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S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede
Meditazione sul Vangelo di Lc 9, 14-15
Quaresima è fare festa allo sposo Gesù.
In verità quando si fa Quaresima non ci si accorge molto. Non è che vedi in giro meno cristiani a divertirsi, a mangiare di tutto e di più. In un qualsiasi autogrill, al venerdì fai fatica a trovare qualcosa di magro da mangiare; le stesse pensioni religiose si dimenticano di qualsiasi attenzione al digiuno. Ci si accorge di più quando i musulmani fanno Ramadan. Ricordo due ragazzine in un oratorio in mezzo a tanti bambini alla merenda del dopo scuola. Tutti si abbuffavano e loro tranquille sedute in disparte a guardare. Gli amici le invitano e loro senza scomporsi: noi facciamo Ramadan. Nessuno ha avuto niente da dire, anzi si sono fatti più di una domanda. A noi il nostro fondatore Gesù ha detto di non far vedere a nessuno che facciamo penitenza, ma di farla seriamente, di pregare non in piazza, ma nel segreto della nostra casa, di non coprirci di sacco e cenere, ma di profumarci mentre facciamo digiuno. Solo che noi all’italiana abbiamo preso per buono solo la prima parte: non ci facciamo vedere a fare penitenza perché non la facciamo proprio. Gesù ancora di più ci dice che la vita del cristiano non è una penitenza, un digiuno, ma una festa perché possiamo sempre stare con Lui. Lui è lo sposo che vive nozze eterne con noi, si fa presente e sparge gioia attorno a sé. Ma la sua è gioia vera, non è sballo, non è crapula, non è egoismo. Per Gesù la festa è mettersi tutto su una bancarella di mercato e dire: eccomi, sono qui, sono a disposizione, a qualcuno interessa avere quello che io ho da donare? Se trovi qualcuno che ti ascolta è una gioia, come sempre ce n’è nel dare. È cantare a chi ti ha dato la vita la gioia di essere vivi. Nella felicità, nella gratuità, nel dono si scopre che la vita è bella. Abbiamo trovato un grande baobab da cui si coglie la gioia di essere vivi al di sopra di ogni tristezza. Allora lo sguardo si alza al creato e la vita lo canta. Spesso durante la festa ci si trova a canticchiare, a zufolare con le mani in tasca. Probabilmente è la percezione inconfessabile di una “serenata” al creatore. Avere questi sentimenti non è contrario alla penitenza che Dio ci chiede, ma ne è l’anima. Il cristiano non ama soffrire, ma è capace di soffrire per far felici gli altri, a cercare ed offrire speranza.
Ma questa speranza dove la trovo?
Venerdì 4 Marzo
Venerdì dopo le Ceneri
S. Casimiro; S. Giovanni A. Farina; B. Umberto di Savoia
Tu non disprezzi, o Dio, un cuore contrito ed affranto
Is 58,1-9a; Sal 50; Mt 9,14-15
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria! Oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore. Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 50)
Rit: Tu non disprezzi, o Dio, un cuore contrito ed affranto.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.
Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto.
Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocausti, tu non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria! Oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore. Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
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