Il Signore, conta le nostre lacrime e le asciuga al modo a Lui solo noto. Così con la vedova del Vangelo, così con Santa Monica, così con tutti noi.
Meditazione sul Vangelo di Mt 25,1-13
“Incontro allo Sposo!”.
La liturgia ci ripropone il brano evangelico della parabola delle vergini. È per noi l’occasione di ribadire che il cristiano deve attendere sempre, e vigilando, il “giorno del Signore”, per non lasciarsi imprudentemente sorprendere “dal buio”. La sua condotta deve essere luminosa, unita già fin da ora a Gesù Cristo, grazie al quale è stato salvato. Egli deve camminare saldo nella fede nel Signore, senza lasciarsi fuorviare da alcuna ideologia che metta in discussione il primato assoluto di Gesù. Pur essendo ancora sulla terra, la sua aspirazione è rivolta a Cristo. La vera vita del cristiano non si svolge, infatti, quaggiù, perché non è quella che appare: essa è un legame stretto con il Signore, che deve rivelarsi nelle opere.
La parabola è presente solo nel Vangelo di Matteo, che la legge in chiave escatologica, riferendola al futuro della venuta del Signore. Il ritardo dello sposo indica il ritardo del ritorno di Cristo. La sala del banchetto nuziale raffigura la salvezza ultima e l’invocazione delle fanciulle stolte – “Signore, Signore…” – riecheggia come un appello liturgico a Gesù. Infine, la risposta dello sposo: “non vi conosco”, costituisce la condanna del giudice finale. Il racconto non si attarda a descrivere il cerimoniale delle nozze e non menziona neppure la sposa. L’attenzione è focalizzata sul comportamento delle dieci fanciulle che attendono il corteo dello sposo. Di esse, cinque sono sagge e le altre stolte, in quanto le prime, a differenza delle compagne, si procurano l’olio di riserva per alimentare le lampade. Solo questo elemento le distingue. Di fatto, tutte dormono nella lunga attesa. La loro saggezza, infatti, non consiste nello stare sveglie, ma nell’essere pronte ed equipaggiate per seguire, con le lampade accese, lo sposo, nella sala del banchetto nuziale. In cosa consiste, per la comunità di Matteo, l’essere pronti ad andare incontro allo sposo nel giorno della Sua venuta finale? La risposta la troviamo nella duplice analogia di questa parabola con la parte finale del “discorso della montagna” (7,24-27): saggezza e stoltezza dipendono, in ultima analisi, dall’agire o meno in conformità alle parole di Cristo. La comunità cristiana – quindi noi tutti – deve prepararsi al futuro salvifico, mediante una vigilanza che non consiste, in un’attesa sterile e inerte, ma che si incarna in opere concrete, che traducano in atto il volere di Dio. In estrema sintesi: è la carità che esprime nell’oggi il dinamismo della speranza.
27 agosto
Gioite, giusti, nel Signore
Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di comparire davanti al Figlio dell’uomo.
(Luca 21,36)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 96)
Rit: Gioite, giusti, nel Signore.
Il Signore regna: esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Nubi e tenebre lo avvolgono,
giustizia e diritto sostengono il suo trono.
I monti fondono come cera davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
Annunciano i cieli la sua giustizia,
e tutti i popoli vedono la sua gloria.
Odiate il male, voi che amate il Signore:
egli custodisce la vita dei suoi fedeli,
li libererà dalle mani dei malvagi.
Una luce è spuntata per il giusto,
una gioia per i retti di cuore.
Gioite, giusti, nel Signore,
della sua santità celebrate il ricordo.
Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di comparire davanti al Figlio dell’uomo.
(Luca 21,36)
Nessun commento:
Posta un commento