Translate

01 aprile, 2021

Messa Crismale

 Giovedì 1 aprile 2021, alle ore 9.30, dalla Cattedrale di Reggio Emilia il Vescovo Massimo Camisasca presiede la Messa Crismale.


Omelia della Messa in Coena Domini

Cattedrale di Reggio Emilia
01-04-2021

Cari fratelli e care sorelle,

la tradizione della Chiesa fa risalire al Giovedì Santo, e precisamente proprio a questo momento che stiamo vivendo, quello della cena del Signore arricchito dal preparativo della lavanda dei piedi, l’istituzione del sacerdozio ordinato e dell’Eucarestia.

Sorgono tante domande che vorrei qui soltanto accennare per poi rispondere.

Quando e perché Gesù ha voluto il sacerdozio ordinato? Il termine è naturalmente più recente, ma la sostanza è antica e, secondo la Chiesa, risale proprio a Gesù. E perché lo ha istituito? Non aveva detto Gesù stesso poche ore prima distruggerò il tempio?

E dunque, se non c’era più tempio non c’era più necessità di sacerdozio. Non aveva Gesù combattuto contro la classe sacerdotale accusandola di ipocrisia, di usurpazione del potere? Non aveva Gesù combattuto ciò che la classe sacerdotale faceva? I sacrifici, il culto mosaico? Non si sentiva in quei momenti un’atmosfera di fine del tempo?

Gli evangelisti stessi sembrano non presentare Gesù come sacerdote. Sarà la lettera agli Ebrei che esplicitamente dirà perché sia lecito, anzi necessario, attribuire a Gesù il titolo di sacerdote.

Per quanto riguarda l’Eucarestia: che bisogno c’è dell’Eucarestia? Gesù non aveva promesso il dono dello Spirito che avrebbe donato abbondantemente dopo la sua salita al cielo? Non basta lo Spirito a fare di noi una cosa sola? C’è qualcosa oltre la Trinità?

Sono domande che sono state poste durante la storia della Chiesa e a cui la Chiesa ha risposto. Vogliamo raccogliere questa sera alcune di queste risposte.

Innanzitutto: perché Gesù istituisce un nuovo sacerdozio e di quale sacerdozio si tratta?

Qui ci viene in aiuto la lettera agli Ebrei. Gesù non istituisce nessun sacerdozio oltre al suo. Con la sua incarnazione, passione, morte e resurrezione, il Verbo di Dio fatto carne, diventa l’unico mediatore salvifico fra Dio e gli uomini. Tutti i sacerdozi antichi – sia quelli pagani che, con altro valore, quello ebraico – sono destituiti di ogni efficacia.

Erano tutti nobilissimi tentativi dell’uomo, anche su indicazione del Dio pedagogo, di ingraziarsi il perdono di Dio. Ma, come dice chiaramente la lettera agli Ebrei, nessun sangue di buoi o di capri può cancellare i peccati dell’uomo.

Il sacerdozio che si inaugura con Gesù è dunque un sacerdozio completamente nuovo, come è nuova l’alleanza. Questo sacerdozio nasce dal sì di Gesù al Padre, è interno a questo si. Il Figlio di Dio ha detto al Padre: “Si, voglio obbedire e voglio farlo da uomo, con una voce di uomo, con una libertà di uomo, con un corpo di uomo, per cancellare, nella mia umanità, ogni disobbedienza degli uomini’’.

In questo modo il sì di Cristo, corpo, anima e divinità diventa l’atto supremamente sacerdotale. Affinché questo atto sacerdotale potesse, dopo la salita al cielo di Gesù, comunicarsi a tutti gli spazi e a tutti i tempi della storia, Gesù ha scelto alcuni, chiamati poi apostoli, per comunicare a loro lo stesso compito di mediazione santificatrice che il Padre aveva concesso al Figlio. Il sacerdozio cristiano, dunque, nasce direttamente da Cristo, anzi dal Padre, è una sola cosa con il sacerdozio di Cristo. Non ci sono tanti sacerdoti, ce n’è uno solo, Cristo Gesù, ed Egli, per comunicare agli uomini, di tutti i tempi di tutti gli spazi, i doni del suo sacerdozio sceglie nel tempo taluni perché possano essere strada di comunicazione della sua grazia.

Il sacerdozio ordinato, dunque, è una decisione che nasce dal cuore del Padre, si manifesta nell’obbedienza del Figlio e si coagula in due parole che abbiamo ascoltato questa sera: Fate questo. L’abbiamo sentito due volte da Gesù quando spezza il pane: Questo è il mio corpo, fate questo e quando fa passare il calice, Fate questo.

Il sacerdozio nasce da lì e si raccoglie tutto lì perché tutto ciò che nasce da lì è spiegato soltanto da quella origine.

Il sacerdozio cristiano non ha certamente solo il compito di celebrare la liturgia, ma tutto ciò che nasce, nasce dalla liturgia. Così la vita diventa liturgia. La carità, l’annuncio della fede, la guida delle anime, il radunarsi del popolo, il suo influsso relativo e umanistico nella storia degli uomini: Fate questo.

Mi sono chiesto: che bisogno c’è dell’Eucarestia? Se Cristo aveva promesso lo Spirito, non bastava una Chiesa spirituale, cioè radunata dallo Spirito?

Evidentemente Gesù ha avvertito il grave pericolo che una Chiesa tutta spirituale potesse diventare una Chiesa spiritualista, evanescente, una Chiesa in cui dominasse l’arbitrio delle coscienze e dei pensieri degli uomini. Egli, invece, ha voluto una Chiesa in cui si perpetuasse la presenza del Suo corpo come punto di rifermento e di aggregazione della Chiesa stessa.

Se è vero che il Suo corpo è in cielo accanto al Padre, è altrettanto vero che il Suo corpo risorto è anche sulla terra. Ed è sulla terra in molti modi. Il modo sommo della presenza del Suo corpo sulla terra è la comunità cristiana. Ma in funzione della comunità cristiana, per il suo sorgere, per il suo perdurare, per la sua purificazione Gesù ha voluto l’Eucarestia e cioè la presenza della Sua carne, del Suo sangue sotto il velo del pane e del vino.

L’Eucarestia, perciò, ci fa comprendere che cosa sia la Chiesa e quale sia il metodo di Dio nella storia dell’uomo. Se noi la guardiamo soltanto con i nostri occhi di uomini e di donne possiamo anche non comprenderne niente, ma se noi siamo introdotti dalla fede allora si aprono davanti a noi orizzonti immensi e luminosi.

Il primo è l’orizzonte della carità. Dio ha tanto amato il mondo da dare il Suo figlio unigenito e il Figlio ha tanto amato il mondo da non lasciarlo solo. Salito al cielo alla destra del Padre ha lasciato i segni eucaristici del suo corpo e del suo sangue, è rimasto in mezzo a noi, è qui, è presente.

In secondo luogo l’Eucarestia ci insegna che la comunicazione d Cristo avviene nel silenzio, nel nascondimento. Prima di essere luce è adorazione. Prima di essere trasformazione esteriore della nostra mente e del nostro cuore, è offerta di sé.

Sacerdozio ed Eucarestia sono i doni imprevedibili e imprevisti di Gesù alla Sua Chiesa, sono l’asse portante della vita della Chiesa, affinché la Chiesa sia.

Sacerdozio ed Eucarestia sono destinati a terminare con il terminare del tempo. Nell’eterno non ci saranno sacerdozio ed Eucarestia, ma ci sarà il frutto dell’Eucarestia: la carità.

San Paolo dice che la carità, delle tre virtù, è quella che resterà. È vero, perché la fede sarà sostituita dalla visione e la speranza dalla realizzazione, ma la carità è il contenuto del Paradiso e l’anticipazione della carità è l’Eucarestia. E il sacerdozio ordinato è in funzione dell’Eucarestia: Fate questo.

Dovesse sparire il sacerdozio ordinato, sparirebbe la Chiesa. Là dove non c’è Eucarestia non c’è Chiesa.

Questo inizio del triduo santo deve essere un inno di ringraziamento a Dio per questi due grandi doni, deve essere un inno di supplica perché il popolo cristiano torni a comprendere il valore fondamentale per la propria vita del sacerdozio ordinato e dell’Eucarestia. Supplica perché innanzitutto i preti comprendano il valore del sacerdozio e dell’Eucarestia.

Si parla di evangelizzazione che è il compito supremo della Chiesa. L’Eucarestia è uno strumento privilegiato di evangelizzazione, è il silenzio luminoso di Cristo che attrae tutti a sé. Guai a chi contrappone evangelizzazione e sacramenti! Non c’è possibilità di entrare nella luce dei sacramenti se non c’è la fede e quindi se non c’è l’evangelizzazione. Ma da che cosa è sostenuta la fede? da cosa è sostenuta la carità se non dai sacramenti della Chiesa?

Perciò un inno di lode, di gratitudine e di supplica si deve levare da tutti noi questa sera al Signore, soprattutto di supplica per le vocazioni sacerdotali. Possiamo discutere all’infinito sulle cause della riduzione delle vocazioni sacerdotali, ma una è quella fondamentale: l’acerbità della fede delle nostre comunità. Là dove non c’è fede o la fede è piccola non si sente la necessità dell’Eucarestia e perciò del sacerdozio. Là dove c’è la fede il sacerdozio rifiorisce.

Chiediamo per la nostra Chiesa e per tutta la Chiesa che tutti tornino a meditare i grandi doni del sacerdozio e dell’Eucarestia dati da Cristo alla Chiesa.

 

Amen.

 

✝ Massimo Camisasca FSCB

Mons. Vescovo Reggio Emilia - Guastalla



Nessun commento: