Ascoltate, genti, la parola del Signore, annunciatela alle isole più lontane: «Coraggio, non temete! Ecco, giunge il vostro Dio».
Meditazione sul Vangelo di Mt 8,5-11
L’incontro liberatore con Gesù.
L’episodio raccontato dall’evangelista Marco ha come teatro Cafarnao, ed i protagonisti della scena sono Gesù e un centurione. Il dialogo che si instaura tra i due dopo la richiesta del soldato di guarire il proprio servo malato, rivela per mezzo di una breve parabola, ispirata all’ambiente militare, l’umiltà e la fede pura di quest’uomo. Gesù, profondamente ammirato, ne tesse l’elogio svelandoci come Dio gradisca il cuore umile, il solo che consente, come ricorda il salmo “di andare con gioia incontro al Signore” con la fiducia di essere esauditi.
All’inizio del cammino d'Avvento il brano evangelico ci rivela la realtà profonda e consolante di Gesù: egli è portatore di una parola che guarisce, che libera l’uomo dal male che minaccia la sua esistenza. Ci invita ad andare da Lui con la fede del centurione, una fede che riconosce la propria povertà – “Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto” – e che fa conto sul Signore stesso, sulla potenza della sua parola “di’ soltanto una parola e il mio servo sarà salvato”. Ogni volta che ci rechiamo a messa si rinnova questo incontro tra la nostra anima povera e bisognosa di cure ed il “Medico divino”, Cristo, il solo che può guarirci. Forse troppo spesso la nostra partecipazione al banchetto dell’Eucaristia assume un carattere abitudinario e dimentichiamo le parole che pronunciamo pochi istanti prima di ricevere Gesù, vivo e presente nell’Eucaristia: “O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma dì soltanto una parola ed io sarò salvato”. Queste parole, per produrre in noi un benefico frutto, richiedono la garanzia che le autentica: «Il nostro credere. La fede ci rivela che Gesù non è semplicemente un grande personaggio, ma è il Messia, il Salvatore, vero Dio e vero Uomo, che prende su di sé le nostre infermità per guarirle, manifestando la potenza dell’amore di Dio e la sua volontà di salvare l’uomo. Sento il bisogno di essere salvato, liberato dal male che insidia la mia libertà o mi ritengo autosufficiente, capace di sconfiggere il peccato con le mie uniche forze? Chiediamo al Signore la grazia di far crescere il germe della fede che ha seminato in noi il giorno del nostro battesimo, perché vivendo d'essa, possiamo anche noi essere inclusi, un giorno, tra quelli che Gesù avrà fatto sedere accanto a Sé nel Regno dei Cieli».
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