'11 aprile 1987 moriva Primo Levi.
I funerali cominciarono alle 14.30 del lunedì 13 aprile 1987, all’Istituto di Medicina legale di corso Galilei 22, a Torino. Il rabbino Emanuele Artom lesse il Salmo 91, quello che dice:
«Non temerai i terrori della notte
né la freccia che vola di giorno,
la peste che vaga nelle tenebre,
lo sterminio che devasta a mezzogiorno.
Mille cadranno al tuo fianco
e diecimila alla tua destra;
ma nulla ti potrà colpire».
Il corpo era avvolto in un lenzuolo, e la bara coperta da velluto nero, con pochi fiori. La funzione fu molto sobria perché il giorno dopo sarebbe incominciata la Pasqua ebraica, periodo nel quale non si possono tenere cerimonie, neppure funebri. Dall’Istituto di Medicina legale la bara di Primo Levi fu trasportata al primo reparto israelitico del Cimitero generale di Torino, e sepolta. C’erano associazioni di deportati, Norberto Bobbio, Giulio Einaudi, Piero Fassino, i colleghi della Siva, Società industriale vernici affini, di Settimo Torinese dove Levi aveva lavorato per trent’anni, ragazzi con la kippa, il copricapo ebraico. Primo Levi si definiva un ebreo «laico», non andava in sinagoga, ma il giorno prima di morire
aveva telefonato alla Comunità Ebraica di Torino per sapere se erano arrivate le azzime, il pane senza lievito della Pasqua Ebraica.
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