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06 luglio, 2021

Pensiero del 06 luglio 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mt 9,32-38

Seminando vento, si raccoglie tempesta.

Prima del grande discorso missionario, e quasi per prepararci ad esso, Gesù con un esorcismo guarisce un muto indemoniato. A causa di ciò le folle lo acclamano, mentre i farisei lo osteggiano con cattiveria, insinuando il sospetto che egli ottenga ciò perché è in combutta con il Maligno. Il Signore, però, non si lascia intimorire e continua ad «annunciare il Vangelo del Regno e a guarire ogni malattia e infermità». Ma soffrendo di non poter raggiungere tutti i bisognosi, chiede di pregare perché il Padre susciti numerose vocazioni missionarie che – condividendo «la sua compassione per delle pecore che sono senza pastore» – collaborino con lui nel ministero dell’evangelizzazione.

La coincidenza della memoria di santa Maria Goretti, martire della purezza, con la parola di Dio oggi proclamata, ci fa pensare ai nostri giovani, che vediamo «stanchi e sfiniti, come pecore senza pastore». E questo non per colpa loro, ma per i tanti “cattivi maestri”, come la televisione, la strada, la discoteca, che li plagiano. Le conseguenze negative sono le stesse che già denunciava ai suoi tempi il profeta Osèa: «Hanno seminato vento ed ora raccolgono tempesta». E’ vero che la maggior parte di noi, come genitori, non ci reputiamo dei cattivi maestri; ma quante volte siamo rimasti muti e non abbiamo saputo o voluto parlare ai nostri figli dei valori evangelici, per paura di sembrare “fuori moda”? Ebbene, per l’evangelista sono negativi sia il malanimo dei farisei – i cattivi maestri contemporanei di Gesù -, sia il nostro mutismo. Ambedue sono conseguenza dell’azione del maligno. Prendiamone coscienza; e come genitori chiediamo a Gesù di guarire il nostro cuore, per renderlo capace della sua «compassione», che è sempre molto più efficace del nostro affetto. Supplichiamo il Signore di cacciare via da noi il demonio della viltà che ci rende muti. Solo così riusciremo a parlare ai nostri giovani della bellezza e delle rinunce che il Vangelo richiede per farci vivere in modo cristiano ogni relazione umana, ogni amore vero. Se non riuscissimo a trovar parole adatte per far scoprire ai ragazzi il valore dell’amore casto, richiestoci da Gesù e dalla Chiesa, parli almeno il nostro esempio. Non sgomentiamoci. Colui che ci ha chiamato ad essere partecipi della sua paternità, ci aiuterà con la sua grazia. Ma poiché non ce la facciamo da soli, chiediamo al Padre che susciti anche oggi degli apostoli che, come Don Bosco, sappiano conquistare tanti giovani a Cristo. Non restiamo muti, neanche di fronte a Dio! È in gioco il futuro dell’umanità e della Chiesa.

06 Luglio

Nella giustizia, Signore, contemplerò il tuo volto

Io sono il buon pastore, dice il Signore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.

(Giovanni 10,14)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 16)
Rit: Nella giustizia, Signore, contemplerò il tuo volto.

Ascolta, Signore, la mia giusta causa,
sii attento al mio grido.
Porgi l’orecchio alla mia preghiera:
sulle mie labbra non c’è inganno.

Dal tuo volto venga per me il giudizio,
i tuoi occhi vedano la giustizia.
Saggia il mio cuore, scrutalo nella notte,
provami al fuoco: non troverai malizia.

Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole,
mostrami i prodigi della tua misericordia,
tu che salvi dai nemici chi si affida alla tua destra.

Custodiscimi come pupilla degli occhi
all’ombra delle tue ali nascondimi.
Io nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua immagine.

Io sono il buon pastore, dice il Signore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.

(Giovanni 10,14)


05 luglio, 2021

La “foto di Rolando” nel Museo del Beato

 La “foto di Rolando” nel Museo del Beato


L’originale della foto che ritrae Rolando poche settimane prima del martirio, scattata da un fotografo di Roteglia nel 1945, è ora visibile nel Museo del Beato.
Questa foto fu consegnata dal papà Roberto a Monsignor Pietro Iotti, allora prefetto della camerata di cui faceva parte Rolando al seminario di Marola. Sul retro il papà Roberto annotò queste parole: “Seminarista Rivi Rolando, nato il 7. 1. 1931. Barbaramente assassinato da partigiani comunisti 13. 4. 1945”.
In alto a sinistra Monsignor Iotti ha poi indicato la data in cui il papà Roberto gli ha consegnato la foto del figlio, seminarista martire: 17.4.1945.
Da questa foto è stata tratta l’immagine del Beato Rolando per i santini, per i libri e per la gigantografia del giorno della Beatificazione.
Alla morte di Monsignor Pietro Iotti la foto è stata donata (grazie agli eredi e al Vescovo di Reggio Emilia, Monsignor Massimo Camisasca) al Museo Rolando Rivi (Via Rontano 7, Castellarano RE) dove ora è esposta.
(A fianco la foto di Rolando, scattata nel 1945 e, sul retro, l’annotazione fatta dal papà Roberto).




Pensiero del 05 luglio 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mt 9,18-26

Una fede che salva.

Gesù, dopo il discorso della Montagna con il quale ha annunciato i fondamenti del suo Vangelo s’addentra in un territorio di frontiera dove compie vari prodigi, con i quali mostra come il Padre gli abbia dato potere sul peccato e sulla morte, rendendo così credibile ed efficace la sua parola. Mentre il Maestro sta andando a risuscitare una fanciulla dodicenne appena morta, una donna, che da anni soffriva per una continua emorragia, accostandosi a lui e toccandogli le frange del mantello ottiene l’immediata guarigione, anzi, “la salvezza”. Gesù fa notare come ciò sia avvenuto «a causa della sua fede». Poi, entrato nella casa della morta, prendendola per mano, le ridona la vita.

L’emorroissa che si accosta a Gesù per «toccare le frange del suo mantello», lo fa «per essere salvata». E’ questo il senso profondo del suo gesto, che è solo apparentemente superstizioso, mentre è in  verità profondamente religioso. A causa delle sue continue perdite di sangue, ella era per la Legge perennemente “impura”, pace perciò d’accostarsi a Dio e agli uomini. La donna, vincendo tutte le sue paure, s’avvicina a Gesù, “uomo di Dio”, per riallacciare con il sacro quel rapporto interrotto da ben dodici anni. E lo fa cercando di toccare «le frange del mantello». Molto probabilmente si tratta del mantello che gli Ebrei usano durante la preghiera del mattino. Ai quattro angoli di questo sacro indumento ci sono dei fiocchi o frange, a perpetuo memoriale dei comandamenti di Dio. Le frange, dunque, sono un vero “sacramentale” che, toccato con fede collega l’emorroissa alla preghiera di Gesù, perciò alla sua persona di unico mediatore tra Dio e gli uomini. La Chiesa da sempre ha dato grande valore ai “sacramentali”, quei riti o quegli oggetti che prolungano nel tempo la grazia ricevuta dai sacramenti propriamente detti. Tra i sacramentali quello che più si avvicina alle frange del mantello di Gesù, è lo scapolare o abitino della Madonna del Carmelo. Esso rimanda all’abito dei Carmelitani e fa partecipare dei frutti spirituali che la Madre di Dio ha promesso ai figli di quest’Ordine. Ma non basta indossarlo, né è sufficiente recitare le preghiere prescritte: occorre portare con fede questo “abito di Maria”, cooperando alla grazia con una vita cristiana coerente; solo così s’ottiene l’delle promesse fatte dalla Madre di Dio. La stessa cosa vale per la medaglia miracolosa e ogni altro oggetto benedetto che portiamo con noi. Ciò che ci salva non è l’oggetto, ma la fede di chi, mediante questo sacramentale, vuole rapportarsi a Dio.

05 Luglio

Mio Dio, in te confido

Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.

(II Timoteo 1,10)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 90)
Rit: Mio Dio, in te confido.

Chi abita al riparo dell’Altissimo
passerà la notte all’ombra dell’Onnipotente.
Io dico al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio in cui confido».

Egli ti libererà dal laccio del cacciatore,
dalla peste che distrugge.
Ti coprirà con le sue penne,
sotto le sue ali troverai rifugio;
la sua fedeltà ti sarà scudo e corazza.

«Lo libererò, perché a me si è legato,
lo porrò al sicuro, perché ha conosciuto il mio nome.
Mi invocherà e io gli darò risposta;
nell’angoscia io sarò con lui».

Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.

(II Timoteo 1,10)

04 luglio, 2021

Pensiero del 04 luglo 2021

 Chiediamo a Gesù, occhi che sappiano vedere, dietro il velo dell'apparenza, per saper riconoscere l'Essenziale che ed è invisibile agli occhi. 

Meditazione sul Vangelo secondo Marco 6,1-6

Si scaIndalizzavano di lui.

I nazareni non sanno cosa pensare della predicazione di Gesù dà suoi miracoli. Si meravigliano che uno dei loro possa operare tali segni. “È il figlio del falegname!”, e perciò dubitavano di lui. Gesù viene rifiutato proprio dai suoi compaesani: «venne tra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto» (Gv 1,11). Gesù annuncia che, in verità, “nessun profeta è ben accetto nella sua patria”. Così come fu respinto Gesù, anche i suoi discepoli verranno respinti, perché le tenebre fuggono dalla luce.

Mosè aveva annunciato agli israeliti: «Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto» (Dt 18,15). Queste parole trovano il loro effettivo compimento in questo vangelo: Cristo è il vero profeta, colui che vede il Padre faccia a faccia, e ci rivela la sua intimità. Se vogliamo conoscere il cuore di Dio, dobbiamo volgere Il nostro sguardo a Cristo che ce lo rivela. E tuttavia, noi uomini dubitiamo a credere in Gesù, non lo ascoltiamo con docilità. Siamo esattamente come i nazareni: udiamo un insegnamento nuovo, pieno di autorità; contempliamo i prodigi di Gesù, ma non riusciamo a confidare in lui. Qualcosa ci trattiene, un timore inesplicabile ad abbandonarci completamente nelle sue mani. Eppure, qualcosa all’interno della nostra anima ci dice: “Sì, lui è Gesù, l’inviato del Padre, vero Dio e vero uomo. Se cerchi qualcuno in cui puoi confidare, qualcosa di sicuro, che non vacilla, e in cui puoi confidare, ecco l’amore di Cristo”. E andiamo avanti così, poco a poco, attraverso le vicissitudini della vita, aprendo la nostra mente e il nostro cuore all’amore di Cristo. Sperimentiamo che ogni altra aspettativa e speranza svanisce, e resta solo l’amore di Dio che si rende manifesto nella croce di Cristo. Il profeta deve soffrire perché non annuncia una facile verità, non si impossessa del futuro, ma parla in nome di Dio e dice all’uomo: “La tua vera grandezza sta nell’abbandonarti all’Amore incondizionato del Padre. Credi in questo amore! Fonda la tua vita in questo amore! Cammina sempre senza fermarti verso questa speranza!”. Questa fu l’esperienza di Paolo, che si sentiva forte nella sua debolezza perché sapeva di essere un uomo raggiunto dall’amore; l’essenza della sua vocazione consisteva nella consapevolezza di essere amato con un amore eterno da Cristo Gesù.

04 Luglio

I nostri occhi sono rivolti al Signore

Lo Spirito del Signore è sopra di me:

«Mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio».

(Luca 4,18)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 122)
Rit: I nostri occhi sono rivolti al Signore.

A te alzo i miei occhi,
a te che siedi nei cieli.
Ecco, come gli occhi dei servi
alla mano dei loro padroni.

Come gli occhi di una schiava
alla mano della sua padrona,
così i nostri occhi al Signore nostro Dio,
finché abbia pietà di noi.

Pietà di noi, Signore, pietà di noi,
siamo già troppo sazi di disprezzo,
troppo sazi noi siamo dello scherno dei gaudenti,
del disprezzo dei superbi.

Lo Spirito del Signore è sopra di me:

«Mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio».

(Luca 4,18)

03 luglio, 2021

San Tommaso

 San Tommaso



Nome: San Tommaso
Titolo: Apostolo
Nascita: I secolo a. C., Galilea
Morte: 3 luglio 72, Mylapore, India
Ricorrenza: 3 luglio
Tipologia: Festa




Tommaso, chiamato Didimo che significa gemello, era giudeo: ebbe la fortuna di seguire Gesù che lo chiamò all'apostolato fin dai primi tempi della sua vita pubblica. Supplì al difetto d'istruzione col candore, la semplicità della sua anima e coll'amore al suo Maestro.

Udito che Lazzaro si trovava infermo, « Gesù disse ai suoi discepoli: Torniamo in Giudea. Maestro, gli fecero osservare, or ora i Giudei cercavano di lapidarti, e tu ritorni fra loro? E Gesù rispose: Non è forse di dodici ore la giornata? Se uno cammina di giorno non inciampa, perchè vede la luce di questo mondo; ma se uno cammina di notte inciampa, perchè non ha lume ».

Alcuni discepoli cercarono ancora il modo di dissuaderlo. Tommaso, vistolo irremovibile disse: « Andiamo anche noi a morire con lui ».

Un'altra prova d'amore di questo Apostolo l'abbiamo quando Gesù nell'ultima cena, volendo confortare i discepoli, uscì in queste parole: « Non si turbi il vostro cuore. Credete in Dio ed anche in me. Nella casa del padre mio ci son molte mansioni. Vado a prepararvi un posto; e quando l'avrò preparato verrò di nuovo a prendervi, affinchè dove sono io siate anche voi ».

Tommaso, che bramava ardentemente seguirlo, disse: « Signore, non sappiamo dove vai e come posiamo conoscere la strada? ».

Gesù gli rispose : « Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per me ».

Risorto Gesù dai morti, apparve agli Apostoli ma Tommaso era assente. Gli dissero gli altri discepoli: « Abbiamo veduto il Signore. Ma egli a loro: Se no vedo nelle sue mani i fori dei chiodi, e non metto il mio dito nel posto dei chiodi, e non metto la mia mano nel suo costato, non credo ».

Ma Gesù ricomparve nuovamente in mezzo a loro, e volgendosi all'incredulo discepolo disse: « Guardami e toccami, e non essere incredulo, ma fedele ». Tommaso allora cadde ginocchioni né potè rispondere altro se non : « Signor mio e Dio mio ».

E Gesù: « Perché hai veduto, o Tommaso, hai creduto; beati coloro che non han veduto e crederanno ». Salito Gesù al Cielo e mandato lo Spirito Santo, gli Apostoli si sparsero per il mondo a predicare la buna novella. A Tommaso toccò in sorte di portare il Vagelo tra i Persi e i Medi; evangelizzò pure i Parti, Ircani, i Battriani, gli Etiopici e gli Indiani.

A Calamina, avendo operato molte conversioni, incontrò le ire di quel re idolatra il quale lo perseguitò crudelmente ed in molti modi: alfine comandò che fosse trafitto con la lancia. E Tommaso mori ripetendo : « Signor mio e Dio mio ».

Le sue reliquie per ordine di Giovanni III, re di Portogallo, furono riposte in una chiesa eretta a Melapore in onore del grande Apostolo.

PRATICA Facciamo un profondo atto di fede nella divinità di Gesù Cristo

PREGHIERA Deh! Signore, accordaci di celebrare con gioia la solennità del tuo beato apostolo Tommaso, affinché siamo sempre assistiti dal tuo patrocinio e possiamo veder accrescere la nostra fede

MARTIROLOGIO ROMANO. Festa di san Tommaso, Apostolo, il quale non credette agli altri discepoli che gli annunciavano la resurrezione di Gesù, ma, quando lui stesso gli mostrò il costato trafitto, esclamò: «Mio Signore e mio Dio». E con questa stessa fede si ritiene abbia portato la parola del Vangelo tra i popoli dell’India.

Pensiero del 03 luglio 2021

 Meditazione sul Vangelo di Gv 20,24-29


“Credo la Chiesa”.


L’evangelista Giovanni, narrando gli incontri tra Gesù Risorto e i suoi discepoli, ne sottolinea la cadenza domenicale. Essi hanno inizio «il primo giorno della settimana» (la nostra domenica), giorno nel quale Gesù riedifica la sua Chiesa, inviando, la mattina, Maria di Magdala a portare ai discepoli l’annuncio della risurrezione, e la sera, apparendo agli Apostoli per donar loro lo Spirito Santo per la remissione dei peccati. Siccome, il giorno di Pasqua, al collegio dei Dodici mancava Tommaso, il quale non volle dar credito agli altri discepoli, Gesù ritorna la domenica successiva e “con un incontro ravvicinato” porta Tommaso alla conversione. Con questo gesto il Risorto chiede ai cristiani di tutti i tempi di credere in Lui, accettando come vera la testimonianza della Chiesa.


Nell’apostolo Tommaso possiamo riconoscerci tutti: non solo perché abbiamo sempre un tremendo bisogno di “toccare per credere”, ma anche perché, come lui, diamo poco o nessun credito alla Chiesa, e spesso siamo tentati di scavalcarla per vedercela diretta mente con Dio. Il più grande peccato di Tommaso, infatti, non fu quello di aver dubitato della risurrezione del suo Maestro, quanto, piuttosto, quello di non aver creduto a coloro che gli portarono il lieto annunzio della Pasqua. Egli non ha avuto fede nella Chiesa appena istituita dal Cristo. Questo “peccato” è molto diffuso anche ai nostri tempi. Alcuni hanno l’arroganza di “confessarsi direttamente con Dio”. Altri, per quanto riguarda la loro preghiera personale, sono tentati di pensare che le loro devozioni valgano più di ciò che si fa in parrocchia, perché “le sentono di più”; per questo riducono le orazioni ad un “pensiero rivolto a Dio”, o a frasi spontanee che provengono dal cuore. Tutte cose buone che, però, non attuano il comando di Gesù che ha detto ai suoi discepoli: «Quando pregate dite (con tutta la Chiesa): «Padre! », perché «dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro». Ad alcune persone che si ritengono pie sarà capitato anche di aver trascurato la messa domenicale perché “dovevano” andare al cimitero a portare i fiori sulla tomba dei propri cari, come se ciò valesse più del Sacrificio di Cristo celebrato nell’Eucaristia. E quante decisioni, anche gravi, in materia morale si prendono senza tener conto del Magistero della Chiesa, salvo, poi, piangerne le conseguenze. Pentiamoci, una volta per tutte e confessiamo, come Tommaso, che Gesù è «il nostro Signore e Dio», e riconosciamone la presenza nella sua Chiesa, soprattutto quando è riunita per l’Eucaristia domenicale.

03 Luglio

Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo

Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!

(Giovanni 20,29)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 116)
Rit: Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.

Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode.

Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.

Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!

(Giovanni 20,29)


02 luglio, 2021

Pensiero del 02 luglio 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mt 9,9-13

Gesù è venuto a chiamare i peccatori.

Dopo aver dimostrato, con la guarigione del paralitico, d’aver ricevuto dal Padre il potere di rimettere i peccati, Gesù chiama Matteo, un odiato esattore delle tasse, a far parte del collegio dei Dodici. Ciò a riprova che il perdono non si limita a cancellare il peccato, ma ci fa creature nuove, capaci d’annunciare agli altri la grazia ricevuta. Poi, anticipando il banchetto eucaristico che egli donerà alla Chiesa come suo “memoriale”, Gesù “siede a mensa” con Matteo e i suoi malfamati colleghi. Ai farisei “benpensanti” che gli rimproverano questo, il Maestro ricorda l’oracolo del profeta Osèa: «Misericordia io voglio e non sacrificio», egli, infatti, «non è venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».


Che bello sapere che il sacramento della penitenza è così efficace che dopo di esso noi possiamo, anzi, dobbiamo sentirci di nuovo chiamati a seguire Cristo come discepoli e a testimoniarlo come apostoli. La confessione, anche se vissuta nel “tu a tu” del confessionale, è sempre un evento ecclesiale. Ecco perché nell’episodio della chiamata di Matteo – come nella parabola del figlio prodigo – alla chiamata o  all’abbraccio perdonante di Dio, segue il banchetto di festa, segno dell’eucaristia. Questo rapporto tra perdono ed eucaristia ha spinto Gesù a donarci la pratica dei nove primi venerdì del mese. In un periodo nel quale la Chiesa era costretta a “precettare” i fedeli perché “si confessassero una volta l’anno e si comunicassero almeno a Pasqua”, Gesù, apparendo a santa Margherita Maria Alacoque, promise la grazia della salvezza a chi si fosse accostato all’eucaristia (e alla confessione) per nove volte, il primo venerdì d’ogni mese. Qualche secolo dopo, il Signore delle misericordie ispirò al Papa san Pio X di concedere a tutti i fedeli, anche ai bambini, di potersi comunicare quotidianamente. Oggi, perciò, è quasi “normale” accostarsi alla comunione eucaristica tutte le volte che si partecipa alla Messa. Purtroppo i più trascurano il  sacramento della confessione. Esso è necessario non solo per ridonarci la grazia, quando l’avessimo perduta, ma anche per aiutarci ad attuare la chiamata personale alla santità che Gesù rivolge ad ognuno di noi. Tramite la confessione il Signore ci chiede di alzarci dalla nostra mediocrità, per seguirlo sulla via della perfezione evangelica. Solo se avremo accettato il suo invito e avremo celebrato sul serio il sacramento della Penitenza, potremo sedere con Lui alla mensa eucaristica e gustare, insieme a tutti i perdonati, «quanto è buono il Signore».

02 Luglio 

Rendete grazie al Signore, perché è buono

Venite a me, voi tutti che siete stanchi ed oppressi,
ed io vi darò ristoro, dice il Signore.

(Matteo 11,28)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 105)
Rit: Rendete grazie al Signore, perché è buono.

Rendete grazie al Signore, perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Chi può narrare le prodezze del Signore,
far risuonare tutta la sua lode?

Beati coloro che osservano il diritto
e agiscono con giustizia in ogni tempo.
Ricordati di me, Signore, per amore del tuo popolo.

Visitami con la tua salvezza,
perché io veda il bene dei tuoi eletti,
gioisca della gioia del tuo popolo,
mi vanti della tua eredità.

Venite a me, voi tutti che siete stanchi ed oppressi,
ed io vi darò ristoro, dice il Signore.

(Matteo 11,28)

01 luglio, 2021

Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Principessa e mamma per sempre


Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : Principessa e mamma per sempre:   Io voglio, ricordarla così.....Lady Diana 01.07. 1961 Principessa e mamma, per sempre. Auguri di cuore.

PREZIOSISSIMO SANGUE DI GESÙ

 PREZIOSISSIMO SANGUE DI GESÙ




Il Preziosissimo Sangue di Gesù Cristo è oggetto di culto da parte dei cristiani.

Il sangue versato da Gesù per la salvezza dell'umanità fu oggetto di culto sin dai primi secoli dell'era cristiana, ma la devozione si accrebbe a partire dall'XI secolo, specialmente in relazione alla diffusione della leggenda del Graal.

Secondo la tradizione, il soldato Longino trafisse con la Sacra Lancia il costato di Gesù crocifisso per constatare se fosse morto o meno. Dalla ferita il sangue sgorgò e cadde a terra, e, Longino, convertitosi, lo avrebbe raccolto in un vaso, fuggendo in Italia. Si sarebbe fermato a Mantova nel 37 d.C., sotterrando la preziosissima reliquia in una piccola cassetta di piombo, con sopra la scritta Jesu Christi Sanguis.

In questo luogo, fu edificata la Basilica di Sant'Andrea.

Nell'anno 804, fu riportata alla luce la cassettina accanto alla sua tomba e la reliquia fu ufficialmente riconosciuta dalla Chiesa Cattolica e approvata per il culto da Papa Leone III. Particole del Preziossimo Sangue furono traslate nella Sainte-Chapelle di Parigi, nella chiesa di Santa Croce a Gustalla, nella basilica di San Giovanni in Laterano a Roma, nell'abbazia di Weingarten (associata alla confraternita del Preziosissimo Sangue in S. Andrea di Mantova)[1].


Il culto del Preziosissimo Sangue, richiamandosi alla mutazione del vino nel sangue di Cristo durante la messa, è strettamente legato alla devozione eucaristica.

La tradizione ritiene che siano presenti reliquie del sangue di Cristo nelle chiese di Fécamp, basilica di Bruges, di Neuvy, di Sant'Andrea a Mantova, in Santa Maria Assunta a Sarzana, in San Giacomo a Clauzetto, che furono frequentate mete di pellegrinaggio.

La festa del Preziosissimo Sangue iniziò a essere celebrata in diverse località e venne introdotta a Roma nel 1849; papa Pio IX fissò per tale festa la data del 1º luglio. Nel 1970, con la riforma del calendario liturgico dopo il Concilio Vaticano II, la festa è stata unita alla celebrazione del Corpus Domini. Nella forma straordinaria del rito romano, che non accoglie le modifiche al calendario dopo il 1962, si celebra il 1º luglio come festa di I classe. 

Pensiero del 01 luglio 2021

Ricevendo il Dono, del Perdono, sperimentiamo l'abbraccio del Padre. Il nostro peccato il nostro fallimento, può apparire addirittura bello, perché non ha altra bellezza se non quella che viene dalla Misericordia.


Meditazione sul Vangelo di Mt 9,1-8

Coraggio, i nostri peccati ci sono rimessi!

Gesù, con il “discorso della montagna” , ha portato a compimento l’antica Legge: adesso, sulle sponde del Mare di Tiberiade, compie dei miracoli che provano come il Padre lo abbia reso partecipe della sua “potenza” salvifica. Per essa egli può guarire ogni genere di malattie, vincere le forze della natura, cacciare i demoni e – cosa inaudita per coloro che conoscevano prodigi simili compiuti dagli antichi Profeti – perdonare i peccati. Per dimostrare ciò, Gesù risana un paralitico, affermando che la guarigione fisica e visibile di quest’infermo è segno di quel “potere”, invisibile ma certo, che il Figlio dell’uomo ha ricevuto da Dio: rimettere i peccati, potere che Egli ha trasmesso alla sua Chiesa.

Quasi per invogliarci alla confessione, in questo primo giovedì del mese di Luglio che la pietà popolare ha dedicato al preziosissimo Sangue di Cristo, il Vangelo ci presenta l’episodio nel quale Gesù compie un prodigio e ne spiega il significato profondo, per indurci a non rifiutare il dono della misericordia divina che il Padre ha voluto donarci attraverso di Lui. Questa mediazione salvifica Gesù la continua attraverso «il suo corpo che è la Chiesa». In essa, i sacerdoti, come l’apostolo Paolo, possono dire in verità: «Dio ha affidato a noi il ministero della riconciliazione». E’ irragionevole, allora, sentire ancora dei cristiani dire: “lo mi confesso direttamente con Dio”. No! Ciò significherebbe non aver capito nulla dell’amore del Padre, ciò negherebbe il mistero “necessario” dell’incarnazione del Verbo, ciò aggiungerebbe ai nostri peccati l’ostacolo insormontabile della superbia. Dio ci salva sempre e soltanto mediante il suo Figlio,  quale prolunga la sua incarnazione attraverso la Chiesa. E’ vero che “il dolore perfetto” può ottenere il pieno perdono dei peccati. Tuttavia solo pochi convertiti hanno ottenuto questo dono e, comunque, anche essi hanno avuto il bisogno d’inginocchiarsi di fronte ad un sacerdote che facesse sentire loro “fisicamente” quell’abbraccio che il Padre diede al figlio prodigo ritornato alla casa paterna. Siamo realisti! La maggior parte di noi è ben descritta nell’episodio evangelico che oggi abbiamo proclamato. Il paralitico fu guarito e perdonato «per la fede dei portantini». Anche noi, con un dolore sempre imperfetto, abbiamo bisogno d’essere perdonati da Dio «mediante il ministero della Chiesa», come recita la formula con la quale il confessore ci assolve. Avviciniamoci, dunque, al sacramento della Riconciliazione, per essere immersi nel Sangue di Cristo e poter così «rendere gloria a Dio» con la voce e con la vita.

01 Luglio 

Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi

Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione.

(II Corinzi 5,19)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 114)
Rit: Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.

Amo il Signore, perché ascolta
il grido della mia preghiera.
Verso di me ha teso l’orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.

Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi,
ero preso da tristezza e angoscia.
Allora ho invocato il nome del Signore:
«Ti prego, liberami, Signore».

Pietoso e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
Il Signore protegge i piccoli:
ero misero ed egli mi ha salvato.

Sì, hai liberato la mia vita dalla morte,
i miei occhi dalle lacrime,
i miei piedi dalla caduta.
Io camminerò alla presenza del Signore
nella terra dei viventi.

Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione.

(II Corinzi 5,19)

30 giugno, 2021

Santi Primi martiri della santa Chiesa di Roma

 Santi Primi martiri della santa Chiesa di Roma


Nome: Santi Primi martiri della santa Chiesa di Roma
Titolo: Martiri
Ricorrenza: 30 giugno
Tipologia: Commemorazione




«intorno a questi uomini vissuti santamente [Pietro e Paolo; si è raccolta una grande moltitudine di eletti che, per aver patito a causa della gelosia molti oltraggi e tormenti, sono stati uno splendido esempio fra di noi» (Lettera di Clemente ai Corinzi).

Questa festa commemora tutti i protomartiri della Chiesa di Roma che subirono il martirio nella stessa persecuzione nella quale furono messi a morte Pietro e Paolo; dal 1969 è stata opportunamente fissata il giorno seguente a quella dei due apostoli.

Nerone fu il primo imperatore romano a scatenare una persecuzione contro i cristiani, di cui lo storico Tacito ci racconta dettagliatamente i fatti: il 19 luglio dell'anno 64, il decimo del regno di Nerone, un terribile incendio divampò a Roma, partendo dal Circo Massimo, quartiere di negozi e bancarelle stipati di merce infiammabile; favorito dal clima (si era in piena calura estiva) il fuoco si propagò in tutte le direzioni.

Per sette giorni e sette notti imperversò distruggendo templi, palazzi c monumenti pubblici; rase al suolo, con tutto ciò che conteneva, un agglomerato di caseggiati e tuguri occupati da poveri. Le fiamme raggiunsero anche i giardini dell'abitazione di Caio Tigellino, prefetto del pretorio, divampando per altri tre giorni. Quando finalmente l'incendio fu estinto, due terzi di Roma erano ridotti a un ammasso di mura fumanti.

Per tre giorni Nerone rimase ad Anzio, senza rispondere ai messaggi accorati che gli pervenivano dalla città; finalmente raggiunse la Città Eterna per contemplare l'accaduto: si racconta che, indossato il suo costume teatrale, salisse sulla torre di Mecenate e accompagnandosi con la lira abbia intonato il lamento di Priamo sulle rovine fumanti di Troia. Questo suo deliziarsi nel contemplare le fiamme diede forza alle voci che lo sospettavano di aver ordinato lui stesso di appiccare l'incendio o almeno dall'aver ostacolato il suo spegnimento. Per stornare da sé questi sospetti accusò i cristiani e ordinò che fossero arrestati e messi a morte.

Clemente Romano racconta che coloro che erano noti per essere fedeli di Cristo furono arrestati, derisi pubblicamente, torturati perché denunciassero i loro compagni di fede, messi a morte con le forme più crudeli: alcuni furono crocifissi, altri spalmati di cera e usati come torce umane, altri coperti con pelli d'animale e dati in pasto alle belve. Tutte queste barbarie si svolgevano durante le pubbliche feste date, ogni notte, da Nerone nei giardini del suo palazzo; erano attrazioni di contorno mentre l'imperatore offriva lo spettacolo delle corse dei carri, guidando lui stesso un carro o confuso tra la folla. Benché il popolo di Roma fosse assuefatto a questi spettacoli dalle lotte tra gladiatori, la crudeltà delle torture a cui erano sottoposti i cristiani atterrirono la maggior parte degli spettatori; questi eventi fecero esplodere un'ondata di sollevazioni e Nerone si suicidò quattro anni dopo.

Tacito, lo storico romano nato attorno all'anno 56, scrive che Nerone «era corrotto da ogni lussuria, naturale e contro natura», e lascia aperta qualsiasi ipotesi per le cause dell'incendio: «Accadde un disastro, non si sa con certezza se per caso o per dolo dell'imperatore (l'una e l'altra versione han tramandato gli scrittori)». È in questo contesto che fornisce, egli storico classico, i più antichi riferimenti alla comunità cristiana di Roma, descrivendo come Nerone «condannò alle pene più raffinate quelli che, aborriti per le loro infamie, il volgo chiama cristiani. L'autore di questo nome, Cristo, regnando Tiberio, era stato suppliziato a opera del procuratore Ponzio Pilato».

É evidente che Tacito presta fede a tutte le calunnie popolari divulgate contro i cristiani, descrivendoli come appartenenti a una «superstizione funesta» c commentando «a Roma da ogni parte confluiscono c si diffondono tutti i misfatti e le vergogne», aggiungendo però: «Benché si punivano rei meritevoli di estremi castighi, nasceva un senso di pietà, giacché essi venivano uccisi non per il bene pubblico, ma per soddisfare la crudeltà di uno solo». Questa antica testimonianza scritta degli eventi storici della passione di Gesù e della solidità della comunità cristiana a Roma a partire dal 65 è d'importanza rilevante perché Tacito è uno storico scrupoloso e non ha chiaramente nessun motivo per essere benevolo verso i cristiani; non mostra alcun sentimento favorevole nei loro confronti anzi li considera nemici pubblici, ma allo stesso tempo è lucido nel vederli come i capri espiatori dell'incendio, la cui responsabilità era attribuita da molti a Nerone stesso.

MARTIROLOGIO ROMANO. Santi protomartiri della Santa Chiesa di Roma, che accusati dell’incendio della Città furono per ordine dell’imperatore Nerone crudelmente uccisi con supplizi diversi: alcuni, infatti, furono esposti ai cani coperti da pelli di animali e ne vennero dilaniati; altri furono crocifissi e altri ancora dati al rogo, perché, venuta meno la luce del giorno, servissero da lampade notturne. Tutti questi erano discepoli degli Apostoli e primizie dei martiri che la Chiesa di Roma presentò al Signore.

Pensiero del 30 giugno 2021

 Il Signore, ci strappa dal sepolcro del peccato per renderci liberi Ciò che non è secondo la Sua volontà, ciò che non è amicizia con Lui, è destinato alla rovina.

Meditazione sul Vangelo di Mt 8,28-34

La cacciata dei demoni.

Ci troviamo in una delle sezioni narrative del Vangelo di Matteo, il quale si propone di mostrarci che veramente Gesù è il Messia annunciato dai profeti e che porta a compimento tutte le promesse dell’Antica Alleanza. In questo brano si manifesta l’opposizione radicale tra Gesù e il demonio. Satana sarà ridotto all’impotenza totale con la morte e la risurrezione. Così pure chi rimane unito al Signore, chi cammina con Lui, può veder sconfitto il peccato nella propria vita.

Due indemoniati… A volte sembra che questa realtà sia molto lontana dalle nostre circostanze attuali. Eppure facciamo continuamente l’esperienza del male, della sua presenza nel mondo, nell’intimo del cuore, nei rapporti familiari e negli accadimenti sociali. Qual è la sua origine? È un male che prende volti diversi, ma che rende la persona umana schiava, la converte quasi in un animale, senza controllo e senza volontà propria, come nel caso degli indemoniati. Anche oggi sperimentiamo questa tremenda battaglia che si svolge tra le forze del male e l’azione potente della grazia. Tale combattimento avviene prima di tutto in noi stessi. «Erano tanto furiosi che nessuno passava più per quella strada». Quando le passioni si agitano, si rompono tutti i vincoli dell’armonia e l’anima rimane isolata, abbandonata a se stessa, alla deriva o trascinata dalle correnti delle passioni. Ma se si possiede l’amicizia di Cristo, tutto cambia. Non dobbiamo temere. Egli farà sprofondare nel mare il nemico, come già fece Mosè, con la forza di Dio, con gli egiziani che inseguivano il popolo d’Israele. Qui san Matteo ci aiuta a comprendere che veramente Gesù Cristo è il Messia atteso dalle genti, di cui Mosè era solo figura e precursore. Ma per il cristiano c’è anche un altro insegnamento: ognuno di noi è chiamato per vocazione ad essere partecipe di questa missione di Gesù Cristo, a disporsi allo scontro frontale con il nemico dell’uomo, il demonio. Ogni cristiano è anche un soldato di Cristo, esposto ad un combattimento continuo per far trionfare la grazia sul peccato. Ogni cristiano è chiamato a cercare il bene dei suoi fratelli, ad essere strumento per espellere il demonio dal cuore dell‘uomo e togliergli il suo dominio tiranno, per far aprire la persona alla realtà meravigliosa della fede e della vita di grazia.

30 Giugno 

Ascolta, Signore, il grido del povero

Per sua volontà il Padre ci ha generati, per mezzo della parola di verità,
per essere una primizia delle sue creature.

(Giacomo 1,18)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 33)
Rit: Ascolta, Signore, il grido del povero.

Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.
L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.

Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
I leoni sono miseri e affamati,
ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene.

Venite, figli, ascoltatemi:
vi insegnerò il timore del Signore.
Chi è l’uomo che desidera la vita
e ama i giorni in cui vedere il bene?

Per sua volontà il Padre ci ha generati, per mezzo della parola di verità,
per essere una primizia delle sue creature.

(Giacomo 1,18)

29 giugno, 2021

Santi Pietro e Paolo

 Santi Pietro e Paolo

autore Guido Reni anno 1604 titolo Paolo rimprovera Pietro penitente

Nome: Santi Pietro e Paolo
Titolo: Apostoli
Ricorrenza: 29 giugno
Tipologia: Solennità




Tutto il Popolo di Dio è debitore verso di loro per il dono della fede. Pietro è stato il primo a confessare che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio. Paolo ha diffuso questo annuncio nel mondo greco-romano. E la Provvidenza ha voluto che tutti e due giungessero qui a Roma e qui versassero il sangue per la fede. Per questo la Chiesa di Roma è diventata, subito, spontaneamente, il punto di riferimento per tutte le Chiese sparse nel mondo. Non per il potere dell'Impero, ma per la forza del martirio, della testimonianza resa a Cristo! (Papa Francesco)

S. PIETRO APOSTOLO

Pietro nacque a Betsaida in Galilea da poveri genitori. Quegli che doveva divenire il primo Papa, la prima colonna della Chiesa, era un semplice pescatore. Però era uno di quegli israeliti semplici e retti che aspettavano con cuore mondo il Redentore d'Israele. continua >>

S. PAOLO APOSTOLO

Saulo, in seguito Paolo, nacque a Tarso, capitale della Cilicia, nei primissimi anni dell'era volgare. Fu circonciso l'ottavo giorno, ricevendo il nome di Saulo a ricordo del primo re d'Israele, il più grande personaggio della tribù di Beniamino, cui la famiglia apparteneva. continua >>

MARTIROLOGIO ROMANO. Solennità dei santi Pietro e Paolo Apostoli. Simone, figlio di Giona e fratello di Andrea, primo tra i discepoli professò che Gesù era il Cristo, Figlio del Dio vivente, dal quale fu chiamato Pietro. Paolo, Apostolo delle genti, predicò ai Giudei e ai Greci Cristo crocifisso. Entrambi nella fede e nell’amore di Gesù Cristo annunciarono il Vangelo nella città di Roma e morirono martiri sotto l’imperatore Nerone: il primo, come dice la tradizione, crocifisso a testa in giù e sepolto in Vaticano presso la via Trionfale, il secondo trafitto con la spada e sepolto sulla via Ostiense. In questo giorno tutto il mondo con uguale onore e venerazione celebra il loro trionfo.