Stiamo attenti, all'ipocrisia. Dove vi è umiltà e semplicità, lì vi è sempre la Luce e la Pace di DIO.
Meditazione sul Vangelo di Mt 23,13-22
“Non perdere di vista l’essenziale”.
ln questo brano evangelico Gesù rimprovera severamente una pratica della Legge divina che si esaurisce in atteggiamenti esteriori ipocriti, che lasciano sfuggire l’anima profonda della pietà. In tal modo si impongono ai fratelli pesi insopportabili che, anziché favorire il cammino verso Dio e l’esercizio fattivo della carità, intralciano solamente. L’ipocrisia, nella religione, è sempre in agguato e occorre essere attenti a vivere in profondità e nelle opere la dedizione a Dio. L’avvertimento è sempre grave: il giudizio divino non si ferma a ciò che appare e che può tranquillamente ingannare gli uomini. Il nostro valore è basato unicamente sull’essere.
Gli scribi e i farisei vengono presentati come gente integralista, piaga questa da cui non è andata esente, spesso, neppure la Chiesa durante i secoli: l’altro o è come me, o deve essere emarginato. Siamo ben lontani dal modo di fare di Gesù, che predica con radicalità le esigenze del Regno, ma poi lascia l’uomo libero di fronte alla proposta di salvezza. Nei versetti del Vangelo di oggi, Gesù vede gli esperti della Legge come un ostacolo enorme all’annuncio del Regno, e li ravvisa responsabili della perdita di tanti. E tale è una delle accuse più gravi lanciate loro dal Signore! La legge, come si può ben vedere nel Discorso della Montagna (5,33-37), non comandava a nessuno di giurare, ma solo di mantenere i giuramenti fatti. Proprio tutti? “No!”, rispondeva la casistica, “ma solo quelli validi”! Così, secondo scribi e farisei, era valido il giuramento fatto per l’oro del tempio, o per l’offerta che c’era sull’altare, mentre non lo era se la formula si limitava a nominare il tempio o l’altare. Gesù li definisce “stolti e ciechi”. Con la loro casistica, essi non riescono più a capire che cosa è veramente essenziale! Punti fondamentali della legge sono quelle norme che si riferiscono all’amore del prossimo: la giustizia, che indica quel comportamento verso l’uomo comprendente tutto il campo del sociale, da cui scaturisce la misericordia, che a sua volta, rimanda alla fedeltà, intesa come vero compimento della volontà di Dio. Solo una volta che si è assicurata l’osservanza di questi comandamenti si può scendere alle minuzie! Gesù non le disprezza, non dice di trascurarle, ma non vuole che finiscano con l’ostacolare l’essenziale nell’azione pastorale. Egli ci aiuta ad andare a ciò che conta davvero: «Amare Dio e il prossimo!».
23 Agosto
Il Signore ama il suo popolo
Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, ed io le conosco ed esse mi seguono.
(Giovanni 10,27)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 149)
Rit: Il Signore ama il suo popolo.
Cantate al Signore un canto nuovo;
la sua lode nell’assemblea dei fedeli.
Gioisca Israele nel suo creatore,
esultino nel loro re i figli di Sion.
Lodino il suo nome con danze,
con tamburelli e cetre gli cantino inni.
Il Signore ama il suo popolo,
incorona i poveri di vittoria.
Esultino i fedeli nella gloria,
facciano festa sui loro giacigli.
Le lodi di Dio sulla loro bocca:
questo è un onore per tutti i suoi fedeli
Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, ed io le conosco ed esse mi seguono.
(Giovanni 10,27)
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