Esistono diverse cecità. Fisica, intellettuale, del cuore, spiritualità. Quando, siamo immersi in queste cecità, non vediamo nulla, abbiamo bisogno di Gesù, ma dobbiamo chiedere con fede.
Meditazione sul Vangelo di Mt 9,27-31
Gli occhi della fede.
Matteo, che ci sta accompagnando con il suo Vangelo lungo questi primi giorni di Avvento, ci riferisce un miracolo di Gesù: ridona la vista a due ciechi. L’evangelista dedica la redazione dei capitoli 8 e 9 del suo Vangelo a molti miracoli che il Cristo compie manifestando la potenza e la signoria di un Dio che è anche uomo, capace di “compatire” e prendere su di sé le malattie e l’infermità di chi soffre. La promessa di Isaia si realizza così nel Salvatore, luce del mondo.
“A Colui che tutto ha potere di fare, molto più di quanto possiamo domandare o pensare” (Ef 3,20). Nel testo del Vangelo sembrano realizzarsi le parole che l’apostolo Paolo rivolge alla comunità di Efeso: la potenza di Dio che già opera in noi per mezzo di Gesù può salvarci oltre ogni umana aspettativa. Questa è la realtà che i due ciechi sperimentano all’esser guariti: Gesù, quale Dio, era perfettamente conscio che avrebbe potuto ridar loro la vista, ma richiede, come in tutti i miracoli compiuti, che si creda veramente in Lui. Con la domanda «Credete voi che io possa fare questo? », desidera che i due indigenti confessino apertamente la loro fede, che affermino, come nel salmo odierno «Signore, Tu sei la mia luce e la mia salvezza, di chi avrò timore?». Com’è la nostra fede? Dio ama la fede pura che non cerca il successo personale, l’ostentazione, l’essere ammirati: Gesù si guarda bene dal compiere il miracolo in mezzo alla folla curiosa e sempre assetata del “ paranormale”, e conduce i due uomini in una casa vicina, al riparo da occhi “creduloni” ma non credenti. Quante volte Dio non ci concede subito ciò di cui abbiamo bisogno e ci fa attendere per far crescere la nostra fede e la nostra pazienza; nel nostro intimo tutti abbiamo delle zone “buie” nelle quali ci scopriamo “non vedenti”: la vanità che con ogni mezzo cerca gratificazioni, l’egoismo che giudica tutti senza rendersi disponibile se non a se stesso, l’incapacità di riconoscere i segni di Dio ed il bene nella nostra vita, e sentiamo il bisogno della “vista”, di entrare in rapporto con Dio che illumina il nostro cuore e ci rende capaci di vedere. Conosciamo bene le nostre cecità e come si manifestano nella vita di tutti i giorni? Nella nostra preghiera imploriamo il Signore come i due ciechi: “Signore abbi pietà di me” – con la fiducia di chi ha fede di poter essere guarito? La sua bontà e il suo potere sono infinitamente più grandi della nostra indigenza e malizia. Chiediamo al Signore di toccare anche i nostri occhi e di donarci lo sguardo della fede.
03 Dicembre
1.s d'Avvento
Il Signore è mia luce e mia salvezza
Is 29,17-24; Sal 26; Mt 9,27-31
Il Signore viene, andiamogli incontro: «Egli è la luce del mondo».
(Isaia 29,17-24)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 26)
Rit: Il Signore è la mia luce e mia salvezza.
Il Signore è mia luce e mia salvezza:
«Di chi avrò timore?».
Il Signore è difesa della mia vita:
«Di chi avrò paura?».
Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
«Abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
ed ammirare il suo santuario.
Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.
Il Signore viene, andiamogli incontro: «Egli è la luce del mondo».
(Isaia 29,17-24)
Nessun commento:
Posta un commento