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20 luglio, 2022

✝ Pensiero del 20 luglio 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Mi avete fatto cadere, sulla Terra ed io sono sbocciato in Cielo, per seminare, nel cuore della gente.

Meditazione sul Vangelo di Mt 13, 1-9
Il seminatore uscì a seminare.
Gesù è circondato da una moltitudine che desidera ascoltare la sua predicazione. Sale su una barca e da lì narra alla folla una parabola. Il seminatore andò nei campi e, nel seminare, parte dei semi cadde lungo la strada e fu mangiata dagli uccelli, parte cadde tra i sassi e presto si seccò per via del sole, parte tra le spine che la soffocarono, e parte sulla terra buona dove diede frutto. La parabola inizia così: “il seminatore uscì a seminare”. Sono due le azioni che il seminatore compie: uscire e seminare. Vediamole nell’ordine. Il primo elemento che Gesù pone in rilievo è che il seminatore uscì. Cosa significa “uscì”? Da dove uscì? Dalla sua casa, dal suo focolare, dalla pace e dalla tranquillità che viveva coi suoi in cielo. E venne nelle intemperie della terra. È il mistero dell’Incarnazione. Gesù che si fa uomo per soffrire insieme agli uomini. Nel rivolgerci a Lui nei momenti di dolore e difficoltà, noi avremmo potuto pensare che Dio non fosse in grado di comprenderci davvero, se Lui non si fosse fatto uomo. Un Dio impassibile che non soffre, non può essere altro che un Dio distante, che non conosce l’uomo, che è incapace di commuoversi davanti al suo dolore. Per questo motivo ha voluto sperimentare cosa si prova a vivere in carne e ossa. Per apprezzare così, su di sé, il povero amore umano, tanto lontano da quello divino, ma non per questo privo di ogni valore. Abbiamo visto che il verbo “uscire” significa, riferito a Dio, incarnarsi. Ma cosa significa “seminare”? Seminare è donare. Il seminatore dona gratuitamente alla terra la semente, nella speranza che sia accolta. Cosa ci dona Gesù? Qui la parabola ci va stretta, perché il suo dono non è “qualcosa”, come il seme, ma “Qualcuno”, cioè una Persona. Perciò la domanda dovrebbe essere: Chi ci viene donato? Egli dona se stesso sulla croce e nell’Eucaristia: sulla croce, perché ci ama e vuol pagare il prezzo dei nostri peccati; nell’Eucaristia, perché l’amore che ha per noi non gli permette di lasciarci soli.

Mercoledì 20 Luglio 
S. Aurelio; S. Apollinare (mf); S. Elia pr.
16.a del Tempo Ordinario
Ger 1,1.4-10; Sal 70; Mt 13,1-9
La mia bocca, Signore, racconterà la tua giustizia

Il seme è la parola di Dio, il seminatore è Cristo:
«Chiunque trova lui, ha la vita eterna
».

(Matteo 13)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 70)
Rit: La mia bocca, Signore, racconterà la tua giustizia.

In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso.
Per la tua giustizia, liberami e difendimi,
tendi a me il tuo orecchio e salvami.

Sii tu la mia roccia,
una dimora sempre accessibile;
hai deciso di darmi salvezza:
davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!
Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio.

Sei tu, mio Signore, la mia speranza,
la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.
Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno.

La mia bocca racconterà la tua giustizia,
ogni giorno la tua salvezza.
Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito
ed oggi ancora proclamo le tue meraviglie.

Il seme è la parola di Dio, il seminatore è Cristo:
«Chiunque trova lui, ha la vita eterna
».

(Matteo 13)

19 luglio, 2022

I ragazzi delle scorte visti da Paolo Borsellino

✝ Pensiero del 19 luglio 2022

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

NELLA MEMEMORIA DEL GIUDICE PAOLO EMANUELE BORSELLINO E LA SUA SCORTA

Via D'Amelio DOPO 57 GIORNI DAL GIUDICE GIOVANNI AUGUSTO FALCONE

Meditazione sul Vangelo di Mt 12, 46-50

La seconda annunciazione a Maria.

Il brano evangelico di oggi può lasciare perplessi: si dice, infatti, di Maria che ella sta con quelli “di fuori”, in disparte, rispetto al gruppo dei discepoli. In realtà esso ci dà due indicazioni: la prima è la disponibilità di Maria a camminare con coloro che dubitano, per condurli all’unico che può loro rispondere, il suo Figlio. La seconda è che il suo servizio al Figlio, il condurre cioè a lui coloro che dubitano della sua identità vera, diventa servizio alla Chiesa quale luogo in cui essa viene rivelata.

Il brano evangelico di oggi ci ripropone la vocazione della Madre del Signore, Maria, nella convinzione che in essa si rifrange la vocazione stessa della Chiesa. Maria, infatti, è chiamata ad unirsi a quella nuova famiglia di Dio che nasce dai segni potenti e dalle parole efficaci di misericordia del Messia sofferente, il suo figlio Gesù. In definitiva, la vocazione di Maria è di essere parte viva di questo evento misericordioso che è il regno di Dio. Essere effetto, parte viva, segno, cooperatrice, annunciatrice, custode dell’evento  misericordioso del regno di Dio rivelatosi nel Messia sofferente è pure la vocazione di ogni cristiano, la vocazione della Chiesa: essa non può che esistere come misericordia e a servizio della misericordia, perché l’intera famiglia umana possa diventare “famiglia di Dio”. In Maria, salutata come “mater misericordiae”, la Chiesa ritrova se stessa e si lascia condurre dalla parola evangelica ad essere segno e strumento della riconciliazione che il regno di Dio è, sempre e ovunque, in ogni tempo, fino alla fine dei tempi. Nello stesso tempo, il comportamento evangelico della Madre del Signore dice come onesta sua partecipazione attiva all’evento del regno di Dio si realizzi nel suo camminare accanto e insieme a coloro che dubitano: sappiamo infatti che i familiari di Gesù non hanno fatto parte dei discepoli della prima ora, ma sono arrivati progressivamente (e forse non tutti) alla fede. Maria non li giudica: ella prende sul serio la loro situazione e se ne dà pensiero. Sapientemente, come la tradizione giovannea annoterà per Cana, Maria sceglie d'accompagnarli e di porli di fronte all’unico che può dire di sé chi egli sia e da dove venga. Anche qui, la Chiesa ritrova in Maria il suo stesso cammino.

Martedì 19 Luglio 

S. Epafra; S. Macrina; S. Simmaco
16.a del Tempo Ordinario 

Mi 7,14-15.18-20; Sal 84; Mt 12,46-50 

Mostraci, Signore, la tua misericordia 

Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.

(Giovanni 14,23)

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 84)
Rit: Mostraci, Signore, la tua misericordia.

Sei stato buono, Signore, con la tua terra,
hai ristabilito la sorte di Giacobbe.
Hai perdonato la colpa del tuo popolo,
hai coperto ogni loro peccato.

Ritorna a noi, Dio nostra salvezza,
e placa il tuo sdegno verso di noi.
Forse per sempre sarai adirato con noi,
di generazione in generazione riverserai la tua ira?

Non tornerai tu a ridarci la vita,
perché in te gioisca il tuo popolo?
Mostraci, Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza.

Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.

(Giovanni 14,23)

18 luglio, 2022

✝ Pensiero del 18 luglio 2022


S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

NELLA MEMEMORIA DEL GIURAMENTO ENTRATO UFFICIALMENTE IN MAGISTRATURA DI ROSARIO ANGELO LIVATINO

«Oggi ho prestato giuramento: da oggi sono in magistratura. Che Iddio mi accompagni e mi aiuti a rispettare il giuramento e a comportarmi nel modo che l’educazione, che i miei genitori mi hanno impartito, esige». 18 luglio 1978

18 luglio 1978 18 luglio 2022

CREATURA DOLCISSIMA AUGURI DI CUORE PROTEGGICI TUTTI DA LASSÚ.

Per uno, che non vuol vedere che segno può dare il Signore? Perché per chi crede, tutto è segno, se osservato con gli occhi della Fede e dell'Amore.

Meditazione sul Vangelo di Mt 12, 38-42

…se non il segno di Giona.

Nella prima lettura tratta dal profeta Michea, Dio pone sotto processo il suo popolo che ha dimenticato che cosa sta veramente a cuore al Signore: la pratica della giustizia e della pietà in un atteggiamento di umiltà davanti a Dio. Nel Vangelo, scribi e farisei chiedono a Gesù un segno che dimostri la verità del suo insegnamento, della sua presunta identità messianica, ma anche in questo caso le parole del Signore non faranno altro che svelare la durezza del loro cuore.

Scribi e farisei si rivolgono a Gesù con il titolo di maestro. Questo è per loro: uno dei tanti maestri a cui si sentono liberi di chiedere un segno capace di testimoniare la sua vera identità. Gesù risponde iniziando a rivelare cosa c’è dietro a questa richiesta: un cuore malvagio incapace di aprirsi alla fede. Dinanzi a Gesù, farisei e scribi rappresentano tutti coloro che si pongono in un atteggiamento di chiusura davanti all’inviato di Dio e questo atteggiamento rende vana la loro richiesta: nessun segno, infatti, sarebbe una prova sufficiente visto il loro atteggiamento di incredulità, di chiusura. A questi interlocutori, e anche a noi, Gesù offre l’unico segno capace di rivelare chiaramente il suo essere Figlio di Dio: la sua morte e la sua risurrezione preannunciate nell’esperienza di Giona che rimase per tre giorni e tre notti nella pancia del pesce. Ma è un segno che denuncia anche il definitivo indurimento del cuore del popolo poiché sarà questo a provocare la morte di Gesù. Per questo indurimento, al momento del giudizio finale, gli abitanti di Ninive, pagani che si sono convertiti davanti alla predicazione di Giona, giudicheranno l’incredulità di Israele. Per questo, la regina di Saba, anche lei pagana, che ha compiuto un lungo viaggio per ascoltare la sapienza di Salomone, giudicherà l’incredulità del popolo eletto. Un popolo incapace di vedere in Gesù qualcuno più grande di Giona e Salomone, l’inviato definitivo dal Padre.

Lunedì 18 Luglio 

S. Federico; S. Materno; S. Arnolfo
16.a del Tempo Ordinario 

Mi 6,1-4.6-8; Sal 49; Mt 12,38-42 

A chi cammina per la retta via, mostrerò la salvezza di Dio 

Oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore.

(Salmo 94,8)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 49)
Rit: A chi cammina per la retta via, mostrerò la salvezza di Dio.

«Davanti a me riunite i miei fedeli,
che hanno stabilito con me l’alleanza
offrendo un sacrificio».
I cieli annunciano la sua giustizia:
è Dio che giudica.

«Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici,
i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti.
Non prenderò vitelli dalla tua casa
né capri dai tuoi ovili».

«Perché vai ripetendo i miei decreti
e hai sempre in bocca la mia alleanza,
tu che hai in odio la disciplina
e le mie parole ti getti alle spalle?

Hai fatto questo e io dovrei tacere?
Forse credevi che io fossi come te!
Ti rimprovero: pongo davanti a te la mia accusa.
Chi offre la lode in sacrificio, questi mi onora».

Oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore.

(Salmo 94,8)

17 luglio, 2022

✝ Pensiero del 17 luglio 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Dice Gesù:

«Marta, tu t'affanni per molte cose Maria, ha scelto la parte migliore, di contemplare la Parola di Dio».

 Meditazione sul Vangelo di Lc 10, 38-42

Accogliere l’altro significa accogliere Dio stesso.

I testi biblici che ci riportano il messaggio di questa domenica ci insegnano che il Dio della Trinità ama recarsi dagli uomini, perché la Sua presenza è una benedizione e un onore. Al tempo dei patriarchi si reca da Abramo e promette un figlio a Sara che non ne ha ancora. Gesù da parte sua esalta due donne nubili, Maria e Marta, onorandole della sua visita e della sua Parola. Il racconto dimostra che si deve manifestare a Gesù un vero rispetto: il Dio della Trinità continua a recarsi dagli uomini, spesso ci rendiamo conto della venuta di Dio solo dopo la sua visita. In questo giorno il nostro Signore ci invita ad andare da Lui, che è sacerdote, annunciatore e ospite di questa festa liturgica. Gioiamo di questo onore, ascoltiamo la sua Parola con attenzione e festeggiamo con Lui la comunione di oggi con atteggiamento di venerazione. Prendiamo a cuore quello che Lui ci dice e, vivendo le sue parole, manifestiamo il più grande rispetto. L’episodio di Abramo e quello di Marta e Maria ci spingono a riflettere sul tema dell’ospitalità, nel suo significato più vasto. Ci viene dalla Parola un invito ad aprirci verso gli altri, a recuperare l’accoglienza, la disponibilità, e gestirle in una prospettiva di fede, riconsiderando l’ospitalità come incontro con Cristo e con Dio. L’ospitalità per Israele è un atto importante, il viandante ricorda la condizione antica di Israele, di uomini e donne in cammino verso una terra dove si potrà godere la pace e la vita. Nella prima lettura  abbiamo un esempio tipico di ospitalità: un’accoglienza premurosa e religiosa perché lo straniero, l’altro che si incontra e si riceve, rimanda all’Altro per eccellenza, cioè a Dio stesso. Ma anche nel Nuovo Testamento l’ospitalità è considerata come carità fraterna. Il cristiano è chiamato in questo modo a sentirsi in debito con tutti senza mai aver paura d'essere accogliente.

Domenica 17 Luglio 2022

S. Marcellina; S. Leone IV; S. Giacinto
16.a del Tempo Ordinario (anno C) 

Gen 18,1-10a; Sal 14; Col 1,24-28; Lc 10,38-42 

Chi teme il Signore abiterà nella sua tenda 

Beati coloro che custodiscono la parola di Dio con cuore integro e buono, e producono frutto con perseveranza.

(Luca 8,15)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 14)
Rit: Chi teme il Signore, abiterà nella sua tenda.

Colui che cammina senza colpa,
pratica la giustizia
e dice la verità che ha nel cuore,
non sparge calunnie con la sua lingua.

Non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulti al suo vicino.
Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.

Non presta il suo denaro a usura
e non accetta doni contro l’innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre.

Beati coloro che custodiscono la parola di Dio con cuore integro e buono, e producono frutto con perseveranza.

(Luca 8,15)

16 luglio, 2022

✝ Pensiero del 16 luglio 2022

 


S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede


Meditazione sul Vangelo di Mt 12, 14-21

La via scelta da Dio.

Dopo aver compiuto il miracolo nella sinagoga, Gesù si ritira in un luogo solitario e chiede che la notizia non venga divulgata. Egli chiede questo silenzio non perché non voglia più operare guarigioni – infatti guarisce tutti i malati che gli vengono portati – bensì perché non vuole apparire. Egli non è venuto per essere lodato e ammirato dalla folla, come talora i discepoli sono tentati di fare, seguendo in questo i farisei. Con una lunga citazione di Isaia, Gesù si presenta appunto come un “servo”, buono, umile, mite.

Nei confronti di Gesù e del messaggio che egli annuncia, momenti di rifiuto si alternano ad altri di corale e cordiale accoglienza. Molti lo seguono, ma alcuni cercano invece di toglierlo di mezzo. Gesù non si ferma davanti alle minacce degli uomini, persevera nella volontà di compiere la sua missione di sanare e guarire. Egli è quell’umile “servo” di cui parla Isaia, colui che deve annunciare il diritto e la giustizia alle genti. Gode delle compiacenze del Padre ed è stato da Lui prescelto per essere luce delle nazioni, per annunciare a tutti la verità che sgorga dallo stesso Spirito, ma compirà tutto ciò, come è sempre stato, secondo lo stile di Dio nei nostri confronti: «Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce». Il parlare divino non è mai violento, ma assomiglia al «mormorio di un vento leggero» . Il suo nome diventerà motivo di salvezza per tutti; nel suo nome spereranno le genti. Il “servo” patirà la sua passione, subirà la condanna degli uomini che tenteranno di “toglierlo di mezzo” definitivamente, ma in quel gesto insano il Signore troverà la via della vittoria finale e il motivo del nostro definitivo riscatto nel trionfo della risurrezione. Questa via è segnata dal desiderio di sollevare con cura e con misericordia chi giace a terra, di sanare con prontezza le ferite di chi è colpito, di rianimare chi è lasciato nell’abbandono, di chinarsi su tutti perché si realizzi la giustizia di Dio. La via del Servo è la via stessa di Dio, quella dell’abbassamento dell’amore che giunge sino a lavare i piedi, sino a morire per salvare gli altri. È la via che Gesù indica ai discepoli di ogni tempo.

Sabato 16 Luglio 

B.V. Maria del M. Carmelo (mf); B. Irmengarda; S. Antioco
15.a del Tempo Ordinario 

Mi 2,1-5; Sal 9; Mt 12,14-21 

Non dimenticare i poveri, Signore! 

Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione.

(II Corinzi 5,19)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 9)
Rit: Non dimenticare i poveri, Signore!

Oppure:
Ascolta, Signore, le suppliche dei poveri.

Perché, Signore, ti tieni lontano,
nei momenti di pericolo ti nascondi?
Con arroganza il malvagio perseguita il povero:
cadano nelle insidie che hanno tramato!

Il malvagio si vanta dei suoi desideri,
l’avido benedice se stesso.
Nel suo orgoglio il malvagio disprezza il Signore:
«Dio non ne chiede conto, non esiste!»;
questo è tutto il suo pensiero.

Di spergiuri, di frodi e d’inganni ha piena la bocca,
sulla sua lingua sono cattiveria e prepotenza.
Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l’innocente.

Eppure tu vedi l’affanno e il dolore,
li guardi e li prendi nelle tue mani.
A te si abbandona il misero,
dell’orfano tu sei l’aiuto.

Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione.

(II Corinzi 5,19)

15 luglio, 2022

✝ Pensiero del 15 luglio 2022

S. T. D. E DELLA B. V. M.
Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Nella MEMORIA del ritrovamento del corpo di Santa Rosalia

15 luglio 1624 15 luglio 2022

Nessun atto religioso, raggiunge Dio, perché è lui, che viene a noi con la Sua Misericordia.


Meditazione sul Vangelo di Mt 12, 1-8

La misericordia del Signore.

L’evangelista Matteo, sempre attento al legame tra l’Antico e il Nuovo Testamento, pone sulle labbra di Gesù la profezia di Osea: «Andate dunque e imparate che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrificio”. Il Signore cita il profeta dell’Antico Testamento nel contesto di una polemica con i farisei dell’osservanza del sabato per affermare che la misericordia è più importante delle opere di culto (sacrifici) e vale più dell’osservanza del sabato.

Nel capitolo 9 del suo Vangelo, Matteo riferisce che Gesù aveva citato il medesimo passo del profeta Osea e, anche in quel caso, mentre si rivolgeva ai farisei. In quell’occasione – un pranzo forse offerto dallo stesso Matteo, l’ex esattore di tasse che il Maestro aveva appena chiamato alla sua sequela – Gesù aveva suggerito ai suoi interlocutori, i farisei, di impegnarsi a capire e imparare che significato avesse l’espressione del profeta: “Andate a imparare cosa significhi…”. Nel brano proclamato oggi, col suo rimprovero Gesù sembra far notare ai farisei che il suo invito a comprendere meglio quella frase è stato inutile: “se aveste compreso…”. Gesù sembra voler dire: “Vi avevo già detto di capire bene quanto vi dice il profeta Osea, ma non ci siete riusciti!”. I farisei si mostrano così duri di cuore a comprendere la Parola che Dio aveva indirizzato al popolo. Sono incapaci di comprendere la Parola di Dio che essi pretendevano di insegnare al popolo! Non capiti anche a noi di comportarci come i farisei: pretendere di insegnare ad altri quel che a noi stessi non è ancora per nulla chiaro, soprattutto quando ci facciamo maestri nelle cose della fede. Né ci capiti di avere un cuore indurito dal nostro orgoglio e dalla nostra poca capacità di misericordia verso il prossimo. “Misericordia” è l’atteggiamento di chi si mette nei panni dell’altro: «Non avreste condannato persone senza colpa». Gesù rimprovera i farisei di essere insensibili, incapaci di solidarietà, capaci però di giudicare dall’esterno senza partecipazione. Gesù, che è capace di questa solidarietà, di questa condivisione della vita con l’altro, è in grado di capire che l’atteggiamento dei discepoli non è peccaminoso. Il sacrificio è l’atteggiamento rituale, il rito celebrativo liturgico, ufficiale. La misericordia è la partecipazione personale, il coinvolgimento del cuore, mentre il rito è l’atteggiamento esterno, magari “freddo”, e che può non coinvolgere l’interiorità dell’uomo.

Venerdì 15 Luglio 
S. Bonaventura da Bagnoregio; S. Vladimiro di Kiev; S. Ansuero
15.a del Tempo Ordinario
Is 38,1-6.21-22.7-8; Cant. Is 38,10-12.16; Mt 12,1-8
Tu, Signore, hai preservato la mia vita dalla fossa della distruzione

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, ed io le conosco ed esse mi seguono.

 (Giovanni 10,27)

SALMO RESPONSORIALE (Is 38,10-12.16)
R: Tu, Signore, hai preservato la mia vita dalla fossa della distruzione.


Io dicevo: «A metà dei miei giorni me ne vado,

sono trattenuto alle porte degli inferi
per il resto dei miei anni». 

Dicevo: «Non vedrò più il Signore
sulla terra dei viventi,
non guarderò più nessuno
fra gli abitanti del mondo. 

La mia dimora è stata divelta e gettata lontano da me,
come una tenda di pastori.
Come un tessitore hai arrotolato la mia vita
mi hai tagliato dalla trama. 

Il Signore è su di loro: essi vivranno.
Tutto ciò che è in loro
è vita del suo spirito.
Guariscimi e rendimi la vita».

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, ed io le conosco ed esse mi seguono.

 (Giovanni 10,27)

14 luglio, 2022

✝ Pensiero del 14 luglio 2022



S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Gesù, si è riposato solo sulla Croce, e da lì per Sua obbedienza, al Padre è stato glorificato.

Meditazione sul Vangelo di Mt 11,28-30

La croce divenuta leggera.

Gesù contrappone il suo Vangelo e la morale delle Beatitudini che ne consegue – che egli chiama «il mio giogo», – alle numerose e cavillose prescrizioni con cui i farisei avevano appesantito l’osservanza della Legge mosaica, così da renderla impraticabile. Il Signore si rivolge proprio agli esclusi, promettendo loro «il ristoro», se accettano come legge il suo Vangelo. Anzi, egli stesso descrivendosi come «mite ed umile di cuore», si identifica con questi “piccoli” che rimangono «miti» anche se angariati da tutti. A loro, nella terza beatitudine, aveva promesso «l’eredità della terra»; adesso chiede di accettare, con fede, il suo appello alla sequela, per avere, finalmente, «ristoro» in lui.

Non è facile accogliere senza un’istintiva diffidenza l’invito di Gesù a seguirlo, portando «il suo giogo», cioè la croce. Questo soprattutto quando ci sentiamo «stanchi ed oppressi» per le troppe prove della vita, che rischiano di farci percepire “pesante” la mano di Dio. Eppure, l’invito che Gesù rivolge a tutti i sofferenti è sincero, ed egli che è la Verità, non può davvero illudere quei poveri con i quali s’identifica. E’ vero, la croce non è stata «leggera» neanche per Cristo, tanto che la Via Crucis ce lo fa contemplare mentre cade tre volte sotto il suo peso; e, comunque, dai Vangeli sappiamo che i soldati romani dovettero obbligare Simone di Cirene a portare la croce di Gesù, perché egli non soccombesse ancor prima d’arrivare in cima al Golgota. Anche il calice della sua sofferenza fu tutt’altro che «dolce», tanto che il Signore chiese al Padre che esso «passasse da lui». Gesù, dunque, è troppo rispettoso dell’uomo che soffre, per banalizzare la fatica e la paura che tutti abbiamo di fronte al mistero del dolore. Allora, tenuto conto di ciò, in che modo possiamo comprendere come veri gli aggettivi «dolce e leggero» riferiti alla croce di Cristo e ad ogni croce? La risposta ci viene da Gesù stesso, il quale c’invita ad imitarlo nel suo essere “mite ed umile di cuore” davanti a Dio e agli uomini. Di fatto, siamo rimandati alle beatitudini, nelle quali il Signore ci assicura che, se perseveriamo nel rimanere anche noi «miti ed umili» come lui, nel momento della prova, «quando saremo nel pianto, Dio stesso ci consolerà». Gesù si farà nostro Cireneo, portando con noi il peso maggiore della nostra croce. E questa, pur avendo la stessa pesantezza oggettiva, sarà “sentita” da noi «dolce e leggera», perché percepiremo d’essere sostenuti dall’amore del Padre e dall’efficace solidarietà di Cristo, nostro Fratello.

Giovedì 14 Luglio 
S. Camillo de Lellis (mf); S. Toscana; B. Angelina da Marsciano
15.a del Tempo Ordinario
Is 26,7-9.12.16-19; Sal 101; Mt 11,28-30
Il Signore dal cielo ha guardato la terra

Venite a me, voi tutti che siete stanchi ed oppressi, ed io vi darò ristoro, dice il Signore.

(Matteo 11,28)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 101)
Rit: Il Signore dal cielo ha guardato la terra.

Oppure:
Il popolo che hai creato, benedice il tuo nome.

Tu, Signore, rimani in eterno,
il tuo ricordo di generazione in generazione.
Ti alzerai e avrai compassione di Sion:
è tempo di averne pietà, l’ora è venuta!
Poiché ai tuoi servi sono care le sue pietre
e li muove a pietà la sua polvere.

Le genti temeranno il nome del Signore
e tutti i re della terra la tua gloria,
quando il Signore avrà ricostruito Sion
e sarà apparso in tutto il suo splendore.
Egli si volge alla preghiera dei derelitti,
non disprezza la loro preghiera.

Questo si scriva per la generazione futura
e un popolo, da lui creato, darà lode al Signore:
«Il Signore si è affacciato dall’alto del suo santuario,
dal cielo ha guardato la terra,
per ascoltare il sospiro del prigioniero,
per liberare i condannati a morte».

Venite a me, voi tutti che siete stanchi ed oppressi, ed io vi darò ristoro, dice il Signore.

(Matteo 11,28)


13 luglio, 2022

✝ Pensiero del 13 luglio 2022

  

S. T. D. E DELLA B. V. M.

Beato Rosario Angelo Livatino_GIUDICE UOMO LAICO_MARTIRE PER LA GIUSTIZIA E PER LA VERITÁ in_Odio_ alla_Fede

Nella giustizia contemplerò il tuo volto, al mio risveglio mi sazierò della tua presenza. (Salmo 17,15)


Meditazione sul Vangelo di Mt 11, 25-27

I veri sapienti sono i piccoli.
Il brano del Vangelo odierno lancia un forte richiamo alla conversione rivolto a tutti, ma soprattutto a coloro che il mondo considera “sapienti”. La rivelazione della sapienza di Dio non incontra l’uomo nella sua sapienza e assennatezza terrene, ma solo quando questi smette di fare affidamento su di esse. Il cuore dell’uomo trova riposo quando accoglie come dono la bontà e l’amore di Dio e quando percorre deciso il cammino della croce.
Il Vangelo d'oggi ci richiama alla condizione di discepolo che ogni credente deve vivere. Questo è quanto emerge dalle parole della preghiera di Gesù al Padre. Con le quali benedice e ringrazia il Padre perché ha fatto conoscere il Vangelo del Regno ai “piccoli”. Del fatto che è questa la volontà di Dio Gesù se ne rende conto osservando quel gruppetto di uomini e di donne che lo seguono. Tra di loro non ci sono molti potenti e intelligenti; sono per lo più pescatori, umili lavoratori o, comunque, persone di ceto basso o non molto elevato. Se qualche personaggio di rilievo, per censo o preparazione culturale, si è avvicinato a Gesù (pensiamo al saggio Nicodemo), si è sentito dire che doveva “rinascere di nuovo”, cioè tornare ad essere “piccolo”, altrimenti non sarebbe potuto entrare nel Regno dei Cieli. Solo ai “piccoli”, infatti, appartiene il Regno. “Piccolo” è chi riconosce il proprio limite e la propria fragilità, chi sente il bisogno di Dio, lo cerca e a lui si affida. Il testo evangelico, pertanto, quando parla con tono dispregiativo dei “colti e intelligenti” non si riferisce a coloro che con fatica ricercano la verità e il miglioramento della vita personale e collettiva. Tutt’altro. Intende piuttosto quell’atteggiamento che trova il suo prototipo negli scribi e nei farisei. Costoro si sentono a posto davanti a Dio, “ricchi” delle proprie buone opere; si ritengono a tal punto “colti” delle cose di Dio da non aver la minima inquietudine; sono così pieni di sé che non sentono il bisogno di nessuno, né di Dio né dei fratelli. Questa autosufficienza, inoltre, si accompagna al disprezzo per gli altri, come Gesù stesso ci mostra nella parabola del fariseo e del pubblicano: il primo prega in piedi davanti all’altare, mentre il secondo si prostra nel fondo del tempio e, pentito, si batte il petto. Eppure, aggiunge Gesù, è proprio quest’ultimo ad essere giustificato.

Mercoledì 13 Luglio 
S. Enrico (mf); S. Clelia Barbieri; S. Esdra
15.a del Tempo Ordinario
Is 10,5-7.13-16; Sal 93; Mt 11,25-27
Il Signore non respinge il suo popolo

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.

(Matteo 11,25)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 93)
Rit: Il Signore non respinge il suo popolo.

Calpestano il tuo popolo, Signore,
opprimono la tua eredità.
Uccidono la vedova e il forestiero,
massacrano gli orfani.

Dicono: «Il Signore non vede,
il Dio di Giacobbe non intende».
Intendete, ignoranti del popolo:
stolti, quando diventerete saggi?

Chi ha formato l’orecchio, forse non sente?
Chi ha plasmato l’occhio, forse non vede?
Colui che castiga le genti, forse non punisce,
lui che insegna all’uomo il sapere?

Poiché il Signore non respinge il suo popolo
e non abbandona la sua eredità,
il giudizio ritornerà a essere giusto
e lo seguiranno tutti i retti di cuore.

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.

(Matteo 11,25)