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11 giugno, 2021

Pensiero del 11 giugno 2021

 Dio è amore; chi rimane nell’amore, * rimane in Dio e Dio rimane in lui.

(I Giovanni 4,16)

Meditazione sul Vangelo di Gv 19, 31-37

Guarderanno a Colui che hanno trafitto.

La Chiesa celebra oggi la solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù. Il Cuore di Cristo è il segno del suo immenso amore per noi. La liturgia richiama l’immagine del cuore per celebrare le grandi opere dell’amore e l’abbondanza dei doni che vengono da Gesù. Ma celebrare tale festa significa anche accendere in noi la risposta del nostro amore per lui. Dal Corpo di Gesù crocifisso e percosso con un colpo di lancia al costato sgorgano sangue e acqua. Il sangue richiama il sacrificio di Cristo e l’acqua è il simbolo dello Spirito Santo promesso da Gesù, proprio come frutto della sua morte e del suo conseguente innalzamento.

Cosa mi rivela di Gesù il brano evangelico di oggi? Anzitutto, quel sangue che esce dalla ferita mi dice che egli è davvero morto; che Gesù, il buon Pastore, ha veramente dato la sua vita per i suoi amici, che ha davvero amato i suoi che erano nel mondo, sino al dono totale di sé. È il senso fondamentale che ha il sangue per l’evangelista Giovanni: non proviene dal puro dato di cronaca, ma c’è sempre qualcosa in più che rivela la vera identità di Gesù. E così anche l’acqua che esce con il sangue. Ora, l’acqua che esce dal costato di Cristo è un’acqua che dona la salvezza; essa è segno dello Spirito Santo. Oramai è Gesù stesso il vero, nuovo e definitivo tempio di Dio, il vero e unico luogo di incontro con il Padre, Colui che ridona la vita mediante il suo Spirito. Se il sangue dice che Gesù, morendo, mi dona la vita, l’acqua dice che il suo andare al Padre ci dona lo Spirito. Gesù dunque è il tempio, ma è anche la vittima del sacrificio, quella vittima che i membri dell’Alleanza dovranno mangiare per entrare in comunione vitale con Dio. E c’è ancora di più:  senza Gesù non è possibile la salvezza, né la speranza. Qui l’evangelista guarda al futuro e cita un altro passo della Scrittura: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» (Zac 12,10). Nel contesto del libro di Zaccaria il tema del “Trafitto” non è disgiunto da quello del “Pastore rifiutato” da Israele. Anche in Giovanni è così. Chi muore sulla croce è Gesù, il buon Pastore. La citazione del profeta dice la fede e la speranza dell’evangelista, i cui effetti egli già tocca con mano nella sua comunità: sono molti, infatti, coloro che guardano il Trafitto e che trovano in lui – e che ancora lo troveranno nei secoli – il centro della loro unità.

11 Giugno

Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza

Prendete il mio giogo sopra di voi, dice il Signore,
ed imparate da me, che sono mite e umile di cuore.

(Matteo 11:29)

Oppure

Dio ha amato noi e ha mandato il suo Figlio
come vittima di espiazione per i nostri peccati.

(Giovanni 4:10)

SALMO RESPONSORIALE (Isaia 12,2-6)
Rit: Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza.

Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.

Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.


Prendete il mio giogo sopra di voi, dice il Signore,
ed imparate da me, che sono mite e umile di cuore.

(Matteo 11:29)



10 giugno, 2021

LA TRAGEDIA NEL 1981 DEL PICCOLO ALFREDINO RAMPI (Da: 'La Storia siamo n...


LA TRAGEDIA NEL 1981 DEL PICCOLO ALFREDINO RAMPI (Da: 'La Storia siamo noi')
quarant'anni fa

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Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : 1940: 10 giugno come oggi Annuncio dell'entrata de...:  1940: 10 giugno, come oggi Annuncio dell'entrata dell'Italia a far parte della Seconda guerra Mondiale   Benito Mussolini lunedì 10...



ottantuno anni fa

L’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale avviene invece con una serie di atti formali e diplomatici solo 
dopo nove mesi, il 10 giugno 1940, e viene annunciata da Mussolini stesso con il celebre discorso dal balcone di Palazzo Venezia a Roma.

Pensiero del 10 giugno 2021

Se amiamo DIO, dobbiamo amare il prossimo, con il Suo aiuto impareremo a perdonare come il Signore, perdona ogni giorno le nostre mancanze Guardiamo dentro di noi se il difetto notato nel fratello, lo abbiamo noi stessi.

Nella memoria, oggi iniziava l'agonia, del piccolo Alfredino Rampi

Meditazione sul Vangelo di Mt 5, 20-26

Riconciliarsi con il fratello.

Attraverso sei esempi, Gesù spiega ai discepoli ciò che ha appena affermato a proposito del compimento della Legge e dei Profeti che egli è venuto a portare. Dopo aver proclamato una norma della Torah (nel Vangelo di oggi si tratta del quinto comando del Decalogo, “non uccidere”), con autorità pari a colui che diede a Mosè le Dieci Parole, ne dà una nuova comprensione: “…fu detto… ma io vi dico. . . ”. In qualsiasi caso, per entrare nel Regno dei cieli e nella sua logica, si tratta di superare la giustizia degli scribi e dei farisei. Il termine “giustizia” esprime la volontà di Dio, salvifica e benevola verso l’uomo e dunque il suo modo d’agire per realizzarla. La giustizia dell’uomo è la sua risposta a questa volontà: “giusto” è chi collabora con Dio, obbedendo alla sua Parola e camminando nella via dei suoi precetti. I farisei e gli scribi si attengono alla legge scrupolosamente, ma sembra che a Gesù questo non basti. Cosa chiede al suo discepolo?

La parola di Gesù spinge il nostro sguardo alle radici del nostro agire e delle nostre relazioni. L’uccisione fisica di un uomo è solo l’ultimo anello di una catena che lega l’uomo al male e che si radica nelle profondità del suo essere. L’ira è l’omicidio del cuore: rompe il vincolo di fraternità con l’altro e stravolge ogni dimensione della relazione fraterna. Ma Gesù non si ferma qui. Se per la legge è sufficiente che ci asteniamo dal male nei confronti dell’altro, l’Evangelo oppone al male il bene, all’omicidio e all’ira il  perdono e la riconciliazione. Gesù aggiunge: «Se presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì il tuo dono e va’ prima a riconciliarti col tuo fratello». L’offerta cultuale è il tramite con cui il credente rinnova l’alleanza con Dio: ebbene, la riconciliazione col fratello, che  rinnova la relazione con lui coinvolgendo nuovamente la tua vita con la sua, ha ugual peso, addirittura priorità. Da notare: si dice che è il fratello che ha qualcosa contro di te. Ma quello che interessa non è stabilire chi ha torto o ragione: ciò che conta è che tu non perda lui! Colpisce l’attenzione quel “lì ti ricordi”: come fai a metterti davanti a Dio tuo Padre, a vivere la relazione con Lui, passando sopra a tuo fratello che è pure suo figlio? La preghiera, se è autentica, conduce sempre al ricordo dell’altro e a una relazione rinnovata dall’amore di Dio.

10 Giugno 

Donaci occhi, Signore, per vedere la tua gloria

Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:

«Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri».

(Giovanni 13,34)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 84)
Rit: Donaci occhi, Signore, per vedere la tua gloria.

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.

Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.

Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.


Allora di nuovo quella figura d’uomo mi toccò, mi rese le forze e mi disse: “Non temere, uomo prediletto, pace a te, riprendi forza, rinfrancati”. Mentre egli parlava con me, io mi sentii ritornare le forze e dissi: “Parli il mio signore, perché tu mi hai ridato forza”.

(Daniele 10,18-19)

09 giugno, 2021

Pensiero del 09 giugno 2021

 Il fine della Legge è l'amore. A nessuno è dato di "addomesticare" la legge sulla base delle proprie forze. A tutti è dato lo Spirito per viverLa pienamente ed essere felici.

Meditazione sul Vangelo di Mt 5, 17-19

Sono venuto per dare compimento.

Nel Vangelo di oggi Gesù ci insegna che occorre osservare e seguire la Legge e i Profeti in tutto e per tutto, fin nei minimi dettagli. Essi, però, trovano il loro pieno compimento solo nell’interpretazione che ne fornisce il Maestro. I discepoli sono i ministri della Nuova Alleanza, quella cioè che viene iscritta nei cuori, grazie al dono dello Spirito Santo, che dona la vita e porta la libertà; non sono dunque ministri dei precetti che, inosservati, finivano con il provocare la condanna. Certo, già l’Antica Alleanza era rivelazione della luce di Dio; quanto più allora lo è la Nuova Alleanza, fondata sul Figlio di Dio, il Cristo glorioso che si è donato totalmente per noi.

Il Vangelo di oggi ci dice che la Legge e i Profeti sono il contenuto dell’Antica Alleanza. Ma tutti gli avvenimenti della storia ebraica hanno un carattere profetico, preparano al futuro promesso, neotestamentario. E le prescrizioni della Legge di Mosè? Negli Atti degli Apostoli leggiamo la dichiarazione di san Pietro: queste norme non obbligano i cristiani, servivano solo come preparazione alla venuta di Gesù. Interessante è la discussione che si sviluppa più tardi. La grande maggioranza dei cristiani non erano più degli ebrei convertiti, ma provenivano dall’ambiente pagano e si pensava che non fossero preparati a ricevere Cristo. Ma un intellettuale di Alessandria, Clemente, prese posizione in favore dei pagani: era di cultura greca e sapeva che in essa vi si trova molto di bello e di vero. Dichiarò, quindi, che Platone era stato per i Greci ciò che Mosè era stato per gli ebrei: pedagogo a Cristo. Oggi le sue argomentazioni si usano ancora a riguardo delle missioni e dell’ecumenismo. Nella vita spirituale si passa attraverso vari stadi: si comincia con lo spirito dell’Antico Testamento e lentamente si cresce verso il Nuovo. All’inizio, verso la Chiesa ci attrae qualcosa di estetico, di più armonico della vita quotidiana, che ci incuriosisce. Con il tempo ci rendiamo conto che i canti e le letture non sono le cose più importanti: bisogna soprattutto cambiare noi stessi, osservare i comandamenti, condurre una vita morale pura. Ma neanche questo può essere l’ultimo stadio, altrimenti sarebbe fariseismo. Nella terza fase l’uomo cerca un rapporto intimo con Dio attraverso la preghiera. Questo contatto può verificarsi solo attraverso Cristo e in Cristo: gli stadi precedenti servono come preparazione a questo, “alla piena maturità di Cristo” (Ef 4,13).

09 Giugno

Tu sei santo, Signore nostro Dio

Insegnami, mio Dio, i tuoi sentieri,
guidami nella tua fedeltà e istruiscimi.

(Salmo 24,4)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 98)
Rit: Tu sei santo, Signore, nostro Dio.

Esaltate il Signore, nostro Dio,
prostratevi allo sgabello dei suoi piedi.
Egli è santo!

Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti,
Samuèle tra quanti invocavano il suo nome:
invocavano il Signore ed egli rispondeva.

Parlava loro da una colonna di nubi:
custodivano i suoi insegnamenti
e il precetto che aveva loro dato.

Signore, nostro Dio, tu li esaudivi,
eri per loro un Dio che perdona,
pur castigando i loro peccati.

Esaltate il Signore, nostro Dio,
prostratevi davanti alla sua santa montagna,
perché santo è il Signore, nostro Dio!

Per molti ero un prodigio, ma eri tu il mio rifugio sicuro.

(Salmo 71,7)

08 giugno, 2021

Pensiero del 08 giugno 2021

 Il Signore, ha scelto di rivelarsi attraverso noi cristiani. Responsabilità immensa per ciascuno, la cui missione ed è essere la sua trasparenza.

Meditazione sul Vangelo di Mt 5,13-16

Il coraggio di vivere con lui.

Il credente che decide di accogliere l’invito di Gesù e vivere le beatitudini, diventa il sale della terra e la luce del mondo. Il Signore sottolinea il “voi”, riferito ai suoi discepoli e forse in contrasto con la condotta degli scribi e dei pagani, che di quella luce e di quella testimonianza hanno invece bisogno. La responsabilità del cristiano ha un’importanza che coinvolge tutta l’umanità e tutto il creato. Il sale è ciò che dà sapore e conserva, e richiama la sapienza (Mc 9,50) con la quale diamo significato al nostro parlare. I discepoli sono anche la luce del mondo, così come Gesù (Gv 8,12). La luce deve illuminare, il sale serve per dare sapore: il cristiano deve portare Cristo al mondo con le sue parole, con la testimonianza di una vita santa.

Paolo ricorda agli Efesini che l’uomo è stato creato per compiere le buone opere e per illuminare il mondo della luce di Cristo che lo ha illuminato. Gesù, poi, esorta e incoraggia. Ha appena dato ai suoi discepoli dei precetti nuovi che superano l’antica legge mosaica e subito dopo ha affermato che essi devono essere il sale della terra e la luce del mondo. In tal modo mostra che i precetti che ha trasmesso non sono solo per la vita personale dei discepoli ma per la liberazione e la salvezza di tutto il mondo. Come farà poi alla fine, prima di ascendere in cielo, in qualche modo anche ora li esorta a prendere coscienza che il suo messaggio è universale, che la testimonianza di vita di un discepolo ha una valenza universale, che il credente, il discepolo fedele è una benedizione per tutti coloro che entrano contatto con lui. Il discepolo fedele è chiamato a camminare lungo le strade del mondo corroso e annebbiato dal peccato per risanare e illuminare, per convertire e incoraggiare. Per questo Gesù esige dai suoi discepoli quelle virtù necessarie per portare il suo messaggio di salvezza a molti altri. Vivere con i piedi per terra ed il cuore in cielo, praticare le virtù cristiane e nel contempo risanare e illuminare il creato. Adempiere i propri compiti con semplicità, dilatare i confini dello spirito fino ad includere nel nostro cuore tutti gli uomini del mondo, quelli che non hanno mai conosciuto Gesù e quelli che, pur avendolo conosciuto, se ne sono in qualche modo allontanati. Chi ha il cuore puro, chi è pacifico, chi subisce persecuzioni a causa della verità, pone la sua vita per il bene di tutti.

08 Giugno

Risplenda su di noi la luce del tuo volto, Signore

Risplenda la vostra luce davanti agli uomini,
perché vedano le vostre opere buone
e rendano gloria al Padre vostro.

(Matto 5,16)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 118)
Rit: Risplenda su di noi la luce del tuo volto, Signore.

Meravigliosi sono i tuoi insegnamenti:
per questo li custodisco.
La rivelazione delle tue parole illumina,
dona intelligenza ai semplici.

Apro anelante la mia bocca,
perché ho sete dei tuoi comandi.
Volgiti a me e abbi pietà,
con il giudizio che riservi a chi ama il tuo nome.

Rendi saldi i miei passi secondo la tua promessa
e non permettere che mi domini alcun male.
Fa risplendere il tuo volto sul tuo servo
ed insegnami i tuoi decreti.


Ti risponda il Signore nel giorno dell’angoscia, ti protegga il nome del Dio di Giacobbe.

(Salmo 20,2)

07 giugno, 2021

Pensiero del 07 giugno 2021

 La felicità, è un cammino a volte facile, a volte difficile, ma Dio non ci  inganna mai e chi lo accoglie scopre le beatitudini delle Sue Parole che rendono felice chi le mette in pratica.

Meditazione sul Vangelo di Mt 5, 1-12

Il programma della vita cristiana.

L’evangelista Matteo considera Cristo come il nuovo Mosè, colui che comunica la “nuova legge” sul Monte delle Beatitudini – la montagna – di cui è immagine anticipatrice il Sinai. Quello in esame è uno dei cinque grandi discorsi pronunciati dal Signore nel primo Vangelo e inizia con la proclamazione delle otto beatitudini del Regno. L’imminenza del Regno si fa appello alla conversione; la prospettiva escatologica, che sembra dominare la proclamazione delle beatitudini, si traduce in messaggio di salvezza e si risolve in imperativo morale poiché traccia un modello perfetto di vita cristiana.

Il Verbo Divino si rivolge a noi non più come in passato, attraverso intermediari, ma di persona, prendendo la parola, e con il suo insegnamento vuole restituire l’uomo a se stesso, vuole insegnare l’uomo all’uomo. La nuova legge che Gesù proclama sulla montagna inizia sostituendo l’orgoglio, triste retaggio del peccato originale, con l’umiltà, che è principio e condizione della beatitudine. Qui sta il paradosso che attraversa tutto il sermone delle beatitudini, quale vero codice di rinascita e libertà, rifiutato e disatteso da quello che Paolo indica come l’uomo naturale che è incapace di percepire le cose di Dio e vede nelle beatitudini il sovvertimento dei propri valori e la sconfitta delle proprie ambizioni. Le beatitudini evangeliche toccano l’agire e la sofferenza del credente, che riceve in eredità il titolo regale di figlio di Dio. Il discorso della montagna è una guida alla cui luce possiamo accostare la nostra vita. Forse vale la pena porsi alcune domande. Mi riconosco bisognoso nei confronti del Signore, considero me stesso, il mio cuore, la mia vita come una terra promessa da conquistare per il Signore? Sono davvero convinto che la povertà di spirito sia l’atteggiamento di colui al quale è riservato il possesso della terra promessa, fin da quaggiù? So vedere nella consolazione il dono messianico, il dono dello Spirito di Dio e nella giustizia l’adempimento della volontà divina? Credo che la misericordia sia l’elemento che qualifica il discepolo di Cristo? So vedere nel cuore puro, semplice, senza ipocrisie e doppiezze, la condizione della visione di Dio? Credo davvero nella pace, nell’operare la pace, quale frutto dello Spirito Santo, pegno della figliolanza divina? So vedere nella persecuzione a causa della giustizia, a causa del Figlio dell’uomo, il prezzo e il segno della testimonianza evangelica e il pegno della risurrezione e della gioia senza fine?

07 Giugno

Gustate e vedete com’è buono il Signore

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

(Matteo 5,12)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 33)
Rit: Gustate e vedete com’è buono il Signore.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.

Coraggio, figlia!

(Tobia 7,17)

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Ⓒ Blog Site official di Canzano Barbara : 1921: 07 giugno come oggi nasceva Jacob Brilleslijper:  1921: 07 giugno come oggi nasceva Jacob Brilleslijper Fratello minore di Lien ed Janny Brilleslijper 

1921: 07 giugno come oggi nasceva Jacob Brilleslijper


La sua memoria sia una benedizione



05 giugno, 2021

David Dushman, l’ultimo liberatore di Auschwitz

 David Dushman, l’ultimo liberatore di Auschwitz

Aveva 98 anni, era stato lui ad abbattere, a bordo di un carrarmato sovietico, la recinzione elettrificata del campo di sterminio di Auschwitz:
La conferma è arrivata da un portavoce della Comunità ebraica di Monaco, il quale ha precisato che la morte è avvenuta nella notte tra venerdì e sabato in un ospedale della capitale bavarese.
Quel che Dushman, allora appena 21enne, vide nel campo di sterminio non l’abbandonò mai: “Montagne di cadaveri, persone mezze morte di fame, una sofferenza senza fine. Ma in un certo senso non sapevo cosa fosse Auschwitz. L’ho capito davvero solo dopo la guerra”.“ La biografia di Dushman è materiale per i libri di storia”, sottolinea il giornale Juedische Allgemeine.
Originario dell’Unione sovietica, alla guida del suo carrarmato “aveva visto numerose volte la morte in faccia”. Tra le tante battaglie alle quali aveva partecipato, giovanissimo, anche quella di Stalingrado: per il coraggio dimostrato in prima linea ottenne numerose onorificenze, paradossalmente non per la liberazione di Auschwitz.
Lo scorso aprile, proprio in occasione del suo 98esimo compleanno, Dushman è stato nominato membro onorario della comunità ebraica tedesca.
Dopo la guerra è stato – per quasi quattro decenni, ossia dal 1952 al 1988 - l’allenatore della squadra femminile di scherma dell’Urss. In questa veste fu anche testimone
del sanguinario attentato terrorista contro la squadra olimpionica israeliana del 1972 a Monaco di Baviera.
Le esperienze della sua vita l’ha raccontate per decenni nelle scuole, dalla guerra ai campi di sterminio fino alle Olimpiadi. Sono molte le atlete portate da Dushman al podio dei campioni mondiali così come a quelli dei Giochi olimpici.
In Germania Dushman ci arrivò dopo la caduta del Muro di Berlino e la dissoluzione dell’Unione sovietica. La discriminazione e la diffamazione verso gli ebrei la visse anche là, oltre la cortina di ferro.
Il padre curava le vittime delle epurazioni staliniste
Suo padre, un medico, era stato una delle innumerevoli vittime delle epurazioni staliniste, e finì i suoi giorni un campo di lavoro.
Un ricordo d’orrore fu anche l’Olimpiade di sangue del 1972: “Eravamo alloggiati proprio di fronte a dove stava la squadra israeliana. Sentivamo gli spari e il rumore degli elicotteri di fronte a noi. Il terrore che l’attentato scatenò tra tutti gli atleti presenti non lo scorderò mai”.
Quando compì 95 anni, fu l’allora presidente della Comunità ebraica tedesca, Charlotte Knobloch, a rendergli omaggio: “Basta per almeno tre vite quel che lei ha dovuto soffrire nel corpo e nell’anima– disse rivolto al veterano – ma anche ciò che è riuscito a conquistare di straordinario e i successi fuori dal comune che ha potuto celebrare”.
L’ultimo liberatore di Auschwitz ha continuato a maneggiare fino all’ultimo la spada ed il fiorino. In Germania arrivò dopo la dissoluzione della cortina di ferro, dopo un breve passaggio in Austria. Ma, come non si stancò mai di raccontare, non ebbe mai risentimenti verso la sua nuova patria, la Germania: “Non combattevamo contro i tedeschi, combattevamo contro il fascismo“.





Pensiero del 05 giugno 2021

 A Gesù non si dà il superfluo, a Gesù si dà il cuore , la sede della volontà, dell'intelligenza. É l'unica cosa che ci è indispensabile.

Meditazione sul Vangelo di Mc 12, 38-44
Tutto quello che aveva.
L’evangelista Marco conclude gli episodi del tempio narrando quello che accade attraverso gli occhi di Gesù. Prima ci dà una panoramica rapida sui personaggi che passano: scribi, che ostentano lunghe preghiere e passeggiano con solennità per essere ammirati, e ricchi, che gettano monete sonanti nel tesoro. Poi coglie in primo piano una figura considerata insignificante: una povera vedova che getta due spiccioli. La condizione sociale della vedova in Palestina, dai tempi più antichi fino all’epoca di Gesù, era drammatica. Morto il marito, che le garantiva il mantenimento e il riconoscimento dei diritti, la donna rimaneva relegata ai margini della comunità, finendo in povertà. Qui si ferma lo sguardo di Gesù, per trarne un insegnamento per i discepoli.
Gesù è ormai nell’imminenza della sua morte e da questa prospettiva guarda e legge ciò che gli accade attorno. Nell’obolo della vedova vede la profezia del gesto che lui dovrà compiere. Il testo greco dice che “nella sua povertà vi ha messo tutto quello che aveva, tutta la sua vita”. Nella sua situazione ella era tenuta a versare un solo leptà, invece aveva deciso di offrire tutto, senza preoccupazioni per il domani e riponendo in Dio, difensore degli orfani e delle vedove, tutta la propria fiducia. Gesù guarda in profondità, con attenzione, e porta in luce questa offerta silenziosa in cui egli si riconosce. Quella della vedova, come la sua, è una vita che sa consegnarsi nell’amore. Questo è ciò che rimane e che ha valore agli occhi di Dio. Due versetti dopo, all’inizio del capitolo 13, Marco introduce il grande discorso escatologico: lo sguardo, a questo punto, si allunga su ciò che rimane in tutto ciò che passa e si fissa sul compimento definitivo della storia. Nel piccolo gesto della vedova Gesù vede racchiusa proprio la qualità eterna dell’amore: esso, a differenza delle belle pietre del tempio che saranno distrutte e delle ostentazioni effimere dei ricchi e degli scribi, non passa. Non trova forse proprio qui uno di quei frutti maturi che era venuto a cercare al suo arrivo a Gerusalemme?

05 Giugno

Benedetto Dio che vive in eterno

SALMO RESPONSORIALE (Tobia 13)
Rit: Benedetto Dio che vive in eterno.

Benedetto Dio che vive in eterno,
benedetto il suo regno;
egli castiga e ha compassione,
fa scendere agli inferi, nelle profondità della terra,
e fa risalire dalla grande perdizione:
nessuno sfugge alla sua mano.

Quando vi sarete convertiti a lui
con tutto il cuore e con tutta l’anima
per fare ciò che è giusto davanti a lui,
allora egli ritornerà a voi
e non vi nasconderà più il suo volto.

Ora guardate quello che ha fatto per voi
e ringraziatelo con tutta la voce;
benedite il Signore che è giusto
e date gloria al re dei secoli.

Io gli do lode nel paese del mio esilio
e manifesto la sua forza e la sua grandezza
a un popolo di peccatori.
Convertitevi, o peccatori,
e fate ciò che è giusto davanti a lui;
chissà che non torni ad amarvi
e ad avere compassione di voi.

 L’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore.

(I Giovanni 4,17-18)




04 giugno, 2021

Pensiero del 04 giugno 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mc 12, 35-37

Di chi è figlio il Messia?
Terminate le dispute e ottenuto il riconoscimento di “Maestro” (cfr. Mc 12,34b), Gesù può ora parlare liberamente, presentando il suo insegnamento sull’identità del Messia. Questa volta è lui a formulare una domanda. Gesù si confronta con un versetto del salmo 110, facendo emergere una contraddizione tra quanto insegnano gli scribi e quanto qui viene affermato: come può il Messia atteso essere figlio di Davide, suo discendente, come essi affermano, se nella Scrittura Davide, a cui è attribuita la stesura del libro dei Salmi, lo chiama “mio Signore”? Di chi è figlio il Messia? A prima vista è una questione tecnica, per pochi esperti di Bibbia, ma Marco ci riferisce che «la numerosa folla lo ascoltava volentieri»: la sua domanda è per tutti. Gesù stimola una riflessione intelligente ed attenta a proposito di ciò che afferma la Scrittura. Il testo evangelico si ferma qui, non prosegue nella narrazione: ci mette in cuore questo interrogativo perché anche noi facciamo la fatica di confrontare questo brano con quanto l’intero Evangelo ci narra e con la nostra vita, per dare una risposta personale. Se avremo la pazienza di ripercorrere le pagine di Marco, scopriremo che la comprensione dell’identità di Gesù quale Messia e Figlio di Dio è cruciale: è la domanda che attraversa tutto il testo di Marco per trovare risposta piena solo alla fine. La sua identità di Figlio di Dio ci è annunciata fin dal primo versetto (Mc 1,1). Poco oltre, al momento del Battesimo di Gesù, quando il cielo “si squarcia” (così dice il testo originale), udiamo la voce stessa del Padre affermare: «Tu sei il Figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto» (Mc 1,11). Il cielo è aperto: a ciascuno è dato di ascoltare e comprendere. Il lettore del vangelo di Marco, dunque, sa fin dall’inizio chi è realmente Gesù. Ma per arrivare a una conoscenza esperienziale e personale, che sappia dare risposta con la vita alla fede in Gesù, quale Cristo e Figlio di Dio, siamo invitati a percorrere la sua stessa strada: «Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mc 8,34). Chi avrà deciso di seguirlo fino in fondo, imparando da lui a perdere la vita per causa sua e del Vangelo, avrà occhi per vedere e riconoscere il Figlio di Dio in quell’uomo che muore sulla croce. E, quasi alla fine del Vangelo di Marco, potrà confessare con il centurione romano: «Veramente quest’uomo era figlio di Dio»

04 Giugno

Loda il Signore, anima mia

Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
ed il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.

(Giovanni 14,23)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 145)
Rit: Loda il Signore, anima mia.

Loda il Signore, anima mia:
loderò il Signore finché ho vita,
canterò inni al mio Dio finché esisto.

Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.


L’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore.

(I Giovanni 4,17-18)




03 giugno, 2021

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Corpus Domini 03 giugno 2021





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3 giugno 1963 - 3 giugno 2021 Papa Giovanni XXIII



Solennità del Corpus Domini


Corpus Domini

autore Miguel Cabrera anno 1705 titolo Allegoria della Santa Eucaristia


Nome: Corpus Domini

Titolo: Solennità del corpo e sangue di Cristo
Ricorrenza: 3 giugno
Tipologia: Solennità




« Così Dio amò il mondo, da darci il suo Figlio Unigenito ».

Queste mirabili parole le vediamo brillare sulla capanna dell'Infante di Betlemme ove Cristo nacque su di un giaciglio di foglie.

Le vediamo impresse sulla povera casetta di Nazaret ove Gesù lavorò per amor nostro.

Le vediamo là nel pretorio di Caifa, di Erode, di Pilato, ove l'innocente Gesù soffrì per amor nostro.

Senza dubbio se Nostro Signore ci avesse amato soltanto fino alla croce, fino a dare la vita per noi, sarebbe già stata una prova di immenso amore, ma il Signore volle far più. Il Cuore di Gesù è Cuore divino, e Dio è eterno ed anche il suo amore non può morire: « Io sarò con voi sino alla consumazione dei secoli ».

Ma in che modo, o Gesù, resterai con noi? Se tu stesso hai predetto la tua morte, la tua partenza da questa terra?

Nella notte stessa nella quale uno dei suoi amici più intimi, un suo apostolo, Giuda, lo tradiva, nella notte in cui i suoi nemici aizzavano la plebe, radunavano falsi accusatori, armavano soldati per la sua cattura, mentre i Giudei gridavano : « Non deve regnare sopra di noi, è degno di morte... dobbiamo toglierlo dal mondo... », Gesù, là, nel Cenacolo, circondato dai suoi Apostoli dà una prova solenne di tutto il suo amore per gli uomini.

« Non vi lascerò orfani, esclama, ma sarò sempre con voi ». Ancora una volta quel Cuore adorabile, pieno d'amore, si commuove, pensa alle anime che avranno bisogno di nutrimento spirituale; che avranno bisogno di Lui e della sua forza ed allora decide di darsi come cibo.

Verso la metà della cena, prese il pane, alzò gli occhi al cielo, lo benedisse, lo spezzò e lo distribuì agli Apostoli dicendo: « Prendete e mangiate; questo è il mio Corpo ». Similmente fece del vino che distribuì dicendo: « Prendete e bevete, questo è il mio Sangue; ogni qualvolta farete questo, fatelo in mia memoria ».

Ecco compiuta l'istituzione del Sacramento dell'amore, l'Eucarestia, il Sacramento che fa vivere in mezzo a noi Gesù, anche dopo la sua ascesa al cielo.

I nemici uccisero Gesù, suscitarono persecuzioni di ogni genere, cercarono ogni mezzo per toglierlo di mezzo agli uomini, ma tutto fu inutile.

Cristiani, quante volte là da quel tabernacolo Gesù ci invita al banchetto divino! accostiamoci a lui. Rallegriamoci di essere nel numero dei fedeli convitati che il Padrone ha introdotto nella sua casa. Là dimenticheremo le nostre tristezze ed ascolteremo dal Cuore di Cristo i suoi divini consigli, là riceveremo la forza, il vigore per vincere i nostri nemici e camminare più speditamente per la via della virtù.

Gesù Eucaristico, sole splendente ed ardente d'amore, brilla nella nostra mente, nel nostro cuore, nelle nostre famiglie, nel mondo intero, e facci amare Iddio sopra ogni cosa e il prossimo come noi medesimi!

PRATICA. Accostiamoci sovente al banchetto divino.

PREGHIERA. O Signore, che sotto questo mirabile Sacramento ci hai lasciato un ricordo della tua passione, deh, concedici di venerare così i sacri misteri del Corpo e del Sangue tuo, da sentire continuamente in noi il frutto della tua redenzione.

MARTIROLOGIO ROMANO. Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo: con il suo sacro nutrimento egli offre rimedio di immortalità e pegno di risurrezione.

ORIGINI DELLA FESTA



La ricorrenza deve le sue radici nell'ambiente della Gallia belgica grazie alle rivelazioni della Beata Giuliana di Retìne priora nel Monastero di Monte Cornelio a Liegi che nel 1208 vide durante un'estasi il disco lunare risplendente di luce candida, deformato però da un lato da una linea rimasta in ombra: da Dio intese che quella visione significava la Chiesa del suo tempo, che ancora mancava di una solennità in onore del SS. Sacramento. Il direttore spirituale della beata, il Canonico di Liegi Giovanni di Lausanne, ottenuto il giudizio favorevole di parecchi teologi in merito alla suddetta visione, presentò al vescovo la richiesta di introdurre nella diocesi una festa in onore del Corpus Domini. La richiesta fu accolta nel 1246 e venne fissata la data del giovedì dopo l'ottava della Trinità.

Tuttavia nel 1262 salì al soglio pontificio, col nome di Urbano IV, l'antico arcidiacono di Liegi e confidente della beata Giuliana, Giacomo Pantaleone. Ed è a Bolsena, proprio nel Viterbese, la terra dove è stata aperta la causa suddetta che in giugno, per tradizione si tiene la festa del Corpus Domini a ricordo di un particolare miracolo eucaristico avvenuto nel 1263.

Si racconta che un prete boemo, in pellegrinaggio verso Roma, si fermò a dir messa a Bolsena ed al momento dell'Eucarestia, nello spezzare l'ostia consacrata, fu pervaso dal dubbio che essa contenesse veramente il corpo di Cristo. A fugare i suoi dubbi, dall'ostia uscirono allora alcune gocce di sangue che macchiarono il bianco corporale di lino liturgico e alcune pietre dell'altare tuttora custodite in preziose teche presso la basilica di Santa Cristina.

Venuto a conoscenza dell'accaduto Papa Urbano IV istituì ufficialmente la festa del Corpus Domini estendendola dalla circoscrizione di Liegi a tutta la cristianità. La data della sua celebrazione fu fissata nel giovedì seguente la prima domenica dopo la Pentecoste (60 giorni dopo Pasqua). Così, l'11 Agosto 1264 il Papa promulgò la Bolla "Transiturus" che istituiva per tutta la cristianità la Festa del Corpus Domini dalla città che fino allora era stata infestata dai Patarini i quali negavano il Sacramento dell'Eucaristia.

MARTIROLOGIO ROMANO. Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo: con il suo sacro nutrimento egli offre rimedio di immortalità e pegno di risurrezione.