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14 aprile, 2013

Lettera alla Diocesi su Rolando Rivi

 Lettera alla Diocesi su Rolando Rivi


 Reggio Emilia, 14 aprile 2013

Il vescovo Massimo Camisasca ha appreso con gioia la notizia che il Santo Padre Francesco ha autorizzato la pubblicazione del decreto per il martirio di Rolando Rivi, seminarista nella nostra casa di formazione a Marola dal 1942 fino alla morte, quando è stato ucciso in odio alla fede.“Possa la nostra Chiesa in questo Anno della fede ritrovare, anche per l’intercessione dei suoi santi e dei suoi martiri, la gioia e la baldanza della propria fede. Sappia comunicarla con passione agli uomini e alle donne che non conoscono Cristo. Sappia essere sempre strumento di riconciliazione con Dio e fra gli uomini. Chiediamo a Rolando Rivi, presto beato, di ottenere la grazia di tante vocazioni per la nostra Chiesa”.
 
Di seguito il testo della lettera alla Diocesi:
 
Cari fratelli e figli,
sabato scorso, 13 aprile, nel pomeriggio, nel Duomo di Modena, ho concelebrato
con l’arcivescovo la Santa Messa nella ricorrenza del martirio del nostro Rolando Rivi,
ucciso proprio il 13 aprile 1945 a Monchio, in terra modenese. Era nato e vissuto nella
nostra Diocesi, seminarista nel seminario di Marola e ora è sepolto nella Pieve di San
Valentino, dove era stato battezzato e dove aveva incontrato don Olinto Marzocchini,
infaticabile educatore appassionato al vero bene dei suoi parrocchiani. Guardando a
lui maturò in Rolando il desiderio di diventare sacerdote e a undici anni il ragazzo vestì
per la prima volta la veste talare che non avrebbe più lasciato sino alla morte.
Durante la mattina del 13 aprile mi ero recato per la prima volta, in preghiera, sui
luoghi del martirio e della sepoltura di Rolando. L’arcivescovo di Modena, Antonio Lanfranchi,
ha annunciato al termine della Santa Messa che la beatificazione avverrà a
Modena, molto probabilmente sabato 5 ottobre. Si attende soltanto il consenso definitivo
del Santo Padre.
Cosa significa e cosa chiede a tutti noi un evento di questa portata?
Innanzitutto di prendere coscienza di ciò che è accaduto, di non lasciarlo passare
invano, di non vivere distratti nelle nostre opere, dimenticandoci delle opere di Dio.
Senza la capacità di guardarle, di gioirne, di esserne riempiti.
Il martirio è innanzitutto opera di Dio che chiede a una persona se accetta di essere
suo testimone di fronte a tutti gli uomini e a tutti i secoli. Certo Dio si serve anche della
barbarie e della cattiveria degli uomini. Essi, inconsapevolmente, diventano servitori
della Sua gloria.
Dio ha chiesto a Rolando il dono di tutta la sua vita. 14 anni per Lui sono come
un tempo infinito (cfr. 2Pt 3,8). E Rolando ha maturato lungo questi suoi anni il suo
sì. “Io sono di Gesù”: questa sua espressione che egli vedeva esteriormente rivelata
dalla veste talare, che gli verrà strappata prima del martirio, manifestava il suo cuore
interamente donato. Egli sapeva che in Gesù tutto era suo. Nulla gli poteva essere veramente
strappato. Questa è la grandezza del martire. Egli dona il suo corpo e la sua
vita mortale perché sa che l’anima, cioè la vita vera, che si esprimerà nel corpo risorto,
non gli può essere tolta da nessuno.
Dante Alighieri all’inizio del Purgatorio ha un verso che sento molto vicino alla vicenda
di Rolando: «la vesta ch’al gran dì sarà sì chiara» (Purgatorio, I, 75). La «vesta»
è il corpo. Nel caso di Rolando è anche la sua veste talare che brillerà nella resurrezione
di una luce abbagliante e festosa.
Il martirio di Rolando Rivi, riconosciuto ora dalla Chiesa, non è la vittoria di una parte
su un’altra, è la vittoria della fede. Secondo l’espressione di san Giovanni: «Questa
è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede» (cfr. 1Gv 5, 4). Non è un caso, dunANNO
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que, anzi è un grande dono che la beatificazione di Rolando possa avvenire in tempi
così brevi proprio nell’Anno della Fede. Essa è un invito a riscoprire il dono prezioso
della fede, che Cristo ha ottenuto per noi sulla croce, che ci ha raggiunti attraverso
il battesimo, ma che noi spesso trattiamo come un dono qualsiasi dimenticandolo o
addirittura calpestandolo.
Rolando ottenga allora per tutti noi la gioia della fede, la gioia per l’elezione, un
privilegio che non viene dai nostri meriti, ma che per noi suona come responsabilità,
invito alla testimonianza, donazione di noi stessi ai nostri fratelli. Il martirio è la forma
più alta di povertà ed è perciò la testimonianza più alta della resurrezione. Con Cristo
ci sono dati tutti i beni necessari per la vita presente e futura e nello stesso tempo
siamo invitati a lasciare ciò che ci ingombra, ciò che rende pesante le nostre giornate,
il fardello faticoso dei nostri egoismi, invidie, gelosie, rivalità. Rolando ottenga per tutti
noi la scoperta di essere una sola cosa in Cristo. La scoperta della comunione, che
fonda la nostra unità non al di là di tutte le nostre differenze, ma godendo dei doni di
ciascuno, come ricchezza colorata e varia delle nostre comunità.
Non posso infine dimenticare che Rolando è stato un seminarista del nostro seminario
di Marola. Tutto ciò non mi porta innanzitutto a pretendere da lui il dono di un
numero sufficiente di preti. Quanti possono essere? Chiedo piuttosto che i giovani abbiano
a scoprire che la loro vita stessa è vocazione, è chiamata da Dio a una ricchezza
di esperienze positive in alleanza con Lui. Ogni vocazione cristiana ha una sua grandezza
di fronte a Dio e agli uomini, ha una sua ragion d’essere e un suo posto. Solo
quando abbiamo considerato tutto questo, allora possiamo permetterci di chiedere
per l’intercessione del beato Rolando Rivi il dono di vocazioni sacerdotali autentiche,
appassionate, pienamente umane e pienamente aperte ai doni dello Spirito.
Possa il nostro beato Rolando ottenere da Dio tutte queste grazie per noi! Da parte
nostra iniziamo a pregarlo con più intensità, con maggior fiducia.
Un’apposita commissione da me istituita ci accompagnerà in questo tempo verso
la beatificazione.
Tutti di cuore benedico nel Signore Gesù.
 
  ✝ Massimo Camisasca FSCB

Mons. Vescovo Reggio Emilia - Guastalla