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26 giugno, 2022

✝ Pensiero del 26 giugno 2022

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S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Meditazione sul Vangelo di Lc 9,51-62

Continuare a camminare.

Le tre letture di questa domenica ci parlano di “cammini”. Elia parte e cammina per incontrare Eliseo, san Paolo ci invita a camminare nello Spirito e Gesù inizia un viaggio verso Gerusalemme, nel corso del quale istruisce i suoi discepoli. La fede appare quindi oggi come un muoversi dietro Qualcuno, tenendo lo sguardo fisso alla meta.

Seguire Gesù implica rimanere in movimento, cambiare costantemente, accettare la precarietà e scoprirne anche, per certi aspetti, il valore. Seguire Gesù significa rinnovare la fiducia in Lui ogni minuto. E questo è faticoso: vuol dire “indurire il volto” e agire “decisamente” così come ha fatto Gesù per affrontare il suo ultimo viaggio verso Gerusalemme. Lungo questo cammino, ci imbattiamo nella fatica di non prendercela con chi ci rifiuta, di evitare di lanciare “anatemi” (come volevano fare gli apostoli), di non avere certezze umane, di lasciare chi ci ama, di perseverare e di non voltarsi indietro. La nostra “carne”, come dice san Paolo, ci inviterà a lasciar perdere, a non impegnarci per cose che sul momento non sembrano dar frutto ma appaiono solo pesanti, e a pensare solo a “morderci” l’un l’altro. Sarà un richiamo sempre presente, a volte più facile da non ascoltare, altre volte meno. Ma se smettiamo di camminare, se non teniamo duro, perderemo quella libertà interiore che germoglia quando si vive mettendosi al servizio delle persone. Perché tutte le fatiche che il Signore ci chiede sono per imparare ad amare, per distaccarci da noi stessi, per poter meglio mettersi a disposizione di chi ha bisogno. Se ad esempio una persona è ossessionata dal desiderio di avere un bel fisico, una buona carriera, tanti beni, lavorerà per ottenere tutto questo e non avrà mai tempo per altro, per gli altri. Quando qualcuno dice “non ho tempo”, talvolta è perché vive solo per se stesso. Gesù al contrario ci chiede di vivere da “nomadi”, nel senso di lasciare che le nostre energie e il nostro tempo siano “usati” dalle necessità del prossimo, necessità che spesso non si possono conoscere prima. Si tratta di mettersi a disposizione, di non avere paura dell’imprevisto, perché è proprio l’imprevisto che ci fa camminare e ci insegna che l’amore da dare non si può calcolare né prevedere. E, se saremo liberi nell’intimo, sapremo seguire le esigenze dell’amore anche lì dove mai avremmo immaginato.

Domenica 26 Giugno 
Ss. Giovanni e Paolo; S. Vigilio; S. Josemaria Escrivà
13.a del Tempo Ordinario (anno C)
1Re 19,16b.19-21; Sal 15; Gal 5,1.13-18; Lc 9,51-62
Sei tu, Signore, l’unico mio bene

Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta: «tu hai parole di vita eterna».

(I Samuele 3,9; Giovanni 6,68)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 15)
Rit: Sei tu, Signore, l’unico mio bene.

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.

Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta: «tu hai parole di vita eterna».

(I Samuele 3,9; Giovanni 6,68)


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