Meditazione sul Vangelo di Lc 4,24-30
Se ci stupissimo di più.
Si dice spesso per indicare la perdita dello stupore, della meraviglia, della gioia della sorpresa, che ci si è abituati tra di noi come al colore delle pareti. Forse se ci pensi a freddo non ti ricordi neanche che colore hanno. Ti sei talmente abituato che non ti ricordi di quando le hai non solo viste, ma guardate, di quando ci hai fatto sopra un ragionamento, una valutazione. Sono sempre lì. Così purtroppo diventano le persone: sono sempre lì. Lo è il papà, la mamma, spesso lo diventa il marito o la moglie, qualche volta anche i figli. S’è fatta grande e alta come un armadio, ma è sempre la mia bambina; sono cresciuti e hanno responsabilità, ma in casa sono sempre perditempo. Tutto è sempre dovuto, niente è più desiderato. È la tomba dell’amore, ma anche della vita. Quando due fidanzatini si preparano al matrimonio sono una esplosione di stupore continua; appena sposati, comincia la routine, si comincia a seder, a pretendere e alla fine a non aspettare più niente. Gesù un giorno ha un grosso diverbio con i suoi concittadini, tanto che alla fine lo vogliono perfino ammazzare. Andava in giro per la Palestina e compiva le grandi opere di Dio, faceva miracoli, soprattutto moltiplicava segni, erano le indicazioni di rotta per una vita piena, beata e felice per tutti. A Nazaret ne hanno colto solo l’aspetto esteriore; per loro Gesù era poco più che un fenomeno da baraccone. Essere di Nazaret significava avere lo spettacolo assicurato. Ma Gesù porta la notizia sconvolgente del Regno di Dio e non può non sconvolgere; non è una notizia da sotterrare subito nel sentito dire, ma è notizia che ribalta la vita. La salvezza esige la bella e preziosa capacità di stupirsi, di avere il cuore limpido di chi si meraviglia, si apre alla lode e si orienta all’affidamento. Non è uno spettacolo da godere. Niente di questo può produrre la sicumera dei compaesani di Gesù. O cambiano, o la salvezza passa altrove. Anche noi siamo spesso cosi. Gesù è un soprammobile, un elemento decorativo. Come può essere la nostra speranza se non sappiamo di nuovo tornare a stupirci di Lui, della Sua bellezza, della Sua bontà, della Sua Grazia?
È un altro passo del cammino quaresimale per giungere alla speranza.
Lunedì 21 Marzo
S. Nicola di Flue; S. Benedetta C. Frassinello; S. Serapione
3.a di Quaresima
L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente
2Re 5,1-15; Sal 41 e 42; Lc 4,24-30
Gloria e lode a te, o Cristo!
Io spero, Signore; attendo la sua parola. Con il Signore è la misericordia e grande è con lui la redenzione.
Gloria e lode a te, o Cristo!
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