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23 luglio, 2021

Pensiero del 23 luglio 2021

Meditazione sul Vangelo di Gv 15,1-8

Rimanere in Gesù.

In questa occasione la Chiesa ci propone l’ascolto della parabola della vite e dei tralci. In questo brano evangelico troviamo una rivelazione sulla Trinità: il Padre è il vignaiolo, il Figlio è la vera vite, lo Spirito  Santo è la linfa vitale nel seno della Trinità e nel cuore dei discepoli, che sono i tralci. Da questo brano è possibile trarre anche una lettura ecclesiale ed eucaristica: il primo “frutto della vite” è l’Eucaristia della nuova alleanza nel sangue di Gesù (Mt 26,29).

«Io sono la vera vite». Si tratta di un’affermazione che può essere collocata accanto ad altre analoghe  affermazioni di Gesù: «Sono il vero pane», «Io sono la luce». In queste affermazioni c’è una nota polemica: Gesù è la vera vite, il vero pane, la vera luce. Tutte queste affermazioni indicano che solo Gesù è in grado di offrirci quella vita che andiamo cercando. L’affermazione di Gesù introduce una novità rispetto all’Antico Testamento. Là si dice che Dio ha una vigna, qui si afferma che Dio stesso è la vite. Nell’Antico Testamento si parla di una vigna e di una vite che non sono all’altezza delle attese di Dio. Se qui l’evangelista Giovanni può affermare che la vite è finalmente all’altezza delle attese di Dio, è unicamente perché Gesù è la vite. L’evangelista sottolinea il tema della prova (il Padre “pota”), ch'è un’indispensabile condizione di fecondità, ma che rimane pur sempre una possibilità di smarrimento. Si sottolinea anche che il cristiano può essere un ramo secco infruttifero! È la solita paradossale e sconcertante antinomia: la comunità è in Cristo, e quindi protetta, salvata e feconda, ma la possibilità del peccato non è assente. Il criterio di giudizio sono i frutti i quali maturano solo se “si rimane in Cristo”, cioè se si mantiene la dipendenza da lui: chi rimane in Gesù dà frutto, chi si stacca inaridisce. Perciò l’uomo deve comprendere che la propria forza e salvezza stanno nell’obbedienza, non nell’autonomia. Si tratta di una dipendenza da vivere anzitutto come fede e fiducia – cioè di appoggiarsi a Cristo e non a se stessi – e poi come osservanza dei comandamenti – cioè di conformare la vita alle parole di Gesù e non ai propri progetti.

23 Luglio

Benedirò il Signore in ogni tempo

Rimanete nel mio amore, dice il Signore, chi rimane in me, ed io in lui, porta molto frutto.

(Matteo 15,9.5)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 33)
Rit: Benedirò il Signore in ogni tempo.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.

Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
I leoni sono miseri e affamati,
ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene.

Rimanete nel mio amore, dice il Signore, chi rimane in me, ed io in lui, porta molto frutto.

(Matteo 15,9.5)


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