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Una bussola precisa ed infallibile.
Quando Gesù parla dell’albero che dà buoni o cattivi frutti, parla di noi. L’albero è ogni persona, ed i frutti sono gli atti che compie. Questa realtà assai evidente ci mette di fronte a un problema che, di quando in quando, ci poniamo tutti: “Bisogna davvero prendere tanto seriamente i nostri atti? Non basta credere in Gesù e avere buone intenzioni, per vivere secondo Dio?”. A volte vorremmo un cristianesimo dolcificato, nel quale tutto fosse buono, tutto consistesse solo in buone intenzioni e buoni sentimenti, e gli atti commessi non fossero poi così importanti agli occhi di Dio. Invece, Cristo è più esigente: “Vuoi sapere se sei buono? – dice il Maestro – guarda le tue opere”. Sono queste che ci dicono com’è il nostro cuore. Gesù ci dà una bussola precisa e infallibile, per sapere se siamo sulla strada buona o no. Se la nostra vita si svolge nella cordialità, nella tenerezza verso tutti, nella carità generosa, nella responsabilità verso i doveri e nella fedeltà ai comandamenti di Dio e della Chiesa, allora sappiamo con certezza che abbiamo il cuore in Dio. In caso contrario, dobbiamo controllare il nostro comportamento per vedere se siamo veramente tanto buoni come crediamo, o se siamo vittime di quel sottile egoismo che ci fa vivere in base al capriccio personale piuttosto che secondo la volontà di Dio.
Come posso sapere se sono un albero buono o cattivo? Dai frutti. San Paolo ci dà una lista di frutti buoni e cattivi. Nelle sue lettere alle comunità cristiane, era solito fare liste dei frutti dell’anima. Basta leggerli, verificare quali sono quelli che abbiamo, e fare così la diagnosi sullo stato della nostra anima. I frutti buoni li enumera nella lettera a Tito (cap. 1 e 2), quando scrive come deve essere un cristiano esemplare: “irreprensibile, amico del bene, pieno di buon senso, giusto, devoto, padrone di sé, fedele alla parola data, sano nella fede, nella carità, nella pazienza, nel dolore. Esempio di opere buone, di purezza della dottrina, di parola giusta, incensurabile”. I cattivi frutti sono contenuti nella lettera ai romani (cap. 1) nella quale enumera i vizi mondani che i pagani anno e che, invece, i cristiani devono abbandonare: “ingiustizia, cattiveria, cupidigia, malvagità, invidia, omicidio, alterco, inganno, malignità, pettegolezzo, critica, inimicizia con Dio, oltraggio, arroganza, superficialità, intelligenza dedicata al male, ribellione ai genitori, insensatezza, mancanza d’amore e di misericordia”. Quanti frutti possiamo spuntare dalla prima lista e quanti dalla seconda?
Mercoledì 22 Giugno
S. Paolino da Nola (mf); Ss. Giovanni F. e Tommaso M. (mf)
12.a del Tempo Ordinario
2Re 22,8-13; 23,1-3; Sal 118; Mt 7,15-20
Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti
Rimanete in me ed io in voi, dice il Signore; chi rimane in me porta molto frutto.
(Giovanni 15,4.5)
SALMO RESPONSORIALE (Salmo 118)
Rit: Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti.
Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la custodirò sino alla fine.
Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge
e la osservi con tutto il cuore.
Guidami sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in essi è la mia felicità.
Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso il guadagno.
Distogli i miei occhi dal guardare cose vane,
fammi vivere nella tua via.
Ecco, desidero i tuoi precetti:
«Fammi vivere nella tua giustizia».
Rimanete in me ed io in voi, dice il Signore; chi rimane in me porta molto frutto.
(Giovanni 15,4.5)