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29 maggio, 2015

Omelia nella santa Messa per la solennità del beato Rolando Rivi

 Omelia nella santa Messa per la solennità del beato Rolando Rivi

- Pieve di San Valentino
29-05-2015

Cari fratelli e sorelle,
 
abbiamo la gioia di celebrare per la seconda volta la festa liturgica del beato Rolando Rivi.
La consapevolezza del dono che ci è stato fatto attraverso la vita e la testimonianza di Rolando è ancora molto acerba. Ogni dono di Dio, infatti, esige un cammino lungo per poter essere compreso in modo sempre più profondo e accolto in tutta la sua portata.
 
Cosa vuol dire Dio alla nostra Chiesa e alla Chiesa universale indicando in Rolando un punto luminoso a cui guardare?
 
Rispondere a questa domanda è una responsabilità a cui non possiamo sottrarci, un compito che ci impegnerà per molti anni. Nel Vangelo che è stato proclamato troviamo già alcune strade per iniziare a rispondere a questa domanda.
 
1. Dio chiama ogni cristiano ad essere testimone della Resurrezione. Il martirio è una testimonianza della Resurrezione.
Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto (Gv 12, 24). Qual è questo frutto di cui parla Gesù? Ce lo dice lui stesso: il Padre mio lo onorerà (Gv 12, 26). Lo renderà partecipe della mia Resurrezione e lo renderà testimone di essa nei secoli.
 
Dio è presente e mostra continuamente, sotto i nostri occhi, la Resurrezione del Figlio. Molto spesso, come nel caso di Rolando, lo fa servendosi di strumenti umili, piccoli, deboli. Il primo insegnamento che possiamo cogliere dalla vicenda del nostro seminarista martire è proprio l’ordinarietà dell’azione di Dio nella nostra vita. Egli si nasconde dentro le pieghe quotidiane delle nostre giornate e ci chiede di guardare a ciò che Lui fa in noi e attorno a noi.
 
2. Ma per poterci accorgere dell’opera di Dio è necessaria la preghiera, l’apertura al dialogo con Lui. Abbiamo bisogno di uno sguardo profondo per vedere la luce e questo sguardo può donarcelo solo Dio. È questo il secondo insegnamento che ci viene da Rolando. Egli era un ragazzo di preghiera. Dentro tutte le occupazioni della sua giornata aveva sempre il cuore aperto a ciò che Dio gli suggeriva. La partecipazione alla Messa quotidiana, lo sguardo rivolto ai suoi genitori e al suo parroco, l’esperienza del servizio in parrocchia e dello studio in seminario, lo aiutavano a mantenere un rapporto stabile con Dio, che continuava anche durante i giochi, gli scherzi, le partite di pallone. Guardando la vita semplice di Rolando comprendiamo che per vivere in dialogo con Dio non occorrono grandi eventi o doni straordinari. Basta guardare e mettersi in gioco in quello che ci è dato chiedendo nella preghiera di poter essere suoi in tutto.
 
3. Se rimaniamo fedeli alla vocazione che il Signore ci dona – ed è l’ultimo aspetto che questa sera vorrei sottolineare guardando al nostro beato – il Signore opererà attraverso di noi, secondo strade e disegni che Lui solo conosce. La fedeltà di Rolando al cammino che aveva intrapreso non lo ha portato a diventare sacerdote come lui avrebbe desiderato, ma ha permesso al Signore di servirsi di lui per manifestare a tutti noi la vittoria della fede. E oggi la voce di Rolando si alza per raggiungere un numero infinito di uomini e di donne a cui difficilmente sarebbe potuta arrivare se, per poter diventare sacerdote, egli si fosse sottratto a ciò che Dio gli chiedeva. E in questo modo egli ci svela anche il senso più profondo del sacerdozio: l’immedesimazione con Gesù fino a donare la propria vita per lui e per la sua Chiesa.
Ciò che rende feconda la nostra vita non è, dunque, la realizzazione dei desideri, anche buoni e santi che abitano in noi – come quelli che abitavano il cuore di Rolando –, ma l’obbedienza lieta e quotidiana a ciò che Dio ci chiede.
 
Domandiamo che per l’intercessione del beato Rolando Rivi una nuova stagione della fede possa sorgere sulla nostra terra. A lui affidiamo ancora una volta le nostre persone, quelle dei nostri cari, soprattutto dei poveri e dei malati, e chiediamo il dono di nuove e sante vocazioni al sacerdozio, alla vita consacrata e al matrimonio cristiano.
 
Amen.

✝ Massimo Camisasca FSCB

Mons. Vescovo Reggio Emilia - Guastalla




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Riccardo Rampi

 “Voglio pensare che Alfredino che non ha mai potuto giocare col fratello, l’abbia voluto con sé in Paradiso e quando l’ha chiesto al Signore, è stato accontentato. Ora sono lì in Paradiso, abbracciati, due angeli custodi”.