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S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede
SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO – 16 19 giugno 2022
Meditazione sul Vangelo di Lc 9,11-17
Sequenza
Ecco il pane degli angeli,
pane dei pellegrini,
vero pane dei figli;
non dev’essere gettato.
Con i simboli è annunciato
In Isacco dato a morte,
nell’agnello della Pasqua,
nella manna data ai padri.
Buon pastore, vero pane,
o Gesù, pietà di noi: nutrici e difendici,
portaci ai beni eterni
nella terra dei viventi.
Tu che tutto sai e puoi,
che ci nutri sulla terra,
conduci i tuoi fratelli
alla tavola del cielo,
nella gioia dei tuoi santi.
Prendere per dare.
In questa solennità la liturgia ci propone l’episodio della moltiplicazione dei pani che ha trovato nell’evangelista Luca una lettura che richiama all’Eucaristia. Troviamo in esso, infatti, le azioni del prendere, del benedire, dello spezzare e del dare: tutti gesti che ci riportano all’Ultima Cena e che sarà possibile ritrovare anche nel celebre racconto dei discepoli di Emmaus.
Gesù è in mezzo alla folla, insegna e guarisce: due “azioni” proprie della compassione, del riconoscere cioè nell’altro una debolezza che va incontrata, accolta, curata; compassione che è ben diversa dal semplice “sentire pena” perché, quando è vera, essa si trasforma in agire, in un impegno pratico e non si limita ad un vago sentimento di pietà. Gesù, infatti, continua a preoccuparsi della gente anche quando i suoi stessi discepoli lo invitano a congedarla così che da sé si trovi altrove da mangiare e da dormire. Essi, come avremmo fatto anche noi, pensano che le persone siano troppe, che sia impossibile nutrirle, non si sentono all’altezza della situazione. Ma Gesù dà loro fiducia, gli dice che possono dare loro stessi da mangiare. Devono andare a vedere quello che hanno, quello che possono mettere a disposizione. Il resto lo farà Lui. È, in fondo, quanto dobbiamo fare noi: avere più fiducia in noi stessi, considerare le nostre possibilità e capacità, non spaventarci dei nostri pochi mezzi, interiori ed esteriori, e non delegare. Se Cristo ci ha messo il suo Corpo tra le mani, se ci ha chiamati a sé e non vuole lasciarci andare, se ci ha affidato delle persone di cui prenderci cura, se si fida di noi, perché a volte scappiamo, ci deresponsabilizziamo? Cosa ci impedisce di andare a scrutare in noi stessi per capire cosa possiamo dare a Dio e al prossimo? Cosa ci blocca? Il non sentirci in grado, il non essere abbastanza preparati, la paura di sbagliare? I motivi possono essere tanti, ma devo chiedermi se sono motivi validi, e se posso migliorare con un po’ di impegno. Gesù non ha sostituito i Dodici in quello che potevano fare, li ha invece sostenuti e “impiegati” per la distribuzione di quell’abbondanza che può venire solo dalle sue mani. Nessuno è rimasto a digiuno: questo è l’obbiettivo di Cristo, sfamare tutti. Se allora questi “tutti” ci staranno a cuore, se la loro “fame” entrerà come una sana preoccupazione in noi, se ci daremo pensiero per loro, allora non ci sarà blocco o paura che potranno impedirci di considerare cosa noi possiamo mettere a disposizione.
Domenica 19 Giugno
CORPO E SANGUE DI CRISTO (anno C) – P
S. Romualdo; Ss. Gervasio e Protasio
Gn 14,18-20; Sal 109; 1Cor 11,23-26; Lc 9,11b-17
Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore
SEQUENZA
[Sion, loda il Salvatore,
la tua guida, il tuo pastore
con inni e cantici.
Impegna tutto il tuo fervore:
egli supera ogni lode,
non vi è canto che sia degno.
Pane vivo, che dà vita:
questo è tema del tuo canto,
oggetto della lode.
Veramente fu donato
agli apostoli riuniti
in fraterna e sacra cena.
Lode piena e risonante,
gioia nobile e serena
sgorghi oggi dallo spirito.
Questa è la festa solenne
nella quale celebriamo
la prima sacra cena.
È il banchetto del nuovo Re,
nuova Pasqua, nuova legge;
e l'antico è giunto a termine.
Cede al nuovo il rito antico,
la realtà disperde l'ombra:
luce, non più tenebra.
Cristo lascia in sua memoria
ciò che ha fatto nella cena:
noi lo rinnoviamo.
Obbedienti al suo comando,
consacriamo il pane e il vino,
ostia di salvezza.
È certezza a noi cristiani:
si trasforma il pane in carne,
si fa sangue il vino.
Tu non vedi, non comprendi,
ma la fede ti conferma,
oltre la natura.
È un segno ciò che appare:
nasconde nel mistero
realtà sublimi.
Mangi carne, bevi sangue;
ma rimane Cristo intero
in ciascuna specie.
Chi ne mangia non lo spezza,
né separa, né divide:
intatto lo riceve.
Siano uno, siano mille,
ugualmente lo ricevono:
mai è consumato.
Vanno i buoni, vanno gli empi;
ma diversa ne è la sorte:
vita o morte provoca.
Vita ai buoni, morte agli empi:
nella stessa comunione
ben diverso è l’esito!
Quando spezzi il sacramento
non temere, ma ricorda:
Cristo è tanto in ogni parte,
quanto nell’intero.
È diviso solo il segno
non si tocca la sostanza;
nulla è diminuito
della sua persona.]
Ecco il pane degli angeli,
pane dei pellegrini,
vero pane dei figli:
non dev’essere gettato.
Con i simboli è annunziato,
in Isacco dato a morte,
nell'agnello della Pasqua,
nella manna data ai padri.
Buon pastore, vero pane,
o Gesù, pietà di noi:
nutrici e difendici,
portaci ai beni eterni
nella terra dei viventi.
Tu che tutto sai e puoi,
che ci nutri sulla terra,
conduci i tuoi fratelli
alla tavola del cielo
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore, se uno mangia di questo pane vivrà in eterno. nella gioia dei tuoi santi.
(Giovanni 6,51)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 109)
Rit: Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore.
Oracolo del Signore al mio signore:
«Siedi alla mia destra
finché io ponga i tuoi nemici
a sgabello dei tuoi piedi».
Lo scettro del tuo potere
stende il Signore da Sion:
domina in mezzo ai tuoi nemici!
A te il principato
nel giorno della tua potenza
tra santi splendori;
dal seno dell’aurora,
come rugiada, io ti ho generato.
Il Signore ha giurato e non si pente:
«Tu sei sacerdote per sempre
al modo di Melchìsedek».
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore, se uno mangia di questo pane vivrà in eterno. nella gioia dei tuoi santi.
(Giovanni 6,51)
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