✝
SUB TUTELA DEI
S. T. D. E DELLA B.
V. M.
GIUDICE ROSARIO
ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE
ANCHE DELLA FEDE_Beato
Caro
Rosario Angelo, dai
un bacio, alla piccola Antonietta Meo di Gesù. Grazie di cuore.
Barbara
Versetto
del Giorno
Non
chiunque mi dice: «Signore,
Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà
del Padre mio che è nei cieli».
Matteo
7:21
Beati son coloro, che hanno creduto, anche pur non avendo veduto.
Festa
di SAN TOMMASO APOSTOLO
Memoria
03
luglio 1937 03 luglio 2023
Muore
la piccola Antonietta Meo, viene trasfiguratala
piccola Antonietta Meo di Gesù, dall’Amore di Cristo.
Lunedì – 13.a Tempo Ordinario – FESTA DI SAN TOMMASO APOSTOLO
Meditazione del Vangelo – Gv 20,24-29
Beati quelli che, pur non avendo, visto crederanno.
Entriamo anche noi nel cenacolo, con Tommaso. Guardiamolo come i pittori cristiani – pensiamo a Caravaggio – lo hanno rappresentato, proprio mentre “tocca le ferite”, e il suo volto si fa assieme ostinatamente esigente e folgorato dal contatto. L’evangelista invece lo descrive travolto dall’evidenza del Risorto che gli si offre disarmato, gli parla con dolcezza, gli consente con delicata condiscendenza quello che alla Maddalena aveva impedito – “Non mi toccare!”. E se lo stringe a sé, al punto che il discepolo gli crolla davanti in ginocchio, ed esplode in quella professione di fede, la più alta e integrale dell’intero Nuovo Testamento: “Mio Signore e mio Dio!”. E’ un grido di felicità, sale dal cuore e dalle labbra del Crocifisso-Risorto: “Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno!”. Il cristiano che vive con Gesù secondo lo Spirito è più beato di chi visse con Gesù in Palestina secondo la carne. L’incredulità di Tommaso – scrive san Gregorio Magno – è stata per noi più utile che la fede dei discepoli che hanno creduto” (PL 76,1201s). Così facendo, permette a noi di essere beati – più beati di lui – noi che crediamo non per aver visto ma perché gli Undici con Tommaso Lo hanno incontrato e toccato, noi che “Lo amiamo, pur senza averlo visto” (cfr. 1Pt 1,8). Ora tutto questo noi non solo lo ricordiamo stupiti e commossi, ma lo sperimentiamo effettivamente nella liturgia, in cui il canto alla comunione ci ripete: “Accosta la tua mano, tocca le cicatrici dei chiodi e non essere incredulo, ma credente”. Noi accosteremo la mano e riceveremo il suo corpo eucaristico; noi toccheremo le sue piaghe gloriose, prodotte dall’amore, e Lui toccherà le nostre piaghe purulente, prodotte dall’egoismo, dall’orgoglio, dal peccato. E saremo guariti. E saremo beati. Ma poi dovremo andare; non potremo rimanere chiusi nella nostra chiesa; questo cenacolo non può diventare il nostro loculo. Non possiamo restare prigionieri di una pastorale rassegnata, lamentosa e ripiegata. Dovremo spalancare le porte dei nostri recinti in cui ci siamo rinchiusi per proteggerci e consolarci a vicenda, e andare a dire a tutti: “Abbiamo visto il Signore!”. Dovremo esprimere una fede tangibile, che si espone ad ogni dubbio, si propone ad ogni ricerca, e sa mostrare a chi trova difficile credere nel Risorto, delle mani aperte al dono e un cuore ferito dall’amore.
Vorrei raccontarvi una storia. Parla di un ragazzo. Aveva una decina di anni e non sapeva ancora cosa volesse dire essere malato. Sulla strada aveva improvvisamente notato qualcosa che non andava. Sentiva un dolore acuto, aveva freddo e non sapeva cosa fare. Al dolore si aggiungeva il fatto che nessuno si occupava di lui, che nessuno lo notava. Le persone passavano senza prestargli attenzione. Finì col rientrare a casa. Tremava, e sperava che qualcuno lo sentisse. In quel momento arrivò sua madre e se ne accorse. Gli disse: “Non stai bene. Sei malato”. E nello stesso istante, il peggio passò. Il ragazzo pensò: “Qualcuno sa e vede come sto”. Certamente è avvenuta la stessa cosa per i discepoli quando improvvisamente è apparso Gesù in mezzo a loro e hanno detto: “Vedete, sono io”. Nell’istante stesso in cui si è mostrato a loro, la loro paura si è trasformata. Capisco che Tommaso si sia mostrato tanto riluttante quando gli hanno detto: “Abbiamo visto il Signore”. Probabilmente non era così poco credente come sembra a prima vista. Forse aveva vagato per la strada senza sapere cosa fare, con una grande tristezza in fondo al cuore a causa degli avvenimenti recenti. Ed ecco che gli altri gli dicono: “Abbiamo visto il Signore e mangiato con lui”. Sentiamo che Tommaso vorrebbe vedere di persona cose ancora più grandi. Gesù avvicina Tommaso con molta tenerezza. Tommaso può mettere la mano sulle sue ferite. Potrebbe capitare anche a noi, che abbiamo tutti un Tommaso in noi. Perché non siamo forse Tommaso quando diciamo: “Se non vediamo, non crediamo”?
Gesù dice a Tommaso: “Vieni, puoi toccarmi”. E poiché Gesù è così vicino a Tommaso e gli manifesta una tale tenerezza, egli non può che gridare, sconvolto: “Mio Signore e mio Dio!”.
Se capitasse a qualcuno tra noi di sentire il tenero amore e la presenza di Gesù, allora anche noi potremmo incontrarlo.
GEORG LOKAY
Lunedì 3 Luglio
S. TOMMASO AP. (f); S. Eliodoro; S. Leone II
13.a del Tempo Ordinario
Ef 2,19-22; Sal 116; Gv 20,24-29
Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo
Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!
(Giovanni 20,29)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 116)
Rit: Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.
Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode.
Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.
Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!
(Giovanni 20,29)
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