Santi Filippo e Giacomo
Nome: Santi Filippo e Giacomo
Titolo: Apostoli
Ricorrenza: 3 maggio
Tipologia: Festa
Patrono di:Monterotondo, Giussano, Frascati, Cornaredo, Carovigno, Lanuvio, Gavardo, Castelleone, Laveno-Mombello, Sandrigo >>> altri comuni
S. Filippo, nativo di Betsaida, era un uomo giusto e spesso consultava le Scritture per conoscere quando si sarebbe avverata la promessa del futuro Liberatore atteso da tutte le genti. Un giorno andò a lui Natanaele, e Filippo disse lui: « Abbiamo visto il Messia ».
Filippo felice, ne andò in cerca e lo incontrò mentre tornava dal Giordano. Gesù appena lo vide gli mosse il suo dolce invito: « Vieni e seguimi », e Filippo lo segui con amore ardente.
Egli viene ricordato nel Vangelo per la sua domanda rivolta al Salvatore là nel deserto prima che il Messia operasse il miracolo della moltiplicazione dei pani: « Dove troveremo sufficiente pane per sfamare tanta moltitudine? ».
Ricevuto lo Spirito Santo portò il Vangelo nella Scizia ove fondò una comunità di ferventi cristiani. Quindi per divina chiamata passò in Frigia, ove per le numerose conversioni eccitò l'odio degli idolatri, i quali lo maltrattarono e lo crocifissero. S. Filippo aveva allora ottantaquattro anni di età. Le sue reliquie furono poi trasportate a Roma...
S. Giacomo. Figlio di Alleo e di Maria, parente della Madonna, viene detto il minore per distinguerlo dall'altro Apostolo dello stesso nome. Egli fin dai primi anni, dice il Breviario, non bevve mai vino, si astenne dalla carne ed osservò il voto e gli obblighi del nazareato. A lui solo era permesso di entrare nel Santo dei Santi. Portava vesti di lino e l'assiduità nella preghiera gli aveva fatto divenire i ginocchi duri come la pelle d'un cammello. Chiamato alla sequela di Gesù fu perseverante nella vocazione e seguì in tutta la sua vita il Messia.
Ricevuto lo Spirito Santo rimase vescovo di Gerusalemme. Quivi egli fondò una comunità di cristiani i quali con l'esempio della loro virtù attirarono ogni giorno nuovi proseliti.
S. Giacomo fu uno dei principali Apostoli che parteciparono al Concilio di Gerusalemme e crebbe a tanta santità di vita da essere soprannominato il Giusto.
Governò la sua Chiesa per circa trent'anni, operandovi numerose conversioni, per la qual cosa fu fatto segno all'odio degli Ebrei i quali lo assalirono mentre stava pregando nel tempio, e trascinatolo sulla terrazza lo precipitarono al suolo. Egli non morì in quella caduta, anzi inginocchiatosi invocava perdono ai suoi persecutori, quando un colpo di mazza gli spaccò il cranio. Aveva 96 anni di età. Lasciò come monumento sempiterno la Lettera Cattolica, nella quale è celebre il sue detto: « La fede senza le opere è morta ».
La festa dei Ss. Filippo e Giacomo un tempo il 1° maggio data dal VII-VIII secolo; essa non ricorda il giorno della loro morte sul quale regna ancora molta incertezza ma quello della dedicazione della basilica eretta a Roma nel vi secolo in onore dei due Apostoli e che oggi porta il titolo generico dei Ss. Apostoli. In essa si conservano i corpi dei due gloriosi santi.
PRATICA. A ciascuno il Signore ha tracciato una via. Impariamo da questi due Apostoli ad essere fedel e costanti nello stato di vita in cui il Signore ci ha posti.
PREGHIERA. Dio, che ci allieti con l'annuale solennità dei tuoi Apostoli Filippo e Giacomo, dehl fa' che mentre ci rallegriamo dei loro meriti, siamo insiemi ammaestrati dai loro esempi.
MARTIROLOGIO ROMANO. Festa dei santi Filippo e Giacomo, Apostoli. Filippo, nato a Betsaida come Pietro e Andrea e divenuto discepolo di Giovanni Battista, fu chiamato dal Signore perché lo seguisse; Giacomo, figlio di Alfeo, detto il Giusto, ritenuto dai Latini fratello del Signore, resse per primo la Chiesa di Gerusalemme e, durante la controversia sulla circoncisione, aderì alla proposta di Pietro di non imporre quell’antico giogo ai discepoli convertiti dal paganesimo, coronando, infine, il suo apostolato con il martirio.
Nome: San Filippo
Titolo: Apostolo
Nascita: inizio del I secolo d.c., Betsaida
Morte: fine del I secolo d.c., Hierapolis
Ricorrenza: 3 maggio
Tipologia: Commemorazione
Patrono di:Rueglio, San Giacomo Filippo, Serramezzana
Davvero sfortunato l'apostolo Filippo. Oltre alle scarne notizie che di lui ci forniscono i vangeli, non conosciamo davvero proprio nulla. Neppure i creatori di leggende, che per gli altri apostoli e santi si sono spesso sbizzarriti in particolari a volte fantasiosi e mirabolanti, per lui non si sono scomodati.
Filippo visse nell'ombra durante la vita pubblica di Gesù, accontentandosi di ascoltarlo e di fare tesoro di quella straordinaria esperienza che il destino gli aveva concesso, e nell'ombra condusse il resto dei suoi anni, portando in giro per il mondo, a conforto e a sostegno della fede dei fratelli, il valore della sua testimonianza.
Ma ecco che cosa di lui ci raccontano i vangeli. Matteo, Marco e Luca, gli evangelisti sinottici, riferiscono solo il nome, Filippo, e il luogo di nascita, Betsaida, una piccola città sul lago di Genesaret. Meno avaro, Giovanni ci informa che Filippo era amico di Natanaele-Bartolomeo, e che è stato proprio lui a presentarlo a Gesù: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti... vieni e vedi».
Quando poi avviene la miracolosa moltiplicazione dei pani raccontata da Giovanni, è proprio a Filippo che Gesù si rivolge per chiedergli: «Dove compreremo pane sufficiente a sfamare tutta questa gente?». Fu un giorno memorabile, quello: sulle colline attorno al lago stava per cadere la sera. La giornata era stata lunga e afosa e la gente che aveva seguito Gesù fin dal mattino ascoltando la sua parola, accompagnandolo nel suo peregrinare da un paese all'altro, si ritrovò stanca e affamata. Mandarla a casa cosi, e aveva magari un lungo tratto di strada da percorrere, a Gesù parve un'inutile crudeltà. Ecco il senso del suo cruccio quando chiese a Filippo: «Come faremo a sfamare tanta gente?».
Filippo forse non afferrò il senso di quella domanda, gettò uno sguardo sulla folla visibilmente stanca, ma ancora restia ad allontanarsi dal Maestro, timorosa di perdere una sua parola, un suo insegnamento, uno dei suoi messaggi che aprivano ogni volta il cuore alla speranza. E poi, rivolto a Gesù, allargando le braccia in segno di impotenza, disse: «Maestro, le nostre casse sono vuote, ma neanche se avessimo duecento denari [Cristo verrà tradito per trenta!] a portata di mano riusciremmo a comprare abbastanza pane per darne a ognuno un pezzettino». Gesù, come si sa, tolse dalle angustie Filippo e gli altri discepoli, ugualmente preoccupati, facendo sgorgare dalle sue mani miracolose una cascata di pesci e di pani che saziarono tutti.
Filippo di certo era un uomo semplice, concreto. Seguiva i ragionamenti di Gesù quando questi, con un linguaggio terra-terra parlava di messi biondeggianti, di pesce, di campi arati, di semine... e capiva che dietro l'immagine c'era un insegnamento, un invito a essere disponibile all'azione di Dio, ad aprirsi alla salvezza, ad amare il prossimo e così via... Ma quando Gesù la metteva sul difficile e cercava di far capire ai discepoli, ad esempio, quali rapporti intercorrevano tra il Padre, lo Spirito e lui stesso in seno alla Trinità, beh! allora la sua mente si ingarbugliava, si bloccava come quella di un bambino di fronte all'uscio di una stanza buia.
Durante l'ultima cena Gesù si era inoltrato in un discorso del genere, lasciando i discepoli con le ciglia aggrottate, segno di un rovello interiore che non trovava vie d'uscita. Intervenne allora Filippo a sbloccare la tensione: «Beh, Maestro, falla corta, mostraci chi è il Padre e ci basta». Un atto di fede cieca in Gesù, ma anche il segno di un'intelligenza un tantino impacciata.
titolo Martirio di San Filippo
autore Jusepe de Ribera anno 1634
autore Jusepe de Ribera anno 1634
Dopo quest'episodio, Filippo rientrò nell'ombra che ha avvolto anche altri discepoli, neppure rischiarata dalla luce della leggenda. Una confusa tradizione, tuttavia, vuole che egli, dopo aver peregrinato per il mondo, missionario e testimone della buona novella di Cristo, sia morto crocifisso come il Maestro, probabilmente a Gerapoli, durante la persecuzione scatenata dal perfido Domiziano o addirittura in quella ancora più crudele di Traiano. Sarebbe morto alla veneranda età di ottantasette anni!
Le sue reliquie, trasferite a Roma nella chiesa dei Santi Apostoli, furono composte accanto a quelle di un altro apostolo, Giacomo. Ecco il motivo per cui la chiesa latina ne celebra unicamente la festa il 3 maggio.
Nessun commento:
Posta un commento