Ho visto il Signore e mi ha detto queste cose.
Maria di Màgdala è stata descritta come la donna desiderante, eros purificato verso il Cristo sperimentato come sposo. Il riconoscimento del Risorto conduce Maria a convenire il proprio desiderio. Il contatto con “colui che è”, da lei ricercato con “folle” passione, la conduce verso il riconoscimento. Un riconoscimento reciproco (Maria-Maestro) che porta a compimento e a pienezza il suo desiderio. Il cammino percorso da Maria di Màgdala aiuta a rileggere il medesimo desiderio che abita il cuore di ciascuno. L’eros, difatti, è vissuto, per lo più, come ricerca di appagamento egoistico di sé e riduzione dell’altro a oggetto del proprio piacere, della propria felicità. Il cammino di Maria, al contrario, ci conduce a riscoprire il desiderio umano intriso della comunione gloriosa che il Risorto ristabilisce e dona. Cristo risorto ci invita a collocare il desiderio (éros) nell’orizzonte del dono e della comunione (agàpe). La collocazione dell’eros nell’agape offre al cristiano un occhio nuovo per riconsiderare e vivere i propri desideri. È proprio la comunione con il Risorto a nutrire tutto il nostro desiderare. La perfetta reciprocità del riconoscimento tra noi e Lui, è la condizione del compimento del desiderio. Senza una reciproca agape ogni appagamento è destinato a racchiudersi in vuoto narcisismo o ad aprirsi alla prevaricazione. Ogni desiderio è condannato alla mortificazione di sé e dell’altro. L’agape del Risorto, al contrario, appaga il desiderio di vita e di felicità. È possibile, allora, rintracciare l’agape in ogni genere di relazione inscritta nella creaturalità degli affetti; dell’uomo e della donna, del padre e della madre, del figlio e della figlia, del fratello e della sorella, dell’amico e del nemico. Anche le nostre relazioni con il cosmo, con i beni della terra, trattengono l’energia del Risorto. Il cristiano è chiamato ad annunciare questo nucleo agapico, riconsegnando al Risorto ogni legame d’amore, per impedire che le relazioni umane piombino nella degenerazione vuota di un eros ottuso e mistificante.
(Dall’alba al tramonto)
Accanto alla Vergine Madre, Maria Maddalena fu tra le donne che collaborarono all’apostolato di Gesù (Lc 8, 2-3) e lo seguirono fino alla croce (Gv 19, 25) e al sepolcro (Mt 27, 61). Secondo la testimonianza dei vangeli, ebbe il privilegio della prima apparizione di Gesù risorto e dallo stesso Signore ricevette l’incarico dell’annunzio pasquale ai fratelli (Mt 28, 9-10); Gv 20, 11-18).
Il cardinale Carlo Maria Martini al riguardo commentava: «Avremmo potuto immaginare altri modi di presentarsi. Gesù sceglie il modo più personale e il più immediato: l’appellazione per nome. Di per sé non dice niente perché “Maria” può pronunciarlo chiunque e non spiega la risurrezione e nemmeno il fatto che è il Signore a chiamarla. Tutti però comprendiamo che quell’appellazione, in quel momento, in quella situazione, con quella voce, con quel tono, è il modo più personale di rivelazione e che non riguarda solo Gesù, ma Gesù nel suo rapporto con lei. Egli si rivela come il suo Signore, colui che lei cerca».
La prima lettura e il brano evangelico mettono in evidenza la dimensione della ricerca che accomuna il girovagare in città dell’amata del Cantico dei Cantici, che chiede a chi l’incontra se abbia visto «l’amore dell’anima mia», e il domandare della Maddalena a quello che lei crede essere il custode del giardino se sappia dove sia stato posto Gesù̀, «il mio Signore». L’esperienza della ricerca dell’amato, particolarmente sottolineata dai mistici ma caratterizzante ogni itinerario spirituale, talora si incontra con la frustrazione: ciò̀ che si cerca non si trova, ma l’assenza anziché́ spegnere il desiderio lo rende più intenso e struggente, come le lacrime di Maria e il suo sostare davanti alla tomba vuota fanno percepire. Spesso non trovare più ciò̀ che un tempo si trovava in un certo modo è preludio a un salto nel cammino spirituale, che apre a una relazione più profonda col Signore.
L’itinerario di Maria è paradigmatico. Recatasi al sepolcro pensando di trovare il corpo morto di Gesù̀ per abbracciarlo inerme e gelido per l’ultima volta, non lo vede, anche se presente; non lo riconosce, perché́ non è morto, come pensa, ma è vivo e sta parlando con lei. Lo riconosce progressivamente: prima come «maestro», sentendosi chiamare per nome, poi come «Signore», cioè̀ pienamente come Dio, quando, costretta nuovamente da Gesù̀ a vivere l’assenza, non potendolo trattenere, ne ritroverà̀ la presenza annunciandolo agli apostoli.
Sabato 22 Luglio
S. Maria Maddalena (f); S. Gualtiero; B. Agostino da Biella
15.a del Tempo Ordinario
Ct 3,1 – 4a opp. 2Cor 5,14-17; Sal 62; Gv 20,1-2.11-18
Ha sete di te, Signore, l’anima mia
Raccontaci, Maria:
«Cosa hai visto sulla via?».
La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto.
(Dalla Sequenza pasquale)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 62)
Rit: Ha sete di te, Signore, l’anima mia.
O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua.
Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.
Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.
Quando penso a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.
A te si stringe l’anima mia:
«La tua destra mi sostiene».
Raccontaci, Maria:
«Cosa hai visto sulla via?».
La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto.
(Dalla Sequenza pasquale)
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