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12 ottobre, 2022

✝ Pensiero del 12 ottobre 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Nella memoria della Nascita Celeste, Memoria Liturgica e, diocesana del Beato Carlo Acutis Laico Adolescente, protettore dell'Informatica, 12 ottobre 2006.

Nella Memoria, della scoperta dell'America, scoperta da Cristofero Colombo.
12 ottobre 1492.


Mercoledì – 28.a Tempo Ordinario 

Meditazione sul Vangelo di Lc 11, 42-46

La legge uccide, lo Spirito dà vita.

Nel libro del Talmud si legge che alcuni farisei vivevano solo per adempiere la legge, e che sapevano solo cercare nuovi precetti da osservare e da fare osservare. Gesù non li critica perché rispettano la legge, dato che è Lui il primo ad osservarla, ma perché essi hanno dimenticato che le leggi hanno senso solo nella prospettiva dell’amore, e hanno lo scopo di aiutarci ad essere migliori.

Il Maestro non critica i farisei per il fatto che osservano la legge e hanno buone abitudini igieniche, bensì per il legalismo schiavizzante che costoro imponevano a se stessi e pretendevano dagli altri. Se amiamo Dio, osserviamo le sue leggi volentieri, e sentiamo che ci rendono liberi dall’oppressione e dalla schiavitù delle passioni. Viviamo con la felicità di chi ama e si sente amato. Quando trascuriamo di amare il Signore, ci complichiamo la vita, e vediamo come un peso orribile tutto ciò che è dono di Dio. Un vero innamorato non si lamenta di quanto fa per prestare le attenzioni che dedica all’amata. Il cristiano che fa l’esperienza dell’amore, sperimenta la libertà autentica che solo Cristo può dare. La morale cristiana è la conformità del nostro essere con quello della persona di Gesù, non la stretta osservanza di norme. Per questo sant’Agostino dice “ama e fa’ quel che vuoi”. È vero che l’amore non è solo un sentimento, o una verità teorica. Deve essere dimostrato con i fatti, ed è attraverso di essi che si ha prova della sua esistenza. Ma non possiamo dimenticare di che pasta siamo fatti: siamo esseri fragili, e spesso ci accorgiamo che le nostre debolezze rappresentano un ostacolo per i nostri buoni propositi. E l’ora di ricorrere al Signore e di chiedergli di aiutarci, di guarirci dai nostri peccati, di sanare la nostra anima debole, di dirgli che desideriamo amare Lui e i nostri fratelli, ma che da soli non ce la facciamo.

Mercoledì 12 Ottobre                                       

S. Rodobaldo; S. Serafino da Montegranaro

28.a del Tempo Ordinario

Gal 5,18-25; Sal 1; Lc 11,42-46

Chi ti segue, Signore, avrà la luce della vita

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, ed io le conosco ed esse mi seguono.

(Giovanni 10,27)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 1)
Rit: Chi ti segue, Signore, avrà la luce della vita.

Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.

È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.

Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, ed io le conosco ed esse mi seguono.

(Giovanni 10,27)

11 ottobre, 2022

San Giovanni XXIII

 San Giovanni XXIII


Nome: San Giovanni XXIII
Titolo: Papa
Nome di battesimo: Angelo Giuseppe Roncalli
Nascita: 25 novembre 1881, Sotto il Monte, Bergamo
Morte: 3 giugno 1963, Vaticano
Ricorrenza: 11 ottobre
Tipologia: Commemorazione
Patrono di:Valsamoggia


«Figlioli... tornando a casa, troverete i bambini, date loro una carezza e dite: questa è la carezza del papa. Troverete, forse, qualche lacrima da asciugare. Abbiate per chi soffre una parola di conforto. Dite che il papa è con loro...».

Era una tiepida serata d'autunno e Giovanni XXIII congedava così la gente accorsa in piazza San Pietro per celebrare l'avvio del concilio Vaticano II (11 ottobre 1962). Quelle parole, intrise di umanità e di poesia, commossero il mondo e furono il miglior preludio della grande assise ecumenica destinata a rinnovare profondamente la chiesa e che fece di Giovanni XXIII, come scrisse Frainois Mauriac, il papa che ha gettato «un ponte sui nove secoli che ci dividono dai cristiani dell'oriente e sui quattro che ci separano dai fratelli dell'occidente». Insomma: il papa del dialogo, delle aperture, delle audaci novità che in pochi anni servirono ad avvicinare la chiesa al mondo moderno. Quando lo elessero, ormai prossimo agli ottant'anni, tutti pensarono che sarebbe stato un papa di transizione, per consentire alla chiesa di riordinare le idee di fronte alle sfide che la società le stava imperiosamente ponendo. Invece il suo pontificato fu sì di breve durata, ma come pochi altri significativo e incidente.

L'idea di finire lui stesso sul soglio di Pietro non l'aveva neppure sfiorato quando, il 12 ottobre 1958, lasciava Venezia per andare a Roma a eleggere il successore di Pio XII. Era certo che a Venezia, la città del santo papa Pio X di cui si sentiva onorato di continuare l'opera, si sarebbe conclusa la parabola della sua vita.

La domenica 15 marzo 1953 si era presentato ai veneziani con semplicità, e con stile confidenziale aveva fatto il punto della sua vita: «Desidero parlarvi con la più grande apertura di cuore e con molta franchezza di parola "aveva detto". Sono state dette e scritte cose che sorpassano di molto i miei meriti. Mi presento umilmente io stesso. Vengo dall'umiltà e fui educato a una povertà contenta e benedetta. Da quando nacqui io non ho mai pensato che a essere prete. Da giovane prete non aspiravo che a diventare curato di campagna nella mia diocesi, ma la Provvidenza ha voluto avviarmi per altre strade prima di giungere qui. Mi trasse dal mio villaggio natio e mi rete percorrere le vie del mondo in Oriente e in Occidente. Fui sempre preoccupato più di ciò che unisce che di quello che separa e suscita contrasti. Non guardate dunque al vostro patriarca come a un uomo politico, a un diplomatico: cercate il sacerdote, il pastore d'anime che esercita tra voi il suo ufficio nel nome di Dio».

Giovanni XXIII, Angelo Giuseppe Roncalli, era nato a Sotto il Monte, piccolo paese del bergamasco, il 25 novembre 1881. Alla povertà contenta e benedetta lo ha educato la sua patriarcale famiglia contadina che viveva nella cascina «La Colombera», alternando lavoro e preghiera, sotto la guida saggia dello zio Saverio.

Di indole buona e sensibile, sentì presto il desiderio di consacrare la propria vita a Dio per poter servire meglio gli altri nella carità. Nel seminario di Bergamo iniziò la lunga strada di preparazione al sacerdozio, che si concluse a Roma il 10 agosto 1904.

Pretino novello, invece che nella desiderata parrocchietta di campagna, fu mandato a fare il segretario del nuovo vescovo di Bergamo, monsignor Radini Tedeschi, al fianco del quale rimase dieci anni, imparando che un uomo di chiesa deve essere soprattutto buono e caritatevole. Una lezione, accompagnata dall'esempio, che non scorderà mai più. Intanto viveva la terribile esperienza della prima guerra mondiale, alla quale partecipò come sergente di sanità e cappellano militare.

Neppure alla morte del monsignore si aprirono per don Angelo le porte di una canonica. Lo vollero a Roma, all'Opera della propagazione della fede, diretta dal cardinale von Rossum, il quale vide nell'intelligente e saggio prete bergamasco l'uomo giusto da inviare nelle capitali del mondo a intessere rapporti con le chiese e con gli stati. «Dovrete viaggiare, viaggiare molto. Sarete il viaggiatore di Dio», gli disse papa Benedetto XV nell'affidargli l'incarico.

Consacrato vescovo il 15 marzo 1925, cominciò il suo lungo viaggio che lo porterà in missione come visitatore apostolico in Bulgaria, poi delegato apostolico in Turchia e in Grecia e poi nunzio apostolico a Parigi, ultima tappa prima dell'approdo a Venezia.

Partendo per la Bulgaria, annotava nel diario (Giornale dell'anima): «La chiesa mi vuole vescovo per mandarmi in Bulgaria, a esercitare un ministero di pace. Forse nella mia vita mi attendono molte tribolazioni. Con l'aiuto del Signore mi sento pronto a tutto». E con l'aiuto del Signore invocato nella preghiera, e con le sue doti di pazienza, di bontà, di tenacia, di rispetto delle posizioni degli altri, ottenne in Bulgaria, dove i rapporti con la chiesa ortodossa non erano dei migliori, ottimi risultati. Come avvenne poi anche in Grecia e in Turchia.

Il suo spirito ecumenico si formò da quelle parti, sul campo: certi pregiudizi incrostatisi nel tempo cominciarono qua e là a sciogliersi al calore della bontà e della carità di questo insolito rappresentante della chiesa di Roma. Spesso, tra la sorpresa e l'ammirazione dei presenti, gli incontri di monsignor Angelo Roncalli con i vescovi ortodossi si concludevano con un abbraccio, a suggellare un'amicizia che cancellava, nei loro rapporti, secoli di divisioni e di incomprensioni. Fu per questo il primo dignitario della chiesa cattolica a visitare il celebre, e inavvicinabile per i cattolici, monastero del monte Athos in Grecia. E l'ecumenismo sarà un punto forte del suo programma pastorale anche a Venezia, città da sempre considerata ponte tra occidente e oriente.

Eletto papa, al cardinale Tisserant che gli chiedeva con quale nome volesse essere chiamato, disse: «Mi chiamerò Giovanni, un nome dolce e nello stesso tempo solenne». Il 28 ottobre 1958, l'umile figlio della terra bergamasca, a settantasette anni, cominciava il servizio che la provvidenza gli aveva assegnato; lo svolgerà con il suo stile accattivante di bontà, di umiltà, di comprensione che faranno di lui il «papa buono». Una bontà sempre condita dal buon umore, dall'ottimismo della fede.

Monsignor Loris Capovilla, segretario personale, racconta: «Don Gelmo, amico da settant'anni, visita papa Giovanni in Vaticano, s'inchina per baciargli i piedi. Il vecchio amico papa lo richiama, guardandolo negli occhi: "Don Gelmo che cosa fai? Siamo pur sempre gli stessi figlioli delle nostre buone mamme". Don Gelmo si giustifica: "Ma voi siete il vicario di Cristo". E papa Giovanni, abbracciandolo: "Sono però, ancora, il tuo antico compagno di scuola e amico. Ricordati che dal Vaticano e da Seriate [paese di don Gelmo] la strada per giungere al paradiso è la stessa"».

Ad attirare la simpatia della gente, la devozione, l' ammirazione per papa Giovanni, è soprattutto la sua umiltà: «Il Signore mi ha fatto nascere da povera gente e ha pensato a tutto. Io l'ho lasciato fare. Mi sono lasciato condurre in perfetta conformità alle disposizioni della provvidenza, veramente: Voluntas Dei pax nostra (nella volontà di Dio sta la nostra pace)».

A monsignor Giovan Battista Montini (il futuro Paolo VI), che nel novembre del 1952 dalla Segreteria di stato gli comunicava l'intenzione di Pio XII di trasferirlo da Parigi alla sede patriarcale di Venezia, scriveva: «Assicuri Sua Santità che io ho pochissima stima di me stesso: per me tutto è superiore al mio merito; ma avendo da tempo rinunziato a tutto quel che riguarda la mia persona, ciò mi rende tutto più facile e tranquillo, e mi assicura in ogni evento una grande pace».

Riusciva a unire la pazienza al coraggio: «Il coraggio si esercita quando sono in pericolo i supremi interessi dell anima e non meschine rivalità di casta o il desiderio, sia pur legittimo, di personale soddisfazione». L:anziano papa è stato una primavera per la chiesa e, per il mondo intero, una porta aperta alla speranza. Non hanno avuto ragione quanti avevano ravvisato nelle sue aperture la rovina della chiesa.

Il 3 giugno 1963, alle ore 19.45, in Vaticano, si spegneva una grande luce sul mondo. Il suo nome era Giovanni. Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato il 3 settembre 2000 ed è stato canonizzato il 27 aprile 2014 da Papa Francesco.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, San Giovanni XXIII, papa: uomo dotato di straordinaria umanità, con la sua vita, le sue opere e il suo sommo zelo pastorale cercò di effondere su tutti l'abbondanza della carità cristiana e di promuovere la fraterna unione tra i popoli; particolarmente attento all'efficacia della missione della Chiesa di Cristo in tutto il mondo, convocò il Concilio Ecumenico Vaticano II.

✝ Pensiero del 11 ottobre 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Nella Memoria, di Angelo Roncalli, San Giovanni XXIII_Papa

Martedì – 28.a Tempo Ordinario 

Meditazione sul Vangelo di Lc 11, 37-41

Purezza esteriore ed interiore.

Gesù conosceva il cuore dei farisei. Eppure, accetta comunque l’invito a mangiare in casa di uno di loro. Sa quant’è importante per loro la legge di Mosè e la sua stretta osservanza. Per questo il fariseo si meraviglia del fatto che il Maestro non osservi tutti i rituali prima di mangiare. Gesù agisce deliberatamente per dare una lezione o, piuttosto, per invitare alla conversione questo personaggio e tutti i suoi commensali. “Purificate esternamente, ma all’interno siete pieni di malvagità”.

A volte è bene vedersi riflessi in qualche personaggio del Vangelo. Possiamo forse riconoscerci in Giovanni evangelista, fedele, delicato e amorevole nei suoi rapporti con Gesù e con la Santa Vergine; o possiamo immedesimarci in Pietro, l’uomo che, amando Cristo con appassionato ardore, si distrae e lo tradisce, ma ha la forza di pentirsi e di dar prova del suo amore per Dio fino alla morte. O forse ci riconosciamo nel fariseo, assai corretto negli atteggiamenti esteriori, ma dentro di sé autentico denigratore di tutti e di tutto. Si tratta di un individuo caratterizzato da una certa impulsività nel trattare con Dio; invita il Signore e lo ospita nella sua casa, ma non è ancora giunto a comprendere l’essenza del suo messaggio di salvezza, il suo invito alla conversione. Quanto è forte la tendenza degli uomini al fariseismo! Spesso dimentichiamo che, dal momento in cui ci avviamo su quella strada, agli occhi del Signore diventiamo come sepolcri che risaltano esteriormente, ma all’interno sono colmi di marciume e di vermi. Questa immagine che il Maestro ci ha trasmesso è limpida e allo stesso tempo dura, ma con quanta precisione essa dipinge tutti noi che, talvolta, crediamo con una fede smorta, senza sforzarci di calare il vangelo nella nostra vita! La durezza di Cristo nel condannare l’ipocrisia farisaica ci spinga a portare avanti l’impegno di vivere i nostri giorni nella Verità del Vangelo, pieni di fiducia in Colui che per noi ha vinto il mondo e la menzogna.

Martedì 11 Ottobre                                          

S. Alessandro Sauli; S. Santino; S. Giovanni XXIII

28.a del Tempo Ordinario

Gal 5,1-6; Sal 118; Lc 11,37-41

Venga a me, Signore, il tuo amore

La parola di Dio è viva, efficace; discernere i sentimenti ed i pensieri del cuore.

(Ebrei 4,12)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 118)
Rit: Venga a me, Signore, il tuo amore.

Venga a me, Signore, il tuo amore,
la tua salvezza secondo la tua promessa.
Non togliere dalla mia bocca la parola vera,
perché spero nei tuoi giudizi.

Osserverò continuamente la tua legge,
in eterno, per sempre.
Camminerò in un luogo spazioso,
perché ho ricercato i tuoi precetti.

La mia delizia sarà nei tuoi comandi,
che io amo.
Alzerò le mani verso i tuoi comandi che amo,
mediterò i tuoi decreti.

La parola di Dio è viva, efficace; discernere i sentimenti ed i pensieri del cuore.

(Ebrei 4,12)



09 ottobre, 2022

✝ Pensiero del 09 ottobre 2022



S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Nella Memoria, della morte di Eugenio Pacelli Papa Pio XII. L'ultimo re, della storia della Chiesa. 09 ottobre 1958.

Nella Memoria dell'attentato alla Sinagoga di Roma 09 ottobre 1982
Dove morì anche un bambino, a causa terrorismo e solo per il fatto che era di nazionalità ebraica.

Il presidente Sandro Pertini, pianse ha dirotto, dinanzi alla piccola bara bianca.

Domenica – 28.a Tempo Ordinario 

Meditazione sul Vangelo di Lc 17, 11-19

Saper sempre ringraziare.

Dopo l’insegnamento di domenica scorsa sulla “gratuità”, per la quale dobbiamo rimanere sereni anche se siamo «servi inutili», l’evangelista Luca ci parla oggi del dovere della “gratitudine”, che dovrebbe distinguerci come cristiani. Anche in questo episodio, è un Samaritano, uno “straniero”, a darci lezione di comportamento evangelico.

Quanto rammarico c’è nella voce e nelle parole di Gesù per quei nove ebrei che, guariti dalla lebbra, non sentono il dovere di ringraziarlo. Si limitano alle osservanze prescritte dalla Legge, come se la mediazione del Cristo non fosse stata essenziale alla loro salvezza! La reazione molto umana del Maestro ci meraviglia, tanto più che lui stesso, poco prima ha detto ai suoi discepoli di rimanere in pace sempre, perché «servi inutili». C’è dunque una gratificazione per l’opera missionaria che non contraddice la gratuità del Vangelo. È quella che qui aspetta il Maestro; ed è quella che, nelle sue Lettere, san Paolo richiede a coloro che hanno beneficiato del suo ministero. Esigere la gratitudine da parte di Gesù, dell’Apostolo e dei Missionari, non è solo questione di buone maniere; è un’esigenza che ha un valore profondamente teologico, perché educa i propri discepoli, fedeli e figli spirituali, a capire che nei nostri rapporti con Dio non dobbiamo avere la presunzione che ci sia qualcosa di dovuto. Dobbiamo, invece, accogliere tutto come dono gratuito del Padre. La parola “grazie” è la più adatta ad affermare questo. Con essa, infatti, si riconosce la gratuità del gesto che ha unito Donatore e ricevente. Anche il termine “Eucaristia”, che vuol dire “ringraziamento”, dovrebbe ricordarci che la Messa non è solo un rito, ma l’incontro tra Dio che ci dona gratuitamente suo Figlio, e noi che l’accogliamo con gratitudine. Se avessimo sempre quest’atteggiamento, sicuramente avremmo molti più sacerdoti e cristiani felici e motivati. . . Ci sono molti motivi, Signore, per cui sento di volerti dire il mio grazie. Grazie, perché mi conservi nel tuo amore, perché ancora non hai smesso di amarmi nonostante i miei peccati, perché continui ad avere fiducia in me. Grazie, perché continui a custodirmi gelosamente come fa la madre con i figli più discoli. Grazie, Signore, di tutto, sempre.

In ogni cosa rendete grazie: «Questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi».

(I Tessalonicesi 5,18)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 97)
Rit: Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

n ogni cosa rendete grazie: «Questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi».

(I Tessalonicesi 5,18)

08 ottobre, 2022

Nel 1954 l'otto ottobre, come oggi, saliva al cielo Assunta Carlini in Goretti

 Nel 1954 l'otto ottobre, come oggi, saliva al cielo Assunta Carlini in Goretti

La mamma di santa Maria Teresa Goretti detta Marietta
REQUIEM AETERNAM
Réquiem aetérnam dona eis, Dómine,
et lux perpétua lúceat eis.
Requiéscant in pace. Amen.
L'ETERNO RIPOSO
L'eterno riposo dona a don Antonio, o Signore,
e splenda a Lui la luce perpetua.
Riposi in pace. Amen.


Buon compleanno a don Antonio Maffucci FSCB

 Buon compleanno a don Antonio Maffucci FSCB

Auguri di cuore
Sempre vivo nella nostra memoria.



✝ Pensiero del 08 ottobre 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Credendo alla Parola, che ci viene donata, anche noi, possiamo, far nascere la Fede nel cuore di chi ci sta accanto.

Meditazione sul Vangelo di Lc 11, 27-28

Beato chi ascolta la Parola di Dio.

Una donna si avvicina a Gesù. Desidera ascoltare la sua parola, imparare dal Messia, condividere con gli altri il messaggio del Signore, ma soprattutto vuole appurare se tutto quel che si dice di Lui è vero: la sua personalità, la sua eloquenza e perfino il suo dolce tono di voce. In un moto di esultanza, benedice la Madre del Salvatore, che per nove mesi fu tabernacolo di Dio. Come sarà la Madre, se tale è il Figlio!

Si dice comunemente che una madre è felice e soddisfatta quando i suoi figli somigliano a lei, e quando le loro vite costituiscono un autentico riflesso della formazione e dell’educazione che da lei hanno ricevuto. Ogni buon figlio ama sua madre e noi, a maggior ragione amiamo Maria, nutrendo per Lei una vera devozione, che conduce soprattutto all’imitazione delle sue virtù, poiché Ella è l’esempio più fulgido della nuova creatura ricreata dalla redenzione di Cristo, ed è la testimonianza più eloquente della novità di vita arrecata al mondo con la resurrezione del Signore. In questa imitazione di Maria abbiamo presenti tutti quegli aspetti che le pagine dei Vangeli ci offrono di Lei, e che Paolo VI ha raccolto, in modo mirabile, nell’esortazione apostolica Marialis Cultus (n. 57). Eccoli: “la fede e l’accoglienza docile della Parola di Dio; l’obbedienza generosa; l’umiltà schietta; la carità sollecita; la sapienza riflessiva; la pietà verso Dio, alacre nell’adempimento dei doveri religiosi, riconoscente dei doni ricevuti, offerente nel tempio, orante nella comunità apostolica; la fortezza nell’esilio, nel dolore; la povertà dignitosa e fidente in Dio; la vigile premura verso il Figlio, dall’umiliazione della culla fino all’ignominia della croce; la delicatezza previdente; la purezza verginale; il forte e casto amore sponsale”.

Sabato 8 Ottobre 

S. Pelagia; S. Felice di Como; S. Reparata

27.a del Tempo Ordinario

Gal 3,22-29; Sal 104; Lc 11,27-28

Il Signore si è sempre ricordato della sua alleanza

Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano.

(Luca 11,28)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 104)
Rit: Il Signore si è sempre ricordato della sua alleanza.

Cantate al Signore, a lui inneggiate,
meditate tutte le sue meraviglie.
Gloriatevi del suo santo nome:

«Gioisca il cuore di chi cerca il Signore».


Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto.
Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca.

Voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.

È lui il Signore, nostro Dio:

«Su tutta la terra i suoi giudizi».

Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano.

(Luca 11,28)


07 ottobre, 2022

✝ Pensiero del 07 ottobre 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Oggi, la Chiesa, celebra, la Madonna del ROSARIO DETTA ANCHE LA Madonna di Pompei.

Il mio augurio speciale, per il suo onomastico, va al GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO.
Vita dolcezza, speranza nostra salve, a te ricorro, che per me, TU SEI SANTO TUTTI I GIORNI DELL'ANNO.

Venerdì – 27.a Tempo Ordinario – BEATA VERGINE MARIA DEL ROSARIO

Il Rosario è nato dall’amore dei cristiani per Maria in epoca medioevale, forse al tempo delle crociate in Terrasanta. L’origine della coroncina è molto antica: gli eremiti orientali usavano pietruzze infilate su uno spago per tener il conto delle preghiere recitate. Il rosario rappresenta perciò una “ghirlanda di preghiere” offerta alla Madonna. San Domenico individuo nella recita del Rosario un’arma efficace per debellare le dottrine eretiche: e proprio i domenicani sono stati i promotori di questa devozione, anche attraverso le confraternite del Rosario. Nel XVI secolo, papa san Pio V, proveniente dall’Ordine domenicano, incoraggiò e raccomandò ufficialmente la recita del Rosario, preghiera popolare per eccellenza e quasi “breviario del popolo”. La celebrazione di questa memoria fu istituita proprio da san Pio V per commemorare la vittoria riportata il 7 ottobre 1571 a Lepanto contro la flotta turca – impresa che arrestò l’espansione dell’impero ottomano -, interpretandola come grazia concessa per la preghiera che il popolo cristiano aveva rivolto alla Vergine attraverso il Rosario.

Meditazione sul Vangelo di Lc 11, 15-26

Da che parte stiamo?

Se io scaccio i demoni col dito di Dio, è giunto a voi il regno di Dio”. L’episodio di liberazione di un uomo posseduto da un demonio raccontato con estrema sinteticità in Lc 11,14, apre la folla alle domande sull’identità di Gesù. Davanti a ciò che è avvenuto alcuni sono presi da meraviglia, altri accusano Gesù di essere inviato da Beelzebul. Gesù risponde alle illazioni dei presenti con due argomentazioni: la prima che mostra l’impossibilità di contrapporre due forze antitetiche all’interno della stessa realtà; la seconda rimanda alla capacità che Gesù mostra con la sua opera taumaturgica a colui che ne è la vera fonte: Dio (“dito di Dio”). Gesù è inviato dal Padre per portare agli uomini la pienezza di vita che è il Degno di Dio e quindi è mandato a liberare l’umanità da ogni male che possa affliggerla. La sua azione di liberazione è realmente efficace, come mostra la similitudine – narrata da Gesù – del guerriero forte che difende il suo palazzo: se il male sembra essere possente padrone della casa della nostra vita, Gesù è colui «che è più forte», colui che invincibile ha il potere di vincere in maniera definitiva la battaglia. Si tratta di aderire a lui e a lui rimanere fedeli, perché la condizione successiva a un allontanamento da Cristo non sia peggiore della situazione iniziale. Si tratta di cogliere questo nucleo centrale di identità che Gesù ha mostrato con le sue parole e con le sue azioni e porsi “con lui”, perché questo è ciò che può darci vera vita. «Chi non raccoglie con me, disperde», dice Gesù, per porci con chiarezza davanti a questo aut aut; non si può rimanere indifferenti, è impossibile non prendere posizione. Una volta dato l’annuncio, visto il suo carattere di decisività, l’uomo deve schierarsi, pro o contro Gesù: non si può più rimanere neutrali.

Venerdì 7 Ottobre 

B.V. Maria del Rosario; S. Giustina; S. Augusto

27.a del Tempo Ordinario

Gal 3,7-14; Sal 110; Lc 11,15-26

Il Signore si ricorda sempre della sua alleanza

Ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Ed io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me.

(Giovanni 12,31-32)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 110)
Rit: Il Signore si ricorda sempre della sua alleanza.

Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,
tra gli uomini retti riuniti in assemblea.
Grandi sono le opere del Signore:
le ricerchino coloro che le amano.

Il suo agire è splendido e maestoso,
la sua giustizia rimane per sempre.
Ha lasciato un ricordo delle sue meraviglie:
misericordioso e pietoso è il Signore.

Egli dà il cibo a chi lo teme,
si ricorda sempre della sua alleanza.
Mostrò al suo popolo la potenza delle sue opere,
gli diede l’eredità delle genti.

Ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Ed io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me.

(Giovanni 12,31-32)

06 ottobre, 2022

✝ Pensiero del 06 ottobre 2022



S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Ti ringrazio o Signore. perché ieri mi hai fatto un bel regalo, mi hai fatto vedere il giudice Rosario Angelo Livatino, su rai storia.

Meditazione sul Vangelo di Lc 11, 5-13

Importunare Dio.

Talvolta chiediamo a Dio qualche grazia in maniera vigorosa e, se non ce la concede, pensiamo che non ci ascolti. Ma Cristo ci ha detto che Dio sa ciò di cui necessitiamo, prima ancora che glielo chiediamo. Riesaminiamo se il nostro modo di chiedere è sincero, disinteressato, e se nasce da purezza d’intenti.

L’anima che assapora la comunione con Dio nella preghiera non sarà mai superba e si colmerà di tutte le virtù. Non potremo ottenere niente di sicuro ed efficace, niente di duraturo e stabile a beneficio del regno di Gesù Cristo, se ci manca lo spirito interiore di preghiera ed unione con Dio. Per essere uomini e donne di preghiera non occorre trascorrere la giornata su un inginocchiatoio, né è necessario tener sempre il capo chino: quel che occorre è fare di ogni gesto una preghiera incessante. Questa disposizione allo spirito di preghiera non esclude però la necessità di un tempo dedicato solamente al dialogo e al rapporto con Dio. Il trionfo del regno di Cristo non verrà solo dal chiasso, né dalla propaganda, né dall’organizzazione, né dal valore puramente terreno, né da un atto di volontà, bensì da tutto ciò insieme, sostenuto e fondato sulla preghiera e sulla comunione con Dio. Ricordiamo le parole di Gesù: “senza di me non potete far nulla”. Occorre trasformare la nostra vita in una preghiera continua, che ci porti a donare la nostra vita ad imitazione di Gesù, per la gloria del Padre e la salvezza delle anime. Ogni momento della vita può essere preghiera: il lavoro, il riposo, la vita in famiglia…

Giovedì 6 Ottobre 2022

S. Bruno (mf); S. Fede; S. Magno

27.a del Tempo Ordinario

Gal 3,1-5; Cant. Lc 1,68-75; Lc 11,5-13

Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato il suo popolo

Apri, Signore, il nostro cuore ed accoglieremo le parole del Figlio tuo.

(Atti degli Apostoli 16,14)

SALMO RESPONSORIALE (Luca 1)
Rit: Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato il suo popolo.

Ha suscitato per noi un Salvatore potente
nella casa di Davide, suo servo,
come aveva detto
per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo.

Salvezza dai nostri nemici,
e dalle mani di quanti ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si è ricordato della sua santa alleanza.

Del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore, in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.

Apri, Signore, il nostro cuore ed accoglieremo le parole del Figlio tuo.

(Atti degli Apostoli 16,14)

05 ottobre, 2022

✝ Pensiero del 05 ottobre 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Tu insieme a Cristo alla Vergine Maria sei la roccia a cui mi affido

Meditazione sul Vangelo di Lc 11, 1-4

Fucina di preghiera.

Signore, insegnaci a pregare”: dal desiderio espresso dai discepoli di Gesù scaturisce il “Padre nostro” reclamato dal Maestro. Luca e Matteo riportano entrambi questa autentica sintesi di teologia evangelica, che potremmo definire come il primo catechismo. Nella prima parte domandiamo la santificazione del nome di Dio, la manifestazione piena del suo Regno ed il compimento della sua volontà. Nella seconda chiediamo il pane quotidiano, il perdono dei peccati e la vittoria sulla tentazione.

È Gesù che ci rivela il Padre suo come Padre nostro. Già nell’Antico Testamento Dio veniva paragonato ad un padre o ad una madre, ma gli appellativi divini ruotavano più intorno al nome “Signore”: “Yaveh”, “Adonai”, “Kadósh”. Chiamare Dio “Padre” significa introdursi nella famiglia divina. La distanza, la paura, la lontananza, in Cristo lasciano spazio alla fiducia, al rapporto filiale, all’intimità, alla cordialità. Il significato più autentico dell’espressione aramaica “Abba”, usato da Gesù, è “papà”. Gesù vuole che chiamiamo suo Padre come chiamiamo nostro padre, con lo stesso affetto e la stessa fiducia filiale. Ma desidera anche che noi compiamo la sua volontà e non ci accontentiamo di dire solo “Signore, Signore”, senza realizzare i suoi progetti per la nostra vita. Chiediamo il pane, il sostentamento quotidiano e l’alimento eucaristico, ma Egli vuole che sappiamo condividere quel pane, poiché Dio ha fatto il mondo ed i suoi beni per tutti gli uomini; e, allo stesso modo, desidera che impariamo ad apprezzare la sua presenza sacramentale nel tabernacolo, nel silenzio di una cappella davanti all’Eucaristia, nell’intimo del nostro cuore, dopo averlo ricevuto. Così perdonando le offese ricevute, saremo perdonati dal Padre, ed usciremo vittoriosi dalla tentazione.

Mercoledì 5 Ottobre 2022

S. Faustina Kowalska; B. Bartolo Longo; B. Alberto M.

27.a del Tempo Ordinario

Gal 2,1-2.7-14; Sal 116; Lc 11,1-4

Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo

Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».

(Romani 8,15)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 116)
Rit: Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.

Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode.

Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.

Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».

(Romani 8,15)