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27 gennaio, 2023

Sant' Angela Merici

 Sant' Angela Merici

Nome: Sant' Angela Merici
Titolo: Vergine, fondatrice
Nome di battesimo: Angela Merici
Nascita: 21 marzo 1474, Desenzano sul lago di Garda
Morte: 27 gennaio 1540, Brescia
Ricorrenza: 27 gennaio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Canonizzazione:
1807, Roma, papa Pio VII


Nacque a Desenzano sul lago di Garda, nel 1474. Vigilata dai pii genitori, custodì diligentemente fin dai primi anni il giglio della verginità che propose di serbare intatto per tutta la vita. Aborriva ogni fasto muliebre, fino al punto di sfigurarsi il volto e recidersi la bella chioma, affine di piacere solo al celeste Sposo dei vergini.

Quando la morte le rapì gli amati genitori, fu accolta dallo zio, insieme con un suo fratellino. Quivi visse nel ritiro, nella penitenza, col cilicio e coi flagelli, nella preghiera quotidiana e notturna. Dietro consiglio del suo confessore, abbracciò la regola del terz'ordine francescano, e tornata alla natia Desenzano, il Signore le manifestò quanto voleva da lei.

Un giorno Angela stava pregando con il suo solito fervore, quando vide aprirsi i cieli, e da una lunga scala che dalla terra saliva sopra le nubi, vide scendere e salire Angeli e Vergini, mentre una musica soavissima si spandeva all'intorno. Udì allora una voce che la invitava a fondare una Compagnia di Vergini che lodassero Iddio e portassero anime al suo cuore.

Tenuta in gran concetto di santità, ovunque era chiamata a consolare, a comporre dissidi, a richiamare sulla via della virtù anime perdute.

Affamata del pane degli Angeli, si accostava spesso alla sacra Mensa, con sì infuocato amore da essere spesso rapita fuor dei sensi.

Intraprese poi con somma devozione un viaggio in Terra Santa. Approdata all'isola di Candia, divenne cieca; nel ritorno, alla stessa isola, miracolosamente riebbe la vista, sfuggì ai Saraceni, e da sicuro naufragio.

Desiderosa di venerare il Vicario di Cristo e di lucrare l'indulgenza del Santo Giubileo, venne a Roma e si portò a piedi dal Papa Clemente VII.

Ritornò a Brescia, e qui stabilitasi presso la chiesa di S. Afra, nel centro della città, diede inizio nel 1535 alla nuova congregazione detta delle Orsoline. Le diede una sicura disciplina e regola di vita santa e la pose sotto il patrocinio di S. Orsola. Molte furono le vocazioni, così che in breve tempo le Orsoline si diffusero in Italia ed in tutta Europa, poi oltre oceano. Loro scopo è l'educazione delle giovanette. Chi ne può misurare il bene?

Aveva ormai settant'anni quando cadde inferma; ricca di meriti se ne volò all'amplesso del suo celeste Sposo il 27 gennaio del 1540.

Il suo corpo rimase esposto per ben trenta giorni, finchè fu tumulato nella stessa chiesa di S. Afra. S'iniziò presso il suo sepolcro una sequela di portentosi miracoli, per cui i fedeli accorsero in folla a glorificarla e ad impetrar grazie. Fu canonizzata da Pio VII nell'anno 1807.

PRATICA. Le opere di misericordia spirituale e temporale distingueranno nel gran giorno del Giudizio Universale gli eletti dai reprobi.

PREGHIERA. O Signore, che per mezzo di Angela, hai fatto fiorire nella tua chiesa un nuovo giardino di sacre vergini, dacci per sua intercessione, di vivere santamente, affinché meritino di godere i gaudi eterni.

MARTIROLOGIO ROMANO. Sant’Angela Merici, vergine, che dapprima prese l’abito del Terz’Ordine di San Francesco e radunò delle giovani da formare alle opere di carità; quindi, istituì sotto il nome di sant’Orsola un Ordine femminile, cui affidò il compito di cercare la perfezione di vita nel mondo e di educare le adolescenti nelle vie del Signore; infine, a Brescia rese l’anima a Dio.

✝ Pensiero del 27 gennaio 2023

 ✝

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato


Caro Rosario, oggi, è il Giorno della Memoria, la memoria, deve essere mantenuta viva, tutti i giorni, non solo il 27 gennaio…..

Aiutami, a conservare, la mia Memoria Intellettiva, insieme a Cristo alla Madonna, a te, ai tuoi cari genitori ed ai miei Amati Nonni Materni, perché se no, non c’è, più scopo, di farmi vivere.


Barbara


Versetto del Giorno

Risana i cuori affranti e fascia le loro ferite.

Salmo 147:3


Nella MEMORIA, delle Vittime della Shoah


Nella MEMORIA, dell’anniversario della morte improvvisa di Luigi Tenco, a soli ventotto anni

Venerdì – 3.a Tempo Ordinario
Meditazione sul Vangelo di Mc 4,26-34
Il granello di senape.
Le parabole evangeliche ci aiutano a comprendere il mistero del Regno di Dio che, su questa terra, non possiamo descrivere in modo diretto e immediato, perché va oltre le nostre capacità fisiche. Le parabole si radicano nella vita quotidiana. E’ questo lo spunto che Marco sviluppa, e che predilige quale tesi centrale del suo discorso. Egli parte dalle parabole, per introdurre due motivi che gli sono cari: l’incapacità dell’uomo a capire i misteri del Regno di Dio e, quindi, la necessità di un dono che venga dall’alto; la distinzione fra coloro cui occorre parlare in parabole e coloro ai quali si può dare un insegnamento diretto.
Nel brano del Vangelo di oggi, Gesù paragona il Regno di Dio a un seme nascosto che cresce e si manifesta nella storia dell’uomo come storia di salvezza, senza il clamore delle cose umane. Questo seme nascosto si può intravedere solo con la fede. L’immagine del granello di senape, che poi diventa un albero, ci dice la capacità di crescita del regno, un piccolissimo seme che si sviluppa al punto da diventare albero, tra i cui rami nidificano molti uccelli. E’ l’annuncio che il Regno si apre al mondo e accoglie tutti, sia coloro che si sono allontanati, sia chi vorrà sostare tra i suoi rami e fare lì il proprio nido. Tutti possono nutrirsi dei frutti della vita eterna, perché la salvezza è per tutti. Gesù vuole infondere la fiducia in Dio Padre e nella sua opera di salvezza, in coloro che lo ascoltano. Dio agisce in noi con la sua Parola e fa crescere in silenzio il seme dell’amore. La crescita dipende dal potere di Dio, ma l’aratura, il concime, la pioggia e il sole hanno la loro importanza. Tutto coopera alla maturazione che Dio produce a poco a poco con molteplici azioni. Così ci si prepara alla mietitura finale che si avvicina, quando i frutti saranno maturi e verrà il tempo del raccolto definitivo. Ma Gesù annuncia il Regno di Dio come già presente e in azione, prima ancora della maturazione, della semina e del raccolto. Gesù sembra insistere sulla debolezza della Parola: è come un seme piccolissimo, può essere disattesa, dimenticata, allontanata, persino rifiutata. Se il Vangelo viene accolto nel cuore e curato con attenzione sprigiona una incredibile forza di cambiamento. Non solo cambia il cuore di chi l’accoglie, ma estende il suo influsso ben oltre se stessi. L’unica cosa richiesta ai discepoli è lasciarsi travolgere dall’energia di questo piccolo seme.

Il Signore oggi ci dà una lezione di fede e di umiltà, facendoci vedere che la crescita spirituale non dipende da noi, ma dalla parola di Dio che è stata seminata in noi e che può salvare la nostra vita, come dice san Giacomo. Noi siamo preoccupati del nostro progresso e sovente lo siamo in modo troppo naturale, come se tutto dipendesse da noi, dalla nostra buona volontà, dai nostri sforzi, e ci sbagliamo. Facciamo come un agricoltore che volesse far crescere le piante che ha seminato tirandole verso l'alto: non è un buon sistema!
Il Signore ci insegna invece il fiducioso abbandono a Dio. Noi dobbiamo accogliere il seme, come fa la terra, accogliere cioè la parola di Dio. Poi la parola cresce e neppure noi sappiamo come. Quando il seme è gettato subito la terra lo copre, tanto che non lo si distingue più, ma contiene una potenza vitale straordinaria e bisogna lasciarlo tranquillo. Esso cresce spontaneamente, dice il Signore, e chi lo ha seminato può dormire o vegliare: la crescita non dipende da lui, che può soltanto aspettare con fiducia di vedere "prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga".
Anche san Paolo lo dirà: "Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che fa crescere".
San Francesco di Sales era molto severo verso quello che chiamava l'"empressement" la fretta febbrile di vedere i risultati in ogni campo in cui fatichiamo, e anche nella vita spirituale. Egli lavorava molto ma insegnava che bisogna fare tutto pacatamente: agire pacatamente, pregare pacatamente, perfino soffrire pacatamente, lottare pacatamente. Se ci appoggiamo sul Signore, constatiamo che davvero egli fa crescere tutto, talvolta più lentamente di quanto noi vorremmo, ma altre volte in modo più bello e anche più rapido di quel che ci aspettavamo. Non siamo noi che abbiamo il metro per misurare la crescita, neppure la nostra. Noi dobbiamo avere fede, fiducia e anche pazienza: il resto, la potenza di far crescere, è di Dio.


Venerdì 27 Gennaio 
S. Angela Merìci (mf); S. Vitaliano; S. Giuliano da Sora
3.a del Tempo Ordinario
Eb 10,32-39; Sal 36; Mc 4,26-34
La salvezza dei giusti viene dal Signore

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.
(Matteo 11,25)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 36)
Rit: La salvezza dei giusti viene dal Signore.

Confida nel Signore e fa’ il bene:
abiterai la terra e vi pascolerai con sicurezza.
Cerca la gioia nel Signore:

 

«Esaudirà i desideri del tuo cuore».


Affida al Signore la tua via,
confida in lui ed egli agirà:

 

«Farà brillare come luce la tua giustizia,
il tuo diritto come il mezzogiorno».


Il Signore rende sicuri i passi dell’uomo
e si compiace della sua via.
Se egli cade, non rimane a terra,
perché il Signore sostiene la sua mano.

La salvezza dei giusti viene dal Signore:

 

«Nel tempo dell’angoscia è loro fortezza.
Il Signore li aiuta e li libera,
li libera dai malvagi e li salva,
perché in lui si sono rifugiati».

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.
(Matteo 11,25)

Fabrizio de André - Preghiera in gennaio

25 gennaio, 2023

Conversione di San Paolo Apostolo

 Conversione di San Paolo Apostolo

autore: Giovan Battista Gaulli anno: 1690 titolo: Conversione di San Paolo luogo: Chiesa di San Paolo, Fiastra

Nome: Conversione di San Paolo Apostolo
Titolo: L'adesione al cristianesimo
Ricorrenza: 25 gennaio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Festa


Uno dei più gloriosi trionfi della grazia divina é senza dubbio la conversione di S. Paolo, che la Chiesa celebra oggi con festa particolare.

S. Paolo era ebreo della tribù di Beniamino. Fu circonciso l'ottavo giorno dopo la nascita, e fu chiamato Saulo. Apparteneva, come il padre, alla setta dei farisei: setta la più rigorosa, ma nello stesso tempo la più recalcitrante alla grazia di Dio.

I suoi genitori lo mandarono per tempo a Gerusalemme, alla scuola di Gamaliele, celebre dottore in legge. Sotto questa sapiente guida. Saulo si abituò alla più esatta osservanza della legge mosaica. Questo zelo fu quello appunto che fece di Saulo il persecutore più terribile dei primi seguaci di Gesù.

Lo vediamo nella lapidazione di Stefano custodire le vesti dei lapidatori, non potendo far altro, non avendo l'età prescritta; egli stesso però lapidava nel suo cuore, non solo Stefano, ma tutti i Cristiani, avendo in mente una sola cosa: sradicare dalle fondamenta la Chiesa di Cristo e propagare in tutto il mondo il Giudaismo.

Con questo zelo quindi non vi è niente da stupire se fu uno dei più fieri, anzi il più terribile ministro della persecuzione che infierì contro i Cristiani di Gerusalemme e ben presto fece scomparire i Cristiani che colà si trovavano; ma non pagò di ciò, chiese lettere autorizzative al Sommo Sacerdote, per poter fare strage dei Cristiani rifugiatisi in Damasco. Qui però il Signore l'attendeva: qui la grazia divina doveva mostrare la sua potenza.

Eccolo sulla via di Damasco, accompagnato da arcieri, spirante furore e vendetta. Ma d'improvviso, mentre galoppa, una luce fulgida lo accieca; una forza misteriosa lo sbalza da cavallo ed egli ode una voce dal cielo che gli grida:
« Saulo, perchè mi perseguiti?».

« Chi sei tu? »
risponde Saulo, meravigliato e spaventato ad un tempo.

Ed il Signore a lui:
« Io sono quel Gesù che tu perseguiti».

« Che vuoi ch'io faccia, o Signore? »
chiede Saulo interamente mutato dalla grazia.

« Va' in Damasco » gli risponde il Signore - « colà ti mostrerò la mia volontà ».

Saulo si alza, ma essendo cieco, si fa condurre a Damasco, dove rimane tre giorni in rigoroso digiuno e in continua orazione. Al terzo giorno Anania, sacerdote della Chiesa Damascena, per rivelazione di Dio, si porta nel luogo dove si trova Saulo, lo battezza e gli ridona la vista. Da quel momento Paolo è mutato da feroce lupo in docile agnello: la grazia di Dio opera in lui per formare il vaso di elezione, l'Apostolo delle genti.

Paolo, docile ai voleri di Dio, tanto crebbe nell'amore di Gesù, che arrivò a dire: « Chi mi separerà dalla carità del mio Gesù? forse la persecuzione? la fame? i sacrifici o la morte? Ah, no, né la vita, né la morte, né il presente, né il futuro saranno capaci di separarmi da quel Gesù per cui vivo, per cui lavoro e col quale sono crocifisso. Egli sarà la mia corona perché non sono io che vivo ma è Gesù che vive in me».

PRATICA. Iddio permette nella Chiesa le persecuzioni affinché la sua vigna, potata, produca frutti più abbondanti (S. Agostino).

PREGHIERA. Dio, che con la predicazione del beato apostolo Paolo hai istruito il mondo intero, deh! fa' che, mentre oggi veneriamo la sua conversione, per i suoi esempi veniamo a te.

MARTIROLOGIO ROMANO. Festa della Conversione di san Paolo Apostolo, al quale, mentre percorreva la via di Damasco spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del Signore, Gesù in persona si manifestò glorioso lungo la strada affinché, colmo di Spirito Santo, annunciasse il Vangelo della salvezza alle genti, patendo molto per il nome di Cristo.

✝ Pensiero del 25 gennaio 2023

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato


Caro Rosario, TU, sei un Chicco che porta molto frutto, perché sei stato fedele, alle tue radici ed ai precetti di Dio.


Barbara


Versetto del Giorno

Qualunque cosa facciate, fatela di cuore come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che come ricompensa riceverete dal Signore l'eredità. Servite a Cristo Signore.

Colossesi 3:23-24


Conversione di San Paolo Apostolo

San Paolo è a buon diritto annoverato tra gli Apostoli: Gesù Risorto ha scelto di mostrarsi a lui, per affidargli personalmente la missione di diffondere il Vangelo. Visione, vocazione, missione: ecco i tre requisiti essenziali che Paolo condivide con i Dodici. La mistica irruzione di Cristo nella vita di Paolo è il crisma del suo apostolato e la scintilla che gli svelerà la mirabile verità dell’inscindibile unità di Cristo con i credenti. Le sue Lettere ci fanno intravedere il miracolo della grazia operato sulla via di Damasco, incomprensibile per chi voglia cercarne una spiegazione puramente psicologica, ricorrendo magari all’estasi religiosa o ad un’allucinazione. Questa celebrazione, già presente in Italia nell’VIII secolo, ed inserita nel calendario Romano sul finire del X secolo, conclude in modo significativo la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, ricordando che non c’è vero ecumenismo senza conversione. La conversione di Paolo rivela la potenza della grazia che sovrabbonda dove abbonda il peccato. Tra il 2008 e il 2009, nel bimillenario della sua nascita, è stato celebrato uno speciale anno giubilare “paolino”.
Mercoledì – 3.a Tempo Ordinario – CONVERSIONE DI SAN PAOLO APOSTOLO
Meditazione sul Vangelo di Mc 16,15-18
Andate… e predicate il Vangelo.
Nel Vangelo, Gesù manifesta il suo desiderio che l’annuncio evangelico raggiunga ogni creatura, perché tutti abbiano la possibilità di divenire suoi discepoli.
Quando Paolo, nelle lettere, fa riferimento alla sua conversione, sottolinea come, prima di incontrare Cristo, egli fosse stato un appassionato difensore della tradizione e fosse poi divenuto quindi persecutore dei cristiani (cfr. Fil 3,4-6). Anche il testo degli Atti degli Apostoli conferma questa notizia, mostrando come Saulo avesse intuito da tempo che quel gruppo che annunciava Cristo morto e risorto rappresentava una minaccia, un pericolo per le autorità giudaiche. Ed era proprio il riferimento a Cristo l’elemento minaccioso: i cristiani infatti, invece di cercare di osservare la Legge per essere giusti agli occhi di Dio, si affidavano a quell’uomo che annunciavano essere morto e risorto, desideravano lasciarsi plasmare dalla fede in lui. Parlare della conversione di Paolo, dunque, significa far memoria del momento in cui Saulo incontrò Cristo o, meglio, del momento in cui il Crocifisso Risorto lo afferrò. Sulla via di Damasco, Saulo scopre che la sua persecuzione non si rivolge semplicemente contro i cristiani, ma contro Gesù di Nazaret, scopre di essere stato scelto personalmente, di essere uno strumento eletto, di non essere lui il protagonista principale della sua vita, ma Dio; e a questo Dio egli si affida facendosi battezzare. La conversione si concretizza in una missione: annunciare Gesù, Figlio di Dio, e fare in modo che la fede nel Risorto plasmi i diversi aspetti della vita al punto da poter affermare: “Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2,20). La vita di Paolo, come quella di ogni cristiano, continua ad essere una “vita nella carne”, non esente da ambiguità, da limiti, ma illuminata dalla fede: una vita che non si chiude in se stessa, ma si apre alla relazione con Cristo, che diviene il suo unico punto di riferimento.

Oggi vediamo la potenza di Dio in san Paolo, divenuto da persecutore Apostolo che ha accolto la fede in Cristo e l'ha diffusa, con una fecondità apostolica straordinaria, che non è ancora cessata.
Ma poiché siamo ancora nella settimana dell'unità, riflettiamo su alcuni aspetti della conversione di Paolo che si possono mettere in relazione con l'unità.
San Paolo si preoccupava al massimo dell'unità del popolo di Dio. Fu proprio questo il motivo che lo spingeva a perseguitare i cristiani: egli non tollerava neppure il pensiero che degli uomini del suo popolo si staccassero dalla tradizione antica, lui che era stato educato, come egli stesso dice, alla esatta osservanza della Legge dei Padri ed era pieno di zelo per Dio. Ai Giudei che lo ascoltano dopo il suo arresto egli paragona appunto il suo zelo al loro: "... pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi".
E dunque possibile essere pieni di zelo per Dio, ma in modo sbagliato. San Paolo stesso lo dice nella lettera ai Romani: "Essi hanno molto zelo, ma non è uno zelo secondo Dio", è uno zelo per Dio, ma concepito secondo gli uomini (cfr. Rm 10,2).
Ora, mentre Paolo, pieno di zelo per Dio, usava tutti i mezzi e in particolare quelli violenti per mantenere l'unità del popolo di Dio, Dio lo ha completamente "convertito", rivolgendogli quelle parole che rivelano chiaramente quale sia la vera unità. "Chi sei, o Signore? Mi disse: Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti". Nelle tre narrazioni della conversione di Paolo molti dettagli cambiano: alcuni vengono aggiunti, altri scompaiono, ma queste parole si trovano sempre, perché sono veramente centrali. Paolo evidentemente non aveva coscienza di perseguitare Gesù, caricando di catene i cristiani, ma il Signore in questo momento gli rivela l'unità profonda esistente fra lui e i suoi discepoli: "Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti". Forse proprio allora Paolo ebbe la prima rivelazione del corpo di Cristo, del quale ha parlato poi nelle sue lettere. Tutti siamo membra di Cristo per la fede in lui: in questo consiste la nostra unità.
Gesù stesso fonda la sua Chiesa visibile. "Che devo fare, Signore" chiede Paolo, e il Signore non gli risponde direttamente: "Prosegui verso Damasco; là sarai informato di tutto ciò che è stabilito che tu faccia". Lo manda dunque alla Chiesa, non vuole per il suo Apostolo una conversione individualistica, senza alcun rapporto con gli altri discepoli. Egli deve inserirsi nella Chiesa, Corpo di Cristo, al quale deve aderire per vivere nella vera fede.
Ogni cristiano dovrebbe avere questa tristezza continua, che non impedisce di essere gioiosi in Cristo, perché è una tristezza secondo Dio, che ci unisce al cuore di Cristo. E la sofferenza per il popolo di Israele che non riconosce Cristo, per i cristiani che sono divisi e non giungono all'unità che il Signore vuole.

Mercoledì 25 Gennaio 

CONVERSIONE DI SAN PAOLO AP. (f)

S. Anania; B. Antonio Migliorati
At 22,3-16 opp. At 9,1-22; Sal 116; Mc 16,15-18

Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo 


Io ho scelto voi, dice il Signore, perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga.

(Giovanni 15,16)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 116)
Rit: Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.

Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode.

Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.

Io ho scelto voi, dice il Signore, perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga.

(Giovanni 15,16)

24 gennaio, 2023

Oggi, la Chiesa, celebra, san Francesco di Sales, uno dei santi preferiti da Papa Giovanni Paolo I_Beato

Oggi, la Chiesa, celebra, san Francesco di Sales, uno dei santi preferiti da Papa Giovanni Paolo I_Beato 




San Francesco di Sales

 San Francesco di Sales

autore: Ambito campano anno: XVIII-XIX sec. titolo: San Francesco di Sales

Nome: San Francesco di Sales
Titolo: Vescovo e dottore della Chiesa
Nascita: 1567, Thorens, Savoia
Morte: 28 dicembre 1622, Lione, Francia
Ricorrenza: 24 gennaio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Beatificazione:
8 gennaio 1662, Roma, papa Alessandro VII
Canonizzazione:
19 aprile 1665, Roma, papa Alessandro VII


Francesco nacque l'anno 1567 nel castello di Sales, diocesi di Ginevra, da Francesco, conte di Sales, e da Francesca di Sionas.

Fin dai primi anni mostrò spiccata inclinazione al bene, e una grande docilità.

Fece i suoi primi studi ad Annecy, e di qui fu mandato a Parigi. Qui studiò retorica, filosofia e teologia presso i PP. Gesuiti. La sua vita era ritirata: frequentava la chiesa e i Sacramenti; fin d'allora fece il voto di castità.

Compiuti gli studi a Parigi, fu dal padre mandato a Padova per addottorarsi in legge. Quivi Francesco fu esposto a grandi pericoli, cui scampò felicemente con la sua forte volontà e l'aiuto di Dio in cui sempre confidava.

Il padre di Francesco aveva pensato di fare del suo figlio uno dei più stimati gentiluomini della società e gli aveva già ottenuto un posto distinto nel senato di Chambery, mentre gli andava preparando un ricco partito. Francesco invece era chiamato a ben altro, e svelò ogni cosa al suo precettore, incaricandolo di farne consapevole il padre. Molti furono gli ostacoli che i genitori gli opposero, ma vedendolo fermo nel suo proposito acconsentirono alla volontà di Dio.

San Francesco di Sales in meditazione
titolo San Francesco di Sales in meditazione
autore Carlo Maratta anno 1662 circa


Fatto Sacerdote, il Vescovo di Ginevra lo delegò a combattere l'eresia di Calvino, che infestava tutto il Chiablese. Il nostro Santo ebbe da faticare e soffrire molto per quegli eretici, e corse pericolo più volte di essere assassinato, ma la sua grande dolcezza, unita ad uno zelo instancabile e ad una pietà esemplare, vinse i più ostinati calvinisti tanto da convertirne, dicono, 72 mila. Morto il vescovo di Ginevra Mons. Granier, Francesco fu eletto a succedergli.

San Francesco di Sales consegna le costituzioni a S. Francesca di Chantal
titolo San Francesco di Sales consegna le costituzioni a S. Francesca di Chantal
autore Ubaldo Gandolfi anno 1769


Nel 1610 fondò l'ordine delle Suore della Visitazione, coadiuvato dalla S. Madre di Chantal. Quando sentì di non aver più le forze d'un tempo e che la sua salute deperiva, chiese un aiuto per il governo della diocesi. Nonostante fosse ammalato, salì per l'ultima volta il pulpito di Lione nella vigilia del S. Natale 1622, ma il giorno dopo dovette mettersi a letto, con segni manifesti di apoplessia progressiva. Chiese subito gli ultimi Sacramenti, indi con fervore serafico ripetè alcuni passi della S. Scrittura, finchè il male gli tolse la parola e la vita, la sera del 28 dicembre. Non contava ancora 56 anni d'età, 20 dei quali passati nell'episcopato.

Egli è celebre per la sua incomparabile dolcezza, e per i libri che scrisse, ripieni di unzione divina.

PRATICA. Possiede la carità in grado più perfetto chi procura di condurre a Dio più anime che può, essendo lo zelo della salvezza delle anime il sacrificio più accetto che possiamo fare a Dio (S. Agostino).

PREGHIERA. O Signore, che per la salvezza delle anime, hai voluto che il tuo beato confessore e vescovo Francesco si facesse tutto a tutti, concedi, propizio, che noi ripieni della dolcezza della sua carità, diretti dai suoi insegnamenti e sostenuti dai suoi meriti, conseguiamo i gaudii eterni.

MARTIROLOGIO ROMANO. San Francésco di Sales, Vescovo di Ginévra, Confessore e Dottore della Chiesa, speciale Patrono presso Dio di tutti gli Scrittori cattolici, che con la pubblicazione di giornali ed altri scritti illustrano, promuovono e difendono la sapienza cristiana; il quale se ne andò in cielo il ventotto Dicembre, ma si venera principalmente in questo giorno per la traslazione del suo corpo.

✝ Pensiero del 24 gennaio 2023

SUB TUTELA DEI

S. T. D. E DELLA B. V. M.

GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato

Il tuo sacrificio, protegga tutti noi, caro Rosario, fa che siamo, degli Uomini o Donne Cedibili, quando saremo dinanzi a Dio.


Barbara

Gesù, esalta sua Madre, come modello del discepolo, Lei che fu la prima ad ascoltare la sua Parola.


Versetto del Giorno

Se dovrai attraversare le acque, sarò con te, i fiumi non ti sommergeranno; se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai, la fiamma non ti potrà bruciare.

Isaia 43:2


San Francesco di Sales

San Francesco di Sales, nato nel 1567 nella Savoia, si contraddistinse per la sua mitezza d’animo – che tanto fascino esercita su quanti leggono la sua biografia -, la quale non era una dote innata, ma il frutto conquistato in vent’anni di dure fatiche. Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza, all’età di ventisei anni, intraprese la vita ecclesiastica e si offrì volontario per la missione di predicatore a Ginevra. Fu sacerdote zelante e instancabile lavoratore nella vigna del Signore, illuminando le coscienze con gli scritti, per i quali ha avuto il titolo di Dottore della Chiesa. “Introduzione alla vita devota” e “Trattato dell’amore di Dio” sono le sue opere più lette. Vescovo coadiutore a trentadue anni e, tre anni dopo, vescovo di Ginevra, introdusse nella sua diocesi le riforme del Concilio di Trento. Francesco di Sales viene considerato uno dei migliori rappresentanti dell’umanesimo di stampo religioso francese. Morì a Lione il 28 dicembre 1622, e fu canonizzato nel 1655. Viene ricordato in questo giorno, in memoria del giorno in cui il suo corpo venne portato ad Annecy per la definitiva sepoltura.
Martedì – 3.a Tempo Ordinario
Meditazione sul Vangelo di Mc 3,31-35
La tua volontà, Signore….
Dopo il racconto degli incontri di Gesù con i suoi parenti e con gli scribi, il vangelo ci presenta l’incontro con Maria sua madre. I parenti si sono presentati per portarlo via perché secondo loro era “fuori di sé”; poi gli scribi, interpreti della legge divina venuti da Gerusalemme, si presentano per convincere il popolo che questo nuovo profeta opera in nome di satana. Ed ecco alla fine si presenta il momento per ricevere un po’ di conforto da sua Madre e dai parenti fedeli.
Da chi è composta la vera famiglia di Gesù? Come appartenervi? I legami di sangue sono i più forti nei rapporti umani. Dio ha voluto che ogni uomo potesse nascere e crescere in una famiglia. Vi sono però anche altri legami che, talvolta, sono più importanti di quelli di sangue. Sono quelli dello spirito. Gesù ci dice che la strada per appartenere alla sua famiglia è quella dello spirito, è compiere la volontà di Dio. Con la risposta alla Mamma e ai parenti che lo cercano, Egli non disprezza né mette da parte sua Madre, anzi, le rende un grande onore, dato che Maria ha compiuto perfettamente la volontà del Padre. Le sue parole all’angelo che le reca l’annuncio della divina maternità ci danno la conferma: «ecco la serva del Signore, si compia in me la sua volontà». Sappiamo bene che queste parole non sono state solo uno slancio di generosità in un momento di fervida preghiera, e tanto meno un colpo di sentimentalismo religioso ma la risposta di Maria fu un vero e proprio affidamento a Dio, un mettersi totalmente e definitivamente al servizio del Signore. L’evangelista Giovanni, l’unico discepolo che accompagnò Gesù sul Calvario e gli restò accanto al momento della morte, ci dice che Maria stava ai piedi della croce, dove era giunta spinta dalla sua decisione di sottomettersi alla volontà di Dio. Questa è Maria la madre di Gesù, colei che ha realizzato in pieno la vocazione umana di essere immagine di Dio. Come metto in atto la volontà di Dio per me? E questa la guida della mia vita? O, piuttosto, faccio delle scelte di comodo a seconda della difficoltà o delle circostanze?


San Francesco di Sales ha reso amabile la Chiesa in un tempo di lotte; è un esempio di dolcezza e ha saputo mostrare che il giogo del Signore è facile da portare e il suo carico leggero, attirando così molte anime.
E un vero riposo per l'anima contemplare questo santo, leggere i suoi scritti, tale è la carità, la pazienza, l'ottimismo profondo che da essi si sprigiona. Qual è la sorgente di questa dolcezza? Essa viene da una grandissima speranza in Dio. Nella vita di san Francesco di Sales si racconta che nella sua giovinezza visse un periodo di prove terribili in cui si sentiva respinto da Dio e perdeva la speranza di salvarsi. Pregò, fu definitivamente liberato e da allora fu purificato dall'orgoglio e preparato a quella dolcezza che lo contraddistinse. Non faceva conto su di sé: aveva sentito con chiarezza quanto fosse capace di perdersi, come da solo non potesse giungere alla perfezione, all'amore, alla salvezza e questa consapevolezza lo rendeva dolce e accogliente verso tutti. Ma più ancora dell'umiltà quella prova gli insegnò la bontà del Signore, che ci ama, che effonde il suo amore nel nostro cuore.
San Francesco esultava di gioia al pensiero che tutta la legge si riassume nel comandamento dell'amore e che nell'amare non dobbiamo temere nessun eccesso. Scrisse un lungo Trattato dell'amore di Dio e anche un libro più semplice, ma delizioso: Introduzione alla vita devota. Quest'ultimo lo compose capitolo per capitolo scrivendo lettere ad una giovane donna attirata da Dio. Parlandone a santa Giovanna de Chantal che già conosceva diceva di aver scoperto un'anima che era "tutta d'oro" e che egli cercava di guidare nella vita spirituale.
Non riuscì però ad estendere il suo apostolato come avrebbe voluto. Non poté mai risiedere a Ginevra sua città episcopale, diventata roccaforte dei calvinisti che gliene proibirono l'accesso sotto pena di morte. Tentò una volta a rischio della vita ma inutilmente. Avrebbe potuto provare dispetto e amarezza di fronte a questo ostacolo insormontabile, ma la sua fiducia e il suo amore lo mantennero nella profonda pace di chi compie l'opera di Dio secondo le proprie possibilità. Anche questo è un trionfo della pazienza e della mitezza: non irrigidirsi, non amareggiarsi davanti a difficoltà che non si riesce a vincere ma continuare a vedere dovunque la grazia del Signore e a rendere amabili le sue vie.
Domandiamo al Signore che ci faccia assomigliare a questo santo nella sua pazienza, dolcezza, semplicità, fiducia, che lo resero così simile a Gesù mite e umile di cuore.


Martedì 24 Gennaio 

S. Francesco di Sales (m); B. Paola Gambara Costa

3.a del Tempo Ordinario

Eb 10,1-10; Sal 39; Mc 3,31-35

Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà


Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.

(Matteo 11,25)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 39)
Rit: Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.

Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.

Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo».

Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai.

Non ho nascosto la tua giustizia dentro il mio cuore,
la tua verità e la tua salvezza ho proclamato.
Non ho celato il tuo amore
e la tua fedeltà alla grande assemblea.

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.

(Matteo 11,25)

23 gennaio, 2023

Sposalizio di Maria e Giuseppe

 Sposalizio di Maria e Giuseppe

autore: Adeodato Malatesta anno: 1844 titolo: Sposalizio della vergine luogo: Chiesa di San Giuseppe, Bologna
Nome: Sposalizio di Maria e Giuseppe
Titolo: Giuseppe prende Maria in moglie
Ricorrenza: 23 gennaio
Tipologia: Commemorazione


Della vita di San Giuseppe, sposo della Madonna non conosciamo se non quelle poche notizie che attingiamo dal Vangelo di Matteo (era un uomo giusto, della discendenza di Davide, falegname, promesso sposo di Maria) e di Luca (uomo della casa e della famiglia di Davide della città di Betleem).

Sempre dal Vangelo di Matteo apprendiamo che Maria prima che lei e Giuseppe abitassero insieme, si trovò incinta per virtù dello Spirito Santo. Giuseppe, suo sposo, che era giusto e non voleva esporla all’infamia, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre rifletteva su questo, ecco un Angelo del Signore gli apparve in sogno e gli disse: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché colui che in lei è concepito è opera dello Spirito Santo. Essa darà alla luce un figlio a cui porrai nome Gesù: egli, infatti, salverà il popolo suo dai suoi peccati…. Giuseppe, destatosi dal sogno, fece come l’Angelo del Signore gli aveva ordinato e condusse sua moglie con sé.

Dopo la partenza dei Magi un Angelo del Signore apparve a Giuseppe e gli disse: Alzati, prendi il Bambino e sua Madre, fuggi in Egitto, e resta lì, finché non ti avviserò, perché Erode ricercherà il Bambino per farlo morire. Egli si alzò e di notte, preso il Bambino e sua Madre, si ritirò in Egitto, e vi restò fino alla morte di Erode.Morto Erode, ecco un Angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe, in Egitto. E gli disse: Alzati, prendi il Bambino e sua Madre e va’ nella terra d’Israele; poiché quelli che volevano la vita del Bambino sono già morti. Egli si alzò, prese il Bambino e sua Madre e tornò nella terra di Israele… Andò ad abitare in una città chiamata Nazaret.

Quando Maria si mette in viaggio in tutta fretta verso la montagna, a una città di Giuda, per far visita alla cugina Elisabetta, che era in attesa della nascita del figlio Giovanni, e si trattiene con lei circa tre mesi, l’evangelista Luca non cita San Giuseppe.

Maria e Giuseppe, compiuto il tempo della purificazione, secondo la legge di Mosè, lo portarono a Gerusalemme per offrire Gesù al Signore, secondo quanto è scritto nella legge del Signore.

Quando Gesù ebbe dodici anni, siccome i suoi genitori erano soliti andare a Gerusalemme ogni anno, per la festa di Pasqua, si recarono alla festa, secondo il solito. Poiché al ritorno Gesù, all’oscuro dei genitori era rimasto a Gerusalemme, dopo tre giorni di cammino lo trovarono nel Tempio, seduto in mezzo ai dottori, ad ascoltarli e ad interrogarli. Vedendolo ne furono meravigliati e sua madre gli disse: Perché ci hai Fatto così? Ecco, tuo padre ed io, addolorati, andavamo in cerca di te. Tornarono a Nazareth e sua Madre custodiva tutti questi ricordi in cuor suo.

Sotto la Croce di Gesù era presente la Madonna; non abbiamo notizie di San Giuseppe, forse era già morto, dovendo aver avuto l’età di 110 anni.

San Giuseppe dalle Sacre Scritture appare come un uomo obbediente e dedito al lavoro di falegname ed a proteggere Maria e Gesù. Nei momenti di consigli e di richiami e quindi nell’educazione e nella gestione della famiglia il compito sembra essere riservato alla Madonna.

✝ Pensiero del 23 gennaio 2023

 

SUB TUTELA DEI
S. T. D. E DELLA B. V. M.
GIUDICE ROSARIO ANGELO LIVATINO UOMO LAICO MARTIRE PER LA GIUSTIZIA INDIRETTAMENTE ANCHE DELLA FEDE_Beato

Caro Rosario, alle volte ti chiamo Rosario, alle volte il giudice Rosario Angelo, perché ho timore di mancarti di rispetto, ma credimi che ti voglio tanto bene.

Barbara

NELLA MEMORIA, dello SPOSALIZIO DELLA BEATA VERGINE MARIA E DI SAN GIUSEPPE DI NAZARETH.
Auguri di cuore

Versetto del Giorno

Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri.
Romani 12:4-5

Lunedì – 3.a Tempo Ordinario
Meditazione sul Vangelo di Mc 3,22-30
Il rifiuto del perdono e della salvezza.
Il racconto del Vangelo proclamato oggi ci presenta Gesù in Giudea, quando la sua fama si sta diffondendo e da Gerusalemme arrivano degli scribi per contrastarlo. Essi arrivano a dire che Gesù opera in nome del nemico che vuole combattere. Il momento è critico: alla popolarità di chi ha già ricevuto tanti benefici da Gesù, si aggiunge subito una reazione opposta, piena di sospetto e di ipocrisia. Gesù non si lascia impaurire, non risponde con le stesse armi chi lo combatte. L’episodio di oggi ci spinge a considerare non solo le parole di Gesù, ma anche il suo atteggiamento, caratterizzato dalla coerenza tra il suo agire e le sue parole.
Una risposta alla domanda “chi è Gesù?” è offerta dagli scribi – persone importanti, esperti della legge di Dio – venuti da Gerusalemme. Essi tengono una specie di consulto, al termine del quale esprimono il loro giudizio: «è posseduto da Beelzebul, principe dei demoni”, “è posseduto da uno spirito immondo”. Queste due risposte definiscono Gesù indegno di essere preso in considerazione. Lui che guarisce i malati è giudicato malato; Lui che scaccia i demoni è giudicato posseduto dal demonio. C’è nell’uomo qualcosa di demoniaco quando si ripiega su se stesso e rifiuta la luce dello Spirito Santo. L’accusa degli scribi non è solamente una calunnia, ma anche una bestemmia. Attribuire a satana la potenza di cui Gesù dispone, significa opporsi all’azione dello Spirito Santo e rendere inefficace la misericordia divina. L’unico caso in cui il perdono può essere inefficace è il rifiuto di lasciarsi perdonare: è questo il peccato contro lo Spirito Santo. Peccare contro lo Spirito Santo significa rifiutare di credere che in Gesù agisce Dio salvatore. Questo rifiuto è il peccato più grande che l’uomo possa commettere. Finché l’uomo rimane in tale situazione di rifiuto, la salvezza è impossibile. Non è Dio che non perdona: è l’uomo che non vuol essere perdonato. Gesù denuncia questo peccato “eterno”, non per condannare gli scribi, ma per chiamarli a conversione, mostrando loro la gravità di quanto stanno facendo.

Lunedì 23 Gennaio  

Sposalizio di Maria e Giuseppe; S. Emerenziana; S. Ildefonso di Toledo; S. Amasio

3.a del Tempo Ordinario

Eb 9,15.24-28; Sal 97; Mc 3,22-30

Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie


Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.

(II Timoteo 1,10)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 97)
Rit: Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.

Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.

(II Timoteo 1,10)