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07 aprile, 2023

VIA CRUCIS

 VIA CRUCIS

 

Prima stazione: Gesù è condannato a morte

IL PADRE: O mio popolo, o figlio mio, tu percuoti le labbra che cercavano la tua anima e vuoi uccidere la Vita e mettere a morte l'Amore. Tu istituisci un tribunale per giudicare la Giustizia, oscuri la Luce e percuoti con le verghe la sola carne veramente casta del Figlio dell'uomo, e leghi le mani del Creatore come se temessi il suo abbraccio.

 

L'ANIMA: Sono diventato un figlio delle tenebre colpendo le palpebre del Sole nascente venuto a visitarci. Ho condannato il mio Salvatore e ho lasciato inaridire la fonte della mia vita. Pietà, Signore, perdona nella tua grande misericordia l'umanità che cerca di sbarazzarsi del suo solo mezzo di salvezza. Liberaci attraverso il sangue di colui che abbiamo messo in catene.

 

GESÙ: Tu sia benedetto, Padre, per la potenza del tuo amore che mi ha restituito il giudizio e mi ha permesso di prendere su di me la condanna che pesava sul genere umano. Ti benedico per la gloriosa libertà dei tuoi figli, acquisita attraverso la vittoria riportata sulle potenze delle tenebre.

 

Seconda stazione: Gesù è caricato della croce

IL PADRE: Figlio mio, mio Unico, mio Prediletto, al quale tengo infinitamente più di quanto non potesse tenere Abramo ad Isacco, ecco che giunge a me la domanda del figlio che portava sulle spalle il legno del suo olocausto: "Dov'è l'agnello del sacrificio?". Figlio mio, mio Amore, tu sei la risposta che lo spirito suggerì ad Abramo: "Dio provvederà". Tu sei la fine di ogni fatalità e di ogni maledizione.

 

L'ANIMA: Ho tagliato, nella mia follia di figlio rabbioso e infelice, l'albero che Dio aveva piantato al centro del giardino. L'albero della vita io l'ho maledetto, ed eccolo ora come strumento di morte sulle spalle di colui le cui membra porteranno i frutti della vita e faranno di questo luogo di tormenti un nuovo Eden.

 

GESÙ: Ho tolto la trave che era nel tuo occhio, e lo splendore di ciò che tu ora percepisci ti rende cieco. Sii paziente in questa prova, caricati della mia croce, essa ti condurrà; tu vedrai che l'amore alleggerisce il giogo di chiunque si affidi alla mia scuola, vedrai come è dolce il fardello di colui che porta gli altri, di colui che porta i poveri. E perciò egli porta Dio, porta il mondo.

 

Terza stazione: Gesù cade per la prima volta

IL PADRE: Spargerò la mia sapienza come un vento impetuoso e folle per confondere la sapienza dei saggi, e spargerò una debolezza nuova e santa che confonderà la forza dei potenti. Ecco la mia saggezza, ecco la follia dell'amore che bacia la polvere dalla quale ho creato gli uomini. Ecco la mia debolezza, e la potenza della mia umiltà: voi non avete voluto tornare a me e il vostro Dio si è convertito alla vostra natura umana, ma ormai è nella polvere che noi abbiamo appuntamento.

 

L'ANIMA: Non posso sopportare di vederti cadere come un idolo di pietra. Mi sembra di osservare la mia propria caduta, e non posso sopportarlo. Le tue mani sono legate alla trave e tu cadi senza poter proteggere il Santo Volto. Insegnami il vero abbandono, insegnami a non cercare di attutire le mie cadute con l'autogiustificazione. Insegnami a prendere su di me la violenza dell'umiliazione, perché crescano in me la dolcezza e l'umiltà.

 

MARIA: È caduto mio Figlio, è caduto il mio piccolo Bambino, è caduto come quando gli insegnavo a camminare nella polvere delle vie di Nazaret. E oggi una nuova umanità fa i suoi primi passi e cade, e sa subito rialzarsi poiché non conta più sulla sua forza ma su quella di Dio. Essa tace e benedice silenziosamente i suoi carnefici, poiché non è più essa che vive, è mio Figlio che vive in essa come ha vissuto in me.

 

Quarta stazione: Gesù incontra sua Madre

IL PADRE: Mio popolo, la tua miseria mi sconvolge più dei tuoi peccati, è arrivato a me il grido che non posso contenere: "Consolate, consolate il mio popolo". E ciò che nessun profeta ha potuto fare, lo fa una giovinetta. Tra le figlie di Eva, ella ha trovato grazia ai miei occhi; ecco la Sposa del Consolatore. E, attraverso di lei, io consolo mio Figlio che porta l'afflizione del mondo.

 

L'ANIMA: Maria, che fa tuo Figlio? Perché cammina verso la morte? Resti con noi, poiché si è levata una nube e le tenebre presto oscureranno la terra. Donna, chi sei tu perché egli ti guardi così, che cosa c'è tra te e lui? È il tuo sguardo di dolore e di forza, di gioia segreta e di agonia misteriosa e le vostre anime che si toccano e si appoggiano l'una all'altra, e si riposano e comunicano alle radici della sofferenza! È mai esistita una tale intima unione tra l'uomo e la donna?

 

GESÙ: O Madre, tu sei venuta, attratta dalla mia umanità divina come lo era Davide dall'arca dell'Alleanza. Tu mi cercavi nella città come la fidanzata tra le guardie. Tu mi hai trovato, amata dalla mia anima, e il tuo sguardo trafigge il mio cuore con la sicurezza della lancia del soldato, e io so che nel vedermi il tuo cuore è già trafitto, e si unisce perfettamente al mio.

 

Quinta stazione: Simone di Cirene aiuta Gesù a portare la sua croce

IL PADRE: Miei piccoli figli, miei poveri figli, volevo sinceramente che voi viveste nel mio amore e nella condivisione della mia gioia, ed ecco salire grida di dolore, gemiti di sorde sofferenze, e l'amarezza del vivere si mischia anche ai vostri piaceri. Essa trasmette la vostra guarigione; fatela vostra, prendete la croce, se amate la vita.

 

L'ANIMA: Tu mi inviti a portare la tua croce quando io so appena portare il peso dei miei giorni e delle mie pene; soffro come uomo, come potrei portare la sofferenza di Dio? Ma tu mi dici che il tuo fardello non mi schiaccerà, che aprirà il mio cuore e che, se avrò diviso la croce di un altro, la mia tristezza si tramuterà in gioia e questa gioia nessuno potrà togliermela.

 

GESÙ: Il mio corpo è il tuo corpo. Il mio corpo è immenso e tutte le croci non sono che una sola croce, e tutte le sofferenze ne formano una sola e si posano sulle mie spalle, e pesano sul mio cuore. Ma il mio corpo è anche il tuo corpo, e il mio cuore è anche il tuo cuore. Io ti do la forza e ti associo come l'amico più prezioso alla redenzione del mondo.

 

Sesta stazione: Veronica asciuga il volto di Gesù

IL PADRE: O mia immagine infranta! Chi ha visto il Figlio ha visto il Padre. Ed ecco che si manifestano i tratti del grande dolore dell'amore messo alla porta e il tormento della misericordia. Figlio mio, io amo te e il tuo viso, ti amo sfigurato dalla lebbra del peccato, ti amo come una madre coccola il suo figlio malato, il suo piccolo deforme; egli è unico perché è il suo.

 

VERONICA: Ricevi il bacio di questo panno, o viso dell'amore, più bello tra i figli degli uomini. Il nuovo Adamo sta per nascere, lo vedo in questo miscuglio di acqua, sangue e fango. Più che su questo panno, posati come un sigillo sul mio cuore, imprimi per sempre la tua immagine nella carne del cuore dell'uomo.

 

GESÙ: Ama ogni uomo che porti questo viso. Ama al di sopra di ogni cosa colui che è stato percosso senza motivo, o con ragione, ama colui che ha ricevuto gli sputi del disprezzo e dell'anatema. Ama la diversità ogni volta che la incontri, sappi che essa porta la mia immagine. Segui l'insegnamento di questa donna che, trasportata dal suo amore, si è precipitata verso di me come Francesco verso i lebbrosi.

 

Settima stazione: Gesù cade per la seconda volta

IL PADRE: "Ecco deserta la città celebre, la città gioiosa! Anche i suoi giovani cadranno ai loro posti...". Eppure l'avevo promesso: "Il suo piede non si scontrerà con la pietra". Ma io amo le pietre di questo cammino di dolore, ognuna di esse potrà diventare un figlio dell'alleanza se io non trattengo mio Figlio che si dona all'umanità che è caduta e rimane a terra. Non è forse venuto per la caduta e per il risollevarsi di una moltitudine?

 

L'ANIMA: Mio Dio, non ho né il coraggio né il desiderio di rialzarmi. E un sottile orgoglio mi dice: a cosa serve mantenersi in piedi e tendere al cielo quando si fatto per la terra che ti attira? Oh, la vanità dei miei giorni che volevano innalzarsi fino a te e che ritornano inesorabilmente verso la notte originale! Vorrei che tu mi lasciassi alla mia miseria ma mi affascina la tua forza nella prova della via della croce.

 

GESÙ: Risollevo Adamo dalla sua caduta ripetuta infinitamente, e questa forza che si rinnova nelle mie braccia te la prometto e te la darò ogniqualvolta ti avvicinerai al sacramento della riconciliazione. Se tu ti spogli, verrò a cercarti come ho cercato Adamo che, nella sua vergogna, si nascondeva a Dio. L'Amore non sa null'altro che amare e l'Amore copre una moltitudine di peccati.

 

Ottava stazione: Gesù incontra le donne di Gerusalemme

IL PADRE: O mistero della donna che rallegra la creazione, o figlie di Sion venute a consolare il cuore di Dio! Maria, Veronica, e voi figlie di Gerusalemme, figlie della città che uccide i profeti. In mezzo a voi è colei il cui cuore sarà trafitto, l'onore della vostra razza. Silenziosa, ella camminerà tra di voi nelle fiamme della sinagoga incendiata dagli pseudosoldati di Cristo, ella camminerà fra voi nelle fiamme di tutte le Auschwitz scaturite dall'odio degli uomini verso Dio, fino a quanto tutto Israele sarà salvato.

 

L'ANIMA: Dov'ero, Signore, nell'ora della tua angoscia? Cos'ho detto per consolarti? Quale mano rassicurante ti ho teso? Solamente le donne si avvicinano a te; dove sono i discepoli di cui faccio parte? Eppure l'amore perfetto annienta la paura, e io ho una tale vergogna della mia mancanza d'amore e di questa terribile cecità! Uniscimi ulteriormente alla tua passione affinché io ti ami di una passione così forte da dimenticare i miei tormenti.

 

GESÙ: Quanto siete benedette tra le donne, voi che capite che la rovina di Gerusalemme è vicina, poiché è il Tempio che sta per essere abbattuto. Dimenticate la mia sofferenza, che essa non sia per voi che un incoraggiamento a soffrire i dolori di una genesi terribile e nuova. Siate benedette per la vostra misericordia; vi sarà fatta misericordia nella stessa misura nel giorno della disgrazia. Siano benedetti coloro che dimenticano le proprie pene per consolare gli altri.

 

Nona stazione: Gesù cade per la terza volta

IL PADRE: Ho mandato mio figlio pensando che l'avrebbero risparmiato, ma ecco che essi uccidono il mio Amore, se ne burlano e lo beffeggiano. Il suo viso non ha più un aspetto umano. Questo viso essi lo cercheranno dappertutto, ma hanno infranto lo specchio e ucciso le loro anime. Nonostante questo, essi sono sempre miei figli; se essi conoscessero il mio dolore, capirebbero fino a che punto sono amati. Cesserebbero di sfigurare il Volto dell'Amore.

L'ANIMA: Ho commesso l'irreparabile e soffocato in me la voce ancora capace di chiamare Dio. Non so più chi sia. Abramo non può ottenere la grazia per Sodoma e il fuoco del cielo consuma il vizio, il suicidio e l'assassinio, la vertigine dei drogati e degli alcolisti. Non vi è più speranza.

 

GESÙ: Io sono il giusto, il solo a giustificare tutte le Sodoma della terra. È per te, è per loro che io cado più in basso della più profonda decadenza umana, perché è Dio che cade e attraverso la sua caduta viene a cercare e a salvare coloro che erano perduti. E il fuoco che era destinato a te mi divora in un battesimo d'amore, la mia lingua è incollata al mio palato e il grido che sale in me giustifica il mondo: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno".

 

Decima stazione: Gesù è spogliato dei suoi vestiti

IL PADRE: Ecco che i fratelli omicidi hanno preso il mantello di Giuseppe prima di far scendere nelle tenebre colui che li libererà dalle tenebre d'Egitto.  Essi non sanno quello che fanno, essi accelerano l'ora del trionfo di colui che perseguitano. Il mantello del nuovo Elia sconfiggerà le acque della morte. Coloro che hanno spogliato Cristo, io li rivestirò di Cristo per la Pasqua eterna, ed essi appariranno davanti a me vestiti di lui come d'un vestito nuziale.

L'ANIMA: Il Padre si è fatto mediatore d'amore. Egli non possedeva che una sola pecora e, come mio padre Davide, gliel'ho rubata, gli ho preso il suo solo abito. Attraverso la tua nudità, o Cristo, voglio ormai rivestire coloro che sono nudi nel mondo. Colmare di tenerezza i maltrattati, colmare di giustizia e di misericordia coloro che sono stati privati del pane e della dignità, colmare del tuo Santo Spirito coloro che hanno fame e sete di conoscerti. Non vivrò abbastanza per riparare alla vergogna della tua nudità.

 

GESÙ: Non viene soltanto strappato il velo del Tempio, viene denudato Dio. Il cuore che ha tanto amato gli uomini si scopre, pronto a ricevere il colpo di lancia. Vi restituisco il mantello che copriva la mia carne per restituire a mio Padre il vestito della mia carne e dirgli: "Non ho altro abito che il sudore del sangue dell'angoscia dei tuoi figli, che il fango della loro miseria. Ora, Padre, rivestimi della tua gloria, affinché a mia volta io possa avvolgerli nel mantello della misericordia".

 

Undicesima stazione: Gesù è messo in croce

IL PADRE: Sono io che vi ho creato e voi mi inchiodate le mani perché non benedica più, perché cessi l'opera delle mie mani. Trafitte, esse diventano sorgenti di vita abbondante e gli angeli si chinano su questo mistero grande e bello. Voi legate l'Amore e, attraverso questi legami, l'Amore vi legherà a me in modo indissolubile. Per una sfida suicida, volete estinguere l'Amore per mezzo di tutte queste torture, ma alla fine dell'Amore vi è ancora l'Amore del mio figlio prediletto.

 

L'ANIMA: Gesù, fa' di me l'amante della tua croce. Concedimi di desiderare l'attraversamento di ogni opacità perché sia identificato in te, fa' passare attraverso le mie ferite la luce della gloria che hai acquisito. Soffrire con te non è più soffrire, e la sofferenza della croce apre una fonte inesauribile di gioia. La prova di colui che è inchiodato con te, prigioniero dell'Amore, apre

l'immenso campo della libertà spirituale.

 

GESÙ: Padre, tu non hai voluto sacrificio né olocausto, è la misericordia che volevi; essa aveva disertato il frutto delle tue mani, ma tu mi hai dato un corpo e io ti dico: Eccomi qui per fare la tua volontà. È arrivata l'ora della grande messa per il mondo ed eccomi, ostia elevata sopra la terra. Che io ami i chiodi, che io ami la croce e l'acqua con l'aceto, e tutti gli elementi di questa

liturgia che salva il mondo!

 

Dodicesima stazione: Gesù muore sulla croce

IL PADRE: Il grande grido dell'Amore è giunto fino a me. Risuonerà eternamente; nulla ormai lo farà tacere. Si alzerà in ogni istante, ad ogni eucaristia, ad ogni atto di carità, ad ogni sacrificio di santi che sono altri "Cristo", della folla immensa dei fratelli dei quali mio Figlio è il primogenito. Mai più sarà proclamata la vittoria della morte e della distruzione. Il grido che sale fino a me copre le grida di odio e le grida blasfeme.

 

L'ANIMA: O mio re, piego le ginocchia davanti alla tua sovranità. O mio unico amore, vorrei rispondere alle tue sette parole d'amore ma nessuna parola può fare eco all'infinito. Ho preso con me tua madre e il mio cuore si è aperto ancora di più, la mia casa è grande come il cielo che risuona del canto della lode dei cori angelici. O mia attesa superata, come ti restituirò tutto il bene che mi hai fatto?

 

GESÙ: La Vita non muore. Il grappolo è spremuto, non è più frutto ma vino novello. Ed è in questo nuovo inebriamento, fatto di dolore e di amore, che io mi addormento sul petto del Padre, poiché tutto è compiuto. Ora sappi che nulla potrà fermarti nel tuo cammino verso il regno. Regola i tuoi passi su quelli di colui che ha camminato sul mare e domato gli elementi scatenati. Dov'è l'odio degli uomini nell'ora della mia morte? L'amore ha avuto l'ultima parola.

 

Tredicesima stazione: Gesù è deposto dalla croce

IL PADRE: Si compie l'elevazione mediante la quale l'Agnello, al quale ritorna la beatitudine: "Beati i miti", prende possesso della terra e la strappa alla forza del nemico. Tenevo il corpo di Adamo tra le mie braccia divine, che egli non avrebbe mai dovuto abbandonare, come non si sarebbe mai dovuto interrompere il bacio attraverso il quale gli donavo il soffio vitale. Golgota, dove si è appena giocata la felicità dell'umanità, luogo del cranio, luogo dove ho visto morire Adamo. Se l'uomo avesse conosciuto il grande dolore che provavo vedendo morire il primo uomo, il mio grande dolore nel vedere il figlio dell'Eterno scendere nel regno dei morti! E il dolore nel vedere la terribile agonia di mio Figlio, l'agonia della mia anima che mette fine ad ogni disperazione! La morte è morta, l'Amore è vita e seme di vita.

 

MARIA: Mio Dio, abbandonato nelle mie braccia, Figlio mio, mio Amore e mio Dio. Mio Signore, totalmente abbandonato, come nel giorno di Natale il Figlio nelle mie braccia. E in questo silenzio dopo le tenebre un altro patto si compie, nel quale non è più il mio ventre ad aprirsi ma il mio cuore. E nel dolore di questa rivelazione, io avverto il Corpo di mio Figlio, la Chiesa, più grande del mondo. O Figlio mio, il cielo e la terra sono pieni dell'eco della tua morte e del tuo amore.

 

Quattordicesima stazione: Gesù è portato al sepolcro

IL PADRE: Si è fatto silenzio, il silenzio della pienezza che precedeva l'istante della creazione, l'esplosione luminosa, l'estasi dell'Amore che partorì l'uomo e la bellezza del mondo e di tutto ciò che esso contiene. In silenzio il mio Verbo scende nel regno dei morti. La luce della Vita apre gli occhi di coloro che brancolavano nella valle dell'ombra. In silenzio egli ritorna, tenendo Adamo ed Eva per mano. Non li lascerà mai più; insieme essi ritorneranno perché esploda il grande Alleluia di Pasqua.

 

MARIA: Il Padre ha riempito il mio cuore del balsamo della saggezza e io veglio come la sola Vergine saggia di un mondo divenuto folle. E tutta la speranza del mondo e tutta la sua fede ardono nel mio cuore. E il soffio dello Spirito mi colma e dice: "No, tuo Figlio non è morto, dorme. E nel silenzio di questo grande sabato del mondo io offro tutte le sofferenze, tutte le umiliazioni e tutta la miseria degli uomini".

 

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