Meditazione sul Vangelo di Lc 1,67-79
Attesa e silenzio.
Il brano di Samuele ci dice che Dio gradisce la proposta di Davide, ma gli fa capire che a Lui è più gradita la fede nelle sue promesse e la fedeltà all’alleanza. Sarà Lui a costruire “una casa” a Davide: Gesù sarà il costruttore della dimora stabile ed eterna. Con questo inno Luca ribadisce per il lettore non giudeo la lezione già data nel cantico di Maria: come leggere la storia con gli occhi della fede, secondo la promessa fatta ad Abramo. È un cantico di benedizione per il passato e di profezia per il futuro.
Zaccaria vede ora la realtà con gli occhi di Dio e ne parla come parlerebbe Dio, anzi, è proprio Dio che parla attraverso di lui. Che lezione per noi. Se ascoltiamo e crediamo a Dio, Egli compie meraviglie nella nostra vita. La prima parola che lo Spirito Santo mette sulle labbra di Zaccaria è quella della benedizione e della lode a Dio. La lode si differenzia dal semplice ringraziamento, in cui si è grati a Dio per i suoi doni; essa va oltre i doni stessi e arriva al Donatore. Dietro le cose e i fatti l’uomo di fede vede Dio stesso che in essi si esprime come dono. Allora gode di Dio stesso, partecipa della sua gioia e ringrazia che Dio sia Dio. Il potere di Dio è quello di dare salvezza. La salvezza è Cristo, discendente della casa di Davide. Il motivo di lode è solo e sempre Cristo. In Lui vediamo il vero volto di Dio, che è amore, tenerezza, compassione e servizio: egli si immerge nel nostro male, come la medicina nel corpo del malato, se ne fa carico, dà la vita per noi e ci libera da ogni paura di Dio. Anche se l’uomo viene meno ai suoi impegni, Dio rimane fedele. Dopo aver benedetto Dio per Cristo, Zaccaria parla di suo figlio: la realtà di Giovanni, come quella di ogni uomo, è comprensibile solo dopo Cristo e alla sua luce. Per mezzo di Giovanni viene data la conoscenza della salvezza, l’esperienza del Salvatore. Questa conoscenza è concessa nella remissione dei peccati. Solo lì l’uomo peccatore conosce il Signore (cfr. Ger 31,31-34). Il peccato è la nostra realtà, di cui il Battista ci fa prendere coscienza sulle rive del Giordano. Solo alla luce del perdono e della misericordia di Dio possiamo conoscere la nostra realtà di menzogna. Questa conoscenza che si ottiene nel perdono è fare esperienza delle viscere materne della misericordia del nostro Dio dalle quali scaturisce. È Gesù il perdono dei peccati e la manifestazione della misericordia del Padre. In questa preparazione del Natale il Signore ha scelto un testimone che gli prepari la via. So essere anch’io un “angelo” per un fratello? Ho mai ringraziato Dio per la sua fedeltà?
O Astro che sorgi, splendore della luce eterna, sole di giustizia: «Vieni, illumina chi giace nelle tenebre e nell’ombra di morte. Alleluia!».
24 Dicembre
4.s d'Avvento
Canterò per sempre l’amore del Signore
2Sam 7,1-5.8b-12.14a.16; Sal 88; Lc 1,67-79
O Astro che sorgi, splendore di luce eterna e sole di giustizia: «Vieni, ed illumina chi giace nelle tenebre e nell’ombra di morte».
SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 88)
Canterò per sempre l’amore del Signore.
Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».
«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide, mio servo.
Stabilirò per sempre la tua discendenza,
di generazione in generazione edificherò il tuo trono».
«Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”.
Gli conserverò sempre il mio amore,
la mia alleanza gli sarà fedele».
O Astro che sorgi, splendore di luce eterna e sole di giustizia: «Vieni, e illumina chi giace nelle tenebre e nell’ombra di morte».
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