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06 ottobre, 2021

Pensiero del 06 ottobre 2021

 Non siamo orfani, siamo figli amatissimi. La libertà, grande è chiamare Dio, Padre.

Meditazione sul Vangelo di Lc 11,1-4

Signore, insegnaci a pregare!

Il brano evangelico di oggi ci mostra Gesù maestro di preghiera. Che cosa dobbiamo chiedere ce lo ha insegnato nel “Padre nostro”: la glorificazione del Padre, la venuta del suo regno, il compimento del suo disegno, il pane di ogni giorno, il perdono dei peccati e la liberazione dal male. Non basta, però, pregare: è necessaria la perseveranza, quasi importuna, che si affida al cuore di Dio, più tenero e accondiscendente del cuore di un padre. Dobbiamo pregare senza timore, con assoluto abbandono. La questione decisiva è quella di comprendere la paternità di Dio. Da qui derivano tutto il tono e il clima della nostra vita.

È molto bella l’immagine del discepolo che l’evangelista sta delineando. Intende presentarcelo come l’uomo della preghiera; è chiaro che Gesù vuole che il suo discepolo sia un uomo di preghiera, una persona che, inviata ad evangelizzare, sa tendere le mani al cielo. I discepoli si sono accorti che Gesù ha un suo modo particolare di mettersi in relazione con Dio. Infatti, lo chiama Padre mio (10,21.22). Se lo chiama così, Egli deve necessariamente vivere la preghiera in un modo tutto suo. Per questo gli chiedono di insegnare loro la preghiera dei figli, la preghiera del Figlio. E Gesù accetta. La preghiera che Lui insegna è la preghiera che ci caratterizza come cristiani e figli di Dio. Se gli ebrei, tre volte al giorno, dicono: “Ascolta Israele, il Signore, il nostro Dio, è l’unico Signore” (Dt 6,5), noi cristiani, per tre volte al giorno, almeno al mattino e alla sera e durante l’Eucaristia, diciamo: “Abba”, “Papà”. Messi così in comunione figliale con Dio, convinti che il Padre ci conosce e ci ama come conosce e ama il Figlio suo (10,22), ci sentiamo con il Figlio, desiderosi di rivelare il Padre, di annunziarlo e farlo conoscere a tutti come Padre. Dopo questo, chiediamo a Dio di esercitare la sua autorità paterna, affinché possiamo essere sempre più coscienti di essere chiamati a vivere come suoi figli, e ci sentiamo anche sempre più impegnati a esprimere, nell’agire, il nostro amore filiale e anche nella sofferenza, sentiamo davvero Dio come Padre. Ed ecco il passaggio obbligato anche nella preghiera. Non possiamo rivolgerci a Dio senza pensare e vedere attorno a noi i nostri simili. La preghiera che Gesù ci ha insegnato è la preghiera che i figli, i fratelli, rivolgono insieme al Padre.

06 Ottobre

Signore, tu sei misericordioso e pietoso

Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».

(Romani 8,15)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 85)
Rit: Signore, tu sei misericordioso e pietoso.

Pietà di me, Signore,
a te grido tutto il giorno.
Rallegra la vita del tuo servo,
perché a te, Signore, rivolgo l’anima mia.

Tu sei buono, Signore, e perdoni,
sei pieno di misericordia con chi t’invoca.
Porgi l’orecchio, Signore, alla mia preghiera
e sii attento alla voce delle mie suppliche.

Tutte le genti che hai creato verranno
e si prostreranno davanti a te, Signore,
per dare gloria al tuo nome.
Grande tu sei e compi meraviglie:
tu solo sei Dio.

Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».

(Romani 8,15)

05 ottobre, 2021

Santa Maria Faustina Kowalska

 Santa Maria Faustina Kowalska


Nome: Santa Maria Faustina Kowalska
Titolo: Vergine
Nascita: 25 agosto 1905, Glogowiec, Polonia
Morte: 5 ottobre 1938, Cracovia, Polonia
Ricorrenza: 5 ottobre
Tipologia: Commemorazione




Elena Kowalska è conterranea di Giovanni Paolo II che l'ha elevata agli onori degli altari nell'anno 2000. Era nata a Giogowiec nel distretto di Turek, provincia di Lodz, il 25 agosto 1905. Le difficili condizioni economiche e sociali provocate dalla prima guerra mondiale, che avevano messo in ginocchio molte famiglie polacche, compresa la sua, non consentirono a Elena, che pure era di intelligenza vivace, di andare oltre le prime tre classi della scuola elementare. Per contribuire a far quadrare in qualche modo il bilancio familiare, andò a lavorare come domestica in una casa di buona famiglia.

Ma mentre lavava piatti e tirava a cera i lindi pavimenti dei suoi signori, pensava ad altro. Nel suo cuore era germogliato il desiderio di abbracciare la vita religiosa, non certo per sottrarsi alla fatica del lavoro, ma per vivere in modo più profondo e radicale la vocazione cristiana. Incontrò subito l'opposizione dei genitori che con la sua entrata in convento avrebbero perso un'indispensabile fonte di guadagno. La risolutezza di Elena ebbe però la meglio sull'opposizione dei genitori e nel 1924 poteva chiedere finalmente di essere accolta nella Congregazione della beata Vergine Maria della misericordia.

Era consuetudine che ogni aspirante alla vita religiosa portasse con sé, nel momento dell'ammissione, una congrua dote, perché i conventi, essendo poveri, non erano in grado di provvedere al corredo delle aspiranti.

Ma neppure la famiglia di Elena poteva farlo, per cui la giovane dovette lavorare sodo ancora un anno per mettere insieme almeno l'indispensabile. Non le venne invece chiesta la dote vera e propria, che avrebbe richiesto ben più di un anno di lavoro. Aveva vent'anni quando venne ammessa al postulantato, e poi (1926) al noviziato come suora conversa, addetta cioè al servizio della comunità.

Come avviene in altri ordini o congregazioni religiose, con l'occasione cambiò il nome di Elena con quello di Maria Faustina: era un modo per segnare il distacco dalla vita precedente e l'inizio di un nuovo modo di stare con il Signore e con gli altri.

Due anni dopo emise i voti temporanei e nel 1933 quelli definitivi, nel suggestivo rito della professione perpetua.

Per tredici anni suor Faustina lavorò in quasi tutte le case della provincia, che erano allora dieci, occupandosi dei mestieri più umili: la cucina, il giardino e la portineria. Eseguiva sempre con molta fedeltà quanto richiestole, e con gioia, illuminando ogni atto con la luce della sua spiritualità, molto intensa, costellata da slanci mistici dei quali erano a conoscenza solo i suoi direttori spirituali e le superiore.

Nel 1934, obbedendo all'indicazione del suo direttore spirituale, cominciò a scrivere un diario personale che intitolò La divina misericordia nell'anima mia, e che è un resoconto particolareggiato di rivelazioni e di esperienze mistiche.

Nel 1935 Faustina ricette una rivelazione privata da Gesù nella quale le avrebbe richiesto una particolare forma di preghiera detta Coroncina alla Divina Misericordia. Secondo suor Faustina, particolari grazie sarebbero state concesse a chi avrebbe recitato questa preghiera:

La mia misericordia avvolgerà in vita e specialmente nell'ora della morte le anime che reciteranno questa coroncina. Per la recita di questa coroncina mi piace concedere tutto ciò che mi chiederanno. I sacerdoti la consiglieranno ai peccatori come ultima tavola di salvezza; anche se si trattasse del peccatore più incallito se recita questa coroncina una volta sola, otterrà la grazia della mia infinita misericordia. Quando vicino ad un agonizzante viene recitata questa coroncina, si placa l’ira di Dio e l’imperscrutabile misericordia avvolge l’anima.

La Coroncina della Divina Misericordia

  1. Si inizia recitando, dopo il segno della croce, un Padre nostro, un Ave Maria e il Credo.
  2. Sui 5 (cinque) grani del Padre Nostro, ovvero i grani maggiori del Santo Rosario si dice: «Eterno Padre, io Ti offro il Corpo e il Sangue, l'Anima e la Divinità del Tuo dilettissimo Figlio e Nostro Signore Gesù Cristo, in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.»
  3. Sui 50 (cinquanta) grani minori si dice: «Per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero.»
  4. Al termine si dice per tre volte: «Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi e del mondo intero.»
  5. La preghiera termina con la seguente invocazione: «O Sangue ed Acqua che scaturisti dal Cuore di Gesù come sorgente di misericordia per noi, confido in te!»; ed infine nuovamente il segno della croce.


La Coroncina della Divina Misericordia


Suor Faustina viene ricordata anche come l'apostola della devozione a Gesù misericordioso. Una pia pratica che, radicatasi in Polonia grazie al suo zelo, si estese, a partire dai primi anni Quaranta, anche fuori dai confini polacchi per abbracciare tutto il mondo. Con tale pratica si diffuse anche la conoscenza di colei che ne aveva fatto il centro della propria spiritualità.

Il 5 ottobre 1938 suor Faustina tornava alla casa del Padre. Morì nel convento di Lagiewniki nei pressi di Cracovia, offrendosi alla misericordia divina come vittima per la conversione dei peccatori.. Venne sepolta nel cimitero della congregazione. Quando fu avviato il processo informativo per verificare l'eroicità delle sue virtù, le sue spoglie vennero trasferite nella cappella della congregazione, diventata subito cuore della devozione di molti fedeli che si affidano alla sua intercessione per ottenere conforto dell'anima e sollievo nelle malattie.

È stata proclamata beata il 18 aprile 1993 e santa nel 2000, anno del Giubileo, da Giovanni Paolo II.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Cracovia in Polonia, santa Maria Faustina (Elena) Kowalska, vergine delle Suore della Beata Maria Vergine della Misericordia, che si adoperò molto per manifestare il mistero della divina misericordia.

Pensiero del 05 otttobre 2021

 Meditazione sul Vangelo di Lc 10,38-42

Ascoltava la sua Parola.

Il brano evangelico di oggi ci parla della premura di Marta e Maria, immagine dell’amore per Cristo, fatto di opere, e ci insegna come vivere l’ospitalità cristiana, che è un appello a vincere la nostra egoistica pigrizia. Maria, però, ha capito soprattutto il valore dell’Ospite e allora si dedica all’ascolto della sua parola. La sua non è una perdita di tempo: Gesù in persona conta più di ogni altra cosa. Egli si presenta così, nella linea dei profeti che richiamano all’interiorità e alla santità, fuori da ogni ostentazione, che soffoca la vera relazione con Dio. Gesù appare come il tempio nuovo, nel quale si compie la comunione con il Padre.

La familiarità che traspare da questo racconto e le due sorelle, Marta e Maria, come pure la loro caratterizzazione, rimandano al racconto di Giovanni della risurrezione di Lazzaro (Gv 1 1) e alla Cena di Betania (Gv 12,l-8). Il luogo dell’incontro è proprio Betania, che si trova vicino a Gerusalemme, sulla strada per Gerico. Ora Luca ha appena parlato di un uomo che scendeva da Gerusalemme a Gerico e, mentre narrava, si è ricordato di un altro fatto capitato su quella strada: l’incontro di Gesù con Marta e Maria. Lo riporta qui, eliminando ogni connotazione cronologica e locale, perché gli serve per precisare meglio l’immagine del discepolo. Maria che sta seduta ai piedi di Gesù è un’immagine tipica del discepolo, ma lo è  anche Marta che, nel suo donarsi, si rende davvero prossimo degli altri. Nessuna delle due, però, è ancora una immagine perfetta. Chi solo ascolta e non mette in pratica e “come colui che ha costruito la sua casa sulla terra senza fondamenta” (6,49), ma neppure chi troppo si distrae nel fare e non si fa attento ascoltatore di Gesù è un vero discepolo. Nel Vangelo di Luca la vera discepola è solo la Madre di Gesù, che accoglie con fede la Parola e va subito a servire (1,38-45). Il problema di Luca, però, è un altro. Dopo aver descritto la necessità di farsi prossimo, vuole che il discepolo capisca che non si può continuare in una attività di donazione senza quelle profonde convinzioni che vengono dall’ascolto della Parola di Gesù. E’ l’obbedienza al Padre che ha reso Gesù nostro prossimo; ed è l’obbedienza alla sua parola che rende noi prossimo degli altri. Di qui la necessità di ascoltare assiduamente, senza distrarsi in altro, come fa Marta; di qui il confronto tra il servizio e l’ascolto.

05 Ottobre

Se consideri le colpe, Signore, chi ti può resistere?

Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano.

(Luca 11,28)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 129)
Rit: Se consideri le colpe, Signore, chi ti può resistere?

Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica.

Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore.

Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione.
Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.

Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano.

(Luca 11,28)

5 Ottobre 2013, Rolando Rivi è Beato!!!!!!!


 5 Ottobre 2013, Rolando Rivi, è Beato!!!!!!!


Auguri di cuore!

04 ottobre, 2021

Buon compleanno a Santa Gianna Beretta Molla

 Oggi, sarebbe stato il compleanno di Santa Gianna Beretta Molla ed anche il suo onomastico perché lei si chiama Giovanna Francesca.

Proteggici, da lassù!

Auguri di cuore



San Francesco d'Assisi

 San Francesco d'Assisi

autore Guido Reni anno 1606 / 1607 titolo San Francesco confortato da angelo musicante

Nome: San Francesco d'Assisi
Titolo: Patrono d'Italia
Nascita: 26 settembre 1182, Assisi
Morte: 3 ottobre 1226, Assisi
Ricorrenza: 4 ottobre
Tipologia: Festa




S. Francesco nacque ad Assisi l'anno 1182 da Pietro Bernardone e da madonna Pica, ricchi commercianti. La sua nascita fu circondata da avvenimenti misteriosi: un mendicante, presentatosi a madonna Giovanna Pica, pochi giorni prima della nascita di Francesco, le disse: « Fra queste mura spunterà presto un sole... »; il giorno stesso della nascita, essendo la madre oltremodo accasciata per i dolori del parto, un altro pellegrino le disse: « Tutto andrà bene, purchè la madre sia condotta nella stalla », e così avvenne. Un altro giorno fu udito pér le vie di Assisi un romito che gridava: « Pace e bene, pace e bene! » il futuro motto di Francesco. La dolce madonna Pica taceva e pregava, pensando: cosa mai sarà di questo fanciullo così prediletto da Dio?

Intanto Francesco cresceva vivace, allegro, amante delle spensierate brigate, delle laute cene, dei suoni e dei canti. Siccome gli affari andavano bene, il padre lo avviò alla mercatura. Di ingegno vivace, riusciva a meraviglia; combattè anche contro Perugia e sostenne lunga prigionia.

La grazia di Dio intanto lavorava. Un giorno gli amici, vedendolo assorto, gli domandarono: « Pensi a prendere moglie? ». « Sì, rispose Francesco, e sposerò la donna più bella e più amabile del mondo ». Si riferiva a « madonna povertà »! Una mattina, è colpito, in una chiesetta di campagna davanti al Crocifisso di San Damiano, da un brano del Vangelo, che dice: "Non tenere né oro né argento né altra moneta; non borse, non sacchi, non due vesti, non scarpe, non bastone". Fu allora che il Crocifisso gli parlò con commovente bontà: “Francesco, non vedi che la mia casa sta crollando? Va’ dunque e restauramela”. Tremante e stupefatto, il giovane rispose: “Lo farò volentieri, Signore”. Egli aveva però frainteso: pensava si trattasse di quella chiesa che, per la sua antichità, minacciava prossima rovina. Per quelle parole del Cristo egli si fece immensamente lieto e raggiante; sentì nell’anima ch’era stato veramente il Crocifisso a rivolgergli il messaggio.

Preghiera in San Damiano
titolo Preghiera in San Damiano
autore Giotto anno XIII sec.




Si spogliò dunque di tutto, diede quanto aveva in elemosina, e a suo padre che l'aveva citato davanti al Vescovo, diceva rendendogli anche i vestiti: « Finora ho chiamato Pietro di Bernardone mio padre, d'ora in poi a maggior ragione dirò: Padre mio che sei nei cieli ». Esce all'aperto e, immediatamente. mette in pratica il consiglio evangelico. Si scalza, s'infila una tunica contadinesca, getta la cintura di cuoio e al suo posto s'annoda sui fianchi una corda. (La cintura di cuoio era nel medioevo la parte più importante dell'abito, tanto importante che Dante. quando vorrà lodare la rude semplicità dei vecchi fiorentini, li dirà "cinti di cuoio e d'osso")

Da quel giorno l'eroismo di Francesco non ebbe più limiti: i poveri, i lebbrosi, gli ammalati di ogni specie furono la sua parte életta. Fu trattato da pazzo, percosso, vilipeso, maledetto, ed egli ricambiava tutto con preghiere, carità, amore. Ai suoi seguaci che volle chiamare « Frati Minori » insegnava il lavoro, l'elemosina, la preghiera e la povertà più assoluta.

Cappella delle Rose
Capella delle Rose, il luogo dove sorgeva originariamente la capanna che ospitava San Francesco. Venne trasformato in cappella per volere di San Bonaventura intorno al 1260 ed fu definitivamente ampliata formando l'attuale "Cappella delle Rose", da San Bernardino da Siena, nel 1440 circa. Sotto l'altare della cappella, accanto alla statua del Santo in preghiera, si trovano i resti delle travi che formarono il pulpito dal quale egli annunciò, in presenza dei vescovi dell'Umbria, la grande Indulgenza della Porziuncola




All'inizio del 1209 Francesco assieme ai suo adepti si riunì così in una capanna nella località di Rivotorto, nella pianura sottostante la città di Assisi, presso la Porziuncola, iniziando così la prima scuola di formazione dove oltre ad insegnare i suoi principi fondamentali istruì i discepoli alla questua per sostenersi e per riparare le chiese danneggiate.

Dove passò portò la benedizione di Dio: la pace fra le fazioni e l'amore fra i nemici: convertì peccatori, salvò miserabili, protesse oppressi.

San Francesco
autore Cigoli anno tra il 1597 e il 1599 titolo San Francesco


I tre voti francescani, obbedienza, povertà e castità, non erano pesi che il figlio di Pietro Bernardone prendeva sulle sue grame spalle e che imponeva ai compagni d'avventura. Al contrario, quei voti rendevano lui e i suoi seguaci più presti e leggeri. L'obbedienza scioglieva da ogni dubbio; la povertà liberava da ogni cupidigia; la castità sollevava da ogni impegno carnale. I vizi contrari a quei voti, cioè la superbia, l'avarizia e la lussuria, erano tre mostruose fibbie, che imbrigliavano l'uomo mondano.

Benedetto dal papa, estese ovunque ed a tutti la sua opera; istituì le Clarisse; fondò e diffuse il Terz'Ordine. Andò in Egitto e Palestina per far cessare le ostilità tra i due popoli, mandò apostoli dappertutto a portare «pace e bene ».

Alla Verna, Dio impresse sul suo servo fedele il segno del suo amore: le sacre stimmate.

Compose laudi in onore del suo Dio perchè esclamava: « L'amore non è amato, l'amore non è amato! ». Morì, benedicendo i suoi figliuoli e la sua cara città di Assisi, il 3 ottobre 1226.

Fu chiamato il più santo degli Italiani, e il più Italiano dei santi; assieme a S. Caterina da Siena è il grande protettore della nostra amata patria.

PRATICA. Ad onore di S. Francesco facciamo oggi una mortificazione ed una elemosina.

PREGHIERA. O Dio, che per i meriti di S. Francesco accrescesti la tua Chiesa di una nuova famiglia, concedici di disprezzare a suo esempio le cose terrene, e di poter partecipare alla gioia dei doni celesti.

MARTIROLOGIO ROMANO. Ad Assisi, in Umbria, il natale di San Francésco, Levita e Confessore. Fondatore di tre Ordini, cioè dei Frati Minori, delle Povere Donne, e dei Fratelli e delle Sorelle della Penitenza. La sua vita, piena di santità e di miracoli, fu scritta da san Bonaventura.

SAN FRANCESCO E IL NATALE


Per Francesco il Natale era la festa delle feste, appunto perché Dio stesso, con la sua adorabile incarnazione, scendeva in terra, e si faceva fratello degli uomini. Frate, non monaco. L'eterno entrava nel tempo; l'immobile diventava viandante. Dal Natale in poi, tutte le strade sarebbero state come quella d'Emmaus.
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San Francesco Presepe
Il presepe di Greccio di Benozzo Gozzoli,
Chiesa di San Francesco, Montefalco



SAN FRANCESCO E GLI ANIMALI


San Francesco chiamava gli animali «i nostri fratelli più piccoli». Per loro aveva le attenzioni più delicate. Voleva scrivere a Federico II perché con un editto stabilisse che a Natale le strade fossero cosparse di granaglie e di grano per gli uccelli: anch'essi dovevano gioire per la nascita del Redentore. Perché non fossero calpestati, scansava dai sentieri i vermi. A Sant'Angelo in Pantanelli, presso Orvieto, viene mostrato tuttora uno scoglio sul Tevere, dal quale avrebbe gettato nel fiume dei pesci che gli erano stati regalati.
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San Francesco e gli animali


LA CROCE TAU


San Francesco aveva molto a cuore questo simbolo per via della forte somiglianza con la croce, tanto che rivestì un ruolo rilevante nella sua vita così come nei suoi gesti. Nel TAU si identificava la forza salvatrice e veniva rappresentata la beatitudine della povertà, uno dei pilastri fondamentali della vita francescana. Il TAU era il simbolo rivelatore di una convinzione spirituale profonda che vede nella croce di Cristo l’unica possibilità di salvezza di ogni uomo. “Con tale sigillo, san Francesco si firmava ogniqualvolta o per necessità o per spirito di carità, inviava qualche sua lettera” (FF 980); “Con esso dava inizio alle sue azioni” (FF 1347).

La croce TAU
La croce TAU


I "FIORETTI" DI SAN FRANCESCO


  Come Santo Francesco convertì tre ladroni micidiali, e fecionsi frati; e della nobilissima visione che vide l'uno di loro,il quale fu santissimo frate.

Santo Francesco andò una volta per lo distretto del Borgo a Santo Sipolcro, e passando per uno castello che si chiama Monte Casale, venne a lui uno giovane nobile e molto dilicato, e dissegli: "Padre, io vorrei molto volentieri essere de' vostri frati". Rispuose Santo Francesco: "Figliuolo, tu se' giovane, dilicato e nobile: forse che tu non potresti sostenere la povertà e l'asprezza nostra". Ed egli: "Padre, non sete voi uomini come io? dunque, come la sostenete voi, così potrò io colla grazia di Cristo". Piacque molto a Santo Francesco quella risposta; di che benedicendolo, immantanente Io ricevette all'ordine e puosegli nome frate Agnolo. E portassi questo giovane sì graziosamente che ivi a poco tempo santo Francesco il fece guardiano nel luogo detto di Monte Casale. continua >>


CANTICO DELLE CREATURE



San Francesco Giotto
autore: Giotto anno 1292-1296 titolo La predica agli uccelli (Storie di san Francesco)



Altissimu; onnipotente bon Signore,
  tue so' le laude, la gloria e l'onore et orme benediczione.
  Ad te solo, Altissimo, se confano et nullu omu ène dignu te mentovare.

Laudato si, mi Signore, curo tucte le tue creature,
  spezialmente messor lo frate sole,
  lo quale jorna, et allumini per lui;
  et ellu è bellu e radiante rum grande splendore;
  de te, Altissimo, porta significazione.

Laudato si, mi Signore, per sora luna e le stelle;
  in celo l'hai formate clarite et preziose et belle.

Laudato si, mi Signore, per frate vento
  et per aere et nubilo et sereno et orme tempo,
  per le quale a le tue creature dai sustentamento.

Laudato si, mi Signore, per sor'acqua,
  la quale è multo utile, et umele, et preziosa et casta.

Laudato si, mi Signore, per frate focu,
  per lo quale ennallumini la nocte,
  et elio è bellu, et jucundo. et robustoso et forte.

Laudato si, mi Signore, per sora nostra matre terra,
  la quale ne sustenta e governa,
  e produce diversi fructi, con coloriti fiori et erba.

Laudato si, mi Signore, per quilli che perdonano per lo tuo amore
  e sostengo infirmitate et tribulazione.
  Beati quilli che sosterranno in pace,
  ca de te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si, mi Signore, per sona nostra morte corporale,
  da la quale nullu orno vivente pò scappare.
  Guai a quilli che morrano ne le peccata mortali.
  Beati quilli che se trovarà ne le tue sanctissime voluntati;
  ca la morte secunda no '1 farrà male.

Laudate et benedicete mi Signore, e rengraziate.
  e serviteli cum grande umilitate.

Versione italiana

«Altissimo, Onnipotente Buon Signore, tue sono le lodi, la gloria, l'onore e ogni benedizione.

A te solo, o Altissimo, si addicono e nessun uomo è degno di menzionarti.

Lodato sii, mio Signore, insieme a tutte le creature, specialmente per il signor fratello sole, il quale è la luce del giorno, e tu tramite lui ci dai la luce. E lui è bello e raggiante con grande splendore: te, o Altissimo, simboleggia.

Lodato sii o mio Signore, per sorella luna e le stelle: in cielo le hai create, chiare preziose e belle.

Lodato sii, mio Signore, per fratello vento, e per l'aria e per il cielo; per quello nuvoloso e per quello sereno, per ogni stagione tramite la quale alle creature dai vita.

Lodato sii mio Signore, per sorella acqua, la quale è molto utile e umile, preziosa e pura.

Lodato sii mio Signore, per fratello fuoco, attraverso il quale illumini la notte. Egli è bello, giocondo, robusto e forte.

Lodato sii mio Signore, per nostra sorella madre terra, la quale ci dà nutrimento e ci mantiene: produce diversi frutti, con fiori variopinti ed erba.

Lodato sii mio Signore, per quelli che perdonano in nome del tuo amore, e sopportano malattie e sofferenze.

Beati quelli che le sopporteranno serenamente, perché dall'Altissimo saranno premiati.

Lodato sii mio Signore per la nostra sorella morte corporale, dalla quale nessun essere umano può scappare, guai a quelli che moriranno mentre sono in peccato mortale.

Beati quelli che troveranno la morte mentre stanno rispettando le tue volontà. In questo caso la morte spirituale non procurerà loro alcun male.

Lodate e benedite il mio Signore, ringraziatelo e servitelo con grande umiltà.»

TESTAMENTO DI SAN FRANCESCO (1226)



Tomba di San Francesco


Il Signore dette a me, frate Francesco, d'incominciare a fare penitenza cosi: quando ero nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d'animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo. continua >>



PREGHIERA SEMPLICE



San Francesco di Cimabue
autore: Cimabue anno 1285-1288 titolo Particolare nella Maestà di Assisi



Oh! Signore, fa di me uno strumento della tua pace:

dove è odio, fa ch'io porti amore,
dove è offesa, ch'io porti il perdono,
dove è discordia, ch'io porti la fede,
dove è l'errore, ch'io porti la Verità,
dove è la disperazione, ch'io porti la speranza.

Dove è tristezza, ch'io porti la gioia,
dove sono le tenebre, ch'io porti la luce.

Oh! Maestro, fa che io non cerchi tanto:
Ad essere compreso, quanto a comprendere.
Ad essere amato, quanto ad amare
Poichè:

Sì è: Dando, che si riceve:
Perdonando che si è perdonati;
Morendo che si risuscita a Vita Eterna.

Amen.


BENEDIZIONE A FRATE LEONE



Benedizione a Frate Leone


Il Signore ti benedica e ti custodisca.
Mostri a te il suo volto e abbia misericordia di te.
Volga a te il suo sguardo e ti dia pace.
Il Signore ti dia la sua grande benedizione.

Benedicat tibi Dominus et custodiat te,
ostendat faciem suam tibi et misereatur
tui convertat vultum suum ad te
et det tibi pacem
Dominus benedicat frater Leo, te
Benedicat, benedicat,
benedicat tibi Dominus
et custodiat te Frater Leo, te



Benedizione di San Francesco


FRATELLO SOLE E SORELLA LUNA


Dolce è sentire
Come nel mio cuore
Ora umilmente
Sta nascendo amore
Dolce è capire
Che non son più solo
Ma che son parte di una immensa vita
Che generosa
Risplende intorno a me
Dono di Lui
Del Suo immenso amore
Ci ha dato il Cielo
E le chiare Stelle
Fratello Sole
E Sorella Luna
La Madre Terra
Con Frutti, Prati e Fiori
Il Fuoco, il Vento
L'Aria e l'Acqua pura
Fonte di Vita
Per le Sue Creature
Dono di Lui
Del suo immenso amore
Dono di Lui
Del suo immenso amore



regia Franco Zeffirelli anno 1972 titolo Fratello sole e sorella luna




Pensiero del 04 ottobre 2021

Francesco, caricato del giogo della Croce, è entrato grande nel Regno dei cieli.

Meditazione sul Vangelo di Mt 11,25-30

Il vantaggio dei piccoli.

Il Vangelo di oggi può essere suddiviso in tre parti. La prima parte è una lode a Dio Padre perché si è rivelato ai piccoli. La seconda ci rivela l’intima unione tra Dio Padre e il Figlio. E l’ultima parte, conosciuta soprattutto per il parallelo che riferisce l’evangelista Luca, è un invito di Gesù a venire da lui: il suo giogo è leggero.

La chiave per comprendere il testo di Matteo è la parte centrale di questo Vangelo. «Nessuno – dice Matteo – conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare». Questa frase ci mostra l’intima unione che lega il Padre al Figlio e la libera volontà di Dio di rivelarsi agli uomini. Non c’è altra ragione che l’amore verso le proprie creature. Questo ha qualcosa di sconvolgente. Innanzitutto, ci rendiamo conto che non siamo noi autonomamente a credere, ma è Dio che ci permette di credere, rivelandosi. Certo, con la ragione si può giungere alla conoscenza di Dio, ma conoscere il Dio dell’amore e credere in Lui è frutto della Grazia. È Lui stesso, quindi, che si mostra agli uomini, ed è lui che rende possibile, oltre alla semplice conoscenza intellettuale, anche la fiducia in lui. La fede, la fiducia in Dio, sembra più facile per chi non ha molto da perdere. Molti, infatti, imparano a pregare nel momento del bisogno. La maggior parte di noi, però, cerca di assicurarsi molto di più del necessario riponendo la propria fiducia nella sicurezza economica, negli affetti umani, o nella propria ragione. Più siamo sapienti e intelligenti, più facciamo affidamento sulla nostra ragione, meno siamo disposti ad accettare quello che non possiamo verificare. E più sarà difficile per Dio rivelarsi a noi. Per questo i “piccoli” sono in “vantaggio” quando si tratta di fede. Gesù invita tutti a venire da lui, perché il suo giogo è leggero. Ci darà pace stare con lui. Pensiamo al bambino che dorme tranquillo tra le braccia dei genitori e quanto è irrequieto, quando è da solo: li cerca con lo sguardo, li chiama, piange. Alcune volte assapora la sua libertà e corre via – seguito dai genitori che vegliano su di lui e non vorrebbero mai che si facesse male. Gesù ci dice: venite da me. Se quello che dovete sopportare vi pesa, se la vita vi sembra difficile, se i dubbi e gli interrogativi si accumulano, venite da me. Le risposte ai dubbi di fede si trovano difficilmente nei grossi manuali di teologia o nelle dotte conversazioni con qualche personaggio illustre. Certo, Dio parla anche attraverso loro. Ma la vera pace per le nostre anime, la troviamo nell’incontro personale con Gesù, con il Figlio di Dio, che ci ama così tanto da rivelarsi a noi.

04 Ottobre

Tu sei, Signore, mia parte d'eredità

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.

(Matteo 11,25)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 15)
Rit: Tu sei, Signore, mia parte d'eredità.

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.

(Matteo 11,25)


03 ottobre, 2021

Quel Rosario davvero speciale di Giovanni Paolo I

 Quel Rosario davvero speciale di Giovanni Paolo I 



Quel Rosario davvero speciale di Giovanni Paolo I che dovrebbe farci riflettere. Ne hai uno sempre con te?

Se invitassi, durante un’adunanza di cattolici, signore e signori a mostrare quel che tengono in tasca o nella borsetta? Vedrei certo in quantità pettini, specchietti, tubetti di rossetto, portamonete, accendini, sigarette ed altre cose più o meno utili.

Windthorst, uomo di stato tedesco, fu invitato una volta da alcuni amici non praticanti a mostrare la sua corona. Era uno scherzo: gli avevano prima sottratta la corona dalla tasca sinistra. Windthorst, non avendola trovata nella sinistra, mise la mano nella tasca destra e fece bella figura. Aveva sempre una corona di ricambio!

Cristoforo Gluck, grande musico, durante i ricevimenti alla corte di Vienna, si appartava alcuni minuti per recitare il suo rosario.

Il beato Contardo Ferrini, professore universitario a Pavia, invitava a recitarlo gli amici, nella cui casa eraRosario02 ospite. S. Bernadetta assicurava che, quando la Madonna le apparve, aveva la corona al braccio e le chiese se ella pure l’avesse, invitandola a recitarla.

Perché il rosario da alcuni è contestato. Dicono: è preghiera infantilistica, superstiziosa, non degna di cristiani adulti. Oppure: è preghiera che cade nell’automatismo, riducendosi a una ripetizione frettolosa, monotona e stucchevole di Ave Maria. Oppure: è roba d’altri tempi; oggi c’è di meglio: la lettura dalla Bibbia, per esempio, che sta al rosario come il fior di farina sta alla crusca.

Mi si permetta di dire in proposito qualche impressione di pastore d’anime. Prima impressione: la crisi del rosario viene in secondo tempo. In antecedenza c’è oggi la crisi della preghiera in generale.

La gente è tutta presa dagli interessi materiali; all’anima pensa pochissimo. Il fracasso poi ha invaso la nostra esistenza. Macbeth potrebbe ripetere: ho ucciso il sonno, ho ucciso il silenzio! Per la vita intima, la “dulcis sermocinatio” o dolce colloquio con Dio si fa fatica a trovare qualche briciola di tempo.

È un danno. Diceva Donoso Cortes: “Oggi il mondo va male perché ci sono più battaglie che preghiere”. Si sviluppano le liturgie comunitarie, che sono certo un gran bene: esse però non bastano: occorre anche il colloquio personale con Dio.

(Papa Giovanni Paolo I)



Transito di San Francesco d'Assisi

 Transito di San Francesco d'Assisi



Sul finire del mese di settembre 1226, Francesco è portato, dietro sua richiesta, alla Porziuncola. Inviato un ultimo messaggio a S. Chiara e alle suore, chiede ai frati di cantare il verso del Cantico riguardante "Sorella Morte"; chiede poi del pane, lo spezza e ne dà un pezzo a tutti i presenti in segno di pace vicendevole, dicendo: «Ho fatto la mia parte; Cristo vi insegnerà a compiere la vostra».

Mentre tutti i frati stavano intorno a lui, stese sopra loro le mani, intrecciando le braccia in forma di croce (giacché aveva sempre amato questo segno) e benedisse tutti i frati, presenti e assenti, nella potenza e nel nome del Crocifisso. Inoltre aggiunse ancora: «State saldi, o figli tutti, nel timore del Signore e perseverate sempre in esso! E, poiché sta per venire la tentazione e la tribolazione, beati coloro che persevereranno nel cammino iniziato! Quanto a me, mi affretto verso Dio e vi affido tutti alla Sua grazia!,.. Quando, infine, si furono compiuti in lui tutti i misteri, quell'anima santissima, sciolta dal corpo, fu sommersa nell'abisso della chiarità divina e l'uomo beato si addormentò nel Signore. Adagiato sul pavimento e coperto da un vecchio abito, mentre viene letta a voce alta la Passione di Nostro Signore secondo Giovanni, Francesco muore: sono circa le diciannove del 3 ottobre.

Pur avendo egli chiesto espressamente di essere seppellito nel cimitero dei criminali, il suo corpo è deposto nella chiesa di S. Giorgio in Assisi e poi, nel 1230, traslato nella nuova basilica costruita per ordine di frate Elia. Sarà canonizzato già nel 1228, a soli due anni dalla morte, a riprova dell'impatto che egli suscitò e del modo in cui, affrontando con semplicità i principi essenziali del cristianesimo, aveva colpito il sentimento religioso del tempo. È stato salutato come «il santo sulla cui canonizzazione tutte le generazioni successive si sarebbero trovate d'accordo».

Cappella del Transito
La Cappella del Transito nella chiesa di Santa Maria degli Angeli



Pensiero del 03 ottobre 2021

 Chi si sposa, davanti a Dio, non riceve una semplice benedizione, ma riceve il dono dello Spirito Santo, che consacra gli sposi e li rende una sola realtà umana e spirituale.

Meditazione sul Vangelo di Mc 10,2-16

Il nostro Dio ha cura di tutto.

Potremmo dividere il brano odierno in due distinte sezioni: la prima incentrata sulla discussione con i farisei, la seconda sui bambini. Due quadretti che potrebbero rimanere scollegati tra loro, ma che la liturgia ci propone nella stessa domenica. Leggendo con profondità, troviamo un sapiente legame: Gesù ci chiama costantemente all’armonia, a quella pace pensata da Dio alle origini. Così era nel rapporto tra uomo e donna, e così è nel rapporto tra un bimbo e il suo genitore. Proprio quest’ultimo diviene segno della relazione semplice, limpida, filiale tra Dio e l’uomo che il Figlio è venuto a ristabilire.

Con il racconto di oggi, Gesù vuole restituire all’uomo la priorità di Dio. Egli, rispondendo ai farisei che lo avvicinano col chiaro intento di «metterlo alla prova», non risponde in modo freddo e duro, ma sceglie di portarli fuori dai loro cavilli e reindirizzare la loro vita dando a Dio il primo posto. Tutto il suo discorso mira a mostrare questo primato di Dio su tutto: la particolare attenzione al rapporto tra marito e moglie dice proprio il fatto che Dio si dedica a tutto, che Dio desidera entrare nella quotidianità di ogni famiglia costituita dall’unione matrimoniale. Alle origini, l’armonia tra uomo e donna, e tra loro e Dio, era piena. C’era un ordine, un legame innocente, una priorità appunto! Cristo vuole restituire l’uomo a quell’ordine iniziale, superando abbondantemente la legge. Oggi, come i farisei dell’epoca, rischiamo di sciupare continuamente quella bellezza cui siamo chiamati, facendo uscire Dio dalla nostra quotidianità. Allora manteniamo un “Dio della domenica” dissociato dalla nostra ferialità. Questo è lo stesso inganno del legalismo farisaico, dove il legame con Dio resta uno sterile formalismo, privo di cuore, di sapore, di bellezza. Ecco perché il Vangelo termina con la figura dei bambini. Essi ci richiamano le origini, quelle stesse cui ci vuole riportare Gesù. E ci richiamano soprattutto quella sana dipendenza, quella relazione di fiducia e di tenerezza che corre tra un figlio e il proprio padre. Con Dio dobbiamo imparare a comportarci come quei bambini del Vangelo: vivere, cioè, sapendo che Egli ha cura di noi, che è attento ad ogni attimo della nostra giornata, che senza di Lui la nostra vita perde di sapore e cade nella tristezza, che senza di Lui davvero non possiamo fare nulla.

03 Ottobre

Ci benedica il Signore tutti i giorni della nostra vita

Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi, e l’amore di lui è perfetto in noi.

(I Giovanni 4,12)

SALMO RESPONSORIALE (Salmo 127)
Rit: Ci benedica il Signore tutti i giorni della nostra vita.

Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.

La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.

Ecco com’è benedetto
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.

Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!
Possa tu vedere i figli dei tuoi figli!
Pace su Israele!

Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi, e l’amore di lui è perfetto in noi.

(I Giovanni 4,12)

02 ottobre, 2021

Santi Angeli Custodi

 Santi Angeli Custodi

autore Bernhard Plockhorst anno 1886 titolo Angelo custode
Nome: Santi Angeli Custodi
Ricorrenza: 2 ottobre
Tipologia: Commemorazione




‎È certo che agli Angeli è affidata la custodia degli uomini. Ecco quanto si legge nell'Esodo: « Ecco io manderò il mio Angelo, il quale ti vada innanzi e ti custodisca nel viaggio, e ti introduca nel paese che ti ho preparato. Onoralo, ed ascolta la sua parola, guardati dal disprezzarlo; poiché egli non ti perdonerà se farai male, essendo in lui il mio nome. Che se tu ascolterai la sua voce e farai tutto quello che io ti dico, io sarò nemico dei tuoi nemici, perseguiterò quelli che ti perseguitano ». ‎
‎ ‎
‎ Nel Vangelo: « Badate di non disprezzare uno di questi pargoli; perché io vi dico che gli Angeli loro, nei cieli, vedono continuamente il volto del Padre mio che è nei cieli ». ‎
‎ ‎
‎ La Chiesa, fedele interprete della parola di Dio, istituì l'odierna festa in onore degli Angeli Custodi, per eccitare i fedeli ad onorarli in modo particolare. Ed ha ragione, perché essi sono le nostre guide invisibili, che ci stanno continuamente ai fianchi nel pericoloso viaggio della vita, per difenderci da tutti i pericoli dell'anima e del corpo. Che degnazione, e che amore! La Divina Maestà manda i suoi Angeli, cioè i suoi ministri, li manda a noi che siamo misere creature, affinché ci difendano dal male e ci conservino nel bene. E il nostro Angelo Custode ci libera dai pericoli e da ogni male; impedisce ai demoni di nuocerci e ci conserva nel bene; inoltre eccita in noi pensieri santi e sante ispirazioni, infine prende le nostre preghiere ed opere buone e le presenta a Dio. ‎
‎ ‎
‎ A questo riguardo è commovente la storia di Tobia. ‎
‎ ‎
‎ L'Arcangelo Raffaele, in forma di uomo, accompagnò il giovane Tobia nel lungo e pericoloso viaggio che fece a Rages; gli fece evitare cattivi incontri, gli procurò una santa consorte ed infine salvo e ricco di beni lo ricondusse al suo amato padre, al quale inoltre restituì la vista. ‎
‎ ‎
‎ Simili uffici di pietà e simile assistenza esercitano continuamente gli Angeli Custodi verso di noi. Conclude perciò S. Bernardo: « In qualunque circostanza, in qualunque luogo porta rispetto al tuo Angelo; non osare fare alla sua presenza ciò che non oseresti fare se io ti vedessi; poi in ogni tentazione, tribolazione, angustia, invoca l'Angelo tuo Custode, dicendogli: Salvami perché perisco ». ‎
‎ ‎
‎ PRATICA ‎‎Recitare ogni sera l'Angelo di Dio. ‎‎ ‎
‎ ‎
‎ PREGHIERA. ‎‎O Dio, che con ineffabile provvidenza ti degni di inviare i tuoi santi Angeli alla nostra custodia, fa che siamo sempre da loro protetti e possiamo un giorno vederli in cielo. ‎‎ ‎
‎ ‎
‎ MARTIROLOGIO ROMANO. ‎‎Memoria dei santi Angeli Custodi, che, chiamati in primo luogo a contemplare il volto di Dio nel suo splendore, furono anche inviati agli uomini dal Signore, per accompagnarli e assisterli con la loro invisibile ma premurosa presenza.‎


Due preghiere, una per il mattino e una per la sera 🙏
Il 2 ottobre è la giornata dedicata agli Angeli Custodi
Sono molte le preghiere, elaborate nel corso dei secoli, da rivolgere agli Angeli Custodi. Vi proponiamo quelle contenute nel Compendio della dottrina cristiana, pubblicate a fine Ottocento.
Preghiera per il mattino - Santissimo Angelo mio Custode, io vi ringrazio con tutto il cuore di tutti i benefìzi che mi avete fatti dal primo istante della mia vita fino al presente. Degnatevi di condurmi oggi per la strada dei divini Comandamenti: illuminatemi, custoditemi, reggetemi, acciocché possa fuggire il peccato e fare in tutte le mie azioni la volontà del mio Dio.
Preghiera per la sera - Angelo del Signore, che siete il mio Custode per ordine della pietosa provvidenza del mio Dio, custoditemi in questa notte, e liberatemi da ogni male: illuminate il mio intelletto, reggete i miei affetti, e governate i miei sentimenti, acciocché non offenda il mio Signore.