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12 ottobre, 2014

Cinquantesimo di sacerdozio (1964 - 2014) di Mons. Ubaldo Nava nella mia ex parrocchia San Fermo e Rustico

 Nella mia ex Parrocchia San Fermo e Rustico di Presezzo (Bg) 



Mons. Ubaldo Nava ripercorrendo i suoi cinquant'anni di sacerdozio 1964 - 2014

I miei ringraziamenti più sinceri vanno ad Isabella Menghini, per la fotografia.


Tanti auguri di cuore, caro Padre, ancora per un buon cammino sacerdotale 

Dio, lo benedica e la Vergine Maria proteggano sotto al loro mantello. conservandolo a lungo su questa Terra.  

Canzano Barbara 

10 settembre, 2014

Il Bacio del Papa alla Reliquia di Rolando Maria Beato

Il Bacio del Papa alla Reliquia di Rolando Maria Beato






Papa Francesco mi ha dato un bel bacio sulla frontemi ha abbracciato e mi ha detto che ho un sorriso splendido. Ho provato una gioia immensa...». Tra i seicento della spedizione reggiano- modenese all’udienza generale in Vaticano dedicata anche al Beato Rolando Rivi, il martire di San Valentino di Castellarano, la più felice è lei. Velia Gallinari, 43 anni, diversamente abile di Albinea, il Papa lo ha proprio incontrato, toccato e abbracciato. E ci ha persino parlato. Con quella tenera innocenza da fare invidia a un bambino. «Pregherà per i miei amici e per la Croce Verde di Reggio e Albinea?», gli ha domandato Velia. Papa Francesco l’ha guardata con dolcezza: «Hai un sorriso bellissimo. Certo che pregherò. Prego per tutti e lo farò anche per i tuoi amici».

Velia è una delle seicento persone che assieme all’associazione «Amici di Rolando Rivi» e alla Croce Verde reggiana è andata a Roma dal Papa. Due giorni che rimarranno un ricordo indelebile per tutti quanti. Nel segno del martire seminarista, gli Amici di Rolando hanno accolto il Papa in Piazza San Pietro sventolando il foulard rosso con la scritta Io sono di Gesù.

Papa Francesco durante il suo giro sulla Papa-Mobile si è fermato proprio dal gruppo di pellegrini vicino alle transenne. Li ha salutati e si è fermato ad ascoltare il reggiano Emilio Bonicelli, segretario dell’associazione dedicata al Beato. «È stata un’emozione fortissima — racconta — Gli ho spiegato il motivo per cui eravamo tutti lì. Gli abbiamo regalato uno dei nostri foulard rossi e prima di donargli la reliquia di Rolando Rivi l’ha baciata. È stato un gesto stupendo che corona tutto il nostro cammino fatto finora. È come aver affidato Rolando alla chiesa universale». Un cammino però che non è finito. Ora si aspetta la santificazione di don Rivi col processo che è già partito.

«Prima che andasse via, ho detto al Papa che aspettiamo la canonizzazione. Lui si è girato, mi ha guardato e ha sorriso. Poi ha fatto un cenno come a dire: continuate così e vedrete che Rolando diventerà santo. È stata un’espressione di incitamento. Il Santo Padre ha questa grande capacità di accoglienza; trovarmi di fronte a lui è stato come essere davanti a un papà o a uno zio. Una persona familiare che sembra di conoscere da sempre. È stato un sogno».

Dopo il giro nella piazza del Vaticano gremita di 60mila persone, Papa Francesco ha parlato alla folla per l’omelia dell’udienza. Al suo fianco il vescovo di Reggio Massimo Camisasca con cui si è intrattenuto a lungo successivamente, con abbracci e sorrisi, e l’arcivescovo di Ferrara Luigi Negri (presidente dell’associazione Amici di Rolando). E anche qui la sorpresa: il Papa ha salutato i pellegrini reggiani ricordando che quell’udienza fosse in onore del Beato. «Rolando è un eroico testimone della Fede», ha detto Papa Bergoglio.

Una gioia immensa lo è stata anche per la Croce Verde di Reggio e Albinea. Ottanta volontari si sono aggregati alla spedizione voluta in occasione del centenario.

«È stata una giornata incredibile — racconta Cristiano Cucchi, organizzatore del viaggio — E il momento più emozionante, soprattutto per me, è stato quando il Papa ha benedetto il nostro vessillo che portavo in mano io. E poi, quando Velia ci ha detto che il Papa ha promesso che pregherà per noi siamo stati davvero felici».

Al pomeriggio poi, la spedizione ha concluso il pellegrinaggio con l’ultima messa nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. A presiederla è stato il vescovo Massimo Camisasca che nonostante un blackout e quindi impianto audio spento, ha fatto l’omelia a «voce naturale», con i fedeli che hanno osservato tutti un rigoroso silenzio. Un momento di preghiera molto sentito da tutti. Infine, la partenza da Roma per il ritorno a casa. Tutti stremati, anche per l’incessante traffico incontrato sul Grande Raccordo Anulare e per un incidente stradale lungo la A1 che li ha lasciati imbottigliati per ore. Tutti stanchi, ma felici. Con la gioia nel cuore.

24 agosto, 2014

Adelaide Roncalli in Bissola

 Nel 1944, al Torchio, sottofrazione delle Ghiaie di Bonate Sopra, abitava la famiglia Roncalli composta da un figlio Luigi e da sette figlie: Caterina, Vittoria, Maria, Adelaide, Palmina, Annunziata e Romana (e Federica morta in tenera età). Papà Enrico aveva rinunciato alla vita del contadino e prestava servizio come operaio in uno stabilimento locale. La mamma Anna Gamba, casalinga, doveva crescere con pazienza certosina la numerosa prole.

Adelaide aveva allora sette anni. Era nata il 23 aprile 1937 alle ore 11 al Torchio e battezzata il 25 aprile dal parroco Don Cesare Vitale. Frequentava la classe prima elementare; era una bambina comune, piena di salute e di vivacità, le piaceva giocare.

Nulla faceva presagire fino a quel pomeriggio del 13 maggio 1944 quando le apparve la Sacra Famiglia, che il suo nome avrebbe varcato non solo i confini d'Italia, ma quelli d'Europa.

Mentre il mondo bruciava tra le fiamme dell'odio e delle armi e la guerra sembrava non finire mai, la Madonna, madre di unità e regina della pace, scelse una fanciulla di Bonate, Adelaide Roncalli, per lanciare i suoi messaggi al mondo. Le apparve per tredici giorni in due cicli: il primo dal 13 al 21 maggio, il secondo dal 28 al 31 maggio.

La Madonna le predisse:
"Soffrirai molto, ma non piangere perché dopo verrai con me in paradiso." "In questa valle di veri dolori sarai una piccola martire…" Ma Adelaide era troppo bambina per valutare subito la gravità di queste parole. Dopo le apparizioni, fu isolata, intimorita, spaventata e tormentata psicologicamente, tanto che alla fine qualcuno, il 15 settembre 1945, riuscì a strapparle uno scritto di ritrattazione che peserà come un macigno sul processo di riconoscimento delle apparizioni.

Il 12 luglio 1946, smentì la ritrattazione che le era stata dettata, riaffermando per iscritto la veridicità delle apparizioni, ma purtroppo non ebbe l'esito sperato poiché il 30 aprile 1948, il vescovo di Bergamo mons. Bernareggi emise il decreto di "non consta" proibendo ogni forma di devozione alla Madonna, venerata come apparsa a Ghiaie di Bonate.

Spostata di qua e di là, contro il suo volere e all'insaputa dei suoi genitori, contrastata, derisa e calunniata, Adelaide portò la sua croce, lontano da casa.

Al compimento del suo quindicesimo anno, ottenne dal vescovo di entrare tra le suore Sacramentine di Bergamo. Morto il vescovo, qualcuno riuscì a strappare l'ordine di farla uscire dal convento costringendola a rinunciare al disegno vocazionale che Maria aveva manifestato su di lei. Questa rinunzia le portò molta sofferenza e le costò una lunga malattia.

Qualunque adolescente sarebbe uscita distrutta da una vicenda come la sua, ma Adelaide era forte e si riprese. Stanca di aspettare che le si riaprisse la porta del convento, decise di sposarsi ed andò a vivere a Milano dove si dedicò con sacrificio alla cura degli ammalati. Passarono gli anni e Adelaide rimase chiusa nel silenzio impostole dai superiori.

Finalmente, avvalendosi dei decreti del Concilio Vaticano II in materia di diritto all'informazione, Adelaide si sentì sgravata dalle proibizioni che le erano state imposte e decise di riaffermare solennemente e ufficialmente, davanti a notaio, la veridicità delle apparizioni.

Ora, Adelaide Roncalli, la veggente di Ghiaie, non c'è più. Colpita da un male incurabile, si è spenta alle tre di domenica mattina 24 agosto 2014. Visse nell'assoluto riserbo, lontana dai riflettori, in obbedienza alla Chiesa e soprattutto senza rancori per coloro che le hanno inflitto dolori e grandi dispiaceri.

 


 

22 giugno, 2014

Festa Anniversari mons. Ubaldo, Don Costantino, Don Elio.



Festa d'Anniversario 50^ anni di Sacerdozio
Parrocchia di Sant'Alessandro in Prezzate di Mapello (Bg)
Mons. Ubaldo Nava, Don Costantino Amedeo, e Don Elio Artifoni
Domenica 22 giugno 2014, Solennità del Corpus Domini. Festa d'Anniversario di Sacerdozio
I RINGRAZIAMENTI VANNO A Renato Mazzoleni ed a tutti i suoi collaboratori per questo bellissimo video



10 giugno, 2014

Daniele Massaro, nipote del cugino del seminarista ucciso, racconta la sua storia

 

Castellarano: Daniele Massaro, nipote del cugino del seminarista ucciso, racconta la sua storia


CASTELLARANO. A Castellarano, tra i discendenti di Rolando Rivi, c’è chi è diventato catechista ed è affascinato dalla sua storia particolarmente breve ma intensa.


«Quando ero bambino – dichiara Daniele Massaro – mio nonno Alfonsino Rivi mi raccontava sempre di suo cugino Rolando, della sua passione per la religione, di quando giocavano assieme e anche del momento della sua tragica morte».


Quando hai iniziato a interessarti alla storia di Rolando?


«Fino a 16 anni, nonostante in famiglia se ne parlasse spesso, non era un argomento che mi attirava. Ma dopo ho iniziato a leggere e ad approfondire la vita di quel mio giovane parente e ho capito che vi era qualcosa di eccezionale in lui, tanto che da tre anni lo porto come esempio ai ragazzi a cui insegno catechismo».

Agli adolescenti interessa la figura di Rolando?


«Sembra strano ma l’idea di questo ragazzo che, giovanissimo, ha seguito la sua fede fino alla morte affascina e coinvolge molto i giovani. Basta pensare al fatto che quando organizziamo la camminata da Castellarano fino alla chiesa di San Valentino, dove Rolando è sepolto, sono tantissimi i ragazzi che partecipano».


Che cosa ti ha colpito di Rolando Rivi?


«Il fatto che lui dicesse sempre “Sono di Gesù”. Uno dei modi per dimostrarlo era quello di portare sempre la veste talare. Non se ne separava mai, era come una seconda pelle: mio nonno mi raccontava che la portava anche quando giocava a calcio con gli amici. Non se la tolse nemmeno quando tutti in paese gli consigliarono di toglierla perché sul finire della guerra i partigiani comunisti erano a caccia anche dei religiosi».


Dopo quasi settanta anni dalla fine delle guerra, che idea ti sei fatto sulla morte di Rolando?


«Della sua morte sono sempre state date due versioni. Una era quella che fosse una spia dei tedeschi e per questo venne preso e ucciso dai partigiani. La seconda, invece, si basa sulla politica attuata dai partigiani comunisti, ossia quella di eliminare il più alto numero di preti e di religiosi. E Rolando, visto che portava la veste talare, era sicuramente un buon obiettivo. In ogni caso si è trattato di un atto disumano ed è inconcepibile pensare, ancora oggi, che un ragazzo di poco più di 14 anni sia stato preso, torturato per tre giorni e poi giustiziato solo perché non ha mai rinnegato la sua fede in Gesù».


E a proposito delle accuse di collaborazionismo con i nazisti cosa dici?


«Su queste accuse si basava la difesa degli assassini di Rolando. Una difesa che non resse in tribunale: in ben tre processi non fu mai ritenuta valida e nemmeno accolta. Alla fine i giudici diedero delle pene particolarmente alte, oltre 25 anni di galera, ai responsabili di quell’omicidio. Ma, a rigor di logica, come poteva fare la spia un ragazzino che andava sempre vestito da prete? Sinceramente non credo abbia senso, anche perché Rolando considerava la sua vita come una missione per diffondere il Vangelo e le idee di Gesù».


Cosa vuole dire avere un beato in famiglia?


«Sono felicissimo e spero di seguire i suoi insegnamenti. Il fatto che papa Francesco abbia nominato Rolando Rivi beato è stato un risultato eccezionale. E se la sua memoria non è stata persa, un grande merito lo si deve dare ai padri della Consolata, che hanno retto negli scorsi anni la parrocchia di San Valentino e che si sono impegnati a ricordarne la memoria. Insieme agli altri familiari di Rolando, ovviamente».


Adesso che cosa manca secondo te?


«Manca solo la proclamazione a santo, ma per questo è necessario il miracolo».


(Paolo Ruini)




01 maggio, 2014

Preghiera scritta da Adelaide Roncalli

Preghiera scritta da Adelaide Roncalli 


Cara Madre nostra amatissima, vogliamo tutti ringraziarti per il tuo amorevole intervento nel 1944 in piena seconda guerra mondiale sul nostro suolo bergamasco.

Ci hai sempre seguiti con i tuoi materni insegnamenti, anche davanti alle nostre debolezze, con grande misericordia e il tuo amore non ci manca mai.
Continua o Regina delle Famiglie a stendere il tuo manto su di noi ed elargire le tue generose grazie su tutti.
Donaci sempre il tuo figlio Gesù Eucaristico nostra vita con il Pane e lo Spirito Santo.
Adelaide Roncalli