Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara sono una ragazza disabile, dalla nascita. Sono devota a Maria Regina della Famiglia apparsa nel maggio 1944 a Ghiaie di Bonate (Bg) ad Adelaide Roncalli a soli sette anni. Scopo mantenere viva la Memoria. Sono devota al GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE
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23 giugno, 2021
Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : I superiori del seminario di Marola Carpineti (Re)
Pensiero del 23 giugno 2021
La regola del discernimento è semplice; guardare sempre cosa produce un'azione e chiedere la grazia di saper distinguere il bene dal male.
Meditazione sul Vangelo di Mt 7,15-20
Dai loro frutti li potrete riconoscere.
Ci troviamo ormai in prossimità della conclusione del discorso della montagna, appena dopo il detto della porta stretta, simbolo di tutta la Parola ascoltata dalla bocca di Gesù. Il Maestro ci mette in guardia, perché dopo di lui verranno profeti, predicatori vestiti da pecore, che apparentemente appartengono al gregge del Buon Pastore, ma che in realtà sono lupi rapaci, mossi da secondi fini, intenzionati a rapire le pecore e rubare loro la vita.
Nella comunità matteana si sono infiltrati falsi profeti, predicatori itineranti, che si fingono discepoli di Gesù. Si ripropone dunque anche per la comunità dei discepoli del Signore la questione essenziale del riconoscimento del vero profeta da quello falso, che aveva attraversato la storia d’Israele (cfr. Ger 14,14-16; 23,16-17). Nell’Antico Testamento venivano forniti due criteri: fedeltà del profeta a Jahvè (Dt 13,1-6) e realizzazione dei fatti da lui annunciati (Dt 18,15-22). Il Vangelo si limita a un unico criterio: osservare la sua coerenza di vita. Entrambe le similitudini usate spingono in profondità il nostro sguardo. «Dentro sono lupi rapaci»: non basta fermarsi alle apparenze e alle parole, bisogna guardare il cuore. “Dai loro frutti li riconoscerete”: il fare rivela il cuore. Come l’albero cattivo produce frutti cattivi, così le opere cattive smascherano la doppiezza e la malvagità del cuore. E come dalla bontà o cattiveria del frutto si riconosce la qualità dell’albero, così solo chi fa la Parola rivela di avere il cuore del Figlio. Dunque, sguardo attento e capacità di prendere tempo, aspettando con pazienza di vedere maturare il frutto prima di dare credito a «qualsiasi vento di dottrina» (Ef 4,14). Notiamo che il testo dice “lupi rapaci”: i falsi profeti, testimoniando il falso, ci allontanano dalla via di obbedienza al Padre che traccia il Vangelo e ci rubano quel frutto di amore, gioia, pace, benevolenza, bontà (Gal 5,22), che essa produce. Se il discernimento è necessario per trovare la via della vita, altrettanto lo è per riconoscere la voce di chi ce ne vuole allontanare. Conoscere il cuore del Figlio e custodirne la Parola diventa per il discepolo del Signore la priorità assoluta.
23 Giugno
Il Signore si è sempre ricordato della sua alleanza
Rimanete in me e io in voi, dice il Signore; chi rimane in me porta molto frutto.
(Giovanni 15,4.5)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 104)
Rit: Il Signore si è sempre ricordato della sua alleanza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere.
A lui cantate, a lui inneggiate,
meditate tutte le sue meraviglie.
Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto.
Voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
È lui il Signore, nostro Dio:
su tutta la terra i suoi giudizi.
Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco.
Rimanete in me e io in voi, dice il Signore; chi rimane in me porta molto frutto.
(Giovanni 15,4.5)
22 giugno, 2021
Pensiero del 22 giugno 2021
Meditazione sul Vangelo di Mt 7, 6.12-14
22 Giugno
Signore, chi sarà ospite nella tua tenda?
Io sono la luce del mondo, dice il Signore; chi segue me avrà la luce della vita.
(Giovanni 8,12)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 14)
Rit: Signore, chi sarà ospite nella tua tenda?
Colui che cammina senza colpa,
pratica la giustizia
e dice la verità che ha nel cuore,
non sparge calunnie con la sua lingua.
Non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulti al suo vicino.
Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.
Non presta il suo denaro a usura
e non accetta doni contro l’innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre.
Io sono la luce del mondo, dice il Signore; chi segue me avrà la luce della vita.
(Giovanni 8,12)
21 giugno, 2021
Pensiero del 21 giugno 2021
Meditazione sul Vangelo di Mt 7, 1-5
La pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello.
Il Vangelo di oggi ci insegna che la nostra prima preoccupazione deve essere quella di correggere gli altri ma di migliorare noi stessi. Noi siamo come maestri esigenti e insuperabili quando sono in causa i difetti del nostro prossimo, ma totalmente accondiscendenti quando si tratta di noi. Ecco l’ammonimento di Gesù: preoccupati prima della tua perfezione, innanzitutto correggi te stesso! Questo di Gesù è un monito a sorvegliare le nostre parole e le nostre azioni e più ancora ad acquistare sempre più una serietà di mente e di cuore.
È facile dire: non giudicate! In realtà ogni pensiero umano è un giudizio! Nel momento stesso in cui l’uomo prende atto dell’esistenza di una realtà già la giudica. I giudizi umani possono essere giusti o ingiusti, approfonditi o superficiali. La morale considera peccato ogni giudizio avventato, non volto al bene del prossimo, specialmente se viene dato ad alta voce. Dunque, l’uomo non può fare a meno di giudicare, e la logica esige che si giudichi in modo imparziale; il Vangelo ci esorta ad astenerci da qualsiasi giudizio. Come risolviamo la contraddizione? Occorre distinguere le cose dalle persone. Le cose possiamo giudicarle; anzi, esse devono essere sottoposte all’analisi e messe alla prova. Anche le persone possono essere osservate ma Dio solo conosce il cuore umano e perciò l’ultimo giudizio sugli uomini spetta a lui. Nelle storie edificanti dei Padri del deserto egiziano si racconta di un abate che portava sulla schiena un grande sacco e ne teneva un altro, piccolo, legato davanti agli occhi. Richiesto di una spiegazione, diede la seguente risposta: “Il sacco grande rappresenta i miei tanti peccati e l’ho messo sulla schiena per non vederli; nel sacchetto piccolo ci sono i peccati degli altri, e lo tengo davanti agli occhi per piangere senza sosta per loro”. Psicologicamente siamo portati a notare meglio i peccati degli altri che non i nostri. Il prossimo ci sta davanti agli occhi, noi stessi invece, ci vediamo solo riflessi allo specchio. È quindi un saggio consiglio quello di cercare di guardare il prossimo come se guardassimo noi stessi. Attraverso gli altri possiamo prendere coscienza dei nostri comportamenti sgradevoli e tenercene lontani.
21 Giugno
Beato il popolo che Dio ha scelto come sua eredità
La parola di Dio è viva, efficace; discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.
(Ebrei 4,12)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 32)
Rit: Beato il popolo che Dio ha scelto come sua eredità.
Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Il Signore guarda dal cielo:
egli vede tutti gli uomini.
Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.
L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.
La parola di Dio è viva, efficace; discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.
(Ebrei 4,12)
20 giugno, 2021
Pensiero del 20 Giugno 2021
Quante tempeste attraversiamo nella vita e quante volte ci siamo lamentati con Gesù. Ma se ci sentiamo come gli apostoli nello sgomento, come loro gridiamo a Gesù, perché LUI ha cura di noi e quello che permette è sempre per un bene maggiore.
Meditazione sul Vangelo di Mc 4,35-41
Chi è dunque Costui?
Il Vangelo di oggi ci parla di Gesù che placa il vento e acquieta la tempesta. Il mare burrascoso è il simbolo del mondo agitato, ribelle e in disordine. Come Dio creatore, Gesù impone confini e ordine; egli è il Signore per il quale tutte le cose sono state create. Nell’immagine della tempesta sedata appare la signoria di Cristo sull’universo e sulla storia. Dio precede ogni opera dell’uomo, che è solo creatura, e quindi, limitata nella sua capacità di leggere le realtà e le vicende del mondo e nel suo potere di controllarle. Ogni tempesta della vita, anche quelle interiori, sono placate da Cristo, ancora adesso: ma è necessario che l’uomo abbia fede in lui.
Gesù dorme. Solo i discepoli appaiono sopraffatti dalle tenebre e dalla furia degli elementi. La dettagliata descrizione di Marco fa toccare con mano che non c’è più nessuna speranza: la barca sta ormai per riempirsi d’acqua; stanno affondando. Allora, con tono di rimprovero, i discepoli svegliano Gesù che dorme. Lui si alza, sgrida il vento e fa tacere il mare e nella natura torna la calma; non, però, nei discepoli! Ancor più spaventati si domandano: chi è Costui? Nella Bibbia il mare e l’oscurità sono simbolo del caos iniziale, dominato e vinto dalla potenza creatrice di Dio (Gen 1). Il mare è la sede di tutte le forze ostili a Dio, destinato a scomparire per sempre quando la creazione sarà totalmente rinnovata (Ap 21,1). La vittoria sulle malefiche potenze del mare non è in potere dell’uomo; è solo di Dio, l’Unico che è in grado di ridurre la tempesta al silenzio e di far tacere i flutti del mare. Gesù che si erge contro la furia del vento e comanda al mare, si rivela come l’unico Salvatore, l’Unico che può salvare l’uomo da tutte le potenze malefiche. A differenza di Mosè, che alzò il bastone e stese la mano per obbedire a Dio e divise le acque (Es 14,16.26), e a differenza di Eliseo che divise le acque invocando il Dio di Elia (2Re 2,14), Gesù agisce di sua iniziativa: è con la sua potenza che Egli domina il mare e salva. Di qui il linguaggio teofanico, cioè che rivela Dio, usato da Marco: i discepoli sono presi da grande timore, cioè da quel senso di forte turbamento e spavento, fatto di stupore estatico e reverenziale, che si ha di fronte al divino. Da tempo ormai essi seguono Gesù, ma non hanno ancora compreso; per loro, lui è un maestro, un “rabbi”, che insegna sì cose nuove, ma pur sempre un “rabbi”. Essi non hanno ancora fede e Gesù sa che dovrà faticare ancora molto per educarli!
20 giugno
Rendete grazie al Signore, il suo amore è per sempreSALMO RESPONSORIALE (Salmo 106)
Rit: Rendete grazie al Signore, il suo amore è per sempre.
Coloro che scendevano in mare sulle navi
e commerciavano sulle grandi acque,
videro le opere del Signore
e le sue meraviglie nel mare profondo.
Egli parlò e scatenò un vento burrascoso,
che fece alzare le onde:
salivano fino al cielo, scendevano negli abissi;
si sentivano venir meno nel pericolo.
Nell’angustia gridarono al Signore,
ed egli li fece uscire dalle loro angosce.
La tempesta fu ridotta al silenzio,
tacquero le onde del mare.
Al vedere la bonaccia essi gioirono,
ed egli li condusse al porto sospirato.
Ringrazino il Signore per il suo amore,
per le sue meraviglie a favore degli uomini.
Un grande profeta è sorto tra noi, e Dio ha visitato il suo popolo.
19 giugno, 2021
Pensiero del 19 giugno 2021
In una società, d'influencer il Vangelo, d'oggi ci riporta all'essenziale. Non preoccupiamoci, ma occupiamoci di quanto compete a noi, sapendo che tutto è Dono della Divina Provvidenza.
Meditazione sul Vangelo di Mt 6, 24-34
Cercate prima il Regno di Dio.
Il testo evangelico si apre con un “aut-aut”: Dio o mammona. Bisogna scegliere. “Mammona” traduce l’ebraico ma’amun, che ha la stessa radice verbale di emunà, fede: mammona è ciò a cui si dà fede, fondando in esso la propria esistenza. Dove fondi la tua esistenza? A cosa dai fede? A Dio o a mammona, cioè a tutto ciò che è “altro” rispetto a Dio? Gesù pone la scelta in termini radicali. Forse perché conosce il nostro cuore meglio di quanto lo conosciamo noi?
Per ben sei volte torna il verbo che l’italiano traduce con “affannarsi” o “preoccuparsi”. Il termine greco esprime l’idea dell’essere “spezzettati”, “frantumati” dietro a molte cose. Come a dire: chi non pone Dio al centro e al fondamento della propria esistenza, del proprio vivere quotidiano, dando a lui solo la sua fiducia, finisce per mettere al suo posto molti altri “signori” (le ricchezze, i beni, ciò di cui bisogna occuparsi giornalmente, come il mangiare o il vestire) e il suo cuore ne sarà irrimediabilmente diviso. Chi di noi, vivendo così, non ne percepisce le conseguenze? Aneliamo alla pace e alla serenità, ma siamo sempre soffocati, a corto di “aria”; lavoriamo molto, ma raccogliamo in modo insoddisfacente, con molta dispersione di energie; ogni tanto ci fermiamo per tirare il fiato, ma poi il resto della vita è una corsa. Nessuno è esente da questo rischio. Le due similitudini utilizzate (gli uccelli e i gigli) abbracciano tutti, uomini e donne: la semina e la mietitura dei campi si riferiscono al lavoro maschile, la filatura dei tessuti a quello femminile. Gesù, da vero sapiente, rimette ordine nella nostra quotidiana esistenza terrena. La fede nel Padre, a cui ci richiama ci libera il cuore, permettendoci di occuparci di tutto, ma senza preoccuparci di nulla e custodendo in noi la pace. E apre lo spazio alla gratuita libertà e iniziativa del Padre: quanto più smetteremo di preoccuparci per la nostra vita, tanto più lasceremo a lui la possibilità di occuparsi di noi, che gli chiediamo, con fiducia filiale: “Padre nostro, dacci il pane quotidiano”.
19 Giugno
Gustate e vedete com’è buono il Signore
Gesù Cristo, da ricco che era, si è fatto povero per voi,
perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
(II Corinzi 8,9)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 33)
Rit: Gustate e vedete com’è buono il Signore.
L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.
Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
I leoni sono miseri e affamati,
ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene.
Venite, figli, ascoltatemi:
vi insegnerò il timore del Signore.
Chi è l’uomo che desidera la vita
e ama i giorni in cui vedere il bene?
Gesù Cristo, da ricco che era, si è fatto povero per voi,
perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
(II Corinzi 8,9)
1961:19 giugno come oggi saliva al cielo madre Elena Emilia Santa Aiello 'A MONACA SANTA'
1961:19 giugno come oggi saliva al cielo madre Elena Emilia Santa Aiello 'A MONACA SANTA'
...Erano le ore 06:19 circa di sessant'anni fa, la fondatrice delle Suore Minime della Passione di N.S.G.C. di Cosenza saliva al Cielo.
REQUIEM AETERNAM
Réquiem aetérnam dona eis, Dómine,
et lux perpétua lúceat eis.
Requiéscant in pace. Amen.
L’ETERNO RIPOSO
L’eterno riposo dona loro, o Signore,
e splenda ad ella la luce perpetua.
Riposino in pace. Amen.
A SUOR ELENA EMILIA SANTA
AIELLO
L’Eterna
Gioia Dona a Lei Signore che per Tua volontà si è fatta Vittima
Compaziente per l’Avvento del Tuo Regno e la Redenzione degli
Ultimi splenda ad Essa la Luce Perpetua Riposi in Pace. Amen.
et lux perpétua lúceat eis.
Requiéscant in pace. Amen.
L’eterno riposo dona loro, o Signore,
e splenda ad ella la luce perpetua.
Riposino in pace. Amen.
A SUOR ELENA EMILIA SANTA AIELLO
L’Eterna Gioia Dona a Lei Signore che per Tua volontà si è fatta Vittima Compaziente per l’Avvento del Tuo Regno e la Redenzione degli Ultimi splenda ad Essa la Luce Perpetua Riposi in Pace. Amen.
18 giugno, 2021
Pensiero del 18 giugno 2021
Meditazione sul Vangelo di Mt 6, 19-23
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 33)
Rit: Il Signore libera i giusti da tutte le loro angosce.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
«I poveri ascoltino e si rallegrino».
Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore:
«Mi ha risposto e da ogni mia paura mi ha liberato».
Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.
17 giugno, 2021
Pensiero del 17 giugno 2021
Troppo spesso sprechiamo parole e dimentichiamo che DIO Stesso ci ha insegnato a pregare. Cerchiamo ciò che ci è stato donato.
Meditazione sul Vangelo di Mt 6, 7-15
Non sprecate parole.
Il percorso della liturgia della Parola ci conduce oggi esattamente al centro del discorso della montagna del vangelo di Matteo: chiusa la porta del cuore agli occhi indiscreti, possiamo finalmente spalancarla al Padre e ascoltare le parole da dirgli direttamente dalla profondità del rapporto che con lui vive il Figlio. Gesù consegna la preghiera del Padre nostro ai discepoli come una vera e propria scuola di preghiera comunitaria in cui viene insegnato l’atteggiamento interiore con cui pregare e le cose necessarie e urgenti da chiedere.
A differenza del testo parallelo di Luca che riporta cinque richieste al Padre (Lc 11,24), Matteo ne elenca sette, distribuite in due parti: le prime tre rivolgono l’attenzione a Dio stesso, le altre quattro spostano l’attenzione alla comunità e ai suoi bisogni. Sette non è certo un numero casuale per Matteo, «scriba divenuto discepolo del regno dei cieli» (Mt 13,52), formatosi alla scuola rabbinica: esprime completezza e suggerisce al nostro cuore orante la consapevolezza che il Padre nostro è una preghiera completa. Lì, dice Tertulliano, «sono compendiati gli editti dei profeti, dei vangeli e degli apostoli, i discorsi, le parabole, gli esempi e i precetti del Signore». Le prime tre richieste ci insegnano la prima cosa necessaria: alzare il nostro sguardo al Padre, Donatore di tutti i beni. Chi impara a conoscere Lui e a contemplarlo, impara anche a capire cosa chiedergli, passando dall’adorazione e dalla lode alla vera e propria e supplica. Si ricalca lo stile della preghiera biblica e salmica, che sempre, anche quando è di lamentazione, è preceduta dalla preghiera di lode e intrinsecamente orientata alla lode e al ringraziamento. Ci soffermiamo per un momento proprio su queste prime tre richieste, per lasciarci educare il cuore a guardare al Padre e a chiedere a lui secondo il cuore del Figlio. «Sia santificato il tuo Nome»: il Nome è la sua Persona. Gli chiediamo che egli stesso si comunichi a noi, che venga in mezzo a noi con la sua santità per farci santi della sua stessa santità e manifesti così nella nostra storia umana la sua salvezza. “Venga il tuo Regno”: il Regno è il suo potere sovrano esteso sulla faccia della terra. Chiediamo che si compia il cuore dell’annuncio di Gesù e diciamo la nostra attesa della venuta del Re in persona. «Sia fatta la tua volontà, come in cielo, così in terra»: volontà di Dio è che tutti gli uomini, nella conoscenza del Cristo, via, verità e vita, siano salvi.
17 Giugno
Le opere delle tue mani sono verità e diritto
Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi,
per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
(Romani 8,15)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 110)
Rit: Le opere delle tue mani sono verità e diritto.
Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,
tra gli uomini retti riuniti in assemblea.
Grandi sono le opere del Signore:
le ricerchino coloro che le amano.
Il suo agire è splendido e maestoso,
la sua giustizia rimane per sempre.
Ha lasciato un ricordo delle sue meraviglie:
misericordioso e pietoso è il Signore.
Le opere delle sue mani sono verità e diritto,
stabili sono tutti i suoi comandi,
immutabili nei secoli, per sempre,
da eseguire con verità e rettitudine.
Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi,
per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
(Romani 8,15)
16 giugno, 2021
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Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : 1938: 16 giugno come oggi Rolando Maria Rivi ricev...
Pensiero del 16 giugno 2021
L'ipocrita, ha sempre davanti a sé, il giudizio degli altri. Gesù, c'insegna insegna invece che ciò che conta è lo sguardo, il giudizio di Dio, che scruta il cuore, la mente e non giudica secondo apparenza.
Meditazione sul Vangelo di Mt 6,1-6.16-18
La gente non veda che tu digiuni.
La pietà giudaica sintetizzava ed esprimeva il “fare la giustizia” (così alla lettera le “opere buone” del testo evangelico) attraverso la preghiera, l’elemosina e il digiuno, i tre pilastri della religione che definiscono il rapporto con Dio, con gli altri e con le cose. Gesù ne ripropone la pratica, ma invita a porre attenzione all’atteggiamento con cui le viviamo, allo sguardo sotto il quale ci collochiamo: davanti agli uomini o nel segreto, sotto lo sguardo di Dio?
Il Vangelo ci chiama a una conversione profonda e radicale nel nostro modo di relazionarci a Dio, agli altri e persino a noi stessi. Gesù invita a collocarci sotto lo sguardo di Colui che vede nel segreto: qui sono esclusi gli occhi indiscreti, quelli degli altri certamente, ma soprattutto i nostri, perché i primi curiosi, preoccupati di valutare il guadagno e i meriti dei nostri atti, siamo proprio noi! Lo sguardo del Padre ci libera dal metro con cui ci valutiamo e ci rende capaci di gratuità autentica. Lui sa giudicare e pesare ciò che facciamo e ciò che siamo: conosce dove si nascondono le tenebre del cuore, ma sa anche far emergere quanto di buono, disinteressato, luminoso ci abita e che i nostri occhi non sanno vedere. Come vede il peccato e il limite, così vede i nostri sforzi e la nostra fatica. Per questo può darci la “giusta ricompensa”, quella che neppure noi sappiamo valutare per noi stessi. Sotto lo sguardo del Padre, ritroviamo quella dose di incoscienza che ci permette di non misurare la resa o la quantità dell’amore. Sotto lo sguardo del Padre possiamo entrare nella verità del nostro cuore, della nostra vita e trovare il coraggio di “chiudere la porta”, lasciando fuori le tante cose e persone che ci ingombrano, per rimanere soli, con autenticità, davanti a Lui. La preghiera, la camera con la porta chiusa, è il luogo dove impariamo la qualità del nostro rapporto con il Padre e a guardarci come ci vede lui. Sotto lo sguardo del Padre, infine, scopriamo la gioia e la bellezza dell’impegno di conversione: si digiuna per essere liberi, leggeri da ciò che appesantisce il cuore, protesi alla festa dell’incontro con chi si ama. Chi attende un volto amato al centro del proprio universo non colloca più se stesso, ma l’Altro e i suoi bisogni!
16 Giugno
Beato l’uomo che teme il Signore
Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
(Giovanni 14,23)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 111)
Rit: Beato l’uomo che teme il Signore.
Beato l’uomo che teme il Signore
e nei suoi precetti trova grande gioia.
Potente sulla terra sarà la sua stirpe,
la discendenza degli uomini retti sarà benedetta.
Prosperità e ricchezza nella sua casa,
la sua giustizia rimane per sempre.
Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti:
«Misericordioso, pietoso e giusto».
Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
(Giovanni 14,23)
15 giugno, 2021
Pensiero del 15 giugno 2021
Meditazione sul Vangelo di Mt 5, 43-48
Amate i vostri nemici.
Il Vangelo di oggi ci parla della legge nuova, quella evangelica che non ammette più l’odio al nemico. Il discepolo del Signore ama persino il persecutore e prega per lui. Questo lo distingue dagli altri e lo rende conforme alla perfezione di Dio e al suo stile di misericordia universale. Il tempo dell’alleanza antica è ormai concluso in quello della nuova alleanza. Una condizione e una realtà nuova sono iniziate. Non bisogna più conservare gli atteggiamenti di un tempo, perché in Gesù, il Figlio di Dio, sono stati superati. Il cristianesimo ha definitivamente superato il giudaismo: siamo tutti oggetto dell’infinito amore di Dio.
Nemico è una parola senza la quale non si può scrivere la storia dei popoli. Gli eroi delle nazioni sono quelli che hanno vinto i nemici e scacciato gli invasori dalla propria terra. Anche nella storia biblica è avvenuto così, con qualche sfumatura in più. I nemici appaiono solo quando Israele è infedele a Dio: appena Israele si converte nuovamente al Signore, Egli invia dei liberatori che, con la sua forza, sbaragliano i nemici, intimoriti dalla potenza del Signore. Ma c’è ancora qualcosa. Il territorio dei nemici è terra dei pagani: fra il popolo di Israele i nemici non dovrebbero esistere, tutti sono fratelli e hanno un padre comune, Abramo. Il Nuovo Testamento porta a compimento l’idea di nemico del popolo di Israele. Anche il cristiano è consapevole che nessun nemico può prevalere su di lui, che gode di una speciale protezione divina. Chi ha questa certezza non può odiare nessuno, perché non si odia chi non si teme. E anche l’altro motivo della storia di Israele viene reso universale. Non ci sono nemici fra il popolo di Dio: il nuovo popolo di Dio è la Chiesa, destinata ad accogliere tutta l’umanità. In essa non c’è posto per nessun nemico. Già, ma in concreto i nemici ci sono, e come si può amarli? L’amore cristiano è immagine del Padre che dà i suoi doni a tutti, senza fare distinzioni fra chi gli mostra gratitudine e chi no. Cristo afferma che i suoi discepoli si riconosceranno proprio da questo tipo di amore. Se si possiedono la grazia e la felicità di Dio, volentieri le si comunicano agli altri che ne sono privi, senza badare se sono amici o nemici. Dunque, contro chi deve combattere il cristiano? Non contro gli uomini ma contro gli spiriti maligni, che entrano nelle loro coscienze sotto forma di pensieri e proposte di compiere il male.
15 Giugno
Loda il Signore, anima mia
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
«Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri».
(Giovanni 13,34)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 145)
Rit: Loda il Signore, anima mia.
Loda il Signore, anima mia:
loderò il Signore finché ho vita,
canterò inni al mio Dio finché esisto.
Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe:
la sua speranza è nel Signore suo Dio,
che ha fatto il cielo e la terra,
il mare e quanto contiene,
che rimane fedele per sempre.
Rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
«Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri».
(Giovanni 13,34)
14 giugno, 2021
Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : 80° anniversario della prima deportazione dei prig...
Aushwitz – Apertura per la prima volta dei cancelli del campo di Concentramento era il 14 giugno 1940
“Nel 1944, quando fummo deportati a Birkenau, ero una ragazza di quattordici anni, stupita dall'orrore e dalla cattiveria. Sprofondata nella solitudine, nel freddo e nella fame. Non capivo neanche dove mi avessero portato: nessuno allora sapeva di Auschwitz.”
LILIANA SEGRE
Solo quando a tutti gli esseri sarà riconosciuta la dignità, ci sarà memoria.”
RINALDO SIDOLI
"...eri ad Auschwitz, sapevi delle camere a gas come non lo so ma noi, sapevamo d'aver visto quella grande fiamma nera che abbiamo vissuto la mia bandiera fumo "profumato" che non puoi dimenticare...."
JANNY BRANDES BRILLESLIJPER