Translate

22 aprile, 2022

✝ Pensiero del 22 aprile 2022

   

S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

L'AMORE, dà la capacità di vedere al di là delle apparenze, di riconoscere segni, significati...L'Amore dà motivi d'incoraggiamento nelle difficoltà, cambia la monotonia in GIOIA PIENA.

Meditazione sul Vangelo di Gv 21,1-14

Tornarono a sentire il primo amore.

Il brano di oggi ci esorta ad una contemplazione attenta. Gesù è apparso in varie occasioni ai discepoli. Le esperienze erano state tanto forti che ancora non riuscivano ad assimilarle del tutto. È per questo che Pietro, non sapendo cosa fare, decide di andare a pescare durante la notte. Gli altri discepoli lo accompagnano. Dopo una lunga notte di lavoro manuale e di duro affanno, non ottengono niente. Come era già avvenuto tre anni prima, Gesù dice loro di lanciare ora le reti per pescare… e la rete si riempì di pesci. Troppe erano le coincidenze, perché Giovanni non intravedesse che era Gesù, il Maestro che, ancora una volta, li avvicinava percorrendo le rive della loro vita e le riempiva di nuovi frutti. Pietro, impetuoso come sempre, non aspetta che la barca torni a terra, e si lancia perché quello “è il Signore”. Gesù non si annuncia; semplicemente, parla loro dalla riva, gli offre ancora una volta un segno di riconoscimento e di amore. Questo incontro evoca di nuovo quello già remoto in cui Gesù li rese pescatori di uomini: tornarono a sentire il primo amore, quello cui è continuamente necessario ritornare, e che si deve rinfrescare, rivitalizzare, soprattutto nei momenti di difficoltà, di solitudine, di dolore o di abbandono. Solo chi ha fresco nella mente il giorno del primo incontro con Cristo, il giorno in cui sentì per la prima volta il suo amore, può come gli apostoli riconoscere già in lontananza che è il Signore che chiama e che ci offre di nuovo la sua mano, il suo aiuto, il suo amore. Non bisogna lasciare che l’amore si invecchi, si calcifichi. Durante tutto il tragitto della nostra vita, l’amore di Cristo deve essere la nostra stella polare che, con la sua presenza fissa e costante ci aiuta a ricordare quel “sì” al suo amore che un giorno abbiamo detto.

Venerdì 22 Aprile 
Ottava di Pasqua – P

S. Leonida; S. Gaio
La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo
At 4,1-12; Sal 117; Gv 21,1-14

Questo è il giorno fatto dal Signore: «Rallegriamoci ed esultiamo».

(Salmo 117,24)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 117)
Rit: La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele: «Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre».

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
«Una meraviglia ai nostri occhi».

Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
«Rallegriamoci in esso ed esultiamo!».

Ti preghiamo, Signore: «Dona la salvezza!!».

Ti preghiamo, Signore: «Dona la vittoria!!».

Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Il Signore è Dio, egli c'illumina.

Questo è il giorno fatto dal Signore: «Rallegriamoci ed esultiamo».

(Salmo 117,24)

21 aprile, 2022

✝ Pensiero del 21 aprile 2022

    

S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

La Pace, è il primo dono di Cristo Risorto, accogliere questo dono, significa accogliere la Sua Presenza, nell'anima, nella mente e nel cuore, perché se GESÙ, È IN NOI, NIENTE POTRTÀ TOGLIERCI QUESTA PACE.

Meditazione sul Vangelo di Lc 24,35-48

Testimoni di speranza.

I discepoli di Emmaus stavano ancora raccontando quel che era successo loro. Come si era riscaldato il loro cuore mentre quel misterioso compagno di viaggio, Gesù risorto, gli spiegava le scritture, affinché potessero iniziare a capire l’amore di Dio. È proprio in quel momento che Gesù si presenta in mezzo a loro, entrando nel cenacolo a porte chiuse. Egli rendendosi conto del loro timore, li rassicura: “non temete, sono io”. Gli apostoli predicarono il vangelo ispirati e fondati nella fede della resurrezione confermata da prove tangibili, non basate solo su un sepolcro vuoto. Gli apostoli sperimentarono la gioia che dà Gesù resuscitato. Le esperienze delle prime apparizioni furono molto forti. Tutto il brano evangelico lascia intravedere le difficoltà che vissero gli apostoli, dopo il momento tanto difficile e scandaloso della Crocifissione. Era difficile per loro riuscire a passare dal dolore profondo e sordo, dei giorni precedenti con l’inattesa e sorprendente esperienza che ora vedevano davanti a sé. Gesù deve ricordar loro: “queste sono le cose di cui vi parlavo quando ero ancora con voi… perché era scritto che il Cristo doveva soffrire e resuscitare di tra i morti al terzo giorno”. Da questo momento, i discepoli diventano testimoni di speranza, capaci di illuminare anche il dolore più profondo. Anche noi siamo chiamati ad essere araldi di questa nuova umanità, di questo terzo millennio. Non seguiamo un nudo crocifisso. Seguiamo un Dio che, per amor nostro, ha accettato la morte stessa ed è risorto per restituirci così la speranza nella vita eterna, cui Dio ci chiama fin da quando ci ha creati. Il tempo del dolore e dell’angoscia è passato, ora dobbiamo avere “volti da risorti”, un volto di gioia, fondati nella speranza di un amore – quello di Cristo – che non muore mai. È questa speranza che ci dà lo sprone per essere testimoni viventi di Cristo nel nostro ambiente.

Giovedì 21 Aprile 
Ottava di Pasqua – P

S. Anselmo; S. Corrado da Parzham
O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
At 3,11-26; Sal 8; Lc 24,35-48

Questo è il giorno fatto dal Signore: «Rallegriamoci ed esultiamo».

(Salmo 117,24)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 8)
Rit: O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!

O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
Che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell’uomo, perché te ne curi?

Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi.

Tutte le greggi e gli armenti
e anche le bestie della campagna,
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari.

Questo è il giorno fatto dal Signore: «Rallegriamoci ed esultiamo».

(Salmo 117,24)

20 aprile, 2022

✝ Pensiero del 20 aprile 2022

   

S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno
preparato per voi fin dalla creazione del mondo. 

 (Matteo 25,34)

Meditazione sul Vangelo di Lc 24,13-15

Una coppia in crisi. “Noi speravamo che…”.

Questa coppia di viandanti che va verso Emmaus è l’immagine consueta di due che stanno attraversando un brutto momento. È comune trovarsi in una situazione di crisi, nella vita: chi ne è esente? Li sentiamo umanamente molto vicini. Camminano, tristi, abbattuti, col morale sotto i piedi. Sono delusi, affranti. Il loro ideale di vita è crollato, e non hanno avuto la pazienza, la lucidità di aspettare e di pregare, per sapere che cosa Dio voleva da loro. Decidono di tagliar corto, andarsene via e tornare alla loro vita precedente: quel “noi speravamo…” è il loro motto.

Emmaus è sulla via del ritorno. Gli stessi che oggi se ne tornano angosciati e depressi, avevano percorso in senso inverso quella stessa pista, con la gioia entusiasta dei seguaci del Signore. Tornare indietro è duro. Significa riconoscere che ha vinto lo sconforto. È gettare la spugna delle responsabilità e tornare alla vita di prima: ''vita cristiana, con tutta l’esigenza che implicano, non sono facili. Tornare indietro, verso Emmaus, è sempre una grande tentazione. Tutto è cambiato radicalmente, da quando hanno sentito che il Signore è morto. Anche per noi, la vita e l’amore possono abbuiarsi. Ed è innegabile''. Ma cosa risolviamo tornando ad Emmaus, come se tutto quel che abbiamo vissuto fosse stato invano? Siamo disposti, per un fallimento od una sconfitta, a mandare tutto all’aria? Allora, è segno che non ci fidiamo di Dio, che non crediamo che Egli ha guidato con la sua Provvidenza la nostra vita. Siamo onesti, e ci renderemo conto che è più facile fidarsi di Dio. Ha saputo ricavare dall’orribile e inspiegabile morte di suo Figlio il bene più grande: la salvezza di tutti gli uomini. Come può essere che non venga alcun bene da quello che ora ci pare il nostro dramma? Ci sono ragioni che non si spiegano alla nostra mente razionale, ma che Dio ha previste. Quando Gesù cominciò a spiegare le scritture, a quella coppia in crisi, quando spezzò il pane, non diede “motivazioni” umane, ma evidenziò il piano provvidenziale di Dio. Quella rivelazione trasformò le loro vite ed oggi, è per noi un richiamo. Ognuno ha la sua personale via per Emmaus. Un posto dove il Signore spiegherà al nostro cuore ciò che non capiamo. Cristo si rivela a noi nella misura in cui sappiamo abbandonare il disfattismo e l’ottusità. Lasciamo che ci parli, avviciniamoci con fede all’Eucaristia.

Mercoledì 20 Aprile 
Ottava di Pasqua – P

S. Aniceto; S. Agnese da Montepulciano
Gioisca il cuore di chi cerca il Signore
At 3,1-10; Sal 104; Lc 24,13-35

Questo è il giorno fatto dal Signore: «Rallegriamoci ed esultiamo».

(Salmo 117,24)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 104)
Rit: Gioisca il cuore di chi cerca il Signore.

Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere.
A lui cantate, a lui inneggiate,
meditate tutte le sue meraviglie.

Gloriatevi del suo santo nome:
«Gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto».


Voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
È lui il Signore, nostro Dio:
«Su tutta la terra i suoi giudizi».


Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento ad Isacco.

Questo è il giorno fatto dal Signore: «Rallegriamoci ed esultiamo».

(Salmo 117,24)

19 aprile, 2022

Il GIUDICE LIVATINO ROSARIO ANGELO

 Il GIUDICE LIVATINO ROSARIO ANGELO

Nel vallone accanto alla superstrada, dov’era precipitato agonizzante per sfuggire ai killers, fu trovata accanto a lui la sua agenda di lavoro. Su di essa, nella prima pagina spiccava la sigla “STD”: “Sub tutela Dei”. Quella sigla si trova in tutte le sue agende e ricorda – ha spiegato il professore Giovanni Tranchina, che di Livatino fu docente universitario – “le invocazioni con le quali, in età medievale, si impetrava la divina assistenza nell’adempimento di certi uffici pubblici”.

Nella messa di commiato, il suo vescovo lo descrisse come “impegnato nell’Azione cattolica, assiduo all’Eucarestia domenicale, discepolo fedele del Crocifisso”.

Un rapporto diretto, perché il rendere giustizia è realizzazione di sé, è preghiera, è dedizione di sé a Dio. Un rapporto indiretto per il tramite dell’amore verso la persona giudicata”.

Quella conferenza termina con una pagina che afferma la coincidenza finale, per il cristiano, di giustizia e carità:
“I non cristiani credono nel primato assoluto della giustizia come fatto assorbente di tutta la problematica della normativa dei rapporti interpersonali, mentre i cristiani possono accettare questo postulato a condizione che si accolga il principio del superamento della giustizia attraverso la carità”.

Fossimo nei primi secoli della Chiesa, Rosario Livatino sarebbe già venerato come martire e dottore.

Luigi Accattoli





Martedì 19 aprile 2022

19 APRILE 1943: LA RIVOLTA DEL GHETTO DI VARSAVIA

 

19 APRILE 1943: LA RIVOLTA DEL GHETTO DI VARSAVIA

Con “Rivolta del ghetto di Varsavia” si intende la ribellione compiuta dalla popolazione ebraica reclusa all’interno del ghetto della capitale polacca contro l’occupazione tedesca durante il secondo conflitto mondiale.
Ribellione avvenuta dal 19 aprile al 16 maggio 1943, in cui vennero uccisi circa 13mila ebrei per mano nazista in seguito alla repressione voluta dal Reich: 7mila vittime di esecuzioni all’interno del ghetto, 6.000 che morino in conseguenza di incendi o tra le macerie degli edifici distrutti.
A questi vanno aggiunte 6.929 persone che vennero deportate prima e uccise poi a Treblinka. Il ghetto venne interamente raso al suolo e i suoi 42.000 abitanti superstiti furono dispersi nei vari campi di sterminio.
La rivolta del ghetto di Varsavia è divenuto uno degli emblemi della Seconda Guerra Mondiale e della feroce spietatezza della Germania nazista nella realizzazione della Soluzione Finale.
La ribellione ebbe inizio alle sei del mattino del 19 aprile, durante Pesach, la Pasqua ebraica, quando, una colonna di soldati tedeschi stava percorrendo via Nalewki e all’altezza dell’incrocio con via Gesia venne attaccata da spari, granate provenienti dalle finestre e bottiglie incendiarie.
I militari nazisti indietreggiarono e circa un’ora e mezza dopo lo Standartenführer Ferdinand von Sammern-Frankenegg informò il comandante del presidio, il Brigadeführer Jürgen Stroop, che non erano più presenti all’interno del ghetto.
Una delle prime testimonianze di questo episodio è raccontata nel 1946 in un piccolo libro redatto da Marek Edelman, vice comandante della rivolta...
[Continua a leggere l'articolo sul nostro sito >> https://www.progettodreyfus.com/la-rivolta-del-ghetto-di.../]

✝ Pensiero del 19 aprile 2022

  

S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Nella prima ora della Risurrezione Gesù, si china sulla sofferenza d'una donna, asciuga le sue lacrime, si occupa del suo dolore. Maddalena, non lo sa, ma tra le braccia di Cristo Risorto, il suo pianto, è un pianto di gioia.

Meditazione sul Vangelo di Gv 20,11-18

Il ritrovarsi chiamati per nome.

Maria Maddalena è indicata anche col titolo di “apostolo degli apostoli”. Lei dimostra, in questo momento, che alle paure, ai dubbi e alle incertezze, basta solo contrapporre la forza dell’amore. Durante la Passione, il vangelo ci ha mostrato il volto del peccato e del tradimento dei seguaci del Maestro, ma poi, un’altra realtà affiora dal più intimo di ognuno di loro. Pietro corre, in umiltà. Le donne affettuose e pie, pensano solo ad accudire il corpo del Signore. Gli altri, sebbene dapprima timorosi, sono trasformati e confermati nella loro missione. Tra tutti, la Maddalena avrà un ruolo importante: sarà il messaggero che porterà la notizia della resurrezione di Gesù ai suoi stessi apostoli. Maria è andata al sepolcro al mattino. È sconsolata. Le altre donne l’hanno lasciata sola, dopo lo spavento provocato da quei personaggi vestiti di bianco, le cui parole esse non hanno compreso. Quel che è certo, e tanto le basta, è che il corpo di Gesù è sparito. Il suo amore per il Maestro non le permette di non curarsene. Piange. Quando sembra che Dio ci abbandoni o quando, sfortunatamente, abbiamo perso la sua amicizia, e il peccato ha invaso la nostra vita lasciandoci orfani, le lacrime, e soprattutto il dolore del cuore, lungi dall’essere qualcosa di negativo, diventano una fonte di compunzione gradita a Dio. Egli opera in modo misterioso, ma reale, nella nostra anima, quando questa non lo trova o si perde. Può darsi che non sappia bene dove andare a cercarlo, o che sia disorientata… ma per Dio la cosa più importante è il desiderio di ritrovarlo, di tornare ad abbracciarlo, di trovare di nuovo, nella sua presenza, quell’unico amore capace di saziare la sete che tutti abbiamo di eternità e felicità. Maria riconosce Gesù, quando lui la chiama per nome. È la maniera personale ed irrinunciabile con cui Dio tratta ogni essere umano. Così sarà anche nel caso in cui ci fossimo persi, o se la Sua presenza venisse in noi oscurata. Il ritrovarsi con Dio è sempre qualcosa di personale ed intimo. Ci riempie di pace perché è un Dio vicino, che si lascia chiamare e toccare, che ci chiama per nome, perché ci ha creato per amore. La gioia del ritrovarsi nella Pasqua non sia mai deturpata dal male o dalla sofferenza mal sopportata. Le piaghe della Passione sono impresse in quei piedi che baceremo anche oggi, ogni volta che lo incontriamo, attraverso la Sua presenza nei sacramenti.

Martedì 19 Aprile 
Ottava di Pasqua – P

S. Leone IX; S. Elfego; B. Bernardo
Dell’amore del Signore è piena la terra
At 2,36-41; Sal 32; Gv 20,11-18

Questo è il giorno fatto dal Signore: «Rallegriamoci ed esultiamo».

(Salmo 117,24)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 32)
Rit: Dell’amore del Signore è piena la terra.

‎Retta è la parola del Signore‎
‎ e fedele ogni sua opera. ‎
‎ Egli ama la giustizia e il diritto; ‎
‎ dell’amore del Signore è piena la terra. ‎
‎ ‎
‎ Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,‎
‎ su chi spera nel suo amore,‎
‎ per liberarlo dalla morte‎
‎ e nutrirlo in tempo di fame. ‎
‎ ‎
‎ L’anima nostra attende il Signore:‎
‎ 
«Egli è nostro aiuto e nostro scudo». ‎

‎ Su di noi sia il tuo amore, Signore,‎
‎ come da te noi speriamo.‎

Questo è il giorno fatto dal Signore: «Rallegriamoci ed esultiamo».

(Salmo 117,24)

18 aprile, 2022

Anna Frank, 18 aprile 1944

 'Dopo il nostro mite inverno, abbiamo avuto una bellissima primavera. Aprile è glorioso, non troppo caldo e non troppo freddo, con piogge luminose occasionali. Il nostro castagno è in foglia, e qua e là si vedono già qualche piccola fioritura. ''

Anna Frank, 18 aprile 1944



Lunedì dell'Angelo

 Lunedì dell'Angelo

autore: Andrea Mantegna anno: 1426 titolo: Marie al sepolcro

Nome: Lunedì dell'Angelo
Titolo: L'angelo incontra le donne
Ricorrenza: 18 aprile
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione


Il Lunedì dell'Angelo, comunemente chiamato “pasquetta” è il giorno immediatamente successivo alla Pasqua, diventato festività civile nel dopoguerra per prolungare le ferie pasquali. E' festivo, oltre che in Italia, in quasi tutta l'Europa e in diversi altri Paesi.

Il suo nome è rappresentativo del  fatto che in questo giorno si ricorda un evento narrato nel Vangelo, l'incontro dell'angelo con le donne giunte al Sepolcro in cui era stato posto Gesù dopo la sua crocifissione, dove erano andate per imbalsamare il  Suo corpo con degli oli aromatici.

Leggiamo in   Marco 16, 1-3 “Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. Dicevano tra loro: -Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?-.”

Passione e  della Crocifissione, videro il masso scostato e il sepolcro vuoto, e fecero il loro incontro sovrannaturale con l'angelo che annunciò la resurrezione del Cristo, sebbene Luca e Giovanni parlino di due angeli.

(Mc 16, 5-7) “Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”.

Questo evento è la prova di quanto  la parola del Messia fosse  veritiera, Egli era davvero il Figlio di Diorisorto dalla morte per tornare al Padre dopo aver sacrificato la sua vita per i nostri peccati.

Su questo luogo di culto tanto significativo per i cristiani, a Gerusalemme,  sorge oggi la Basilica del Santo Sepolcro.

✝ Pensiero del 18 aprile 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Disse l'Angelo:

«Non cercate tra i morti, colui, che vive, perché Egli è risolto, come aveva detto».

Cristo risorto dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Alleluia. 

(Romani 6,9)

Meditazione sul Vangelo di Mt 28,8-15

La luce, solo per i cuori che amano.

Un sano dinamismo ha movimentato la vita dei discepoli e presto contagerà tutta Gerusalemme. Le donne hanno procurato la “causa” della situazione, ma col passare delle ore, perfino le autorità ebraiche devono affrontare l’accaduto: Gesù il Nazareno non è più nel sepolcro. Le guardie riferiscono il fatto inspiegabile, che si tenta di dissimulare con qualche sotterfugio. Ma è tutto inutile. Nessuno potrà nascondere questa valanga di Luce che Gesù Cristo-Dio ha fatto scaturire dalla sua resurrezione, perché il suo epicentro è dentro, nel più intimo recesso del cuore di ogni uomo che ama il Signore e crede nella sua divinità.

È passata alla storia la confessione del centurione romano che, vedendo morire Cristo sulla croce, esclamò: “Davvero costui era Figlio di Dio”. Al di là delle diverse versioni evangeliche riguardo alla frase attribuita al soldato, ciò che è univoco è l’atteggiamento di fondo di quest’uomo sincero. Nel momento più oscuro, quando le tenebre avevano coperto il Golgota e l’intera Gerusalemme, davanti al dissolversi di ogni traccia della sua apparente dignità – per non dire “divinità” -, e davanti allo scherno di tante altolocate personalità, un pagano romano – evidentemente alieno a qualsiasi concezione religiosa monoteista -, scopre proprio lì ciò che tanti ebrei credenti non potevano concepire: quello che aveva visto morire era il Giusto. Dà da pensare questa confessione di fede, perché mostra come la luce che promana da Gesù Cristo non è di ordine naturale, non si diffonde esteriormente, bensì nel cuore umano, accettando o meno di accoglierla. Se la luce della sua Divinità non è stata spenta neppure dalla morte, come si può pensare di occultarla nella Risurrezione? Come impedire ora quel terremoto, quella valanga di felicità e di gioia che ci pervade, da questo Gesù glorificato, qualsiasi sia la nostra attuale situazione? Forse, esteriormente, siamo proprio “pasquali”, ma interiormente soffriamo un Calvario di malattia, solitudine, tristezza, o angoscia per incomprensioni e divisioni. In ogni momento, Gesù sarà l’unico nostro sostegno. L’unico requisito è aprire il cuore. Il dolore ci rende irritabili e diffidenti, ma l’atteggiamento sincero davanti a Dio è quello del centurione, e delle donne che si lasciano illuminare e consolare. Egli ha voluto sperimentare tutto il dolore, per poter essere il nostro medico, la nostra gioia e la vera pace d'ogni anima.

Lunedì 18 Aprile 
Lunedì dell’Angelo – Ottava di Pasqua – P

S. Galdino; S. Atanasia; B. Sabina Petrilli
Proteggimi, o Dio: «In te mi rifugio».

At 2,14.22-32; Sal 15; Mt 28,8-15

Questo è il giorno fatto dal Signore: «Rallegriamoci ed esultiamo».

(Salmo 117,24)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 15)
Rit: Proteggimi, o Dio: «In te mi rifugio».

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu,
solo in te è il mio bene».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
«Nelle tue mani è la mia vita».


Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.

Questo è il giorno fatto dal Signore: «Rallegriamoci ed esultiamo».

(Salmo 117,24)

17 aprile, 2022

Pasqua di Risurrezione del Signore

 Pasqua di Risurrezione del Signore

autore: Noël Coypel anno: 1700 titolo: La resurrezione di Cristo luogo: Museo delle Belle Arti, Francia

Nome: Domenica di Pasqua
Titolo: Risurrezione del Signore
Ricorrenza: 17 aprile
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Solennità
Patrono di:Cherasco


Alla sera del venerdì, appena Gesù aveva reso lo spirito un soldato per assicurarsi che era veramente morto gli aveva passato il cuore con una lancia. Giuseppe d'Arimatea, nobile decurione, e Nicodemo chiesero a Pilato il corpo adorabile di Gesù e, ottenutolo, lo avvolsero in una sindone con aromi e lo deposero in un sepolcro nuovo, scavato nel vivo sasso. Il giorno seguente i Principi dei Sacerdoti, ricordandosi che Gesù aveva detto che dopo tre giorni sarebbe risuscitato, domandarono a Pilato che ne facesse custodire il sepolcro per tre giorni, affinchè, dicevano essi, non vengano i suoi discepoli a rapirne il corpo, e poi dicano ch'è risorto. Pilato acconsentì, e furono posti i soldati a guardia del sepolcro, e venne suggellata la pietra. Al terzo giorno, di buon mattino, si sentì un gran terremoto; un Angelo sfolgoreggiante di luce discese dal cielo, rovesciò la pietra del sepolcro e vi sedette sopra. Gesù vincitore della morte e dell'inferno era risorto come aveva promesso. Le guardie sbigottite caddero come morte, ma poi riavutesi, corsero in città a dar l'avviso dell'accaduta ai Principi dei Sacerdoti. Questi però diedero loro del denaro, affinchè dicessero che mentre esse dormivano erano venuti i discepoli, e ne avevano portato via il corpo.

Al mattino presto (le donne) si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: "Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno"».

È ancora buio e le donne si recano al sepolcro di Gesù, le mani cariche di aromi. Vanno a prendersi cura del suo corpo, con ciò che hanno, come solo loro sanno. Sono quelle donne che l'avevano seguito dalla Galilea, sostenendolo con i loro beni in ciò che era necessario. Con lui avevano assaporato la ricchezza del «più che necessario», giorni di libertà felice, germogli di un mondo nuovo. Sono quelle che stavano sotto la croce. L'avevano guardato morire. E nessuno a soccorrerlo. Ora vanno al sepolcro: ciò che le muove non è un atto di fede nella divinità di Gesù, non una speranza segreta, ma un atto d'amore. Lo amano ancora, semplicemente, ma è ciò che rimette in marcia la vita: «non è possibile amare la divinità di Cristo se non amando prima la sua umanità» (Heidewick di Anversa).

Il racconto di Luca è di estrema sobrietà: «entrarono e non trovarono il corpo del Signore». Tutto si blocca, l'assenza del corpo di Gesù entra dolorosamente in loro come uno smarrimento, un vuoto pieno solo di domande. E alla desolazione si aggiunge paura: due uomini vestiti di lampi. Come è contrastata la fede di Pasqua! Quasi fossero doglie di parto. Si innesta su di una ferita, su di una assenza patita dolorosamente, su di una perdita.

Perché cercate tra i morti colui che è vivo?


Voi state cercando il vostro tesoro perduto, avete fame di colui che vi ha riempito di senso le vite.

Perché cercate colui che è vivo?


Bellissimo nome di Gesù: Lui è il vivente. Non solo è vivo adesso, come uno che non è più un morto, ma è il vivente, colui che continuamente vive, cui appartiene il vivere, l'autore della vita: la sua missione, la sua azione è germinare vita, fiorire vita.

Non è qui, è risuscitato, si è alzato.


I Vangeli raccontano la risurrezione di Gesù con i due verbi del mattino dell'uomo, svegliarsi e alzarsi. Come se i nostri giorni fossero una piccola risurrezione quotidiana, e la Pasqua un giorno senza più tramonto. Ma la tomba vuota non basta, gli angeli non bastano perché la fede venga alla luce: Ricordatevi come vi parlò: bisogna che io sia crocifisso e risorga... ed esse ricordarono le sue parole.
Adesso tutto esplode. Le donne ricordano, credono perché ricordano, credono non per le parole degli angeli, ma per la parola di Gesù. Credono prima di vedere. Non sono le apparizioni che fanno credere, né le vesti sfolgoranti, ciò che fa credere è sempre la sua Parola, Vangelo custodito anche nei giorni della perdita e dell'assenza. Le donne hanno conservato quelle parole perché le amano, perché nell'uomo si imprime e persiste solo ciò che ci sta davvero a cuore. Principio di ogni incontro con il Vivente è, anche per noi, la custodia amorosa della sua Parola.

MASSIMA. Il nostro Agnello pasquale, Cristo, è stato immolato. Perciò facciam festa non col vecchia lievito della malizia, ma con gli azimi della parità e della verità. S. Paolo ai Corinti.

PRATICA. La solennità di tutte le solennità che la Provvidenza ha voluto assegnarvi in questo mese, sollevi al cielo il vostro spirito, la mente ed il cuore: tutto quello che non è pel cielo, è tutto perduto. O Adamo, felice il tuo peccato Che un sì gran Redentor ci ha meritato!

MARTIROLOGIO ROMANO. In questo giorno, che il Signore ha fatto, solennità delle solennità e nostra Pasqua: Risurrezione del nostro Salvatore Gesù Cristo secondo la carne.





ICONOGRAFIA


L'iconografia della Resurrezione di Cristo vanta di tantissime opere d'arte quasi sempre raffiguranti il Cristo che risorge dal sepolcro con una bandiera crociata simbolo della resurrezione, insieme a lui in basso quasi sempre troviamo i soldati che erano di guardia al sepolcro, in molte rappresentazioni sono presenti anche le tre Marie, la Vergine, Maria Maddalena e Maria di Cleofa. Una delle più celebri rappresentazioni della resurrezione è sicuramente quella di Raffaello che con i suoi meravigliosi colori esalta la forza e la bellezza della scena dove oltre ai tipici soggetti sono visibili anche due splendidi angeli che sono i primi testimoni e gli interpreti del Risorto e che aprono la strada all’annuncio di vittoria sulla morte e avranno un ruolo importante nell'incontro con le Tre Marie

Resurrezione di Crist
titolo Resurrezione di Crist
autore Raffaello anno 1501-1502


Anche la magnifica opera di Piero della Francesca conservata nel Museo Civico di Sansepolcro è una grande rappresentazione della scena con i soldati che sono addormentati.

Resurrezione
titolo Resurrezione
autore Piero Della Francesca anno 1458-1474


Anche la celebre opera di Peter Paul Rubens conservata a Palazzo Pitti di Firenze rappresenta come Cristo si leva trionfante, reggendo il vessillo crociato, con un angelo che lo scopre e due putti che gli reggono la corona di spine.

Resurrezione di Cristo
titolo Resurrezione di Cristo
autore Pieter Paul Rubens anno 1616 circa


Di notevole fascino anche l'opera di Domenico Ghirlandaio artista del XV sec

Resurrezione di Cristo
titolo Resurrezione di Cristo
autore Domenico Ghirlandaio anno 1490-1498