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25 dicembre, 2021

Pensiero del 25 dicembre 2021

 

S. T. D. E DELLA B. V. M.

G. R. A. Livatino e S. R. M. Rivi_Beati

Meditazione sul Vangelo di Lc 2,1-14

Messa della notte.

Con la solennità del Natale la Chiesa celebra la manifestazione del Verbo di Dio agli uomini. È questo, infatti, il senso spirituale del Natale: “la nascita eterna del Verbo nel seno degli splendori del Padre, l’apparizione temporale nell’umiltà della carne, il ritorno finale all’ultimo giudizio” (dal Liber Sacramentorum). Già nell’antica Roma il 25 dicembre si celebrava la festa del “Natalis Solis lnvicti”. Celebrando in questo giorno la nascita di Colui che è il “Sole vero”, la “luce del mondo”, si è voluto dare un significato del tutto nuovo a questa antica festa. Tutta la terra rivolge oggi lo sguardo ad una mangiatoia, dove il cuore trepida contemplando il sonno di un Bambinello. Credenti e non credenti lo attendono come il giorno in cui “deve” esserci pace, in cui “devono” essere lasciati da parte i cattivi sentimenti, il giorno che porta speranza, suscita gioia e sentimenti di unione e affetto verso i propri cari. Lo sguardo degli uomini e delle donne di fede riesce a scoprire, adagiato in quella paglia, avvolto in quei poveri panni, il Creatore Onnipotente.

Nessuno li ha accolti.

Scendere da Nazareth in Galilea a Betlemme in Giudea, non era certo una passeggiata. A piedi o in sella ad un asino, una donna incinta non percorre facilmente la distanza che corrisponde a quella che c’è tra Milano e Torino, tra Siracusa e Messina, o quella, seppur poco di meno, che c’è tra Napoli e Roma; inoltre a Betlemme non c’era nessuno ad attenderli. Giuseppe e Maria erano semplicemente “di passaggio” e non avevano dove alloggiare, soprattutto non avevano un posto dove Maria potesse partorire suo figlio.

Maria e Giuseppe non erano attesi. Non avevano un posto, non potevano comprarsi quello di cui avevano bisogno e non erano certo al centro dell’attenzione degli altri. Possiamo dirlo con parole ancora più chiare: Maria e Giuseppe a Betlemme “non erano nessuno”. Quante volte è capitato anche a noi? “Essere nessuno”: in un posto nuovo e senza amici; in una stazione affollata dove solo noi non siamo attesi da alcuno; in mezzo a persone che sembrano ignorarci. Non contare nulla significa anche – spesso. – essere privi di denaro, di lavoro, di relazioni sociali. È la situazione di Maria e Giuseppe, la situazione nella quale nasce un bambino di nome Gesù. La situazione che il Figlio di Dio ha scelto per entrare nel mondo. E questo ci pone dinnanzi a un problema: come potrà il Figlio di Dio farsi uomo anche questa notte, se non troverà le condizioni giuste, quelle che lui ha scelto? Proviamo allora ad andare in Chiesa non “pieni” di tutto, non chiacchierando e distraendoci, ma con la nostra situazione reale che non è molto diversa da quella di Maria e Giuseppe. Anche noi, infatti, siamo fragili, siamo dipendenti da altri, tant’è che in pochi secondi tutte le nostre sicurezze potrebbero crollare. Questa è la nostra situazione, se per un attimo non cerchiamo di distrarci e guardiamo la realtà. Tra qualche settimana la Chiesa ce lo ricorderà esplicitamente: ci verrà detto che saremo polvere. È in questa nostra realtà che Dio si fa uomo, si fa uno di noi, ci vuole esserci vicino. E nella nostra povertà, nella solitudine, nel dolore, è in questa nostra condizione che Lui ha deciso di entrare. Questa notte di Natale è fatta per ammettere la nostra povertà e lasciar fare al Signore, lui che si fa uomo per noi.

A tutti Voi, i nostri più cari Auguri per un Sereno e Santo Natale!

25 Dicembre

Oggi è nato per noi il Salvatore
notte: Is 9,1-6; Sal 95; Tt 2,11-14; Lc 2,1-14

Vi annuncio una grande gioia: «Oggi, è nato per voi un Salvatore, Cristo Signore».

(Luca 2,10-11)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 95)
Rit: Oggi è nato per noi il Salvatore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.

Vi annuncio una grande gioia: «Oggi, è nato per voi un Salvatore, Cristo Signore».

(Luca 2,10-11)


24 dicembre, 2021

Natale del Signore

✝ Pensiero del 24 dicembre 2921

S. T. D. E DELLA B. V. M.
G. R. A. Livatino e S. R. M. Rivi_Beati
In attesa del Sole che sorge dall'Alto.

Meditazione sul Vangelo di Lc 1,67-79

Attesa e silenzio.

Il brano di Samuele ci dice che Dio gradisce la proposta di Davide, ma gli fa capire che a Lui è più gradita la fede nelle sue promesse e la fedeltà all’alleanza. Sarà Lui a costruire “una casa” a Davide: Gesù sarà il costruttore della dimora stabile ed eterna. Con questo inno Luca ribadisce per il lettore non giudeo la lezione già data nel cantico di Maria: come leggere la storia con gli occhi della fede, secondo la promessa fatta ad Abramo. È un cantico di benedizione per il passato e di profezia per il futuro.

Zaccaria vede ora la realtà con gli occhi di Dio e ne parla come parlerebbe Dio, anzi, è proprio Dio che parla attraverso di lui. Che lezione per noi. Se ascoltiamo e crediamo a Dio, Egli compie meraviglie nella nostra vita. La prima parola che lo Spirito Santo mette sulle labbra di Zaccaria è quella della benedizione e della lode a Dio. La lode si differenzia dal semplice ringraziamento, in cui si è grati a Dio per i suoi doni; essa va oltre i doni stessi e arriva al Donatore. Dietro le cose e i fatti l’uomo di fede vede Dio stesso che in essi si esprime come dono. Allora gode di Dio stesso, partecipa della sua gioia e ringrazia che Dio sia Dio. Il potere di Dio è quello di dare salvezza. La salvezza è Cristo, discendente della casa di Davide. Il motivo di lode  è solo e sempre Cristo. In Lui vediamo il vero volto di Dio, che è amore, tenerezza, compassione e servizio: egli si immerge nel nostro male, come la medicina nel corpo del malato, se ne fa carico, dà la vita per noi e ci libera da ogni paura di Dio. Anche se l’uomo viene meno ai suoi impegni, Dio rimane fedele. Dopo aver benedetto Dio per Cristo, Zaccaria parla di suo figlio: la realtà di Giovanni, come quella di ogni uomo, è comprensibile solo dopo Cristo e alla sua luce. Per mezzo di Giovanni viene data la conoscenza della salvezza, l’esperienza del Salvatore. Questa conoscenza è concessa nella remissione dei peccati. Solo lì l’uomo peccatore conosce il Signore (cfr. Ger 31,31-34). Il peccato è la nostra realtà, di cui il Battista ci fa prendere coscienza sulle rive del Giordano. Solo alla luce del perdono e della misericordia di Dio possiamo conoscere la nostra realtà di menzogna. Questa conoscenza che si ottiene nel perdono è fare esperienza delle viscere materne della misericordia del nostro Dio dalle quali scaturisce. È Gesù il perdono dei peccati e la manifestazione della misericordia del Padre. In questa preparazione del Natale il Signore ha scelto un testimone che gli prepari la via. So essere anch’io un “angelo” per un fratello? Ho mai ringraziato Dio per la sua fedeltà?

O Astro che sorgi, splendore della luce eterna, sole di giustizia: «Vieni, illumina chi giace nelle tenebre e nell’ombra di morte. Alleluia!».

24 Dicembre

4.s d'Avvento 
Canterò per sempre l’amore del Signore
2Sam 7,1-5.8b-12.14a.16; Sal 88; Lc 1,67-79

O Astro che sorgi, splendore di luce eterna e sole di giustizia: «Vieni, ed illumina chi giace nelle tenebre e nell’ombra di morte».

SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 88)

Canterò per sempre l’amore del Signore.
Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà». 

«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide, mio servo.
Stabilirò per sempre la tua discendenza,
di generazione in generazione edificherò il tuo trono». 

«Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”.
Gli conserverò sempre il mio amore,
la mia alleanza gli sarà fedele». 

O Astro che sorgi, splendore di luce eterna e sole di giustizia: «Vieni, e illumina chi giace nelle tenebre e nell’ombra di morte».


23 dicembre, 2021

Pensiero del 23 dicembre 2021

 S. T. D. E DELLA B. V. M.

G. R. A. Livatino e S. R. M. Rivi_Beati
Cosa sarà mai di questo bambino? Cosa ne sarà mai di me, nella storia della salvezza? Ciascuno è una promessa, nel piano di Dio.

Meditazione sul Vangelo di Lc 1,57-66

E parlava benedicendo Dio.

I versetti che compongono il Vangelo di oggi narrano la seconda parte di una storia che inizia qualche tempo prima, quando a Zaccaria – durante il suo servizio al tempio – appare l’arcangelo Gabriele che gli annuncia che le sue preghiere sono esaudite, che avrà un figlio. Ma Zaccaria non gli crede e quindi diventa muto. Nel Vangelo di oggi invece, Zaccaria accoglie le istruzioni dell’angelo – dà a suo figlio il nome “Giovanni” – e dunque può di nuovo parlare.

In un’illustrazione di una Bibbia per bambini il busto di Zaccaria occupa tutta la pagina: la sua bocca ne riempie già la metà, ed è una bocca aperta non solo per dire il nome del figlio che si vede anche scritto su una tavoletta che tiene in mano, ma è aperta perché il suo è un grande sorriso pieno di gioia. Nel testo biblico la gioia viene espressa in altro modo: “gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio”. È comprensibile la gioia di chi da un lato può di nuovo parlare e dall’altro è felice di avere avuto un figlio, quando ormai non sperava più di averne. Ma questo non è tutto e lo vediamo dal testo biblico. Infatti, non vi è scritto solo che a Zaccaria si era sciolta la lingua, e neanche di quanto fosse felice del figlio neonato. Ciò che appare evidente è che la sua lingua si sia sciolta per benedire Dio. Quando dopo un lungo periodo in cui non riusciamo a comunicare i nostri sentimenti, le nostre gioie ansie, quando sembriamo muti e forse anche un po’ tristi per questo, basta poco per ritornare ad essere felici. Per Zaccaria questo poco era costituito da una tavoletta, su cui riuscì a scriverà quello che aveva sentito essere la volontà di Dio. In fondo erano solo poche parole, ma erano quelle che Dio gli aveva chiesto. Quando la decisione di Zaccaria coincise con la volontà di Dio per lui, allora gli si sciolse la lingua, e per lui cambiò tutto. Abbiamo tutti un “angelo” che parla al nostro cuore e ci dice cosa vuole Dio da noi. Ma quante volte noi non lo ascoltiamo, convinti di non dover dar retta a quella voce. Diventiamo così sempre meno capaci di comunicare veramente con gli altri… e con Dio. Diventiamo muti. Ma solo un piccolo passo nella direzione che c’era stata chiesta, un gesto, una frase e tutto cambia. Dio vuole la nostra gioia, una bocca aperta al sorriso e un viso pieno di gioia: per questo mandò Vangelo a Zaccaria, per questo parla alle nostre coscienze. Fare come vuole Lui non è  un’imposizione o un terribile peso, significa semplicemente dire “sì” alla vera gioia.

23 Dicembre

4.s d'Avvento 

Leviamo il capo: «É vicina la nostra salvezza».

Ml 3,1-4.23-24; Sal 24; Lc 1,57-66

Oh Emmanuele, Dio con noi, attesa dei popoli e loro liberatore: «Vieni a salvarci con la tua presenza».

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 24)
Rit: Leviamo il capo: «È vicina la nostra salvezza».

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà
per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti.
Il Signore si confida con chi lo teme: «Gli fa conoscere la sua alleanza».

Oh Emmanuele, Dio con noi, attesa dei popoli e loro liberatore: «Vieni a salvarci con la tua presenza».


22 dicembre, 2021

Pensiero del 22 dicembre 2021

 S. T. D. E DELLA B. V. M.

G. R. A. Livatino e S. R. M. Rivi_Beati
Nel Magnificat di Maria, c'è il magnificat di ognuno di noi, perché in ciascuno DIO ha fatto GRANDI COSE.

Meditazione sul Vangelo di Lc 1,46-55

Vivere con gratitudine e lode.

Il Magnificat, canto di Maria e canto della Chiesa è il Vangelo di oggi. Maria loda il Signore per quello che ha fatto per e con lei. Poi allarga il suo sguardo ed esulta per l’onnipotenza di Dio che non si è mostrato solo nella sua vita, ma si rivela in molti episodi biblici appena accennati nel testo del Magnificat.

Ammettiamolo pure: ci vuole poco e già siamo orgogliosi. Qualcuno lo dà a vedere, altri si tengono per sé questa piccola soddisfazione. Siamo stati scelti… siamo stati lodati… ammirati… sono tante le situazioni in cui ci può capitare. Come siamo in realtà lo vediamo bene quando accendiamo il televisore dopo le elezioni: i rappresentanti del partito vincente sono orgogliosi, soddisfatti – sembrano emanare gioia da tutti i pori. Eppure cosa hanno fatto? Altri li hanno eletti. Loro ci hanno messo solo la faccia e fatto qualche discorso. Non è questa la nostra situazione comune? Cosa abbiamo fatto? È veramente solo merito nostro aver ottenuto quel posto di lavoro, quell’opportunità, che abbiamo quell’aspetto o quella capacità un po’ speciale? Certamente ne siamo orgogliosi, normalmente abbiamo saputo gestire bene le nostre capacità – capacità però che ci sono state donate. Situazioni di vita, di studio, di lavoro che non abbiamo meritato, in quanto ci sono state rese possibili da altri. Maria lo riconosce subito. Dinnanzi all’onnipotenza di Dio, chi è mai l’uomo? Quanto si deve essere abbassato Dio per ricolmare una donna della sua potenza! Non possiamo comprenderlo, possiamo solo – con Maria – ricordare tutte le “grandi cose” che il Signore ha fatto per noi. E non finiremmo mai. Possiamo fermare le spinte del nostro orgoglio alimentando la consapevolezza che tutto ci è donato e che la vita stessa ed ogni respiro ci è stato dato gratuitamente, solo per amore, da Lui. Dio ci ha scelti come figli, come fratelli di quel Suo Figlio che nascerà tra qualche giorno per la nostra salvezza, ma senza alcun merito da parte nostra. Non dovrebbe essere forse questo il vero motivo di orgoglio e di gioia?

22 dicembre 2021

4.s d'Avvento 

O Re delle genti e pietra angolare della Chiesa: «Vieni, e salva l’uomo che hai formato dalla terra».

Il mio cuore esulta nel Signore, mio Salvatore
1Sam 1,24-28; Cant. 1Sam 2,1.4-8; Lc 1,46-55

SALMO RESPONSORIALE (I Samuele 2)
Rit: Il mio cuore esulta nel Signore, mio Salvatore.

Il mio cuore esulta nel Signore,
la mia forza s’innalza grazie al mio Dio.
Si apre la mia bocca contro i miei nemici,
perché io gioisco per la tua salvezza.

L’arco dei forti s’è spezzato,
ma i deboli si sono rivestiti di vigore.
I sazi si sono venduti per un pane,
hanno smesso di farlo gli affamati.
La sterile ha partorito sette volte
e la ricca di figli è sfiorita.

Il Signore fa morire e fa vivere,
scendere agli inferi e risalire.
Il Signore rende povero e arricchisce,
abbassa ed esalta.

Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farli sedere con i nobili
ed assegnare loro un trono di gloria.

O Re delle genti e pietra angolare della Chiesa: «Vieni, e salva l’uomo che hai formato dalla terra».



21 dicembre, 2021

Pensiero del 21 dicembre 2021

 S. T. D. E DELLA B. V. M.

G. R. A. Livatino e S. R. M. Rivi_Beati

Meditazione sul Vangelo di Lc 1,39-45

La vita di ogni persona ha senso.

Due donne in stato interessante si incontrano. Maria compie un viaggio che la condurrà fino ad una città di Giuda, dove vive Elisabetta; vi si reca probabilmente perché l’angelo Gabriele le aveva detto che sua cugina era incinta. Dopo il saluto di Maria, Elisabetta sente sussultare il bimbo che porta in grembo, ed esulta di gioia. La donna – mossa dallo Spirito Santo – riesce a riconoscere in Maria la Madre del Signore.

I personaggi principali di questo Vangelo non sono visibili. Sono, infatti, lo Spirito Santo che ricolma Elisabetta, e i due bambini – non ancora nati – ma per i quali Dio ha già un piano ben preciso: uno sarà il Redentore del mondo, l’altro sarà colui che lo annuncerà al mondo. È fin dal grembo materno che il disegno di Dio si attua, e ciò vale non solo per Gesù e Giovanni, ma per ognuno di noi. Nessuna creatura, infatti, viene al mondo senza un perché. Ultimamente è possibile trovare su Internet due brevi filmati: uno, riguarda i genitori di un bambino nato con una malattia così grave da non avere nessuna possibilità di sopravvivere a lungo. Questi genitori hanno festeggiato ogni giorno di vita del loro figlio. Il bambino è morto dopo novantanove giorni: novantanove feste di compleanno festeggiate con i suoi genitori, i quali non hanno fatto altro che amarlo e accudirlo. L’altro filmato invece ha come protagonista un giovane australiano nato senza arti. Egli era convinto che la sua esistenza non avesse alcuna utilità, fino a quando, da un circo, gli venne chiesto di esibirsi attivamente. In seguito ad uno scampato annegamento, aveva scoperto casualmente di saper nuotare. Iniziò a tuffarsi dall’alto – lui, senza braccia e senza gambe – in una vasca profonda. Tutti gli spettatori, nel vederlo, trattengono il fiato: lui, dopo il tuffo, riesce a risalire a galla. Uno spettatore – un bimbo con le stampelle – dopo lo spettacolo va da lui per abbracciarlo: ha scoperto che la sua vita, seppur con degli evidenti limiti, è sempre degna di essere vissuta. Ogni vita ha un senso, anche se non tutti lo riconoscono facilmente. A volte, il senso non coincide con quella che noi definiamo “realizzazione” umana: miraggio inarrivabile per un neonato di soli novantanove giorni, o per un uomo con una gravissima menomazione fisica. Ma per chi ha fede, è nel vivere per gli altri che si trova il vero senso dell’uomo, la sua vera realizzazione.

21 Dicembre

4.s d'Avvento 

Esultate, o giusti, nel Signore; cantate a lui un canto nuovo
Ct 2,8-14 opp. Sof 3,14-17; Sal 32; Lc 1,39-45

Oh Emmanuele, nostro re e legislatore: «Vieni a salvarci, Signore, nostro Dio».

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 32)
Rit: Esultate, o giusti, nel Signore; cantate a lui un canto nuovo.

Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate.
Cantate al Signore un canto nuovo,
con arte suonate la cetra e acclamate.

Il disegno del Signore sussiste per sempre,
i progetti del suo cuore per tutte le generazioni.
Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.

L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
È in lui che gioisce il nostro cuore,
nel suo santo nome noi confidiamo.

Oh Emmanuele, nostro re e legislatore: «Vieni a salvarci, Signore, nostro Dio».


20 dicembre, 2021

Nel Santuario di Rolando la memoria di don Antonio

 Nel Santuario di Rolando la memoria di don Antonio

A un anno dalla sua chiamata al cielo, il 27 novembre 2021, si è svolta nella Pieve di San Valentino una celebrazione in memoria di don Antonio Maffucci, Assistente spirituale del Santuario del Beato Rolando dal 1917 sino al giorno della sua morte (27 novembre 2020). Don Antonio era un sacerdote energico, innamorato di Gesù, appassionato al bene dei tantissimi amici che aveva in ogni parte d’Italia. L’intensità della sua partecipazione al mistero dell’incarnazione, morte e resurrezione di Cristo era così profonda da stupire quanti lo incontravano.
Nell’omelia della Santa Messa il Vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, Monsignor Massimo Camisasca, ha ricordato la lunga amicizia che lo ha legato a don Antonio per più di cinquant’anni: “A volte mi ritrovo a parlare con lui come se fosse vivo. Ed è vivo, anche se non può rispondere. In Cristo infatti i fili che ci legano alle persone care non si interrompono con la morte, ma diventano in qualche modo più intensi, nella consapevolezza che la chiamata al cielo è il compimento dell’esistenza”.

“La vita di don Antonio – ha continuato Camisasca – è stata una vita di donazione piena, lieta, intensa, cocciuta, perché nessuno lo smuoveva da ciò che aveva deciso di fare, anche infantile, come un bambino, perché era sempre come se giocasse nel Regno di Dio. E ora Antonio e Rolando giocano insieme in cielo”.
Al termine della Santa Messa, con una breve processione, gli amici di don Antonio e di Rolando si sono recati nel vicino, piccolo, cimitero di San Valentino dove don Antonio riposa per un momento di preghiera.
L’omelia del Vescovo Massimo si può vedere e ascoltare sul canale video degli Amici di Rolando: “Comitato Amici di Rolando Rivi – YouTube”.



Gli auguri di Madre Maria - Natale 21

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Pensiero del 20 dicembre 2021

 S. T. D. E DELLA B. V. M.

G. R. A. Livatino e S. R. M. Rivi_Beati
Dio, s'inchina ed attende il SI d'una creatura, Il Fiat di Maria, ha cambiato la storia

Meditazione sul Vangelo di Lc 1,26-38
Pedagogia divina: «Nulla è impossibile».
L’arcangelo Gabriele si reca a Nazareth da una vergine di nome Maria, salutandola in un modo inconsueto: «Piena di grazia, il Signore è con Te». Maria rimane turbata dal saluto. Ma l’angelo la rassicura e le spiega che cosa succederà. Maria pone delle domande, e Vangelo risponde. È la creatura prescelta per l’adempimento della venuta del Messia: il Creatore stesso si farà creatura, per rivelarsi come Padre ai suoi figli.
Il “sì” di Maria al piano divino è incondizionato, ma prima di pronunciarlo la giovane donna di Nazaret pone una domanda, composta da due parti. La prima è abbastanza generica: “come avverrà questo?”. Nella seconda parte si precisa meglio quello che, dal punto di vista umano, appare come l’ostacolo più evidente: concepire un figlio senza che vi sia stato un atto coniugale. L’angelo le risponde articolando, a sua volta, il suo discorso in due parti. Innanzitutto risponde all’ultima parte della domanda postagli da Maria dicendogli che è lo Spirito Santo che renderà possibile il concepimento e quindi il figlio che lei avrà sarà Figlio di Dio. A seguire, risponde a quanto la donna gli aveva chiesto in un primo momento: «Come è possibile?». In questo caso l’angelo non dà una spiegazione, ma risponde con un esempio, come fanno tutti i bravi pedagoghi. Le spiegazioni, teoriche e complesse normalmente non soddisfano chi ha posto le domande. Poter invece rispondere con un esempio rende le cose più comprensibili. Gabriele fa riferimento alla gravidanza avuta da Elisabetta in tarda età. Infine, la domanda di Maria riceve una risposta chiara: «Come è possibile?»: «Nulla è impossibile a Dio! ». “Come è possibile, Signore?”. Quante volte questa domanda è anche la nostra! Forse non sentiamo un angelo che ci suggerisce la risposta, ma abbiamo il Signore che ci risponde ad esempio attraverso la Sacra Scrittura. Conoscerla è utile, perché così potremmo vedere come il Signore agisce con noi uomini. Vedremmo come nulla è impossibile a Dio. Come Lui ci porta, attraverso le difficoltà e le incomprensioni ad avere fiducia in Lui. Quando ci chiediamo: “Come è possibile Signore, che il mio progetto di vita sia stato così bruscamente interrotto?”, allora potremmo rileggere il Vangelo di oggi. In esso il Signore ci dice: se riesci ad accettare il piano che Dio ha per te, se riesci a dire il tuo piccolo “sì”, comprenderai che il progetto che il Signore ha per te è ben più grande di quello che tu avevi pensato.

20 dicembre

4.s d'Avvento 
Ecco, viene il Signore, re della gloria
Is 7,10-14; Sal 23; Lc 1,26-38
O Chiave di Davide, che apri le porte del Regno dei cieli: «Vieni, e libera l’uomo prigioniero che giace nelle tenebre».

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 23)
Rit: Ecco, viene il Signore, re della gloria.

Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

O Chiave di Davide, che apri le porte del Regno dei cieli: «Vieni, e libera l’uomo prigioniero che giace nelle tenebre».


19 dicembre, 2021

Preghiera nel nome del Servo di Dio Rosario Angelo Livatino, Magistrato e Martire, in odio alla fede.


 Preghiera nel nome del Servo di Dio Rosario Angelo Livatino Magistrato e Martire in odio alla fede

Padre santo e misericordioso,
ti ringraziamo per la testimonianza credibile
del servo di Dio Rosario Angelo Livatino,
magistrato e martire per la fede.
Ponendosi “sub tutela Dei”
ed ispirandosi ogni giorno al Vangelo,
ha vissuto la sua vita,
offrendoci un luminoso esempio di santità laicale.
Conformato pienamente a Cristo tuo Figlio,
ha vissuto la beatitudine dei perseguitati per la giustizia
e, come il chicco di grano che resta solo,
muore per portare frutto.
Illuminato dallo Spirito Santo,
con impegno quotidiano,
ha offerto il culto a te gradito
attraverso l’amore per la giustizia e la carità per i fratelli.
Per sua intercessione ti chiediamo
di saper contrastare le “strutture di peccato”
e le varie mentalità mafiose
che deturpano l’uomo e minacciano la vita umana,
per vivere la beatitudine della giustizia e della pace. Amen.

Gloria tre volte

Beato Rosario Angelo Livatino

Prega per noi

Sant' Anastasio I

 Sant' Anastasio I


Nome: Sant' Anastasio I
Titolo: Papa
Nascita: IV secolo, Roma
Morte: 19 dicembre 401, Roma
Ricorrenza: 19 dicembre
Tipologia: Commemorazione
Patrono di:TroiaCastel Sant'Elia


Papa S. Anastasio, romano, successe a papa S. Siricio (26 nov.) il 27 novembre del 399 e mori il 19 dicembre del 401, dopo un pontificato di soli due anni. Tra i suoi amici e ammiratori c'erano S. Girolamo (30 sett.), S. Agostino (28 ago.) e S. Paolino di Nola (22 giu.). S. Girolamo lo considerava molto santo, ricco nella sua povertà, e ne elogiava la vita irreprensibile e lo zelo apostolico. Anastasio sostenne il vecchio Girolamo nella sua controversia contro Rufino di Aquileia, storico e traduttore. Girolamo s'impegnò per diversi anni nella stesura di una versione esatta della Bibbia, basata sullo studio nelle lingue originali in cui fu scritta e sulle precedenti traduzioni. Fu profondamente offeso dalla traduzione fatta da Rufino d'Aquileia del De principiis di Origene, opera controversa dei primi anni del III secolo, che proponeva un'interpretazione allegorica piuttosto che letterale di molti brani biblici. Girolamo, che una volta aveva scritto di Rufino «egli è inseparabilmente legato a me da un amore fraterno», s'indignò in difesa della sua cultura.

La controversia tra i due, che conducevano entrambi una vita ascetica nei pressi di Gerusalemme, fu lunga e strenua. Girolamo accusava chi tentava di correggere o reinterpretare i testi biblici ostinatamente, e si recò dal papa per persuaderlo a condannare Rufino. Successivamente Anastasio scrisse a Simpliciano, vescovo di Milano (13 ago.) per ammonirlo che «il popolo di Dio delle diverse chiese, potrebbe imbattersi in concetti blasfemi, leggendo Origene» aggiungendo che «il presbitero Eusebio» (Girolamo) gli aveva mostrato «alcuni capitoli empi che mi fecero rabbrividire». Girolamo fu riconoscente per questo generoso sostegno e per l'incoraggiamento del pontefice a proseguire la sua opera e mostrò la sua gratitudine «all'illustre Anastasio»; scrisse che Roma non meritava di avere a lungo un papa simile: non era bene che il capo del mondo venisse reciso proprio quando era in carica un vescovo come lui.

Questa era un'allusione alla minaccia rappresentata da Alarico, capo dei goti, e dal suo esercito di barbari che alla fine conquistarono e saccheggiarono Roma nel 410, nove anni dopo la morte di Anastasio. Anastasio è inoltre ricordato per due istruzioni indirizzate ai vescovi: con la prima ordinava al clero di alzarsi in piedi durante la lettura del Vangelo nella Messa, in segno di rispetto, e con la seconda stabiliva che nessun ecclesiastico straniero sarebbe stato accolto nella giurisdizione romana senza un certificato firmato da cinque vescovi a testimonianza della sua ortodossia. Lo scopo era quello di escludere i sacerdoti appartenenti alle Chiese orientali, la cui fede era stata influenzata dall'arianesimo o dalle religioni dualiste come il manicheismo.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma nel cimitero di Ponziano sulla via Portuense, deposizione di sant’Anastasio I, papa, uomo ricco di povertà e di apostolica sollecitudine, che si oppose fermamente alle dottrine ereticali.

Pensiero del 19 dicembre 2021

 S. T. D. E DELLA B. V. M.

G. R. A. Livatino e S. R. M. Rivi_Beati
L'incontro dell'Antico e del Nuovo, due donne segnano il passaggio dalla promessa al compimento.

Meditazione sul Vangelo di Lc 1,9-35

…si alzò e andò in fretta.

La lettura del profeta Michèa preannuncia un parto che darà una svolta alla storia di Israele. Gli scribi, sulla base di questo testo, si attendevano la nascita del Messia proprio a Betlemme. La Lettera agli Ebrei introduce nella liturgia odierna il tema teologico dell’incarnazione di Gesù come superamento del sacrificio secondo la legge antica. Ciò che lega questo brano al Natale è l’espressione “entrando nel mondo”, riferita a Gesù, e l’insistenza sul “corpo” di Gesù, che verrà offerto in sostituzione degli antichi olocausti e sacrifici per il peccato. Il brano della Visitazione è la risposta pronta e sollecita di Maria alle parole dell’Angelo. La Serva del Signore diventa subito la serva dei fratelli.

Il profeta Michèa ci annuncia che veramente Dio è in mezzo a noi, per impegnarci nei suoi progetti di vita, di pace. Siamo invitati a mettere a disposizione la nostra piccola esistenza nelle grandi mani di Dio perché, come Elisabetta o Maria, Egli ci chiama, nella nostra inadeguatezza, a servirlo nei modi più diversi. Il Vangelo di oggi vuole quasi metterci fretta nel preparare il nostro cuore alla nascita di Gesù. In effetti, il Vangelo mette sempre “fretta”, ossia spinge ciascuno di noi ad uscire dalle proprie abitudini, magari anche buone, ma solo nostre. Esorta a non fermarci alle preoccupazioni di sempre, ad uscire dal piccolo villaggio dei nostri orizzonti per affrettarci verso il giorno e il luogo della nascita di Gesù. Non è una scelta spontanea, soprattutto per noi che, a differenza di Maria, ci lasciamo spesso guidare dalla nostra pigrizia. Appena Elisabetta vide arrivare Maria a casa sua, gioì fin nelle viscere. È la gioia dei deboli e dei poveri quando sono visitati dalle “serve” e dai “servi” del Signore, da coloro cioè che “hanno creduto all’adempimento delle parole del Signore”. Dalla bocca dei poveri sgorga la benedizione per tutti coloro che si recano con amore presso di loro. ln quel momento si realizza una vera e propria epifania dello Spirito Santo. Il sorriso dei poveri, infatti, è l’icona dell’amore che i cristiani sono chiamati a donare al mondo di questo millennio. La seconda lettura ci propone oggi l’eccomi di Gesù: “vengo per fare la tua volontà”, ed è “mediante quella volontà che noi siamo stati santificati”. Cosa mi chiede questa Parola? Ho mai sperimentato la benedizione da qualche povero che ho servito?

19 Dicembre 

4.s d'Avvento (anno C)

Signore, fa splendere il tuo volto e noi saremo salvi
Mi 5,1-4a; Sal 79; Eb 10,5-10; Lc 1,39-45

Ecco la serva del Signore: «Avvenga per me secondo la tua parola».

 (Luca 1,38)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 79)
Rit: Signore, fa splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.

Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.

Ecco la serva del Signore: «Avvenga per me secondo la tua parola».

 (Luca 1,38)

18 dicembre, 2021

Pensiero sul Giudice Rosario Angelo Livatino

 Il 09 maggio, di quest'anno, il Giudice Rosario Angelo Livatino, è diventato beato, perché Martire per la Giustizia ed in Odio alla Fede.

......Ma finché lo si appellerà come il "Giudice ragazzino" non faremo altro che sminuire il SUO SACRIFICIO, quindi per favore !!!!BASTA!!!! Il Beato ROSARIO ANGELO LIVATINO ERA UOMO ADULTO E GIUSTO
Beato Rosario Angelo Livatino, prega per noi, e perdonaci, perché siamo noi, dei "ragazzini" Aiutaci a Crescere...., Aiutataci a Crescere nella Fede, per essere degni della Tutela di Dio.



Pensiero del 18 dicembre 2021

 S. T. D. E DELLA B. V. M.

G. R. A. Livatino e S. R. M. Rivi_Beati
Dio, entra nel sogno di Giuseppe di Nazareth, e trasforma per il SI di lui e di Maria, il Suo Amore nella casa di tutti.

Meditazione sul Vangelo di Mt 1,18-24

Il Signore a volte ci chiede di più.

In genere, nel Vangelo dell’Annunciazione, narrato da Luca, siamo abituati a porre l’attenzione sul “sì” di Maria all’angelo. Nel brano odierno, Matteo sembra solo accennare al consenso di Maria, dedicando al suo “sì” solo un versetto. Egli, invece, si sofferma su Giuseppe; anche lui, seppure quasi di nascosto, si dispone a compiere la volontà dell’Altissimo.

Mettiamoci nei panni di Giuseppe. Egli si ritrova in una situazione imprevista e spinosa: la sua promessa sposa è incinta, e lui sa di non essere responsabile della gravidanza. Giuseppe, che oltre ad essere un uomo retto, ha un cuore profondamente buono, decide di scioglierla dall’impegno senza dare risalto alla vicenda. Di per sé, già questo gesto, esemplare, è colmo di significato e denota un animo nobile e magnanimo, non vincolato al mero senso di giustizia ma aperto a comprendere la condizione altrui e pronto a slanci di generosità. È per questo forse che Dio chiede a Giuseppe “ancora di più”: accettare questo figlio, generato dallo Spirito Santo. Si trattava, dunque, di rinunciare a quel che aveva immaginato per il suo futuro, per avventurarsi su un sentiero di vita “differente”, al quale lui stesso non aveva pensato, e che includeva l’allevare un figlio che non aveva generato. Nel tratteggiare la figura dello “sposo di Maria”, Matteo non ci riporta neanche una parola pronunciata dalle labbra di Giuseppe. La sua resta così una figura caratterizzata non solo dalla disponibilità ad accogliere e realizzare i progetti di Dio, proprio come la giovane di Nazareth, ma anche da un atteggiamento particolarmente silenzioso e operoso. A volte anche a noi il Signore chiede di andare oltre, di superare in modo consistente quella misura che ai nostri occhi appare già più che giusta, addirittura abbondante. Ma forse la nostra risposta non è sempre altrettanto generosa e pronta come quella di Giuseppe. La sua figura, infatti, ci sprona a fare nostro un tipo di raccoglimento più intimo, al fine di realizzare con cura e con sollecitudine non solo ciò che umanamente appare già ammirevole ma, vincendo ogni comprensibile timore e confidando solo nell’aiuto del Signore, ad accogliere l’invito di Dio di andare “oltre”, confidando che “tutto è possibile a Dio”. Perché a renderci cristiani non è l’ammirazione del mondo, ma il fedele compimento della volontà del Signore.

18 Dicembre

3.s d'Avvento
Nei suoi giorni fioriranno giustizia e pace
Ger 23,5-8; Sal 71; Mt 1,18-24

O Signore, guida della casa d’Israele, che hai dato la Legge a Mosè sul monte Sinai: «Vieni a liberarci con braccio potente».

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 71)
Rit: Nei suoi giorni fioriranno giustizia e pace.

O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
ed i tuoi poveri secondo il diritto.

Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri.

Benedetto il Signore, Dio d’Israele:

«Egli solo compie meraviglie».

E benedetto il suo nome glorioso per sempre: «Della sua gloria sia piena tutta la terra. Amen, amen».

O Signore, guida della casa d’Israele, che hai dato la Legge a Mosè sul monte Sinai: «Vieni a liberarci con braccio potente».