La voce, della coscienza spinge Zaccheo, a salire sull'albero, dal quale il Signore, lo fa scendere, per farne un uomo nuovo. Per ciascuno di noi, c'è sempre un sicomoro, dove Gesù c'attende.
Meditazione sul Vangelo di Lc 19,10
Zaccheo, il risorto
All’inizio della sua predicazione, Gesù entrò a Nazareth, la città dove era stato allevato. I nazareni volevano vedere miracoli, ma la loro fede era superficiale: non ne videro! Per questo tentarono di uccidere Gesù, che, «passando in mezzo a loro se ne andò» (Lc 4,30). Quasi al termine della sua missione, Gesù entra in un’altra città, Gerico che, un tempo fortezza inespugnabile, ora si lascia attraversare dal suo Signore e Salvatore. La città è simbolo della nostra anima; sta a noi essere docili alla sua Parola e permettere che essa ci attraversi: Zaccheo ne è un esempio.
Il Vangelo narra la vicenda di un’anima, che si è lasciata espugnare da Gesù e delle meraviglie compiute da questa sua pacifica conquista. Si tratta di un uomo, Zaccheo, capo dei pubblicani esattore delle tasse per conto dei Romani, ricco, a causa della sua disonestà nell’esigere le imposte, dunque disprezzato da tutti. Ma chi è veramente? «Cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura». In mezzo alla “folla” dei suoi peccati e del rancore della gente, tuttavia, la mente ed il cuore di questo omuncolo sono già nella Luce, Gesù lo sta già chiamando. Egli corre, s’arrampica, si libera di ogni pudore, pur di giungere in fretta all’appuntamento con l’Unico che lo ama perché è suo figlio, da troppo tempo lontano. Ed ecco, lo sguardo di Gesù incrocia quello di Zaccheo, il male che era nel suo cuore si sgretola come le mura di Gerico! L’usuraio Zaccheo è morto. Risorge Zaccheo il generoso, che dà la metà dei suoi beni ai poveri; il giusto, che applica al suo prossimo il tasso di interesse prima preteso per sé, restituendo quattro volte quello che ha frodato. L’Amore ha stravinto, ma Gesù vuole la piena riabilitazione dell’ex pubblicano e chiede di essere ospitato da lui. Delicatezza di Dio! Non umilia il peccatore, ma lo solleva dalla polvere, facendosi Lui stesso mendicante d’amore. Ad ognuno dice: ho bisogno di te, della casa di Zaccheo, degli amici al Getsemani… (Mt 26,33).
16 Novembre
Il Signore mi sostiene
Dio ha amato noi e ha mandato il suo Figlio, come vittima d'espiazione per i nostri peccati.
(I Giovanni 4,10)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 3)
Rit: Il Signore mi sostiene.
Signore, quanti sono i miei avversari!
Molti contro di me insorgono.
Molti dicono della mia vita:
«Per lui non c’è salvezza in Dio!».
Ma tu sei mio scudo, Signore,
sei la mia gloria e tieni alta la mia testa.
A gran voce grido al Signore
ed egli mi risponde dalla sua santa montagna.
Io mi corico, mi addormento e mi risveglio:
«Il Signore mi sostiene. Non temo la folla numerosa, che intorno a me si è accampata».
Dio ha amato noi e ha mandato il suo Figlio, come vittima d'espiazione per i nostri peccati.
(I Giovanni 4,10)
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