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S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede
Nella giustizia contemplerò il tuo volto, al mio risveglio mi sazierò della tua presenza. (Salmo 17,15)
Meditazione sul Vangelo di Mt 11, 25-27
I veri sapienti sono i piccoli.
Il brano del Vangelo odierno lancia un forte richiamo alla conversione rivolto a tutti, ma soprattutto a coloro che il mondo considera “sapienti”. La rivelazione della sapienza di Dio non incontra l’uomo nella sua sapienza e assennatezza terrene, ma solo quando questi smette di fare affidamento su di esse. Il cuore dell’uomo trova riposo quando accoglie come dono la bontà e l’amore di Dio e quando percorre deciso il cammino della croce.
Il Vangelo d'oggi ci richiama alla condizione di discepolo che ogni credente deve vivere. Questo è quanto emerge dalle parole della preghiera di Gesù al Padre. Con le quali benedice e ringrazia il Padre perché ha fatto conoscere il Vangelo del Regno ai “piccoli”. Del fatto che è questa la volontà di Dio Gesù se ne rende conto osservando quel gruppetto di uomini e di donne che lo seguono. Tra di loro non ci sono molti potenti e intelligenti; sono per lo più pescatori, umili lavoratori o, comunque, persone di ceto basso o non molto elevato. Se qualche personaggio di rilievo, per censo o preparazione culturale, si è avvicinato a Gesù (pensiamo al saggio Nicodemo), si è sentito dire che doveva “rinascere di nuovo”, cioè tornare ad essere “piccolo”, altrimenti non sarebbe potuto entrare nel Regno dei Cieli. Solo ai “piccoli”, infatti, appartiene il Regno. “Piccolo” è chi riconosce il proprio limite e la propria fragilità, chi sente il bisogno di Dio, lo cerca e a lui si affida. Il testo evangelico, pertanto, quando parla con tono dispregiativo dei “colti e intelligenti” non si riferisce a coloro che con fatica ricercano la verità e il miglioramento della vita personale e collettiva. Tutt’altro. Intende piuttosto quell’atteggiamento che trova il suo prototipo negli scribi e nei farisei. Costoro si sentono a posto davanti a Dio, “ricchi” delle proprie buone opere; si ritengono a tal punto “colti” delle cose di Dio da non aver la minima inquietudine; sono così pieni di sé che non sentono il bisogno di nessuno, né di Dio né dei fratelli. Questa autosufficienza, inoltre, si accompagna al disprezzo per gli altri, come Gesù stesso ci mostra nella parabola del fariseo e del pubblicano: il primo prega in piedi davanti all’altare, mentre il secondo si prostra nel fondo del tempio e, pentito, si batte il petto. Eppure, aggiunge Gesù, è proprio quest’ultimo ad essere giustificato.
Mercoledì 13 Luglio
S. Enrico (mf); S. Clelia Barbieri; S. Esdra
15.a del Tempo Ordinario
Is 10,5-7.13-16; Sal 93; Mt 11,25-27
Il Signore non respinge il suo popolo
Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.
(Matteo 11,25)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 93)
Rit: Il Signore non respinge il suo popolo.
Calpestano il tuo popolo, Signore,
opprimono la tua eredità.
Uccidono la vedova e il forestiero,
massacrano gli orfani.
Dicono: «Il Signore non vede,
il Dio di Giacobbe non intende».
Intendete, ignoranti del popolo:
stolti, quando diventerete saggi?
Chi ha formato l’orecchio, forse non sente?
Chi ha plasmato l’occhio, forse non vede?
Colui che castiga le genti, forse non punisce,
lui che insegna all’uomo il sapere?
Poiché il Signore non respinge il suo popolo
e non abbandona la sua eredità,
il giudizio ritornerà a essere giusto
e lo seguiranno tutti i retti di cuore.
Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.
(Matteo 11,25)
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