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S. T. D. E DELLA B. V. M.
G. R. A. Livatino UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede_Beato
Troppo spesso nelle nostre devozioni, si nasconde il tarlo dell'auto salvezza. Bisogna lasciare che il Signore ci pulisca il cuore.
Meditazione sul Vangelo di Mc 7,1-13
Allargare il cuore per amare tutti.
Il Vangelo di oggi ci presenta una delle numerose polemiche che Gesù ebbe con le autorità religiose del suo tempo. Il Maestro rimprovera loro di aver ridotto il contenuto della rivelazione di Dio ad un insieme di prescrizioni legali, ormai svuotate di ogni significato. Cristo fa vedere che l’aspetto peggiore della situazione è che il comandamento essenziale della legge di Dio, l’amore, è relegato ad un posto secondario in favore della inutile moltiplicazione di precetti legali, privi di significato.
Oggi la liturgia ci pone di fronte ad uno dei pericoli più grandi che possiamo affrontare come cristiani. Si tratta di uno scoglio che può essere molto insidioso, soprattutto per quelle persone che hanno già ricevuto una minima catechesi, e che credono di sapere tutto della fede. Ed è il rischio di ridurre il messaggio di Dio nei limiti delle nostre categorie umane. Non è Dio quello che deve ridimensionarsi nelle nostre rachitiche misure, secondo una maniera schematica di vivere la fede cattolica, riducendola ad un insieme di rituali; siamo noi che dobbiamo imparare ad allargare il nostro cuore per vivere il messaggio centrale del cristianesimo, che è l’amore. Quante volte abbiamo sentito accusare i cristiani di ipocrisia: assistono con molta pietà agli uffici liturgici, ma trattano male le persone che li servono, imbrogliano, parlano male della Egente, ecc. Questa è una delle perversioni della religione che più scandalizza quelli che non conoscono la fede, soprattutto se si verifica nei suoi ministri, o in persone “impegnate”. Gesù ci invita a non perdere di vista il fatto che non possiamo vivere davvero la nostra fede, se non amiamo con un amore reale tutti i nostri fratelli; se non c’è coerenza tra le parole che rivolgiamo a Dio, in chiesa, e il modo in cui trattiamo gli altri. Lo diceva già san Giovanni ai primi cristiani: «Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (cf. 1Gv 4,20). Vivere il comandamento della carità, più di qualsiasi devozione esteriore, è la vera misura della nostra fede.
Martedì 08 Febbraio
5.a del Tempo Ordinario
S. Girolamo Emiliani (mf); S. Giuseppina Bakhita (mf)
Quanto sono amabili, Signore, le tue dimore!
1Re 8,22-23.27-30; Sal 83; Mc 7,1-13
Piega il mio cuore, o Dio, verso i tuoi insegnamenti; donami la grazia della tua legge.
(Salmo 118)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 83)
Rit: Quanto sono amabili, Signore, le tue dimore!
L’anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.
Anche il passero trova una casa
e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari, Signore degli eserciti,
mio re e mio Dio.
Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.
Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo,
guarda il volto del tuo consacrato.
Sì, è meglio un giorno nei tuoi atri
che mille nella mia casa;
stare sulla soglia della casa del mio Dio
è meglio che abitare nelle tende dei malvagi.
Piega il mio cuore, o Dio, verso i tuoi insegnamenti; donami la grazia della tua legge.
(Salmo 118)
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