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S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede
Nel Cuore, di Cristo, dimora l'Amore Eterno, su cui possiamo confidare.Meditazione sul Vangelo di Lc 15,3-7
Questa devozione prese avvio alla fine del Medio Evo, con la siderazione attenta e commossa del significato salvifico dell’umanità di Cristo, e assunse contorni più precisi sotto l’influsso delle apparizioni a santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690). Il Cuore del Redentore è qui simbolo dell’amore che Cristo ha recato e mostrato agli uomini, e richiama la donazione radicale che Gesù fa di se stesso nella concretezza storica della sua libertà e della sua stessa componente affettiva: “Ecco il Cuore che tanto ha amato gli uomini ed è da loro così poco riamato”. La devozione è incentrata soprattutto nel culto di riparazione dei peccati. ln questo giorno si celebra anche la giornata per la santificazione dei sacerdoti, che è un’esigenza avvertita, oggi soprattutto, non solo dagli stessi presbiteri, ma anche dai fedeli che cercano in essi, “consciamente o inconsciamente, l’uomo di Dio, il consigliere, il mediatore di pace, l’amico fedele e prudente, la guida sicura a cui affidarsi nei momenti più duri della vita per trovare conforto e sicurezza” (Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri, n. 39).
“Misericordia io voglio, non sacrificio”.
Nella solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù la liturgia ci presenta tre letture nelle quali possiamo ritrovare le caratteristiche dell’amore di Dio: la cura del pastore che raduna e tiene al sicuro il suo gregge; la misericordia che si riversa sull’uomo mentre è ancora peccatore; l’attenzione del padrone delle pecore che non si stanca di cercarne anche una soltanto, perché nessuno deve rimanere smarrito.
Ognuno di noi ha incontrato la misericordia di Dio. Già il poter leggere o scrivere di Lui è segno che siamo stati toccati dalla gratuità della sua bontà. Nessuno di noi merita alcunché: non c’è nessuna nostra azione o pensiero che possa aver “guadagnato” la bontà del Signore. Mentre “ancora siamo peccatori”, il suo amore si riversa nei nostri cuori “per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”, dono che riempie, fascia e cura le ferite, guida, sostiene, consola, orienta. Ma perché il mondo non sperimenta il tocco del cuore di Cristo? Perché non crede alla sua misericordia? Nella ricerca di una possibile risposta, ci viene paradossalmente in aiuto la domanda di Gesù: “Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta finché non la ritrova?”. Pensiamoci: noi lasceremmo davvero la quasi totalità delle pecore per cercarne una sola? Il buon senso forse ci direbbe di non farlo per motivi di prudenza. La bontà, al contrario, ci direbbe di farlo perché la vita, non solo terrena, di una sola persona è sempre importante. Come abbiamo “a cuore” la nostra stessa vita, così nel nostro cuore deve poter entrare la vita degli altri, sia essa sana o malata, buona o cattiva, santa o peccatrice. Lasciar entrare il prossimo, con la sua debolezza e fragilità, nella nostra esistenza è testimonianza della misericordia di Dio; è far conoscere una benevolenza che non si fa racchiudere dentro schemi di merito per i quali tendenzialmente aiutiamo solo chi, appunto, se lo merita. Perché l’umanità si senta toccata dalla misericordia del Signore, ha bisogno di sentirsi guardata dai discepoli di questo Signore con occhi capaci di misericordia, deve vedere che qualcuno si “curva” su di lei per “prendersene cura”. E noi per imparare la misericordia dobbiamo fermarci davanti al Cristo crocifisso, contemplare Lui in quell’amore che è “piovuto” su tutti, non solo su alcuni. E desiderare che si avveri nella nostra esistenza l’invito del Signore: “Misericordia io voglio, non sacrificio”. Guardiamo allora alle nostre piccole e grandi durezze e invochiamo dal Signore un cuore nuovo, capace di farsi “pastore” di tutti, nessuno escluso, perché abitato dal “Pastore”, con la maiuscola.
Venerdì 24 Giugno
NATIVITÁ DI S. GIOVANNI BATTISTA (s)
SACRO CUORE DI GESÙ (anno C) (s)
S. Giuseppe Cafasso; S. Lanfranco; B. Maria R. Cimatti
Ez 34,11-16; Sal 22; Rm 5,5-11; Lc 15,3-7
Il Signore è il mio pastore: «Non manco di nulla».
Io sono il buon pastore, dice il Signore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.
(Giovanni 10,14)
Oppure
Prendete il mio giogo sopra di voi, dice il Signore, ed imparate da me, che sono mite ed umile di cuore.
(Matteo 11,29)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 22)
Rit: Il Signore è il mio pastore: «Non manco di nulla».
Il Signore è il mio pastore:
«Non manco di nulla».
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.
Mi guida per il giusto cammino
a causa del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.
Io sono il buon pastore, dice il Signore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.
(Giovanni 10,14)
Oppure
Prendete il mio giogo sopra di voi, dice il Signore, ed imparate da me, che sono mite ed umile di cuore.
(Matteo 11,29)
Meditazione sul Vangelo di Lc 15,3-7
Questa devozione prese avvio alla fine del Medio Evo, con la siderazione attenta e commossa del significato salvifico dell’umanità di Cristo, e assunse contorni più precisi sotto l’influsso delle apparizioni a santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690). Il Cuore del Redentore è qui simbolo dell’amore che Cristo ha recato e mostrato agli uomini, e richiama la donazione radicale che Gesù fa di se stesso nella concretezza storica della sua libertà e della sua stessa componente affettiva: “Ecco il Cuore che tanto ha amato gli uomini ed è da loro così poco riamato”. La devozione è incentrata soprattutto nel culto di riparazione dei peccati. ln questo giorno si celebra anche la giornata per la santificazione dei sacerdoti, che è un’esigenza avvertita, oggi soprattutto, non solo dagli stessi presbiteri, ma anche dai fedeli che cercano in essi, “consciamente o inconsciamente, l’uomo di Dio, il consigliere, il mediatore di pace, l’amico fedele e prudente, la guida sicura a cui affidarsi nei momenti più duri della vita per trovare conforto e sicurezza” (Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri, n. 39).
“Misericordia io voglio, non sacrificio”.
Nella solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù la liturgia ci presenta tre letture nelle quali possiamo ritrovare le caratteristiche dell’amore di Dio: la cura del pastore che raduna e tiene al sicuro il suo gregge; la misericordia che si riversa sull’uomo mentre è ancora peccatore; l’attenzione del padrone delle pecore che non si stanca di cercarne anche una soltanto, perché nessuno deve rimanere smarrito.
Ognuno di noi ha incontrato la misericordia di Dio. Già il poter leggere o scrivere di Lui è segno che siamo stati toccati dalla gratuità della sua bontà. Nessuno di noi merita alcunché: non c’è nessuna nostra azione o pensiero che possa aver “guadagnato” la bontà del Signore. Mentre “ancora siamo peccatori”, il suo amore si riversa nei nostri cuori “per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”, dono che riempie, fascia e cura le ferite, guida, sostiene, consola, orienta. Ma perché il mondo non sperimenta il tocco del cuore di Cristo? Perché non crede alla sua misericordia? Nella ricerca di una possibile risposta, ci viene paradossalmente in aiuto la domanda di Gesù: “Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta finché non la ritrova?”. Pensiamoci: noi lasceremmo davvero la quasi totalità delle pecore per cercarne una sola? Il buon senso forse ci direbbe di non farlo per motivi di prudenza. La bontà, al contrario, ci direbbe di farlo perché la vita, non solo terrena, di una sola persona è sempre importante. Come abbiamo “a cuore” la nostra stessa vita, così nel nostro cuore deve poter entrare la vita degli altri, sia essa sana o malata, buona o cattiva, santa o peccatrice. Lasciar entrare il prossimo, con la sua debolezza e fragilità, nella nostra esistenza è testimonianza della misericordia di Dio; è far conoscere una benevolenza che non si fa racchiudere dentro schemi di merito per i quali tendenzialmente aiutiamo solo chi, appunto, se lo merita. Perché l’umanità si senta toccata dalla misericordia del Signore, ha bisogno di sentirsi guardata dai discepoli di questo Signore con occhi capaci di misericordia, deve vedere che qualcuno si “curva” su di lei per “prendersene cura”. E noi per imparare la misericordia dobbiamo fermarci davanti al Cristo crocifisso, contemplare Lui in quell’amore che è “piovuto” su tutti, non solo su alcuni. E desiderare che si avveri nella nostra esistenza l’invito del Signore: “Misericordia io voglio, non sacrificio”. Guardiamo allora alle nostre piccole e grandi durezze e invochiamo dal Signore un cuore nuovo, capace di farsi “pastore” di tutti, nessuno escluso, perché abitato dal “Pastore”, con la maiuscola.
Venerdì 24 Giugno NATIVITÁ DI S. GIOVANNI BATTISTA (s) SACRO CUORE DI GESÙ (anno C) (s)
S. Giuseppe Cafasso; S. Lanfranco; B. Maria R. Cimatti
Ez 34,11-16; Sal 22; Rm 5,5-11; Lc 15,3-7
Il Signore è il mio pastore: «Non manco di nulla».
Io sono il buon pastore, dice il Signore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.
(Giovanni 10,14)
Oppure
Prendete il mio giogo sopra di voi, dice il Signore, ed imparate da me, che sono mite ed umile di cuore.
(Matteo 11,29)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 22)
Rit: Il Signore è il mio pastore: «Non manco di nulla».
Il Signore è il mio pastore:
«Non manco di nulla».
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.
Mi guida per il giusto cammino
a causa del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.
Io sono il buon pastore, dice il Signore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.
(Giovanni 10,14)
Oppure
Prendete il mio giogo sopra di voi, dice il Signore, ed imparate da me, che sono mite ed umile di cuore.
(Matteo 11,29)
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