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04 settembre, 2022

✝ Pensiero del 04 settembre 2022



S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_alla_Fede

È Gesù, che chiama ed è sempre LUI a donarci la forza del discepolato.

Meditazione sul Vangelo di Lc 14, 25-33

La sequela di Gesù.

Gesù si volta verso quanti lo seguono e parla loro di ciò che significa essere suoi discepoli. È come una gradinata da salire che segna il passaggio a una logica completamente nuova negli affetti, nel rapporto con se stessi, con gli altri, con le cose. Andare con lui esige il lasciar emergere quell’amore straordinario che costituisce l’essere umano. Amare lui al di sopra di tutti, perfino della propria esistenza, amare senza condizioni fino a morire pur di non tradire l’amore, amare liberandosi da ogni pretesa di possesso: ecco il segreto della spesa da fare. Gesù chiede a chi lo segue di misurare la propria capacità di amare. E per chi si sente impari, l’invito è comunque a non indietreggiare: pur di non perdere la guerra di fronte a forze superiori alle proprie, cercare la via di un accordo sereno per non rischiare di compromettersi per sempre.

È dura la Parola di Dio di fronte all’uomo che intende mettersi a servizio del Figlio amato. Discepolo: parola che racchiude un segreto. Parola che porta a camminare su lidi lontani, gli angoli sconfinati delle possibilità interiori ancora celate allo sguardo. Può un uomo non amare suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita? Sì, che può. Ed è sotto i nostri occhi la misura dell’odio verso le persone più care. Ma Gesù non chiede di odiare. L’amore che esige l’essere discepoli è un amore purificato dal sentimento del possesso. L’appartenenza non è più familiare per chi segue il Signore, diventa estranea alle mura paterne e alle proprie mura per farsi familiare di Dio. È possibile ad un uomo rinunciare ai suoi averi? Per chi ama sul serio, non esiste più l’aggettivo “mio”, perché l’esperienza dello stare con Cristo è esperienza del “noi”. La nostra giornata scorre tra mille legami: pensieri legati alle azioni, desideri che legano lo svolgersi delle cose, parole che legano affetti, progetti che legano il tempo. Gesù ci invita all’unico vero legame: amare Lui significa essere liberi da ogni legame che riduca la capacità di essere nel mondo luoghi di incontro. In Lui ogni affetto traspare di luce nuova, come anche ogni cosa. Non si possiede nulla individualmente perché tutto è “nostro”. La pienezza di vita è l’aria che respira il discepolo, il dilatarsi di ogni speranza. E se le forze sono poca cosa, spendere la vita guadagna forze all’edificazione del regno.

Domenica 4 Settembre 2022
S. Mosè pr.; S. Rosalia; B. Caterina Mattei
23.a del Tempo Ordinario (Anno C)
Sap 9,13-18; Sal 89; Fm 9b-10.12-17; Lc 14,25-33
Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione

Fa risplendere il tuo volto sul tuo servo ed insegnami i tuoi decreti.

(Salmo 118,135)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 89)
Rit: Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.

Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.

Tu li sommergi:
«Sono come un sogno al mattino,
come l’erba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca».


Insegnaci a contare i nostri giorni
Ed acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: «Fino a quando?».

Abbi pietà dei tuoi servi!

Saziaci al mattino con il tuo amore:
«Esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda».

Fa risplendere il tuo volto sul tuo servo ed insegnami i tuoi decreti.

(Salmo 118,135)

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