Quante tempeste attraversiamo nella vita e quante volte ci siamo lamentati con Gesù. Ma se ci sentiamo come gli apostoli nello sgomento, come loro gridiamo a Gesù, perché LUI ha cura di noi e quello che permette è sempre per un bene maggiore.
Meditazione sul Vangelo di Mc 4,35-41
Chi è dunque Costui?
Il Vangelo di oggi ci parla di Gesù che placa il vento e acquieta la tempesta. Il mare burrascoso è il simbolo del mondo agitato, ribelle e in disordine. Come Dio creatore, Gesù impone confini e ordine; egli è il Signore per il quale tutte le cose sono state create. Nell’immagine della tempesta sedata appare la signoria di Cristo sull’universo e sulla storia. Dio precede ogni opera dell’uomo, che è solo creatura, e quindi, limitata nella sua capacità di leggere le realtà e le vicende del mondo e nel suo potere di controllarle. Ogni tempesta della vita, anche quelle interiori, sono placate da Cristo, ancora adesso: ma è necessario che l’uomo abbia fede in lui.
Gesù dorme. Solo i discepoli appaiono sopraffatti dalle tenebre e dalla furia degli elementi. La dettagliata descrizione di Marco fa toccare con mano che non c’è più nessuna speranza: la barca sta ormai per riempirsi d’acqua; stanno affondando. Allora, con tono di rimprovero, i discepoli svegliano Gesù che dorme. Lui si alza, sgrida il vento e fa tacere il mare e nella natura torna la calma; non, però, nei discepoli! Ancor più spaventati si domandano: chi è Costui? Nella Bibbia il mare e l’oscurità sono simbolo del caos iniziale, dominato e vinto dalla potenza creatrice di Dio (Gen 1). Il mare è la sede di tutte le forze ostili a Dio, destinato a scomparire per sempre quando la creazione sarà totalmente rinnovata (Ap 21,1). La vittoria sulle malefiche potenze del mare non è in potere dell’uomo; è solo di Dio, l’Unico che è in grado di ridurre la tempesta al silenzio e di far tacere i flutti del mare. Gesù che si erge contro la furia del vento e comanda al mare, si rivela come l’unico Salvatore, l’Unico che può salvare l’uomo da tutte le potenze malefiche. A differenza di Mosè, che alzò il bastone e stese la mano per obbedire a Dio e divise le acque (Es 14,16.26), e a differenza di Eliseo che divise le acque invocando il Dio di Elia (2Re 2,14), Gesù agisce di sua iniziativa: è con la sua potenza che Egli domina il mare e salva. Di qui il linguaggio teofanico, cioè che rivela Dio, usato da Marco: i discepoli sono presi da grande timore, cioè da quel senso di forte turbamento e spavento, fatto di stupore estatico e reverenziale, che si ha di fronte al divino. Da tempo ormai essi seguono Gesù, ma non hanno ancora compreso; per loro, lui è un maestro, un “rabbi”, che insegna sì cose nuove, ma pur sempre un “rabbi”. Essi non hanno ancora fede e Gesù sa che dovrà faticare ancora molto per educarli!
20 giugno
Rendete grazie al Signore, il suo amore è per sempreSALMO RESPONSORIALE (Salmo 106)
Rit: Rendete grazie al Signore, il suo amore è per sempre.
Coloro che scendevano in mare sulle navi
e commerciavano sulle grandi acque,
videro le opere del Signore
e le sue meraviglie nel mare profondo.
Egli parlò e scatenò un vento burrascoso,
che fece alzare le onde:
salivano fino al cielo, scendevano negli abissi;
si sentivano venir meno nel pericolo.
Nell’angustia gridarono al Signore,
ed egli li fece uscire dalle loro angosce.
La tempesta fu ridotta al silenzio,
tacquero le onde del mare.
Al vedere la bonaccia essi gioirono,
ed egli li condusse al porto sospirato.
Ringrazino il Signore per il suo amore,
per le sue meraviglie a favore degli uomini.
Un grande profeta è sorto tra noi, e Dio ha visitato il suo popolo.
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