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05 giugno, 2021

David Dushman, l’ultimo liberatore di Auschwitz

 David Dushman, l’ultimo liberatore di Auschwitz

Aveva 98 anni, era stato lui ad abbattere, a bordo di un carrarmato sovietico, la recinzione elettrificata del campo di sterminio di Auschwitz:
La conferma è arrivata da un portavoce della Comunità ebraica di Monaco, il quale ha precisato che la morte è avvenuta nella notte tra venerdì e sabato in un ospedale della capitale bavarese.
Quel che Dushman, allora appena 21enne, vide nel campo di sterminio non l’abbandonò mai: “Montagne di cadaveri, persone mezze morte di fame, una sofferenza senza fine. Ma in un certo senso non sapevo cosa fosse Auschwitz. L’ho capito davvero solo dopo la guerra”.“ La biografia di Dushman è materiale per i libri di storia”, sottolinea il giornale Juedische Allgemeine.
Originario dell’Unione sovietica, alla guida del suo carrarmato “aveva visto numerose volte la morte in faccia”. Tra le tante battaglie alle quali aveva partecipato, giovanissimo, anche quella di Stalingrado: per il coraggio dimostrato in prima linea ottenne numerose onorificenze, paradossalmente non per la liberazione di Auschwitz.
Lo scorso aprile, proprio in occasione del suo 98esimo compleanno, Dushman è stato nominato membro onorario della comunità ebraica tedesca.
Dopo la guerra è stato – per quasi quattro decenni, ossia dal 1952 al 1988 - l’allenatore della squadra femminile di scherma dell’Urss. In questa veste fu anche testimone
del sanguinario attentato terrorista contro la squadra olimpionica israeliana del 1972 a Monaco di Baviera.
Le esperienze della sua vita l’ha raccontate per decenni nelle scuole, dalla guerra ai campi di sterminio fino alle Olimpiadi. Sono molte le atlete portate da Dushman al podio dei campioni mondiali così come a quelli dei Giochi olimpici.
In Germania Dushman ci arrivò dopo la caduta del Muro di Berlino e la dissoluzione dell’Unione sovietica. La discriminazione e la diffamazione verso gli ebrei la visse anche là, oltre la cortina di ferro.
Il padre curava le vittime delle epurazioni staliniste
Suo padre, un medico, era stato una delle innumerevoli vittime delle epurazioni staliniste, e finì i suoi giorni un campo di lavoro.
Un ricordo d’orrore fu anche l’Olimpiade di sangue del 1972: “Eravamo alloggiati proprio di fronte a dove stava la squadra israeliana. Sentivamo gli spari e il rumore degli elicotteri di fronte a noi. Il terrore che l’attentato scatenò tra tutti gli atleti presenti non lo scorderò mai”.
Quando compì 95 anni, fu l’allora presidente della Comunità ebraica tedesca, Charlotte Knobloch, a rendergli omaggio: “Basta per almeno tre vite quel che lei ha dovuto soffrire nel corpo e nell’anima– disse rivolto al veterano – ma anche ciò che è riuscito a conquistare di straordinario e i successi fuori dal comune che ha potuto celebrare”.
L’ultimo liberatore di Auschwitz ha continuato a maneggiare fino all’ultimo la spada ed il fiorino. In Germania arrivò dopo la dissoluzione della cortina di ferro, dopo un breve passaggio in Austria. Ma, come non si stancò mai di raccontare, non ebbe mai risentimenti verso la sua nuova patria, la Germania: “Non combattevamo contro i tedeschi, combattevamo contro il fascismo“.





Pensiero del 05 giugno 2021

 A Gesù non si dà il superfluo, a Gesù si dà il cuore , la sede della volontà, dell'intelligenza. É l'unica cosa che ci è indispensabile.

Meditazione sul Vangelo di Mc 12, 38-44
Tutto quello che aveva.
L’evangelista Marco conclude gli episodi del tempio narrando quello che accade attraverso gli occhi di Gesù. Prima ci dà una panoramica rapida sui personaggi che passano: scribi, che ostentano lunghe preghiere e passeggiano con solennità per essere ammirati, e ricchi, che gettano monete sonanti nel tesoro. Poi coglie in primo piano una figura considerata insignificante: una povera vedova che getta due spiccioli. La condizione sociale della vedova in Palestina, dai tempi più antichi fino all’epoca di Gesù, era drammatica. Morto il marito, che le garantiva il mantenimento e il riconoscimento dei diritti, la donna rimaneva relegata ai margini della comunità, finendo in povertà. Qui si ferma lo sguardo di Gesù, per trarne un insegnamento per i discepoli.
Gesù è ormai nell’imminenza della sua morte e da questa prospettiva guarda e legge ciò che gli accade attorno. Nell’obolo della vedova vede la profezia del gesto che lui dovrà compiere. Il testo greco dice che “nella sua povertà vi ha messo tutto quello che aveva, tutta la sua vita”. Nella sua situazione ella era tenuta a versare un solo leptà, invece aveva deciso di offrire tutto, senza preoccupazioni per il domani e riponendo in Dio, difensore degli orfani e delle vedove, tutta la propria fiducia. Gesù guarda in profondità, con attenzione, e porta in luce questa offerta silenziosa in cui egli si riconosce. Quella della vedova, come la sua, è una vita che sa consegnarsi nell’amore. Questo è ciò che rimane e che ha valore agli occhi di Dio. Due versetti dopo, all’inizio del capitolo 13, Marco introduce il grande discorso escatologico: lo sguardo, a questo punto, si allunga su ciò che rimane in tutto ciò che passa e si fissa sul compimento definitivo della storia. Nel piccolo gesto della vedova Gesù vede racchiusa proprio la qualità eterna dell’amore: esso, a differenza delle belle pietre del tempio che saranno distrutte e delle ostentazioni effimere dei ricchi e degli scribi, non passa. Non trova forse proprio qui uno di quei frutti maturi che era venuto a cercare al suo arrivo a Gerusalemme?

05 Giugno

Benedetto Dio che vive in eterno

SALMO RESPONSORIALE (Tobia 13)
Rit: Benedetto Dio che vive in eterno.

Benedetto Dio che vive in eterno,
benedetto il suo regno;
egli castiga e ha compassione,
fa scendere agli inferi, nelle profondità della terra,
e fa risalire dalla grande perdizione:
nessuno sfugge alla sua mano.

Quando vi sarete convertiti a lui
con tutto il cuore e con tutta l’anima
per fare ciò che è giusto davanti a lui,
allora egli ritornerà a voi
e non vi nasconderà più il suo volto.

Ora guardate quello che ha fatto per voi
e ringraziatelo con tutta la voce;
benedite il Signore che è giusto
e date gloria al re dei secoli.

Io gli do lode nel paese del mio esilio
e manifesto la sua forza e la sua grandezza
a un popolo di peccatori.
Convertitevi, o peccatori,
e fate ciò che è giusto davanti a lui;
chissà che non torni ad amarvi
e ad avere compassione di voi.

 L’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore.

(I Giovanni 4,17-18)




04 giugno, 2021

Pensiero del 04 giugno 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mc 12, 35-37

Di chi è figlio il Messia?
Terminate le dispute e ottenuto il riconoscimento di “Maestro” (cfr. Mc 12,34b), Gesù può ora parlare liberamente, presentando il suo insegnamento sull’identità del Messia. Questa volta è lui a formulare una domanda. Gesù si confronta con un versetto del salmo 110, facendo emergere una contraddizione tra quanto insegnano gli scribi e quanto qui viene affermato: come può il Messia atteso essere figlio di Davide, suo discendente, come essi affermano, se nella Scrittura Davide, a cui è attribuita la stesura del libro dei Salmi, lo chiama “mio Signore”? Di chi è figlio il Messia? A prima vista è una questione tecnica, per pochi esperti di Bibbia, ma Marco ci riferisce che «la numerosa folla lo ascoltava volentieri»: la sua domanda è per tutti. Gesù stimola una riflessione intelligente ed attenta a proposito di ciò che afferma la Scrittura. Il testo evangelico si ferma qui, non prosegue nella narrazione: ci mette in cuore questo interrogativo perché anche noi facciamo la fatica di confrontare questo brano con quanto l’intero Evangelo ci narra e con la nostra vita, per dare una risposta personale. Se avremo la pazienza di ripercorrere le pagine di Marco, scopriremo che la comprensione dell’identità di Gesù quale Messia e Figlio di Dio è cruciale: è la domanda che attraversa tutto il testo di Marco per trovare risposta piena solo alla fine. La sua identità di Figlio di Dio ci è annunciata fin dal primo versetto (Mc 1,1). Poco oltre, al momento del Battesimo di Gesù, quando il cielo “si squarcia” (così dice il testo originale), udiamo la voce stessa del Padre affermare: «Tu sei il Figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto» (Mc 1,11). Il cielo è aperto: a ciascuno è dato di ascoltare e comprendere. Il lettore del vangelo di Marco, dunque, sa fin dall’inizio chi è realmente Gesù. Ma per arrivare a una conoscenza esperienziale e personale, che sappia dare risposta con la vita alla fede in Gesù, quale Cristo e Figlio di Dio, siamo invitati a percorrere la sua stessa strada: «Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mc 8,34). Chi avrà deciso di seguirlo fino in fondo, imparando da lui a perdere la vita per causa sua e del Vangelo, avrà occhi per vedere e riconoscere il Figlio di Dio in quell’uomo che muore sulla croce. E, quasi alla fine del Vangelo di Marco, potrà confessare con il centurione romano: «Veramente quest’uomo era figlio di Dio»

04 Giugno

Loda il Signore, anima mia

Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
ed il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.

(Giovanni 14,23)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 145)
Rit: Loda il Signore, anima mia.

Loda il Signore, anima mia:
loderò il Signore finché ho vita,
canterò inni al mio Dio finché esisto.

Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.


L’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore.

(I Giovanni 4,17-18)




03 giugno, 2021

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Corpus Domini 03 giugno 2021





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3 giugno 1963 - 3 giugno 2021 Papa Giovanni XXIII



Solennità del Corpus Domini


Corpus Domini

autore Miguel Cabrera anno 1705 titolo Allegoria della Santa Eucaristia


Nome: Corpus Domini

Titolo: Solennità del corpo e sangue di Cristo
Ricorrenza: 3 giugno
Tipologia: Solennità




« Così Dio amò il mondo, da darci il suo Figlio Unigenito ».

Queste mirabili parole le vediamo brillare sulla capanna dell'Infante di Betlemme ove Cristo nacque su di un giaciglio di foglie.

Le vediamo impresse sulla povera casetta di Nazaret ove Gesù lavorò per amor nostro.

Le vediamo là nel pretorio di Caifa, di Erode, di Pilato, ove l'innocente Gesù soffrì per amor nostro.

Senza dubbio se Nostro Signore ci avesse amato soltanto fino alla croce, fino a dare la vita per noi, sarebbe già stata una prova di immenso amore, ma il Signore volle far più. Il Cuore di Gesù è Cuore divino, e Dio è eterno ed anche il suo amore non può morire: « Io sarò con voi sino alla consumazione dei secoli ».

Ma in che modo, o Gesù, resterai con noi? Se tu stesso hai predetto la tua morte, la tua partenza da questa terra?

Nella notte stessa nella quale uno dei suoi amici più intimi, un suo apostolo, Giuda, lo tradiva, nella notte in cui i suoi nemici aizzavano la plebe, radunavano falsi accusatori, armavano soldati per la sua cattura, mentre i Giudei gridavano : « Non deve regnare sopra di noi, è degno di morte... dobbiamo toglierlo dal mondo... », Gesù, là, nel Cenacolo, circondato dai suoi Apostoli dà una prova solenne di tutto il suo amore per gli uomini.

« Non vi lascerò orfani, esclama, ma sarò sempre con voi ». Ancora una volta quel Cuore adorabile, pieno d'amore, si commuove, pensa alle anime che avranno bisogno di nutrimento spirituale; che avranno bisogno di Lui e della sua forza ed allora decide di darsi come cibo.

Verso la metà della cena, prese il pane, alzò gli occhi al cielo, lo benedisse, lo spezzò e lo distribuì agli Apostoli dicendo: « Prendete e mangiate; questo è il mio Corpo ». Similmente fece del vino che distribuì dicendo: « Prendete e bevete, questo è il mio Sangue; ogni qualvolta farete questo, fatelo in mia memoria ».

Ecco compiuta l'istituzione del Sacramento dell'amore, l'Eucarestia, il Sacramento che fa vivere in mezzo a noi Gesù, anche dopo la sua ascesa al cielo.

I nemici uccisero Gesù, suscitarono persecuzioni di ogni genere, cercarono ogni mezzo per toglierlo di mezzo agli uomini, ma tutto fu inutile.

Cristiani, quante volte là da quel tabernacolo Gesù ci invita al banchetto divino! accostiamoci a lui. Rallegriamoci di essere nel numero dei fedeli convitati che il Padrone ha introdotto nella sua casa. Là dimenticheremo le nostre tristezze ed ascolteremo dal Cuore di Cristo i suoi divini consigli, là riceveremo la forza, il vigore per vincere i nostri nemici e camminare più speditamente per la via della virtù.

Gesù Eucaristico, sole splendente ed ardente d'amore, brilla nella nostra mente, nel nostro cuore, nelle nostre famiglie, nel mondo intero, e facci amare Iddio sopra ogni cosa e il prossimo come noi medesimi!

PRATICA. Accostiamoci sovente al banchetto divino.

PREGHIERA. O Signore, che sotto questo mirabile Sacramento ci hai lasciato un ricordo della tua passione, deh, concedici di venerare così i sacri misteri del Corpo e del Sangue tuo, da sentire continuamente in noi il frutto della tua redenzione.

MARTIROLOGIO ROMANO. Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo: con il suo sacro nutrimento egli offre rimedio di immortalità e pegno di risurrezione.

ORIGINI DELLA FESTA



La ricorrenza deve le sue radici nell'ambiente della Gallia belgica grazie alle rivelazioni della Beata Giuliana di Retìne priora nel Monastero di Monte Cornelio a Liegi che nel 1208 vide durante un'estasi il disco lunare risplendente di luce candida, deformato però da un lato da una linea rimasta in ombra: da Dio intese che quella visione significava la Chiesa del suo tempo, che ancora mancava di una solennità in onore del SS. Sacramento. Il direttore spirituale della beata, il Canonico di Liegi Giovanni di Lausanne, ottenuto il giudizio favorevole di parecchi teologi in merito alla suddetta visione, presentò al vescovo la richiesta di introdurre nella diocesi una festa in onore del Corpus Domini. La richiesta fu accolta nel 1246 e venne fissata la data del giovedì dopo l'ottava della Trinità.

Tuttavia nel 1262 salì al soglio pontificio, col nome di Urbano IV, l'antico arcidiacono di Liegi e confidente della beata Giuliana, Giacomo Pantaleone. Ed è a Bolsena, proprio nel Viterbese, la terra dove è stata aperta la causa suddetta che in giugno, per tradizione si tiene la festa del Corpus Domini a ricordo di un particolare miracolo eucaristico avvenuto nel 1263.

Si racconta che un prete boemo, in pellegrinaggio verso Roma, si fermò a dir messa a Bolsena ed al momento dell'Eucarestia, nello spezzare l'ostia consacrata, fu pervaso dal dubbio che essa contenesse veramente il corpo di Cristo. A fugare i suoi dubbi, dall'ostia uscirono allora alcune gocce di sangue che macchiarono il bianco corporale di lino liturgico e alcune pietre dell'altare tuttora custodite in preziose teche presso la basilica di Santa Cristina.

Venuto a conoscenza dell'accaduto Papa Urbano IV istituì ufficialmente la festa del Corpus Domini estendendola dalla circoscrizione di Liegi a tutta la cristianità. La data della sua celebrazione fu fissata nel giovedì seguente la prima domenica dopo la Pentecoste (60 giorni dopo Pasqua). Così, l'11 Agosto 1264 il Papa promulgò la Bolla "Transiturus" che istituiva per tutta la cristianità la Festa del Corpus Domini dalla città che fino allora era stata infestata dai Patarini i quali negavano il Sacramento dell'Eucaristia.

MARTIROLOGIO ROMANO. Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo: con il suo sacro nutrimento egli offre rimedio di immortalità e pegno di risurrezione.

Pensiero del 03 giugno 2021 SOLENNITÀ DEL CORPUS DOMINI

 Signore sono qui davanti a Te per adorarTi. Nel Tuo nascondimento Tu dai Vita e Amore a me, così io nascondendomi in Te. Posso donare Vita e Amore agli altri.


Commento su Marco 14,12-16.22-26

...E dopo la Trinità, l'Eucaristia, il secondo grande mistero della nostra fede.
Evocando una nota legge aritmetica, potrei dire - e infatti lo dico! - che Eucaristia sta a Trinità come la tesi all'ipotesi, la dimostrazione al postulato, la manifestazione al dogma, la realizzazione storica alla promessa,...
Nella celebrazione del sacramento dell'altare, le tre Persone divine si fanno presenti, ciascuna con il ruolo che le è proprio: il Padre offre il Figlio, il Figlio obbediente si lascia donare, lo Spirito Santo consacra il dono e coloro che lo offrono al Padre, per la salvezza del mondo.
Naturalmente anche noi partecipiamo al mistero - cioè al sacramento - nella persona del ministro ordinato che ha ricevuto dall'Alto la potestas consecrandi e il popolo che con-celebra. Da questo, dal popolo, è stato scelto colui che sarebbe diventato sacerdote; e per il popolo, il sacerdote offre il sacrificio dell'altare.
È un copione articolato, l'Eucaristia, nel quale gli attori sono tanti, non uno soltanto, ciascuno con la sua parte da recitare, consapevole che la chiesa non è un palcoscenico, e che quivi si recita la vita, non una commedia drammatica.
Nessuna spettacolarità, nessun protagonismo, nessuna platea plaudente,...
Qui si fa sul serio! il pane non è più (solo) pane, ma diventa davvero carne di Cristo; il vino non è più (solo) vino, ma diventa davvero sangue di Cristo; ricevere quel pane, bere quel vino, significa partecipare davvero al corpo del Signore. Che cosa significa tutto questo? significa mangiare Lui per essere trasformati in Lui.
Questa fede nell'efficacia performante e trasformante dell'Eucaristia è testimoniata già dai primi scrittori sacri, i quali ci hanno lasciato dei trattati che sono vere e proprie storie di vita vissuta nella contemplazione e nella celebrazione del SS. Sacramento, non tanto e non solo in ginocchio davanti all'ostensorio,... ma soprattutto nel quotidiano della vita.
È un'esperienza, quella raccontata dai due discepoli di Emmaus, ma anche da san Leone Magno, Gaudenzio da Brescia, Tommaso d'Aquino, che può diventare la nostra. Difficile, di non immediata comprensione... Ma vi garantisco, leggere certe pagine sulla spiritualità eucaristica - spiritualità incarnata, sia ben chiaro! -, fa venir voglia di viverla questa esperienza, e di viverla regolarmente.
Entrando ora con l'immaginazione, pardon, con la fede, nel cenacolo, a tavola con Gesù e i Dodici, in punta di piedi, e il cellulare spento, assistiamo alla scena dell'Istituzione: mi raccomando, massima attenzione alle parole! nessun gesto (liturgico) sarebbe sacramentale, cioè efficace, se non fosse accompagnato dalle parole.
Lo so, è difficile liberare queste parole dalla prigione della tiritera nella quale i preti - non tutti, ma molti sì - le hanno condannate e rinchiuse...
Già, la liturgia può anche essere una prigione... A proposito, sapete come nell'800 chiamavano il SS. Sacramento custodito nel tabernacolo? no? "il Divin Prigioniero". Questa definizione, concepita da preti e religiose, certamente ispirati dalle migliori intenzioni - dicono che l'Inferno sia lastricato di buone intenzioni -, non ha reso un buon servizio al corpo di Cristo, al contrario.
È necessario precisare immediatamente che Gesù non ha concepito l'Eucaristia perché si adorasse, ma perché si mangiasse, per nutrire il corpo e lo spirito.
Detto questo, un po' di storia non fa male: nel II sec. san Giustino cita l'uso pastorale già consolidato di inviare ai fedeli assenti dalla Messa per motivi di lontananza dalla chiesa, o perché infermi, la particola consacrata, per potersi comunicare. Nelle parrocchie si conservava il SS. Sacramento in un luogo diverso dall'aula eucaristica.
Al tempo della Controriforma, si affermò l'uso del Tabernacolo, collocato nei pressi dell'altare, per sottolineare che la presenza reale non finisce con la fine della celebrazione, ma è irreversibile, una verità alla quale molte confessioni protestanti non credono tutt'oggi.
La pratica dell'adorazione eucaristica nacque formalmente l'11 settembre del 1226, ad Avignone, come segno di ringraziamento per la vittoria ottenuta contro i Catari e gli Albigesi; in quell'occasione il Re Luigi VII di Francia ordinò che le Sacræ Species fossero esposte in cattedrale. Tale fu il concorso di fedeli, che il Vescovo Pierre de Corbie continuò l'adorazione in modo perpetuo.
Grande impulso alla devozione eucaristica fu dato dal famoso miracolo di Torino. Nel luogo ove si era verificato venne edificata l'omonima chiesa del Corpus Domini, e Papa Clemente VIII, il 25 novembre del 1592, istituiva le Quarant'ore perpetue, usanza inizialmente solo romana, poi estesati in tutta la chiesa. Nel 1792 la pia devozione fu violentemente interrotta dal caos della Rivoluzione Francese, e venne ripristinata definitivamente trent'anni dopo.
Ripeto per l'ultima volta che altro è la liturgia eucaristica, altro la devozione al SS. Sacramento: ricordando sempre il motivo che ha portato nostro Signore a donarci l'Eucaristia, preghiamo e alimentiamo la speranza che i fedeli che partecipano al banchetto del Corpo e del Sangue di Cristo vivano poi coerentemente alla Comunione che hanno ricevuto, intessendo relazioni improntate ad autentica comunione vicendevole.
Preghiamo anche affinché vengano al più presto abbattute le barriere architettoniche - consentitemi l'espressione -, a causa delle quali non tutti i fedeli possono ricevere questo grande Sacramento, cibo indispensabile per la vita di ogni cristiano.
(fr. Massimo Rossi)

03 Giugno

Alzerò il calice della salvezza ed invocherò il nome del Signore.

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore,
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
(Giovanni 6:51)

Salmo responsoriale (salmo 115)
Alzerò il calice della salvezza ed invocherò il nome del Signore.
Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore, se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
(Giovanni 6:51)

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Corpus 03 giugno 2021



Buona solennità del Corpus Domini - don Tonino Bello, Vescovo

 «Purtroppo, l’opulenza appariscente ci fa scorgere facilmente il corpo di Cristo nell’Eucarestia dei nostri altari. Ma ci impedisce di scorgere il corpo di Cristo nei tabernacoli scomodi della miseria, del bisogno, della sofferenza, della solitudine. Credo che la festa del Corpo e Sangue di Cristo esiga la nostra conversione. Non l’altisonanza delle nostre parole. Né il fasto vuoto delle nostre liturgie».

(don Tonino Bello, Vescovo)
Buona solennità del Corpus Domini



02 giugno, 2021

Pensiero del 02 giugno 2021

Dio è fuori da ogni logica umana e conosce pienamente il segreto della vita perché è Lui la Vita. Nessuno è perduto, tutti saremo vivi in Lui.

Meditazione sul Vangelo di Mc 12,18-27

Non conoscete né le Scritture né la potenza di Dio.

Nel brano evangelico di oggi compaiono sulla scena i sadducei i quali interpretavano la Torah in modo letterale e ritenevano ispirati solo i primi cinque libri della Bibbia. In questo brano li vediamo presentare a Gesù un caso paradossale per mettere in ridicolo la fede nella risurrezione, che essi negavano dal momento che non se ne parla nel Pentateuco. Secondo loro il cognato (levìr, in latino) era tenuto a sposare la moglie del fratello morto senza figli per garantirgli una discendenza, dando alla prole il nome del defunto. In questo modo era garantita la trasmissione dell’eredità all’interno del medesimo gruppo familiare.

Gesù risponde, anche in questo caso, alla maniera dei rabbini del tempo, con una controdomanda che rimprovera ai suoi interlocutori di non conoscere le Scritture di cui si fanno autorevoli interpreti e, perciò, di non conoscere neppure la potenza di Dio che esse rivelano. I sadducei dicono di credere in Dio, ma dimostrano di non conoscerlo e nemmeno di conoscere chi sono loro agli occhi di Dio. Il loro sguardo è “basso”, totalmente chiuso nella sfera materiale delle cose che si vedono e si possiedono (la donna è qualcosa che “appartiene” all’uomo), incapaci di aprirsi alla potenza di Dio che li oltrepassa. La legge del levirato a cui si appellano rientra in questa prospettiva: e un tentativo umano di realizzare il desiderio di vita senza fine, oltre la morte, che l’uomo porta in sé, attraverso la generazione di figli e la sopravvivenza del proprio nome. Quello che l’uomo desidera ma non può darsi da sé gli è rivelato e donato dall’alto: Gesù apre uno squarcio nel loro e nostro piccolo e angusto orizzonte e con la sua parola prima e la sua stessa persona il mattino di Pasqua, ci annuncia che la vita da risorti, a cui aneliamo, c’è e comporta una trasformazione completa dell’uomo, della sua corporeità («saranno come angeli») e perciò anche dei rapporti che ha vissuto. E’ una nuova creazione che solo Dio può operare. A fondamento del proprio discorso pone proprio la Torah, citando il passo dell’Esodo (3,6) che narra l’episodio di Mosè e il roveto: «Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe». Si tratta di una teofania in cui Dio si rivela a Mosè come il “Dio dei padri”: a loro appartiene e loro appartengono a lui. Come può il Vivente legarsi per sempre a uomini che non sono più? Non farà piuttosto vivere per sempre coloro ai quali per sempre si è legato in alleanza?

02 Giugno 

A te, Signore, io mi rivolgo, in te confido

Io sono la risurrezione e la vita, dice il Signore;

chiunque crede in me non morirà in eterno.

(Giovanni 11:25)


SALMO RESPONSORIALE (Salmo 24)
Rit: A te, Signore, elevo l'anima mia.

Mio Dio, in te confido:
che io non resti deluso!
Non trionfino su di me i miei nemici!
Chiunque in te spera non resti deluso.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Ricordati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricordati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.


Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù.

(Marco 15,43)

01 giugno, 2021

Pensiero del 01 giugno 2021

 Meditazione sul Vangelo di Mc 12,13-17

Rendete a Dio ciò che è di Dio.
I farisei e gli erodiani si odiano. I primi, zelanti per la legge, non sopportano la presenza romana e mal si adattano al pagamento del tributo all’imperatore. Gli erodiani, invece, riconoscono il diritto dell’imperatore a riscuotere le tasse. Per la seconda volta nel suo Vangelo Marco li presenta uniti. Già all’inizio del suo racconto, dopo la guarigione dell’uomo dalla mano inaridita in giorno di sabato nella sinagoga di Cafarnao, ci dice che «i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire» (Mc 3, 6). Nel testo di oggi compare di nuovo questa alleanza tra nemici che si uniscono contro Gesù.
L’evangelista ci avvisa che quella posta a Gesù è una domanda trabocchetto. Gesù conosce la doppiezza dei suoi interlocutori e li smaschera con una risposta che non solo dirime la questione, mettendo ordine fra la sfera politica e quella religiosa, ma soprattutto dice qualcosa di fondamentale sull’uomo in relazione a Dio: «Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio». Gesù usa la parola eikon, icona, immagine: l’immagine sulla moneta romana, il denàrion, è di Cesare; a lui appartiene e dunque a lui va restituita. Ma cosa è di Dio? Cosa o chi porta in sé l’immagine di Dio cosicché a lui debba essere restituito? Gesù non risponde direttamente, lascia aperta la questione. San Lorenzo da Brindisi (sacerdote vissuto tra il 1559 e il 1619) in un’omelia su questo Vangelo dice: «A Cesare dobbiamo dare la moneta che porta l’immagine e l’iscrizione di lui, a Dio invece ciò su cui è impressa l’immagine e la somiglianza divina. Noi siamo creati a immagine e somiglianza di Dio. Tu, o cristiano, sei uomo: sei dunque moneta del tesoro divino, sei denaro che porta impressa l’immagine e l’iscrizione del re divino. Con Cristo io ti chiedo: “Di chi è questa immagine e l’iscrizione?”. Tu dici: di Dio. Osservo: e perché non dai a Dio ciò che è suo? Se vogliamo essere immagine di Dio, dobbiamo essere simili a Cristo, perché egli è l’immagine della bontà di Dio. Chi pertanto nella vita, nei costumi e nelle virtù è simile e conforme a Cristo, manifesta davvero l’immagine di Dio, e il pieno splendore di questa divina immagine consiste in una perfetta giustizia: “Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”: a ciascuno il suo».

01 Giugno 2021

Saldo è il cuore del giusto che confida nel Signore

Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo
illumini gli occhi del nostro cuore
per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati.

(Efesini 1:17,18)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 111)
Rit: Saldo è il cuore del giusto che confida nel Signore.

Beato l’uomo che teme il Signore
e nei suoi precetti trova grande gioia.
Potente sulla terra sarà la sua stirpe,
la discendenza degli uomini retti sarà benedetta.

Cattive notizie non avrà da temere,
saldo è il suo cuore, confida nel Signore.
Sicuro è il suo cuore, non teme,
finché non vedrà la rovina dei suoi nemici.

Egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua fronte s’innalza nella gloria.

 La loro difesa li ha abbandonati, mentre il Signore è con noi. Non ne abbiate paura.

(Numeri 14,9)

31 maggio, 2021

Visitazione della Beata Vergine Maria

 Visitazione della Beata Vergine Maria

autore Frans Francken II anno 1618 titolo La visita di Maria ad Elisabetta

Nome: Visitazione della Beata Vergine Maria
Titolo: Visita di Maria a Elisabetta
Ricorrenza: 31 maggio
Tipologia: Festa




Quando la Vergine seppe dall'Arcangelo Gabriele che era prossima a divenire madre del Precursore, fu stimolata interiormente dallo Spirito Santo a recarsi alla casa di sua cugina S. Elisabetta, in dolce attesa del Giovanni Battista, per apportarvi i primi frutti della redenzione. Il viaggio da Nazareth, dove abitava la SS. Vergine, fino alla città di Ebron dove stava Elisabetta era di 69 miglia circa. Le montagne e la cattiva stagione rendevano più incomodo tale percorso. Tuttavia la B. Vergine si pose in cammino con sollecitudine, come nota il Vangelo, spinta da quella grande carità che ardeva nel suo cuore. Ella incominciava allora la sua missione di dispensiera di tutte le grazie.

Giunta alla casa di Elisabetta, Maria fu la prima a porgere il saluto alla cugina, ed apportò in quella casa grazie straordinarie: S. Giovanni Battista fu liberato dal peccato originale, Zaccaria riebbe la parola, S. Elisabetta ricevette l'abbondanza dei doni dello Spirito Santo ed alla vista della Vergine esclamò: « Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Maria, in risposta, pronunciò lo stupendo cantico del Magnificat, la più degna lode che Dio ricevesse dalla bocca della sua santa Madre, e che la Chiesa fa recitare ogni giorno ai sacerdoti nell'Ufficio divino.


L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore

perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.continua >>



Con questo cantico Maria loda Iddio di averla arricchita di tali privilegi; predice la sua gloria nell'avvenire: profetizza che il Salvatore del mondo umilierà i superbi ed esalterà gli umili e spanderà la sua misericordia in tutti i secoli fino alla fine del mondo.

Secondo il S. Vangelo, Maria si trattenne per tre mesi nella casa di S. Elisabetta. In questo tempo Ella prestò alla cugina tutti i più umili servizi, con una bontà che solo la madre di Dio poteva avere.

Come fu ripiena di grazia la famiglia di Elisabetta alla visita di Maria, così può chiamarsi beata l'anima devota di Maria. Maria non solo protegge i suoi devoti, ma, come dice un santo, li serve. Dove vi è l'amore a Maria vi è ogni bene, perchè Ella porta con sè Gesù, vera pace dell'anima.

PRATICA. Sull'esempio di Maria proponiamo di essere umili e caritatevoli verso il prossimo.

PREGHIERA. — Deh! Signore, accorda ai tuoi servi il dono della grazia celeste, affinchè come il parto della B. Vergine fu loro principio di salvezza, così la solennità della sua Visitazione aumenti la loro pace.

MARTIROLOGIO ROMANO. Visitazione della beata Vergine Maria ad Elisabétta.





Pensiero del 31 maggio 2021

Maria è la Donna del cammino. Anche oggi, viene a visitare le nostre vite, le nostre famiglie, per portare a noi il Figlio, causa della nostra gioia.

Meditazione sul Vangelo di Lc 1,39-56
Canta e cammina.
Si chiude un mese. La fine di un periodo cronologico richiama alla mente in maniera più o meno forte la fine della nostra stessa esistenza. È ciò che la Chiesa ci rammenta ogni sera nella celebrazione della compieta. Il mese di maggio si chiude con una festa che, tra gli altri significati, contiene anche quello escatologico. Nella pienezza dei tempi avviene l’incontro tra chi rappresenta il popolo che attende, Elisabetta, con il figlio che porta in grembo, e Colui che è atteso e portato da Colei che è la nuova arca dell’alleanza.
É stato detto che nel Vangelo secondo Luca si canta e si viaggia molto. Zaccaria, Maria, Simeone ci consegnano i tre cantici che, da secoli, punteggiano la Liturgia delle Ore; gli angeli tengono un noto concerto di mezzanotte; musica e danze caratterizzano il ritorno del figlio prodigo e l’arrivo di Gesù a Gerusalemme è accompagnato dalle acclamazioni della folla dei discepoli. Per ciò che riguarda il viaggiare, poi, il Vangelo di Luca inizia proprio con Zaccaria che si reca a Gerusalemme per il servizio sacerdotale e che torna muto a casa sua; Maria non farà in tempo a tornare dalla casa di Elisabetta che dovrà incamminarsi con Giuseppe alla volta di Betlemme. La predicazione di Gesù sarà tutta itinerante: un lungo viaggio verso la Città Santa, durante il quale altri percorsi, narrati o reali, si incroceranno con il suo. Infine, un ultimo viaggio chiude la narrazione lucana: quello dei due discepoli sconsolati che si allontanano da Gerusalemme la sera di quel giorno dopo il sabato. Il tema del viaggio è caratteristico di Luca che presenta il discepolato come un cammino in compagnia di Gesù verso Gerusalemme. Anche in questa dimensione Maria ci è modello e guida affidabile perché pure lei ha vissuto la fede come un cammino. La vediamo percorrere in fretta i monti della Palestina in compagnia di Gesù. Lo custodisce nel suo grembo e la sentiamo vicina a noi, che per le strade della vita custodiamo il Signore che ha preso dimora in noi. La sua meta è la casa di Elisabetta, dove c’è necessità di aiuto e di conforto. Noi ci muoviamo celeri dove ci sono un fratello e una sorella bisognosi. Sappiamo che in essi dimora il Signore, più che nella città santa. Muoviamo veloci i nostri passi, fino a quando non si fermeranno sulla soglia della Gerusalemme celeste, meta del nostro cammino.

31 Maggio

Grande in mezzo a te è il Santo d’Israele

Beata sei tu, o Vergine Maria, che hai creduto:
in te si è adempiuta la parola del Signore.

(Giovanni 1:45)

SALMO RESPONSORIALE (Isaia 12)

Rit: Grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.

Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.

Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.


Non sia turbato il vostro cuore.

(Giovanni 14,1)

30 maggio, 2021

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Santissima Trinità

Santissima Trinità

Nome: Santissima Trinità
Titolo: Il Padre il Figlio e lo Spirito Santo
Ricorrenza: 30 maggio
Tipologia: Solennità




La Chiesa, dopo aver stabilite diverse feste che onorano le singole Persone della Santissima Trinità, ne fissò pure una in onore delle Tre Persone.

Questa festa fu istituita nei primi secoli del Medio Evo per opera specialmente dei monaci che cominciarono a celebrarla nei loro monasteri. Di qui si estese man mano alle singole diocesi e finalmente all'intera Chiesa Romana per opera di Papa Giovanni XXII che nel 1314 la dichiarava festa universale, fissandola la prima domenica dopo Pentecoste.

« Abbiamo visto, dice il Guéranger, gli Apostoli il di della Pentecoste ricevere lo Spirito Santo, e fedeli all'ordine del loro Divino Maestro, mettersi in viaggio per andare ad ammaestrare le nazioni nel nome della Santissima Trinità. Era dunque conveniente che la festa di Dio Uno e Trino seguisse immediatamente la Pentecoste cui si connette con misterioso vincolo ».

La festa della Trinità è una festa cara e gradita a tutti i cristiani perché ricorda il più grande mistero della nostra religione: « Un Dio solo in tre persone uguali e distinte »; questo dogma che è il grande oggetto della nostra adorazione in vita, sarà poi la nostra eterna felicità in cielo.

La Messa ed il Breviario sono un continuo sueccedersi di invocazioni alla Santissima Trinità.

Così tutti i Sacramenti portano la medesima invocazione. L'intenzione quindi della Chiesa nell'avere tutta impregnata la Sacra Liturgia del nome della Santissima Trinità è di far vivere nelle menti dei fedeli questo mistero e di far rinnovare in essi i sentimenti di una profonda adorazione, di una umile riconoscenza verso le Tre Persone.

Verso il Padre, come principio di tutto ciò che è, Padre di un Figlio eterno e con sostanziale a Lui, Padre che col Figlio è principio dello Spirito Santo.

Verso il Figlio, generato ab aeterno dal Padre, incarnatosi, morto sulla croce per la salvezza degli uomini.

Verso lo Spirito Santo, come amore eterno e sostanziale del Padre e del Figlio dai quali procede, e da Essi dato alla Chiesa, che santifica, vivifica, mediante la carità che si diffonde nei nostri cuori.

Nessun altro mistero è tanto ricordato nella Liturgia come questo. Nei Sacramenti che sono i principali mezzi della grazia si fa menzione della Santissima Trinità.

Nel Battesimo, il bambino viene battezzato nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Nella Cresima si ha la formula: « Ti segno col segno della croce, ti confermo col crisma della salute nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo ».

Dopo la distribuzione della Santissima Eucarestia il sacerdote benedice nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo.

Al confessionale il sacerdote comincia colla benedizione e dà l'assoluzione nel nome della Santissima Trinità.

Soventissimo invocato, nel Sacramento dell'Ordine.

Nel matrimonio il sacerdote congiunge gli sposi nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo.

In tutti gli inni, in tutti i salmi, in tutte le preghiere della Messa son ricordate le Tre Persone: è una lode perenne che si dà alla Santissima Trinità.

PRATICA. Facciamo sovente il segno della santa croce, recitiamo bene il Gloria al Padre e al Figliuolo e allo Spirito Santo.

PREGHIERA. Ci giovi alla salvezza dell'anima e del corpo, o Signore Dio nostro, la comunione di questo sacramento, la confessione della sempiterna e santa Trinità e della stessa individua unità.

MARTIROLOGIO ROMANO. Solennità della santissima e indivisa Trinità, in cui professiamo e veneriamo Dio uno e trino e la Trinità nell’unità.