo l’unione e la pace.

Io sono solo la figlia e la risposta che ho trovato nel cuore è stata: siamo tutti figli, figli dello stesso padre e fratelli, ognuno con i suoi personali fardelli. Vi chiedo con immensa umiltà di permettermi di pronunciare queste parole che mi sono state dettate dal cuore. Sono una figlia anche io, come tutti.

Ho sempre pensato a mio padre come ogni figlia dovrebbe pensare a un padre: una forza, un pilastro, un punto di riferimento. Da lui ho saputo sempre molto dell’amore e molto poco della guerra. Lui era mio padre, il mio esempio. Mi faceva ballare, mi faceva girare sulle punte come una ballerina. Era tutto. E’ impegnativo per me essere qui ora, quello che ha stravolto la vita di mio padre e ha travolto la vita di Rolando è l’odio che cresce tra gli uomini e si trasforma nella guerra.

Una notte di Natale la guerra si fermò e tutti furono solo uomini mentre dalle trincee salivano i canti di Natale. Una tregua per gli uomini e uno smacco al grande separatore. Una pietra miliare di pace come quella che stiamo creando oggi. Guardarsi nei cuori le scelte che ogni giorno facciamo possono portare la vita e la pace o l’odio e la guerra. Siamo tutti responsabili della pace di domani a partire da ora, di ogni singolo istante. “Prenderai per mano tuo fratello, lo sosterrai, lo aiuterai a volare o lo invidierai, lo giudicherai e lo abbatterai nella polvere?” Nessuno tocchi Caino, quel Caino che Cristo stesso sulla croce ha salvato. 

Siamo tutti fratelli e nella guerra tutti perdiamo. Avete perso Rolando e si è perduto mio padre, ma Cristo ha salvato tutti gli uomini. Prima di spirare sulla croce usò il suo ultimo fiato solo per perdonare i suoi carnefici. “Padre perdona loro perché non sanno”.

Io credo che nessuno di quei soldati che hanno combattuto e quelli che combattono oggi sappiano realmente cosa stanno facendo e perché. Le ragioni economiche e di potere, la voglia che il grande separatore ha di distruggere. E come ride sul mondo ogni volta che gli permettiamo di faro. Lui, il burattinaio e i potenti burattini nelle sue mani. In cambio di vanagloria questo potere uccide la vita degli altri, la calpesta e la travia, usiamo gli ideali degli uomini e li mette l’uno contro l’altro e non si comprende più che l’ideale supremo è la vita, la vita è l’ideale supremo. Adopera questa fiamma del cuore per i propri loschi fini, alimenta l’odio, soffiando con la sua bocca vorace. Il risultato, se non ci fermiamo adesso, sarà un’esplosione un’immensa esplosione.

Quello che sono venuta a dire qui oggi è che l’unico movimento che può invertire questo processo è l’unione. Se gli uomini si uniscono nel cuore diventano forti, diventano una grande anima, diventano davvero la manifestazione del creatore. E come la luce si è propagata da un solo punto nel cuore di Dio in tutto l’universo, ognuno dei nostri sacri cuori può diffondere questa luce sulla terra.

La fiamma può essere accesa da un’emozione profonda, un’emozione che si trova solo quando ci si arrende alla Grazia. Arrendiamoci a Dio nel perdono e mettiamo una fiamma di luce, diventiamo esempi della Grazia. Gesù è la strada e noi siamo la sua pace.

Sono qui oggi per restituire le responsabilità, io qui, oggi, figlia non sono venuta tanto a chiedere perdono per mio padre, ma a chiedere perdono per l’odio che scatena la guerra. Vinciamolo con la pace, perdoniamoci oggi, facciamolo qui, diamo un segnale forte della nostra volontà di risurrezione. E ora, è ora per la vita di riconciliarsi con la vita. Vi prego partiamo da qui per fare un mondo nuovo. Le responsabilità ultime dell’odio non sono degli uomini, ma dei creatori di queste guerre di tutte le guerre che ci usano e ci rendono tutti perdenti. Ma noi abbiamo l’arma più potente di tutte, noi abbiamo un cuore, possediamo il potere dell’amore e siamo tanti. Il loro odio non sopravvivrà al nostro amore.

Ognuno di noi nelle atrocità dei conflitti ha perso qualcuno: un fratello, un padre, un cugino, una madre, una figlia, un nonno, un bisnonno: nessuno è stato risparmiato, ma noi qui oggi possiamo diventare una valanga di amore, che questa stretta di mano diventi simbolo della vittoria dell’amore Dio, un’esplosione di luce che parte da qui e si propaga in tutto l’universo.

L’unica vera esplosione e mi permetto di parlare a nome di tutti, sia quella della gioia sui sentieri dei nostri figli. Facciamo che diventino creatori di pace come lo è diventato il beato Rolando in questa vicenda e come cerco di esserlo io in questo momento nella memoria di mio padre. Che nessun ordine dato dai signori della guerra possa più abbattere i nostri figli. E non ci saranno più figli perduti né padri con la colpa di essere rimasti vivi. Siamo purtroppo tutti figli della guerra. Combattere significa cercare di restare vivi. Questa stretta di mano tra le nostre due famiglie sia il simbolo della giusta espiazione per l’odio fraterno per ogni padre, per ogni nonno, per ogni bisnonno che ognuno ha nella nostra famiglia tornato vivo dalla guerra.

Che questa stretta di mano possa essere la mano tesa di Gesù sulla genealogia di tutte le nostre famiglie annullando i conflitti, che ognuno di noi oggi possa andare a casa libero, risorto.

Ognuno ha un compito nella vita, una missione, la mia era fare ritrovare la pace a mio padre e tentare di riconciliare i nostri cuori. Con l’aiuto di Dio oggi si compirà dentro una stretta di mano.

Trasformati nella morte e riuniti dall’amore e dal perdono del Padre, che il sorriso di Rolando possa risplendere su tutti voi e accanto a lui anche quello di mio padre. Ciò che l’odio del separatore ha diviso possa riunirsi nell’amore del sacro Cuore di Gesù e nell’amore del Padre.

Vi imploro a nome di tutte le vittime di tutte le guerre: pace, pace, pace. Ringrazio profondamente i famigliari del Beato Rolando, che hanno accolto questa richiesta di riconciliazione aprendo il loro cuore in questo giorno speciale. E ringrazio tutti, ma proprio tutti voi che siete qui. Grazie a tutti.

Una stretta di mano a volte non basta, altre volte è un’esplosione di amore che può trasformare il mondo, questa è una di quelle volte.  Prego Rosanna Rivi, sorella di Rolando e Maria moglie di Guido, suo fratello, di avvicinarsi e a voi di unirvi a noi in questa stretta di mano.


Perdono nel nome del Beato Rolando Maria Rivi 2/1

Perdono nel nome del Beato Rolando Maria Rivi 2/2





Cari fratelli e sorelle,

nella pagina del vangelo che abbiamo appena letto, gli apostoli sono riuniti nel Cenacolo. I due discepoli che si erano recati a Emmaus, tornati a Gerusalemme, riportano agli Undici l’incontro con il Risorto. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù stette in mezzo a loro (Lc 24,36).

L’evangelista Luca non dice che Gesù entra nel Cenacolo, né tanto meno che egli appare. Gesù sta in mezzo a loro. Egli è risorto, ha assoggettato al suo potere il tempo e lo spazio. Non subisce più nessuna costrizione. La sua è una presenza totale, viva, senza confini. Soprattutto egli attrae a sé i cuori degli uomini. Ha attratto il cuore di Rolando, che ha espresso il suo amore per Gesù con l’unica frase che conosciamo di lui: “Io sono di Gesù”. Attrae oggi i cuori di coloro che chiedono e danno il loro perdono. Non c’è luogo, tempo o persona che non possa essere raggiunta da Cristo. Egli è il sole che sorge da un estremo dell’universo all’altro. Nulla si può sottrarre al suo calore (cfr. Sal 19). Tutto è ambito della sua azione, della sua parola, della sua luce.

Gesù dunque è al centro dei discepoli. Essi possono trovarsi lì riuniti perché lui è presente. Il Risorto si rivolge ai suoi con queste parole: Pace a voi (Lc 24,36)La flagellazione, la crocifissione e la morte del Maestro avevano colpito la loro speranza e la loro fede in profondità. Forse era tutto finito. Forse a loro sarebbe toccata la stessa sorte. Gesù vede il loro turbamento interiore e li interroga: Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? (Lc 24,38). Il Signore, principe della storia, è sempre attivo per sanare le ferite che Satana provoca nelle vite delle persone. Soprattutto le guerre, le ideologie, le teorie filosofiche e politiche che negano Dio e vorrebbero ucciderlo nei cuori, seminano solchi profondi di odio e di violenza. Gesù scende nelle profondità delle nostre sofferenze, delle nostre disperazioni e delle nostre inimicizie per sanarle dalla radice. Come agli apostoli, anche a noi oggi dice: Pace a voi!


Egli non offre innanzitutto una spiegazione che dissipi ombre e paure. La più grande vittoria sulla morte è la sua presenza, è il suo corpo risorto, completamente trasfigurato dalla potenza del Padre. Non c’è più vita che possa rimanere rinchiusa nella morte, non c’è più divisione che non possa essere guarita, non c’è più lontananza che non possa essere colmata.

La presenza di Cristo, assieme alla pace, dona la forza del perdono. Nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati (Lc 24,47-48). Il perdono, umanamente impossibile, diventa realtà sotto l’azione dello Spirito. L’eucarestia è veramente la medicina che guarisce le nostre radici di male e ci porta dentro la vita di Dio. Egli è infatti assoluta comunione, unità e carità.

Il perdono che oggi avviene è il segno che Dio è presente, che sta in mezzo a noi così come stava in mezzo ai suoi discepoli. Egli agisce per l’intercessione di Rolando. Assieme a lui, qui voglio ricordare gli undici preti della nostra Chiesa uccisi fra il ’44 e il ’46. Essi, con il loro sacrificio e il loro sangue versato, partecipano di questo stesso evento di riconciliazione. La potenza vittoriosa di Dio ha riunito ciò che il male ha temporaneamente separato. Attraverso un’azione paziente e tenace, il Signore ha saputo farsi spazio nei cuori delle persone e arrivare a questo miracolo.

Possa questo luogo, che da oggi porterà ufficialmente il nome del Beato Rolando Rivi, essere occasione di suppliche, confidenze e miracoli sempre più grandi.

Amen.

Massimo Camisasca FSCB

Mons. Vescovo Reggio Emilia - Guastalla