Messaggio di don Antonio Maffucci FSCB
“Carissimi, oggi, festa della Beata Vergine Maria del Rosario, ho iniziato a scrivervi per condividere con voi la particolare giornata di domani, 8 ottobre.
“L’8 ottobre 1949 per me è un giorno dove non si può che ringraziare per il dono della vita. Potevamo non esserci … e non ho fatto nulla per essere dentro questa immensa realtà.
“Esisto, ed esistiamo, non come una delle tante cose, ma come persona, con la libertà, la volontà, l’intelligenza. Chiamati nella vita. Questa è la cosa grande che a un certo punto si scopre e si capisce. Non un semplice esserci, un esserci inconsapevole, inconscio, ma con la coscienza di essere persone. E la caratteristica di esserci come “persona” porta alla scoperta della vita come responsabilità, chiamati per nome a “rispondere”: è vertiginoso. Un compito!!! Questo vuol dire riconoscere un Autore del tutto che ci invita ad essere collaboratori della sua creazione.
“Per me l’avvenimento cristiano, con il suo apice che è – il Dio che si fa uomo come noi (Verbum caro factum est) – è stato ciò che mi ha permesso di comprendere e capire la grandezza e la bellezza della vita e soprattutto scoprire il mio essere voluto e amato, proprio nel poter essere parte di una storia. Una storia dove ha potuto prendere forma quella particolare modalità con cui sono stato chiamato a vivere la responsabilità, che è la caratteristica fondamentale dell’esistenza, il sacerdozio (1979 – 2020 = 41 anni di sacerdozio).
Un anno difficile, ma ricco di doni –“Quest’ultimo anno è stato, come per tutti, un anno difficile, faticoso, pieno di disagi, di blocchi, di rapporti e di percorsi interrotti e il più delle volte persi. Celebrazioni annullate, Santa Eucaristia resa impossibile … un anno tremendo e molto complesso. Personalmente ho fatto di tutto per continuare a seguire le persone, a volte con grande fatica e molte difficoltà, ma con la consueta passione e dedizione.
“Devo comunque riconoscere che, in questo tempo, mi sono stati dati doni particolari e ci sono state aperture impensabili, per una comprensione e conoscenza di questo tempo e del Mistero che ci avvolge, veramente unici. Anche attraverso questi particolari doni mi rendo conto che sono chiamato a rivedere e ripensare a molte cose di tutta la mia vita, compreso il mio essere chiamato al sacerdozio: un tempo di grande conversione. Umilmente devo riprendere il tutto con forza e coraggio.
“Quello che vivo, e come lo vivo, non basta più. Questo deve essere un tempo di grande silenzio, per essere sempre più profondamente in ascolto di Lui (che mi è sempre più intimamente presente e vicino, con la forza del suo amore), per vivere sempre più nella sua volontà e per la sua gloria. Un tempo di grande trasformazione. Un nuovo inizio, in un profondo silenzio, senza clamore, potente e discreto.
“Questo primo
anno, che segue gli altri 70, ha mostrato, in modo impensabile e
totalmente imprevisto (soprattutto da gennaio in avanti e nella sua
ultima parte), una possibilità di un nuovo inizio. Altra grande
ragione per ringraziare.
Il Signore ci vuole una cosa sola con
Lui – “Per tutto ciò devo ringraziare per primi papà Giuseppe e
mamma Margherita, con tutta la mia famiglia, i parenti e poi tutte le
realtà, le persone che mi hanno aiutato e sostenuto in tutti questi
anni. Prego per tutti coloro che ho incontrato e conosciuto. L’elenco
è lunghissimo: Milano, Sant’Elena, Quinto Romano, Baggio, Dergano,
l’incontro con la realtà nata da don Luigi Giussani, la Lombardia,
la
Brianza, Bergamo con il seminario, la comunità missionaria del
Paradiso, l’Abruzzo, Pescara, Roma, Tor Vergata, le Cappellette, il
Lazio, Grosseto, la Toscana, la Campania, le Marche, il Veneto, il
Trentino, i molti monasteri e santuari che hanno costellato il mio
cammino, Loreto, Montichiari, Civitavecchia, Medjugorje. Vorrei
ricordare tutto e tutti, ma non è proprio possibile!
“Ora evidenzio il grande dono della Fraternità Sacerdotale San Carlo, di cui sono parte sin dall’inizio. Infine ringrazio per essere stato chiamato in questi ultimi anni al Santuario del Beato Rolando Rivi, seminarista martire (morto dicendo “Io sono di Gesù”), nella Diocesi di Reggio Emilia – Guastalla, dal Vescovo Massimo, che ha aperto un ulteriore orizzonte di esperienza e conoscenza nel grande avvenimento di Cristo nella storia.
“Il Signore ci vuole una cosa sola con Lui– Dio uno e trino – salvi, liberi dal male, dal maligno, costruttori della civiltà dell’amore e della verità, attraverso l’intercessione di Maria, madre di Dio e madre nostra, corredentrice, con l’ausilio di tutti i santi, i beati, gli angeli e gli arcangeli.
“Tutto sia secondo la sua volontà e per la sua gloria. Vi chiedo sostenetemi in questo nuovo inizio intravvisto, a cui mi sento sollecitato. Profondamente uniti nella preghiera”.
don Antonio Maffucci (FSCB)
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