Come il Battista, anche noi abbiamo bisogno, nel carcere della prova, d'ascoltarlo, mentre, ci apre gli occhi sulla sua identità Divina che traspare dalle opere che compie.
Meditazione sul Vangelo di Lc 7,19-23
Gesù guarì molti.
Nella prima lettura, il profeta si rivolge al popolo in esilio che ha perso la speranza e pensa che il suo Dio non sia in grado di fare più nulla per lui. Per ravvivare la fiducia, il profeta ricorda che il loro Dio è l’unico Dio, colui che ha creato e plasmato la terra in modo che potesse essere abitata: solo in lui ci può essere salvezza. Nel Vangelo, il Battista invia i suoi discepoli a Gesù, perché gli chiedano se davvero è lui il Messia che è venuto a compiere le aspettative del popolo. L’evangelista Luca riporta per due volte la domanda del Battista: perché questa accentuazione? Evidentemente la ritiene una domanda fondamentale con cui vale la pena confrontarsi.
«Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?»: un interrogativo che ci riporta alle nostre ricerche, al nostro desiderio di trovare ciò che risponde alla nostra sete di felicità e di pienezza di vita. Una domanda che non è molto diversa da quella che si pongono due fidanzati che stanno cercando di scoprire se l’altro è veramente la persona con cui poter costruire insieme una famiglia, un cammino d’amore reciproco, o invece bisogna trovare qualcun altro. Né è diversa dalla domanda di chi sta cercando di capire se davvero l’amore di Dio è ciò che risponde al suo desiderio di vita o deve cercare altrove. Gesù non chiede ai suoi interlocutori di credere in lui, ma compie davanti ai loro occhi dei segni che testimoniano di lui: una testimonianza che non si impone con la forza ma “bussa alla porta della nostra libertà”. Sono gesti che realizzano le Scritture, le attese dei profeti, rivelando un Messia che sta dalla parte della vita, che sceglie di portare il suo lieto annunzio, fatto di gesti e parole, ai poveri, a coloro che la società mette ai margini. In questo modo Gesù si rivela come colui che risponde alle domande e alle attese degli uomini. Potremmo chiederci se noi, come comunità e come singoli, siamo sulla stessa linea. Come rispondiamo a coloro che ci chiedono “ragione della speranza che è in noi”, a coloro che ci chiedono se davvero la fede nel Dio di Gesù Cristo può riempire una vita? Tendiamo a convincere con le parole, o addirittura con la forza, o siamo invece capaci di compiere segni che testimoniano la nostra passione per la vita dell’uomo? Segni di solidarietà, di ascolto, di accoglienza verso tutti coloro che vengono posti ai margini, così come faceva Gesù.
15 Dicembre
3.s d'Avvento
Stillate cieli dall’alto e le nubi facciano piovere il giusto
Is 45,6b-8.18.21b-26; Sal 84; Lc 7,19-23
Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie; ecco, il Signore Dio viene con potenza.
(Isaia 40,9)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 84)
Rit: Stillate cieli dall’alto e le nubi facciano piovere il giusto.
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.
Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.
Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
«I suoi passi tracceranno il cammino».
Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie; ecco, il Signore Dio viene con potenza.
(Isaia 40,9)
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