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16 luglio, 2023

✝ Pensiero del 16 Luglio 2023

 ✝

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato


Caro Rosario Angelo, chi non ama, la pianta, e le sue radici, non può dire, d’amare, il suo frutto.

Barbara


Versetto del Giorno

E Pietro disse: «Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo».

Atti degli Apostoli 2:38


Memoria


Oggi, la chiesa, fa memoria liturgica, della Madonna sul Monte Carmelo.


Roberto Rivi, diede come secondo nome MARIA, al figlio secondogenito Rolando, per devozione alla Madonna del Monte Carmelo e per affidamento filiale.


BUON ONOMASTICO AL BEATO ROLANDO MARIA RIVI


Domenica – 15.a Tempo Ordinario – B.V. MARIA DEL MONTE CARMELO
Meditazione sul Vangelo di Mt 13,1-23
Un terreno arato e dissodato.
La parabola del seminatore ci ricorda come sia necessaria la preparazione del terreno affinché il seme possa germinare. Gesù spiega ai suoi discepoli la parabola sottolineando quello che poi la Chiesa chiamerà “iniziazione cristiana”: si diventa cristiani giorno dopo giorno, e c’è bisogno di qualcuno che, passandoci il
testimone (traditio), ci abiliti a riconsegnare ciò che si è ricevuto (redditio), attraverso l’esperienza vissuta.
Perché Gesù parla in parabole e solo alcuni comprendono? Com’è possibile non rimanere affascinati dalle Parole del Cristo, e non coglierne la portata rivoluzionaria ed escatologica, celeste e terrena, e rifiutarle? Chi scopre la forza del Vangelo percepisce una straordinaria luce interiore, una verità, una forza della vita, e non si capacita del fatto che qualcuno rifiuti, resti indifferente, contrasti. Oggi comprendiamo come molto dipenda dall’atteggiamento degli ascoltatori, ma anche dall’opera del seminatore che deve anzitutto ben preparare il terreno. L’organizzazione della semina passa anche attraverso la personale testimonianza, lo stile, la coerenza. Un comportamento errato la può offuscare e farla diventare controproducente. Gesù stesso parla di campi seminati, e chi ha dimestichezza con la campagna conosce bene la fatica e gli odori dei campi arati e dissodati. Impariamo dalla pazienza del contadino, che irriga, pulisce, sistema la terra perché gli evangelizzatori non possono essere distaccati dalla terra e dagli uomini. I sacerdoti in particolare sono invitati a una verifica: discorsi, prediche, interventi ben fatti, con un’oratoria invidiabile, forbiti nel linguaggio e perfetti nelle citazioni sono, talvolta, così poco incisivi! Le parole possono essere vuote e vane, se non vengono accompagnate da una sincera testimonianza di vita. Gli errori e i peccati sono perdonati quando c’è il desiderio e l’impegno per una sincera conversione. Perché mai gettare il seme tra le spine, o sulla strada o in tutti quei posti dove è chiaro che non potrà crescere? Ancora una volta dobbiamo aprirci alla speranza: le spine possono seccare, la strada diventare terra fertile, i sassi tolti. C’è sempre una possibilità di cambiamento: il deserto diventa giardino, il raccolto è abbondante, perché Dio è fedele alle promesse e non dimentica il suo popolo. Seminiamo ovunque, senza calcoli e cautele.
Il Vangelo ci racconta - se si eccettua l’ultima frase - la storia di una catastrofe. Tutto comincia nella speranza e, nonostante questo, non tarda ad essere ridotto ad un nulla: gli uccelli mangiano il seme; il terreno pietroso gli impedisce di mettere le radici; le piante spinose lo soffocano... tutto segue il suo corso disperante.
Tuttavia, in mezzo a questa catastrofe, Dio annuncia il suo “ma”: in mezzo al campo di concentramento di Auschwitz, padre Kolbe - morendo nel "bunker della fame" - loda ancora Dio onnipotente.
Nella parabola del seminatore si incontra il “ma” di Dio: ci sono poche speranze, ma vi è almeno una terra buona per portare cento frutti.
È con gli occhi di Gesù che bisogna leggerle questo genere di storie catastrofiche. E bisogna leggerle con Gesù fino in fondo.
La prima parte mostra che tutto è vano. Eppure la storia di questa sconfitta porta ad una conclusione inattesa. Dio, nella sua infinita misericordia, non lascia che il seminatore soccomba come un personaggio tragico.
Forse abbiamo qui, davanti a noi, una legge che vale per tutte le azioni di Dio nel mondo. Poiché la causa di Dio nel mondo è spesso povera e poco appariscente. Quando la si prende a cuore, si può soccombere alla tentazione della disperazione. Ma le storie di Dio hanno un lieto fine. Anche se all’inizio nulla lascia presagirlo.
Forse Gesù non racconta solo questa storia alle persone che sono sulle rive del lago. Forse la racconta a se stesso per consolarsi. Si chiede: cosa sarà di ciò che intraprendo? Si scontra con la cecità, il rifiuto, la pedanteria e la violenza. Non è ignaro delle sconfitte. “Ma” la sua parola porta i suoi frutti nel cuore degli uomini.

Domenica 16 Luglio

B.V. Maria del M. Carmelo (mf); B. Irmengarda; S. Antioco  

15.a del Tempo Ordinario (anno A)

Is 55,10-11; Sal 64; Rm 8,18-23; Mt 13,1-23 

Tu visiti la terra, Signore, e benedici i suoi germogli

Il seme è la parola di Dio, il seminatore è Cristo:
«Chiunque trova lui, ha la vita eterna».

(Matteo 13,19.23)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 64)

 Tu visiti la terra, Signore, e benedici i suoi germogli.

Tu visiti la terra e la disseti,

la ricolmi di ricchezze.

Il fiume di Dio è gonfio di acque;

tu prepari il frumento per gli uomini. 

Così prepari la terra:

ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle,

la bagni con le piogge

e benedici i suoi germogli.  

Coroni l’anno con i tuoi benefici,

i tuoi solchi stillano abbondanza.

Stillano i pascoli del deserto

e le colline si cingono di esultanza. 

I prati si coprono di greggi,

le valli si ammantano di messi:

«Gridano e cantano di gioia!». 

Il seme è la parola di Dio, il seminatore è Cristo:
«Chiunque trova lui, ha la vita eterna».
(Matteo 13,19.23)








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