S. T. D. E DELLA B. V. M.
Meditazione sul Vangelo di Lc 1,57-66
E parlava benedicendo Dio.
I versetti che compongono il Vangelo di oggi narrano la seconda parte di una storia che inizia qualche tempo prima, quando a Zaccaria – durante il suo servizio al tempio – appare l’arcangelo Gabriele che gli annuncia che le sue preghiere sono esaudite, che avrà un figlio. Ma Zaccaria non gli crede e quindi diventa muto. Nel Vangelo di oggi invece, Zaccaria accoglie le istruzioni dell’angelo – dà a suo figlio il nome “Giovanni” – e dunque può di nuovo parlare.
In un’illustrazione di una Bibbia per bambini il busto di Zaccaria occupa tutta la pagina: la sua bocca ne riempie già la metà, ed è una bocca aperta non solo per dire il nome del figlio che si vede anche scritto su una tavoletta che tiene in mano, ma è aperta perché il suo è un grande sorriso pieno di gioia. Nel testo biblico la gioia viene espressa in altro modo: “gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio”. È comprensibile la gioia di chi da un lato può di nuovo parlare e dall’altro è felice di avere avuto un figlio, quando ormai non sperava più di averne. Ma questo non è tutto e lo vediamo dal testo biblico. Infatti, non vi è scritto solo che a Zaccaria si era sciolta la lingua, e neanche di quanto fosse felice del figlio neonato. Ciò che appare evidente è che la sua lingua si sia sciolta per benedire Dio. Quando dopo un lungo periodo in cui non riusciamo a comunicare i nostri sentimenti, le nostre gioie ansie, quando sembriamo muti e forse anche un po’ tristi per questo, basta poco per ritornare ad essere felici. Per Zaccaria questo poco era costituito da una tavoletta, su cui riuscì a scriverà quello che aveva sentito essere la volontà di Dio. In fondo erano solo poche parole, ma erano quelle che Dio gli aveva chiesto. Quando la decisione di Zaccaria coincise con la volontà di Dio per lui, allora gli si sciolse la lingua, e per lui cambiò tutto. Abbiamo tutti un “angelo” che parla al nostro cuore e ci dice cosa vuole Dio da noi. Ma quante volte noi non lo ascoltiamo, convinti di non dover dar retta a quella voce. Diventiamo così sempre meno capaci di comunicare veramente con gli altri… e con Dio. Diventiamo muti. Ma solo un piccolo passo nella direzione che c’era stata chiesta, un gesto, una frase e tutto cambia. Dio vuole la nostra gioia, una bocca aperta al sorriso e un viso pieno di gioia: per questo mandò Vangelo a Zaccaria, per questo parla alle nostre coscienze. Fare come vuole Lui non è un’imposizione o un terribile peso, significa semplicemente dire “sì” alla vera gioia.
23 Dicembre
4.s d'Avvento
Leviamo il capo: «É vicina la nostra salvezza».
Ml 3,1-4.23-24; Sal 24; Lc 1,57-66
Oh Emmanuele, Dio con noi, attesa dei popoli e loro liberatore: «Vieni a salvarci con la tua presenza».
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 24)
Rit: Leviamo il capo: «È vicina la nostra salvezza».
Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.
Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.
Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà
per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti.
Il Signore si confida con chi lo teme: «Gli fa conoscere la sua alleanza».
Oh Emmanuele, Dio con noi, attesa dei popoli e loro liberatore: «Vieni a salvarci con la tua presenza».
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