Translate

08 maggio, 2022

✝ Pensiero del 08 maggio 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Meditazione sul Vangelo di Gv 10,27-30

Cristo, Buon Pastore.

La Chiesa tradizionalmente dedica questa quarta domenica di Pasqua alla contemplazione di Cristo, Buon Pastore. Il brano evangelico proclamato oggi è tratto dal discorso detto appunto “del buon pastore” in cui Gesù illustra il tema dell’ascolto e della conoscenza tra pastore e gregge. Da un lato, Cristo-Buon Pastore conosce le sue pecore. Questa espressione indica la profondità del rapporto d’amore personale che Lui nutre per ogni creatura. Dall’altro lato, la creatura, uomo o donna, risponde a questa conoscenza con l’ascolto, che comporta la totale adesione di fede agli insegnamenti di Cristo.

Forse non molti tra noi hanno visto dal vivo e da vicino delle pecore. Per chi vive in una città è evidentemente abbastanza difficile. Nell’antichità, i pastori facevano uscire insieme i loro greggi, e accadeva frequentemente che, pascolando insieme, le pecore si mischiassero le une con le altre, ma si dividessero poi con agilità, non appena udivano il richiamo del proprio pastore. Per quei pastori, perdere una pecora era una tragedia e stavano ben attenti a proteggerle e difenderle. Arrivavano a riconoscerle una ad una dalle caratteristiche più peculiari, e assegnavano un nome ad ognuna. Possiamo pensare che l’umanità sia numerosissima, che ci somigliamo tutti e che, quindi, sia impossibile che Dio possa occuparsi di ognuno di noi, ma non è così. Dove noi vediamo soltanto una massa informe di pecore, il pastore vede individualmente ogni pecora e prontamente si accorge se ne manca qualcuna, se distrattamente una di un altro gregge si unisce al suo, o se ce n’è una malata… Dio ha questa visione di ognuno fra tutti gli esseri umani. Ancor più consolante è considerare che, in virtù del battesimo, possiamo dire che non siamo più pecore fra tutte le altre in una moltitudine di greggi, ma siamo diventati pecore del gregge di Cristo, pecore un po’ speciali, più care, più seguite, quelle che hanno Lui come punto di riferimento, che sanno distinguere la sua voce e che lo seguono senza lasciarsi distrarre dai richiami degli estranei. Lui si è impegnato a mantenerci al suo fianco e a badare a noi, così che nulla venga a mancarci da parte sua.

Domenica 08 Maggio 
B.V. Maria di Pompei; S. Vittore il Moro
4.a di Pasqua (anno C)
At 13,14.43-52; Sal 99; Ap 7,9.14b-17; Gv 10,27-30
Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida

Io sono il buon pastore, dice il Signore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.

(Giovanni 10,14)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 99)
Rit: Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.

Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza.

Riconoscete che solo il Signore è Dio:

«Egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo».


Perché buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione.

Io sono il buon pastore, dice il Signore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.

(Giovanni 10,14)

07 maggio, 2022

✝ Pensiero del 07 maggio 2022

 ✝

S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede


Chi vuole, veramente essere amico di Gesù dice come Pietro "Signore da chi andremo? Solo Tu hai parole di Vita Eterna "


Meditazione sul Vangelo di Gv 6,60-69

Parole di vita eterna.

In questa lettura degli Atti, vediamo san Pietro che, mosso dallo Spirito Santo, compie le opere del Maestro risuscitando Tabità. Lo Spirito Santo ci pone nel reciproco amore del Padre per il Figlio e del Figlio per il Padre; ci fa essere protagonisti del loro stile di vita, ci fa crescere nel modo di vivere delle persone divine, che è l’amore che dona la vita.

In questo brano evangelico, Gesù sottolinea come sia fondamentale la fede nella vita d'ogni uomo. Essa è anzitutto dono, ma deve essere coltivata e curata con la grazia di Dio, ricorrendo ai sacramenti, in modo particolare alla Riconciliazione e all’Eucaristia, e alla preghiera. Gesù esorta i discepoli a crescere nella vita dello spirito, perché sa che la nostra umanità è talmente fragile e debole da non riuscire né a vivere in questo mondo senza scendere a compromessi, né a sopportare le prove e le sofferenze della vita, se non con il suo aiuto. Anche per noi, allora, le parole di Gesù diventano spirito e vita: diventano vive, perché Gesù vive in noi. Soltanto allora possiamo divenire un raggio di luce che illumina e guida chi è accanto a noi. E, con l’offerta quotidiana a Dio di noi stessi, ci renderemo simili a Gesù e parteciperemo pienamente alla sua redenzione, portando quei frutti di vita eterna che sono le opere di carità.

Sabato 07 Maggio 
S. Domitilla; S. Rosa Venerini; S. Agostino Roscelli
3.a di Pasqua
At 9,31-42; Sal 115; Gv 6,60-69
Che cosa renderò al Signore, per tutti i benefici che mi ha fatto?

Le tue parole, Signore, sono spirito e vita; tu hai parole di vita eterna.

(Giovanni 6,63,68)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 115)
Rit: Che cosa renderò al Signore, per tutti i benefici che mi ha fatto?


Ti rendo grazie, Signore, perché mi hai salvato.

Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

Adempirò i miei voti al Signore,
davanti a tutto il suo popolo.
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.

Ti prego, Signore, perché sono tuo servo;
io sono tuo servo, figlio della tua schiava:

«Tu hai spezzato le mie catene».

«A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
ed invocherò il nome del Signore».

Le tue parole, Signore, sono spirito e vita; tu hai parole di vita eterna.

(Giovanni 6,63,68)

06 maggio, 2022

MEMORIA DEL FUNERALE Effige Caterina Cittadini mercoledì 06 maggio 1857 Don Antonino Ubiali

 MEMORIA DEL FUNERALE

Sulla sua tomba fu collocata un’epigrafe in latino - composta da don Antonio Ubiali - «A memoria senza fine di Caterina Cittadini, Fondatrice del Monastero delle Orsoline in Somasca: stupenda per pietà, integrità ed austerità di vita e per saggezza. Alla Croce di Gesù affissa col cuore e vivendo per Lui, continuò, instancabile ad educare le compagne e le ragazze a virtù benché consumata dalla lunga malattia. Morì nel bacio del Signore, il 5 maggio 1857, all'età di 56 anni, lasciando una grande di sé».

In ricordo delle virtù di Caterina, la sua dedizione alla Croce del Signore, l’impegno nel formare a virtù compagne e fanciulle e il rimpianto lasciato.
Ciò che Caterina aveva tanto desiderato avvenne dopo la sua morte: il 14 dicembre dello stesso anno il Vescovo di Bergamo Mons. Pietro Luigi Speranza emette il Decreto di erezione canonica dell’Istituto. È un giorno, questo, in cui Caterina fu protagonista perché il suo spirito viveva nelle donne che avevano condiviso la sua vocazione. Così è il destino dei Santi: gustare nell’al di là, nella luce di Dio, il premio delle loro fatiche.






✝ Pensiero del 06 maggio 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Meditazione sul Vangelo di Gv 6,52-59

Pane del Cielo.

Nella prima lettura viene presentato l’episodio della conversione di san Paolo che, forte delle sue convinzioni su Dio, coltivate alla scuola dei farisei, si contrapponeva con determinazione a tutti coloro che non condividevano la sua verità. Nel brano evangelico, si fa sempre più evidente l’atteggiamento ostile dei Giudei verso il messaggio di Gesù. Per la durezza del loro cuore, essi non riescono a comprendere che quanto il Maestro propone serve proprio a illuminare la loro mente e il loro spirito, così che si lascino guidare alla salvezza.

Il Vangelo di oggi ci aiuta cogliere quali erano le difficoltà per i Giudei nel comprendere le parole del Signore: queste, infatti, si contrapponevano al loro criterio di verità, fatto di eventi storici, di norme, di prescrizioni, di comportamenti e di tutti quegli aspetti culturali di cui essi sono profondamente gelosi. Il loro pensiero, cristallizzato in moltissimi precetti, non sapeva più accogliere con freschezza il Mistero. Ecco perché entra in conflitto con Gesù, che propone se stesso quale criterio di verità da accogliere. È in Lui, infatti, che il Padre, compiacendosi, rivela il suo disegno di salvezza. Il Padre ora, cercandoci in Cristo, stabilisce con tutti quelli che lo accolgono un’alleanza nuova, un’amicizia intima che, per mezzo dello Spirito, rende partecipi del suo amore. È proprio con questa nuova relazione realizzata dallo Spirito Santo che possiamo capire il Mistero e, svegliati alla fede in Cristo, scorgiamo di essere derivati in ogni istante da Lui e dal suo amore. La presenza viva di Gesù nell’Eucaristia, impareggiabile dono di grazia per l’anima nostra, rende il fedele sempre più intimamente congiunto alla sua persona, donandogli la capacità di compiere il progetto di Dio, e di partecipare alla sua santità per essere sempre più figlio nel suo Figlio Gesù.

Venerdì 06 Maggio 
S. Piero Nolasco; S. Venerio; B. Anna Rosa Gattorno
3.a di Pasqua
At 9,1-20; Sal 116; Gv 6,52-59
Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue
rimane in me e io in lui, dice il Signore.

(Giovanni 6,56)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 116)
Rit: Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.

Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode.

Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue
rimane in me e io in lui, dice il Signore.

(Giovanni 6,56)

05 maggio, 2022

Liberazione di Mauthausen

 All'avvicinarsi dell'esercito sovietico, i nazisti decisero d'evacuare Auschwitz. Tutti i prigionieri che potevano ancora camminare, dovevano venire con loro. Otto Frank era nella caserma malata in quel momento. Non è stato in grado di venire e ha cercato di convincere Pietro a nascondersi nella caserma dei malati, ma Pietro non ha voluto. Sentiva di avere buone probabilità di sopravvivere alla marcia perché era ragionevolmente in forma.

Dopo un viaggio difficile, Pietro e altri prigionieri arrivarono al campo di concentramento di Mauthausen. I lavori forzati nelle miniere del campo satellite di Melk hanno avuto il suo prezzo. Pietro si ammalò ed è finito nella caserma malata.
Il campo fu liberato dalle truppe americane il 5 maggio 1945. Secondo un elenco tenuto dallo staff medico, Peter van Pels morì il 10 maggio 1945. Aveva 18 anni.




Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Beata Caterina Orsola Cittadini

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Beata Caterina Orsola Cittadini:   Beata Caterina Orsola Cittadini Nome:   Beata Caterina Orsola Cittadini Titolo:  Vergine Nascita:  28 settembre 1801 , Bergamo Morte:  5 m...

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Settantasei anni fa come oggi veniva liberato il f...

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Settantasei anni fa come oggi veniva liberato il f...:  Settantasei anni fa come oggi veniva liberato il famigerato campo di concentramento di Mauthausen  in Austria è stato uno degli ultimi ad e...

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : 5 MAGGIO 1945 - LIBERAZIONE DI MAUTHAUSEN E GUSEN!

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : 5 MAGGIO 1945 - LIBERAZIONE DI MAUTHAUSEN E GUSEN!:  5 MAGGIO 1945 - LIBERAZIONE DI MAUTHAUSEN E GUSEN! Per non dimenticare. Mai. L’8 agosto 1938, cinque mesi dopo la cosiddetta “annessione“ (...

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Liberazione dell'Olanda - Paesi Bassi dall'occupaz...

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Liberazione dell'Olanda - Paesi Bassi dall'occupaz...: Liberation of the Netherlands - may 1945 Janny Brandes-Brilleslijper, diventò una comunista attiva. Odiava qualsiasi romanticismo sulla guer...

✝Pensiero del 05 maggio 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Alimentandoci, con il Pane di Vita, siamo chiamati ad accogliere la vita nuova, come Dono che fiorisce dalla Risurrezione.

Meditazione sul Vangelo di Gv 6,44-51

Il Padre mi ha mandato.

Nella prima lettura ci viene mostrata l’azione di Dio, che si serve di tutto pur di donare la salvezza, perché la salvezza è per tutti. Un eunuco, l’apostolo Filippo e un angelo del Signore sono protagonisti di questo brano. Il vangelo prosegue nel presentarci un brano del capitolo “eucaristico” di Giovanni, in cui il Signore si rivela come il Pane di Vita. Egli è Colui al quale il Padre ha affidato la missione di portare la fede per giungere alla vita eterna. In questo brano evangelico Gesù ci svela come il Padre vuole unirci alla sua vita divina e lo fa proprio per mezzo della sua umanità e dello Spirito Santo. Simbolicamente, Gesù e lo Spirito sono le “braccia” tese all’umanità con cui il Padre ci “afferra e ci solleva alla sua guancia”, rendendoci partecipi del suo amore. Da queste poche ma dense righe, si scoprono il nostro fine ultimo ed il senso della vita che stanno nell’ubbidienza allo Spirito Santo di Dio ed al suo Cristo. Se è accolto nella Fede, Egli ci unisce a sé e per mezzo di sé ci porta al Padre. Gesù, con la sua personalità umana e divina, si rende accessibile a tutti quelli che lo accolgono nella fede e la vivono e, mediante i sacramenti, si lasciano assimilare a Lui nel grande mistero della nostra redenzione. Nell’Eucarestia, noi entriamo sempre più in intima relazione con Dio, perché Lui si comunica a noi e, rendendoci simili a sé, eleva il nostro fragile e povero cuore ad una densità tale da sperimentare ed irradiare il suo amore.

Giovedì 5 Maggio 
S. Gottardo; B. Nunzio Sulprizio; B. Caterina Cittadini
3.a di Pasqua
At 8,26-40; Sal 65; Gv 6,44-51
Acclamate Dio, voi tutti della terra

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore.
Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.

(Giovanni 6,51)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 65)
Rit: Acclamate Dio, voi tutti della terra.

Popoli, benedite il nostro Dio,
fate risuonare la voce della sua lode;
è lui che ci mantiene fra i viventi
e non ha lasciato vacillare i nostri piedi.

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
A lui gridai con la mia bocca,
lo esaltai con la mia lingua.

Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia.

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore.
Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.

(Giovanni 6,51)

22 aprile, 2022

✝ Pensiero del 22 aprile 2022

   

S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

L'AMORE, dà la capacità di vedere al di là delle apparenze, di riconoscere segni, significati...L'Amore dà motivi d'incoraggiamento nelle difficoltà, cambia la monotonia in GIOIA PIENA.

Meditazione sul Vangelo di Gv 21,1-14

Tornarono a sentire il primo amore.

Il brano di oggi ci esorta ad una contemplazione attenta. Gesù è apparso in varie occasioni ai discepoli. Le esperienze erano state tanto forti che ancora non riuscivano ad assimilarle del tutto. È per questo che Pietro, non sapendo cosa fare, decide di andare a pescare durante la notte. Gli altri discepoli lo accompagnano. Dopo una lunga notte di lavoro manuale e di duro affanno, non ottengono niente. Come era già avvenuto tre anni prima, Gesù dice loro di lanciare ora le reti per pescare… e la rete si riempì di pesci. Troppe erano le coincidenze, perché Giovanni non intravedesse che era Gesù, il Maestro che, ancora una volta, li avvicinava percorrendo le rive della loro vita e le riempiva di nuovi frutti. Pietro, impetuoso come sempre, non aspetta che la barca torni a terra, e si lancia perché quello “è il Signore”. Gesù non si annuncia; semplicemente, parla loro dalla riva, gli offre ancora una volta un segno di riconoscimento e di amore. Questo incontro evoca di nuovo quello già remoto in cui Gesù li rese pescatori di uomini: tornarono a sentire il primo amore, quello cui è continuamente necessario ritornare, e che si deve rinfrescare, rivitalizzare, soprattutto nei momenti di difficoltà, di solitudine, di dolore o di abbandono. Solo chi ha fresco nella mente il giorno del primo incontro con Cristo, il giorno in cui sentì per la prima volta il suo amore, può come gli apostoli riconoscere già in lontananza che è il Signore che chiama e che ci offre di nuovo la sua mano, il suo aiuto, il suo amore. Non bisogna lasciare che l’amore si invecchi, si calcifichi. Durante tutto il tragitto della nostra vita, l’amore di Cristo deve essere la nostra stella polare che, con la sua presenza fissa e costante ci aiuta a ricordare quel “sì” al suo amore che un giorno abbiamo detto.

Venerdì 22 Aprile 
Ottava di Pasqua – P

S. Leonida; S. Gaio
La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo
At 4,1-12; Sal 117; Gv 21,1-14

Questo è il giorno fatto dal Signore: «Rallegriamoci ed esultiamo».

(Salmo 117,24)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 117)
Rit: La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele: «Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre».

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
«Una meraviglia ai nostri occhi».

Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
«Rallegriamoci in esso ed esultiamo!».

Ti preghiamo, Signore: «Dona la salvezza!!».

Ti preghiamo, Signore: «Dona la vittoria!!».

Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Il Signore è Dio, egli c'illumina.

Questo è il giorno fatto dal Signore: «Rallegriamoci ed esultiamo».

(Salmo 117,24)

21 aprile, 2022

✝ Pensiero del 21 aprile 2022

    

S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

La Pace, è il primo dono di Cristo Risorto, accogliere questo dono, significa accogliere la Sua Presenza, nell'anima, nella mente e nel cuore, perché se GESÙ, È IN NOI, NIENTE POTRTÀ TOGLIERCI QUESTA PACE.

Meditazione sul Vangelo di Lc 24,35-48

Testimoni di speranza.

I discepoli di Emmaus stavano ancora raccontando quel che era successo loro. Come si era riscaldato il loro cuore mentre quel misterioso compagno di viaggio, Gesù risorto, gli spiegava le scritture, affinché potessero iniziare a capire l’amore di Dio. È proprio in quel momento che Gesù si presenta in mezzo a loro, entrando nel cenacolo a porte chiuse. Egli rendendosi conto del loro timore, li rassicura: “non temete, sono io”. Gli apostoli predicarono il vangelo ispirati e fondati nella fede della resurrezione confermata da prove tangibili, non basate solo su un sepolcro vuoto. Gli apostoli sperimentarono la gioia che dà Gesù resuscitato. Le esperienze delle prime apparizioni furono molto forti. Tutto il brano evangelico lascia intravedere le difficoltà che vissero gli apostoli, dopo il momento tanto difficile e scandaloso della Crocifissione. Era difficile per loro riuscire a passare dal dolore profondo e sordo, dei giorni precedenti con l’inattesa e sorprendente esperienza che ora vedevano davanti a sé. Gesù deve ricordar loro: “queste sono le cose di cui vi parlavo quando ero ancora con voi… perché era scritto che il Cristo doveva soffrire e resuscitare di tra i morti al terzo giorno”. Da questo momento, i discepoli diventano testimoni di speranza, capaci di illuminare anche il dolore più profondo. Anche noi siamo chiamati ad essere araldi di questa nuova umanità, di questo terzo millennio. Non seguiamo un nudo crocifisso. Seguiamo un Dio che, per amor nostro, ha accettato la morte stessa ed è risorto per restituirci così la speranza nella vita eterna, cui Dio ci chiama fin da quando ci ha creati. Il tempo del dolore e dell’angoscia è passato, ora dobbiamo avere “volti da risorti”, un volto di gioia, fondati nella speranza di un amore – quello di Cristo – che non muore mai. È questa speranza che ci dà lo sprone per essere testimoni viventi di Cristo nel nostro ambiente.

Giovedì 21 Aprile 
Ottava di Pasqua – P

S. Anselmo; S. Corrado da Parzham
O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
At 3,11-26; Sal 8; Lc 24,35-48

Questo è il giorno fatto dal Signore: «Rallegriamoci ed esultiamo».

(Salmo 117,24)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 8)
Rit: O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!

O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
Che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell’uomo, perché te ne curi?

Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi.

Tutte le greggi e gli armenti
e anche le bestie della campagna,
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari.

Questo è il giorno fatto dal Signore: «Rallegriamoci ed esultiamo».

(Salmo 117,24)

20 aprile, 2022

✝ Pensiero del 20 aprile 2022

   

S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno
preparato per voi fin dalla creazione del mondo. 

 (Matteo 25,34)

Meditazione sul Vangelo di Lc 24,13-15

Una coppia in crisi. “Noi speravamo che…”.

Questa coppia di viandanti che va verso Emmaus è l’immagine consueta di due che stanno attraversando un brutto momento. È comune trovarsi in una situazione di crisi, nella vita: chi ne è esente? Li sentiamo umanamente molto vicini. Camminano, tristi, abbattuti, col morale sotto i piedi. Sono delusi, affranti. Il loro ideale di vita è crollato, e non hanno avuto la pazienza, la lucidità di aspettare e di pregare, per sapere che cosa Dio voleva da loro. Decidono di tagliar corto, andarsene via e tornare alla loro vita precedente: quel “noi speravamo…” è il loro motto.

Emmaus è sulla via del ritorno. Gli stessi che oggi se ne tornano angosciati e depressi, avevano percorso in senso inverso quella stessa pista, con la gioia entusiasta dei seguaci del Signore. Tornare indietro è duro. Significa riconoscere che ha vinto lo sconforto. È gettare la spugna delle responsabilità e tornare alla vita di prima: ''vita cristiana, con tutta l’esigenza che implicano, non sono facili. Tornare indietro, verso Emmaus, è sempre una grande tentazione. Tutto è cambiato radicalmente, da quando hanno sentito che il Signore è morto. Anche per noi, la vita e l’amore possono abbuiarsi. Ed è innegabile''. Ma cosa risolviamo tornando ad Emmaus, come se tutto quel che abbiamo vissuto fosse stato invano? Siamo disposti, per un fallimento od una sconfitta, a mandare tutto all’aria? Allora, è segno che non ci fidiamo di Dio, che non crediamo che Egli ha guidato con la sua Provvidenza la nostra vita. Siamo onesti, e ci renderemo conto che è più facile fidarsi di Dio. Ha saputo ricavare dall’orribile e inspiegabile morte di suo Figlio il bene più grande: la salvezza di tutti gli uomini. Come può essere che non venga alcun bene da quello che ora ci pare il nostro dramma? Ci sono ragioni che non si spiegano alla nostra mente razionale, ma che Dio ha previste. Quando Gesù cominciò a spiegare le scritture, a quella coppia in crisi, quando spezzò il pane, non diede “motivazioni” umane, ma evidenziò il piano provvidenziale di Dio. Quella rivelazione trasformò le loro vite ed oggi, è per noi un richiamo. Ognuno ha la sua personale via per Emmaus. Un posto dove il Signore spiegherà al nostro cuore ciò che non capiamo. Cristo si rivela a noi nella misura in cui sappiamo abbandonare il disfattismo e l’ottusità. Lasciamo che ci parli, avviciniamoci con fede all’Eucaristia.

Mercoledì 20 Aprile 
Ottava di Pasqua – P

S. Aniceto; S. Agnese da Montepulciano
Gioisca il cuore di chi cerca il Signore
At 3,1-10; Sal 104; Lc 24,13-35

Questo è il giorno fatto dal Signore: «Rallegriamoci ed esultiamo».

(Salmo 117,24)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 104)
Rit: Gioisca il cuore di chi cerca il Signore.

Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere.
A lui cantate, a lui inneggiate,
meditate tutte le sue meraviglie.

Gloriatevi del suo santo nome:
«Gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto».


Voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
È lui il Signore, nostro Dio:
«Su tutta la terra i suoi giudizi».


Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento ad Isacco.

Questo è il giorno fatto dal Signore: «Rallegriamoci ed esultiamo».

(Salmo 117,24)

19 aprile, 2022

Il GIUDICE LIVATINO ROSARIO ANGELO

 Il GIUDICE LIVATINO ROSARIO ANGELO

Nel vallone accanto alla superstrada, dov’era precipitato agonizzante per sfuggire ai killers, fu trovata accanto a lui la sua agenda di lavoro. Su di essa, nella prima pagina spiccava la sigla “STD”: “Sub tutela Dei”. Quella sigla si trova in tutte le sue agende e ricorda – ha spiegato il professore Giovanni Tranchina, che di Livatino fu docente universitario – “le invocazioni con le quali, in età medievale, si impetrava la divina assistenza nell’adempimento di certi uffici pubblici”.

Nella messa di commiato, il suo vescovo lo descrisse come “impegnato nell’Azione cattolica, assiduo all’Eucarestia domenicale, discepolo fedele del Crocifisso”.

Un rapporto diretto, perché il rendere giustizia è realizzazione di sé, è preghiera, è dedizione di sé a Dio. Un rapporto indiretto per il tramite dell’amore verso la persona giudicata”.

Quella conferenza termina con una pagina che afferma la coincidenza finale, per il cristiano, di giustizia e carità:
“I non cristiani credono nel primato assoluto della giustizia come fatto assorbente di tutta la problematica della normativa dei rapporti interpersonali, mentre i cristiani possono accettare questo postulato a condizione che si accolga il principio del superamento della giustizia attraverso la carità”.

Fossimo nei primi secoli della Chiesa, Rosario Livatino sarebbe già venerato come martire e dottore.

Luigi Accattoli





Martedì 19 aprile 2022

19 APRILE 1943: LA RIVOLTA DEL GHETTO DI VARSAVIA

 

19 APRILE 1943: LA RIVOLTA DEL GHETTO DI VARSAVIA

Con “Rivolta del ghetto di Varsavia” si intende la ribellione compiuta dalla popolazione ebraica reclusa all’interno del ghetto della capitale polacca contro l’occupazione tedesca durante il secondo conflitto mondiale.
Ribellione avvenuta dal 19 aprile al 16 maggio 1943, in cui vennero uccisi circa 13mila ebrei per mano nazista in seguito alla repressione voluta dal Reich: 7mila vittime di esecuzioni all’interno del ghetto, 6.000 che morino in conseguenza di incendi o tra le macerie degli edifici distrutti.
A questi vanno aggiunte 6.929 persone che vennero deportate prima e uccise poi a Treblinka. Il ghetto venne interamente raso al suolo e i suoi 42.000 abitanti superstiti furono dispersi nei vari campi di sterminio.
La rivolta del ghetto di Varsavia è divenuto uno degli emblemi della Seconda Guerra Mondiale e della feroce spietatezza della Germania nazista nella realizzazione della Soluzione Finale.
La ribellione ebbe inizio alle sei del mattino del 19 aprile, durante Pesach, la Pasqua ebraica, quando, una colonna di soldati tedeschi stava percorrendo via Nalewki e all’altezza dell’incrocio con via Gesia venne attaccata da spari, granate provenienti dalle finestre e bottiglie incendiarie.
I militari nazisti indietreggiarono e circa un’ora e mezza dopo lo Standartenführer Ferdinand von Sammern-Frankenegg informò il comandante del presidio, il Brigadeführer Jürgen Stroop, che non erano più presenti all’interno del ghetto.
Una delle prime testimonianze di questo episodio è raccontata nel 1946 in un piccolo libro redatto da Marek Edelman, vice comandante della rivolta...
[Continua a leggere l'articolo sul nostro sito >> https://www.progettodreyfus.com/la-rivolta-del-ghetto-di.../]