Troppo spesso sprechiamo parole e dimentichiamo che DIO Stesso ci ha insegnato a pregare. Cerchiamo ciò che ci è stato donato.
Meditazione sul Vangelo di Mt 6, 7-15
Non sprecate parole.
Il percorso della liturgia della Parola ci conduce oggi esattamente al centro del discorso della montagna del vangelo di Matteo: chiusa la porta del cuore agli occhi indiscreti, possiamo finalmente spalancarla al Padre e ascoltare le parole da dirgli direttamente dalla profondità del rapporto che con lui vive il Figlio. Gesù consegna la preghiera del Padre nostro ai discepoli come una vera e propria scuola di preghiera comunitaria in cui viene insegnato l’atteggiamento interiore con cui pregare e le cose necessarie e urgenti da chiedere.
A differenza del testo parallelo di Luca che riporta cinque richieste al Padre (Lc 11,24), Matteo ne elenca sette, distribuite in due parti: le prime tre rivolgono l’attenzione a Dio stesso, le altre quattro spostano l’attenzione alla comunità e ai suoi bisogni. Sette non è certo un numero casuale per Matteo, «scriba divenuto discepolo del regno dei cieli» (Mt 13,52), formatosi alla scuola rabbinica: esprime completezza e suggerisce al nostro cuore orante la consapevolezza che il Padre nostro è una preghiera completa. Lì, dice Tertulliano, «sono compendiati gli editti dei profeti, dei vangeli e degli apostoli, i discorsi, le parabole, gli esempi e i precetti del Signore». Le prime tre richieste ci insegnano la prima cosa necessaria: alzare il nostro sguardo al Padre, Donatore di tutti i beni. Chi impara a conoscere Lui e a contemplarlo, impara anche a capire cosa chiedergli, passando dall’adorazione e dalla lode alla vera e propria e supplica. Si ricalca lo stile della preghiera biblica e salmica, che sempre, anche quando è di lamentazione, è preceduta dalla preghiera di lode e intrinsecamente orientata alla lode e al ringraziamento. Ci soffermiamo per un momento proprio su queste prime tre richieste, per lasciarci educare il cuore a guardare al Padre e a chiedere a lui secondo il cuore del Figlio. «Sia santificato il tuo Nome»: il Nome è la sua Persona. Gli chiediamo che egli stesso si comunichi a noi, che venga in mezzo a noi con la sua santità per farci santi della sua stessa santità e manifesti così nella nostra storia umana la sua salvezza. “Venga il tuo Regno”: il Regno è il suo potere sovrano esteso sulla faccia della terra. Chiediamo che si compia il cuore dell’annuncio di Gesù e diciamo la nostra attesa della venuta del Re in persona. «Sia fatta la tua volontà, come in cielo, così in terra»: volontà di Dio è che tutti gli uomini, nella conoscenza del Cristo, via, verità e vita, siano salvi.
17 Giugno
Le opere delle tue mani sono verità e diritto
Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi,
per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
(Romani 8,15)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 110)
Rit: Le opere delle tue mani sono verità e diritto.
Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,
tra gli uomini retti riuniti in assemblea.
Grandi sono le opere del Signore:
le ricerchino coloro che le amano.
Il suo agire è splendido e maestoso,
la sua giustizia rimane per sempre.
Ha lasciato un ricordo delle sue meraviglie:
misericordioso e pietoso è il Signore.
Le opere delle sue mani sono verità e diritto,
stabili sono tutti i suoi comandi,
immutabili nei secoli, per sempre,
da eseguire con verità e rettitudine.
Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi,
per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
(Romani 8,15)
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