NNAMORATO DI CRISTO. IN UN INCONTRO LA STRADA
Diciassette anni fa moriva don Luigi Giussani
Abbiamo chiesto a Benedetto XVI un ricordo di don Giussani in nome del profondo legame che li univa. Il Papa emerito ci ha indicato di ripubblicare l’omelia pronunciata al funerale, come il miglior ricordo e la più autorevole testimonianza che possa dare nei confronti del suo amico don Giussani.
Così, in Tracce di febbraio 2022
“Solo Cristo da’ senso a tutto nella nostra vita; sempre don Giussani ha tenuto fisso lo sguardo della sua vita e del suo cuore verso Cristo. Ha capito in questo modo che il cristianesimo non è un sistema intellettuale, un pacchetto di dogmi, un moralismo, ma che il cristianesimo è un incontro, una storia di amore, un avvenimento.
Questo innamoramento in Cristo, questa storia d’amore che è tutta la sua vita era tuttavia lontana da ogni entusiasmo leggero, da ogni romanticismo vago. Vedendo Cristo realmente ha saputo che incontrare Cristo vuol dire seguire Cristo. Questo incontro è una strada, un cammino, un cammino che attraversa - come abbiamo sentito nel salmo - anche la ‘valle oscura’. Nel Vangelo, abbiamo sentito proprio l’ultimo buio della sofferenza di Cristo, della apparente assenza di Dio, dell’eclisse del Sole del mondo. Sapeva che seguire è attraversare una ‘valle oscura’, andare sulla via della croce, e tuttavia vivere nella vera gioia.
Perché è così? Il Signore stesso ha tradotto questo mistero della croce, che in realtà è il mistero dell’amore, con una formula nella quale si esprime tutta la realtà della nostra vita. Il Signore dice: “Chi cerca la sua vita, la perderà, e chi perde la propria vita, la troverà’.
Don Giussani realmente voleva non avere per sé la vita, ma ha dato la vita, è proprio così ha trovato la vita non solo per sé, ma per tanti altri. Ha realizzato quanto abbiamo sentito nel Vangelo: non voleva essere un padrone, voleva servire, era un fedele servitore del Vangelo, ha distribuito tutta la ricchezza del suo cuore, ha distribuito la ricchezza divina del Vangelo, della quale era penetrato e, servendo così, dando la vita, questa sua vita ha portato un frutto ricco - come vediamo in questo momento - è divenuto realmente padre di molti e, avendo guidato le persone non a se’, ma a Cristo, proprio ha guadagnato i cuori, ha aiutato a migliorare il mondo, ad aprire le porte del mondo per il cielo”.
Perché chi non dà Dio, dà troppo poco.
(J. Ratzinger-Benedetto XVI, dall’omelia in occasione dei funerali, Duomo di Milano, 24 febbraio 2005)
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